Una delle conseguenze
della paura è la precarietà. Quando si ha paura non si fa mai nulla
di definitivo, di stabile, di solido: ci si rifugia nel precario.
Infatti ciò che è precario è facilmente (si dice) rimovibile; è
(nel tempo) trasformabile, rivedibile, correggibile, sanabile.
Invertendo i termini, la
precarietà produce paura, insicurezza, aggressività. Un circolo
vizioso dal quale si esce soltanto se si hanno la capacità ed il
coraggio di programmare, di guardare al futuro con ottimismo, di
progettare in vista di un bene certo e duraturo.
La precarietà è uno dei
limiti che affligge le nostre isole. Abbiamo vissuto per anni nella
precarietà per l'assenza di piani urbanistici definitivi, viviamo
nella precarietà perché non riusciamo a stabilire delle regole
certe per quanto riguarda, ad esempio, l'utilizzazione del suolo
pubblico, le gestione del traffico veicolare, i servizi marittimi, lo
sviluppo delle strutture portuali. Così la precarietà diventa un
alibi sia per chi si rifugia nella realizzazione di strutture
precarie (tanto si può sempre smontare), sia in chi le autorizza
(tanto si può sempre far smontare). Così il panorama
architettonico, pian piano, assume l'aspetto della baraccopoli, le
strade si trasformano in un mercato all'aperto tra capanne e
bancarelle.
Baracche e bancarelle che
testimoniano la nostra indole ed i nostri sentimenti attuali. Per non
far perdere tempo nella comprensione a chi viene a visitarci, anche
il porto di Sottomonastero sta assumendo la singolare caratteristica
del campo per terremotati. Baracche e capanne che s'inseguono
rifugiando le più varie tra le attività: servizi, gite, lavoratori
portuali, biglietterie in un turbinio di precari prefabbricati che si
offre all'ospite che finalmente ha raggiunto la sua meta.
Il porto, qualsiasi
porto, ha una dimensione industriale che non si può cancellare, però
si può organizzare anche tenendo conto del buon gusto. Non sarebbe
una cattiva idea se si definisse un piano nel quale stabilire dove
collocare i prefabbricati, quanti, quali caratteristiche imporre,
quali materiali di costruzione ed infine identificare chi e perché
può richiedere la collocazione di una baracca sul porto, ancorché
di gusto e confortevole.
Dico del porto perché ce
l'ho a portata di mano, anzi di vista, e perché so che installare un
prefabbricato coinvolge più enti, più competenze, più autorità
che forse dovrebbero parlarsi tra di loro prima di esprimere un
parere.
Si potrebbe continuare
parlando delle piazze, delle strade del centro storico, dei punti
panoramici, di certe strutture pubbliche e private, ma si
rischierebbe di mettere in discussione lo sforzo di coloro che hanno
saputo tradurre nella realtà l'afflato romantico dell'antica ed
ingannevole metafora dell'amore trionfante; in fondo, ammettiamolo,
tutti noi non desidereremmo altro che vivere due cuori e una capanna.