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lunedì 29 aprile 2013

Le Eolie e le date da ricordare (a cura del dottor Giuseppe (Pino) La Greca)


                    29 aprile 1911
La controversia con il vescovo Pajno
Poco più di un anno dopo l’approvazione della Legge 10 del 1908, precisamente, il 20 aprile 1909, fu nominato vescovo di Lipari Mons. Angelo Pajno. Il Vescovo avvio con il Comune una lite di ampia risonanza, sia per il suo oggetto, sia perché si fronteggiarono numerosi giuristi e storici. Indirettamente, apportò un contributo importante alla storia medievale delle Isole Eolie. La controversia prese l'avvio con l'atto del 29 aprile 1911, dando inizio ad una guerra fredda, trasformatasi progressiva in calda e a viso aperto tra il Comune ed il Vescovo Pajno. Nel 1913 si era giunti al punto che a Lipari si gridava: "Abbasso il Vescovo" o "Abbasso il Sindaco", a secondo dei simpatizzanti delle due correnti in lotta. Nel Paese si pubblicavano fogli e volantini, che accusavano ora l’uno ora l’altro dei contendenti. Padre Agostino Lo Cascio, narra di un tentativo di omicidio nei confronti del vescovo, “La sera del 2 novembre 1913, fu visto aggirare nei pressi dell'Episcopio di Lipari un losco individuo, armato di pugnale, che intendeva penetrare nel palazzo vescovile per uccidere il vescovo. I parenti e gli amici di Mons. Pajno adottarono tutte le misure difensive e le precauzioni per difenderlo. Essi, per tutta la notte, vegliarono nel palazzo vescovile e l'indomani, di buon mattino, condussero il Presule sul vaporetto "Unione", appartenente ai fratelli Francesco, Giovanni e Gaetano La Cava per portarlo a Messina, onde conferire con l'arcivescovo Mons. Letterio D'Arrigo”.
La controversia, dicevamo, prese l'avvio con l'atto del 29 aprile 1911, con il quale il Vescovo citò il Sindaco di fronte al Tribunale civile di Messina. Nel suddetto atto di citazione si legge che il diritto di proprietà vescovile discendeva da "concessione del Conte Ruggiero e del Papa Urbano II, confermata dal Re Ruggiero". Ed ancora: "l'Abate Ambrogio di Lipari ebbe, fra l'altro, l'assoluto ed esclusivo dominio di tutte le isole Eolie, e fin d'allora egli e i vescovi che si susseguirono furono sempre padroni di tutte le terre, comprese quelle pomicifere. In ogni tempo i vescovi medesimi disposero del dominio delle terre predette, sia concedendole in enfiteusi, sia esercitandovi in altro modo questo loro assoluto dominio".
All'azione promossa dal Vescovo Paino si opposero le diverse amministrazioni del tempo, Giuseppe Franza, Gaetano Pajno, ed, infine, Felice Ferlazzo, la lite giudiziaria si protrasse, percorrendo i vari stadi (Tribunale, Corte d'Appello, Cassazione), dal 1911 al 1921. La controversia si conclude con la sentenza 10 gennaio 1921, emessa dalla Corte di Cassazione di Roma. Alla chiusura della lunga controversia Mons. Paino rinunciò alla diocesi eoliana. Il consiglio comunale si riunì per discutere della conclusione della controversia il 22 gennaio 1921, con all’ordine del giorno “Comunicazioni della Presidenza” Il sindaco è lieto di poter comunicare al Consiglio che dopo grandi ansie e preoccupazioni il Paese ha conseguito la sua grande vittoria avendo le Corti di Cassazione di Roma con le sentenze 10 gennaio 1921 fatto giustizia ai sacri diritti delle Isole Eolie per la loro esistenza materiale, morale e civile contro le pretese del Vescovo. Nei momenti di ansia e di lavoro a Roma ebbe la speciale ed amorevole assistenza di S.E. Antonino Salandra difensore del Comune e sente perciò il dovere di segnalare al Paese l’opera di cui attiva e feconda. Al prof. Carnevale che non poté recarsi a Roma per la discussione della causa perché infermo va anche oggi il pensiero riconoscente del Paese. A tutti è nota l’opera sua quotidiana, attiva, intelligente ed amorevole in tutte le fasi della causa. Egli che con vero amore filiale ha sostenuto la parte maggiore sia nelle ricerche storiche, sia nella preparazione ed elaborazione delle memorie difensive e che ha come chi parla palpitato nei momenti gravi della causa ha il diritto alla perenne gratitudine del Suo paese. Soggiunge che non ha delle proposte specifiche sulla entità di un attestato di gratitudine pel professore commendatore Carnevale Emanuele perché desidera la solennità della iniziativa del Consiglio.

Il grande antagonista del Vescovo fu il Prof. Emanuele Carnevale; era nato a Lipari il 4 marzo 1861 dall’avvocato Emanuele Carnevale Salpietro e da Giovanna Rossi. Si laurea a Messina nel 1884 e proprio negli anni universitari inizia la sua attività politica divenendo presidente di una federazione democratica del secondo collegio elettorale di Messina. Aderisce in quegli anni alla  Massoneria di Palazzo Giustiniani e sostiene nelle elezioni del 1882 la lista radicale di Bovio, Pantano e Ludovico Fulci. Tra il 1884 e il 1891, dopo aver ricoperto la carica di presidente fondatore di una Società di Mutuo Soccorso nell’isola di Salina, diventa presidente della Società operaia di Mutuo soccorso di Lipari e nel novembre 1889 diviene primo sindaco elettivo di Lipari. In tale carica resta fino all’ottobre 1891. Nel 1893 è nominato per titoli libero docente di diritto e procedura penale all’Università di Catania. Nel 1898 professore straordinario di diritto criminale all’università di Innsbruck ed in novembre dello stesso anno, in seguito a concorso, professore di diritto e procedura penale all’università di Siena. Il 22 giugno 1900, per vittoria di concorso, professore ordinario della stessa disciplina destinato alla università di Sassari e trasferito poi a quella di Parma, continuando ad insegnare in quella di Siena. Dopo il 1905 diventa professore emerito di diritto e procedura penale nell’Università di Palermo, dove tenne per molti anni anche la cattedra di diritto internazionale. Impossibile elencare le sue pubblicazioni, oltre ottanta, consultabili nelle università italiane e straniere oltre che nelle biblioteche. Per la riconosciuta competenza fece parte della commissione reale per la riforma del vecchio codice. Quale Presidente dell’unione radicale di Palermo dopo il disastro di Caporetto per sua iniziativa fu creata una lega fra tutte le forze nazionali interventiste per mantenere vivo e salvo lo spirito della resistenza, tanto che la lega, alla quale si dedicò con grande profusione, fu lodata pubblicamente in campo nazionale. Fu vice sindaco di Palermo e sostenne con fedeltà l’amministrazione Scalea. In occasione del congresso internazionale di diritto penale che si tenne a Palermo nel 1932, al Palazzo dei Normanni, dei numerosissimi e più illustri giuristi italiani e stranieri convenuti gli fu conferita una medaglia d’oro per la sua lunga produzione scientifica.
Il 4 gennaio 1944 in Cefalù egli chiuse la sua esistenza terrena. Il 6 agosto 1946 le sue spoglie vennero trasportate a Lipari.

L’ultima presenza del Prof. Emanuele Carnevale in consiglio comunale inizia l’11 ottobre 1920, con la verifica dei poteri dei nuovi consiglieri eletti, sia il Sindaco, Felice Ferlazzo, sia i consiglieri comunali, Onofrio Paino e Francesco De Mauro, gli tributano saluti di stima ed ammirazione.
Il presidente nel dare il più affettuoso saluto al nuovo consiglio ne rivolge uno speciale ad prof. Cav. Carnevale che, dopo una lunga assenza, torna al civico consesso, autorevole milite della concordia cittadina. Egli che onora Lipari come giurista ed insegnante apprezzato nella R. Università di Palermo, porterà i lumi della scienza e della esperienza sulle questioni comunali, contribuendo alla felice risoluzione dei problemi cittadini, che è compito arduo del consiglio e della nuova Amministrazione.
Nel corso del dibattito consiliare il consigliere Carnevale, prende la parola, e “ringrazia vivamente il Sindaco del suo gentile saluto e delle parole benevoli e cortesissime, come ne ringrazia il consigliere Paino”. Si definì “figlio devoto di quest’isola sempre fedelmente amata e servita, per ogni più varia vicenda, spera nel riprendere degli anni giovanili in seno al consiglio comunale, di poter recare anche in questo consesso qualche contributo di fede e di azione. Propone che prima di iniziare i suoi lavori il nuovo consiglio voti pochi istanti in un raccoglimento spirituale come chi, nell’accingersi a non facile impresa, cerchi gli auspici e si conforti nella speranza di un genio tutelare. Cominciamo, dice, dal pensiero della Patria, dal pensiero della Italia nostra divisa, bella nei giorni del dolore, come in quelli del trionfo, grande ed eterna, anche oggi in cui perfidia, invidia, ci circondano e la discordia cittadina addensa nubi minacciose allo orizzonte. Questo pensiero tanto sia il nostro viatico nel cammino che ci sta dinanzi. E giacché sull’altra sponda dell’adriatico, a Fiume, la città martire, in cui quasi si raccoglie l’anima d’Italia. Propone che il primo atto del nuovo consiglio sia un saluto ad essa e al suo eroico comandante a Gabriele D’Annunzio, un saluto che porti tutto il nostro cuore, la speranza nostra fraterna, vibrante di alti voti e di sicure speranze. Si allarghino questi voti alle città dalmate che, doloranti, ma improvvide in quest’ora angosciosa tendono le braccia alla invocata madre.
Il consiglio comunale, infine, nella seduta del 18 aprile 1921 discute delle “Onoranze al Professore Carnevale”.
Il consigliere assessore Scolarici Leopoldo propone offrire al professore Com. Emanuele Carnevale, una medaglia d’oro per sottoscrizione popolare integrata dal Comune assieme ad una pergamena per il suo vivo, speciale interessamento e studio indefesso nella causa contro la Mensa Vescovile di Lipari. Il consiglio, ad unanimità di voti, approva la superiore proposta per come presentata, mandando alla Giunta per la nomina del comitato per la sottoscrizione. La proposta del detto signor Scolarici e del consigliere Paino Onofrio il consiglio delibera anche una lapide ricordante la grande vittoria delle terre Eolie avverso le pretese del Vescovo da mettersi nella sala del Consiglio a spese del Comune.
Il Comune di Lipari, nell’aprile del 1960, in segno di gratitudine e perché i posteri ne ricordino l’illustre nome ha intitolato al Prof. Emanuele Carnevale la già via S. Lucia. 

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