Tragedia in mare
“E' un mistero”, questa era la
frase prevalente sulla bocca degli eoliani nel commentare la tragedia
del 6 agosto 1988. Cosa era successo nel corso della notte tra il 6
ed il 7 agosto? Come era potuta accadere la sciagura che era costata
la vita a quattro dei sei occupanti una piccola barca da diporto,
speronata da un aliscafo al largo di Punta Castagna a Lipari?
Mistero confermato il giorno successivo
con l’avvio dell’inchiesta, aperta subito dopo l'incidente dal
pretore di Lipari Salvatore Daidone, che aveva trascorso tutta la
mattinata fra le banchine del porto di Marina Corta, la caserma dei
carabinieri e Canneto per stabilire come l'incidente si era potuto
verificare, e se c’erano responsabilità. Il magistrato nominò
dei periti incaricati di svolgere una serie di accertamenti sia sullo
scafo di linea, sia sui resti della piccola imbarcazione speronata.
Sempre nella mattinata del 7 agosto due sommozzatori dei carabinieri
si erano calati sotto il «Freccia del Mediterraneo» per
ispezionarne la chiglia. Fra gli alettoni e le eliche, trovarono
pezzi di vetroresina della piccola imbarcazione, una corda, l'ancora,
lenze e altri oggetti dei sei pescatori.
Il mistero, in particolare, era
rappresentato anche dalla mancata reazione dei cinque uomini di
equipaggio dell'aliscafo, comandante compreso, che non si erano
accorti di nulla fin quando l’aliscafo non aveva travolto la barca.
A sentire Antonino C., 37 anni, a capo
della «Freccia del Mediterraneo», sul radar non c'era assolutamente
nulla e davanti a loro - complice anche l'oscurità della notte senza
luna - la rotta era libera. La piccola imbarcazione, 5 metri appena,
e un motore fuoribordo di 20 cavalli, era completamente al buio.
L'aliscafo era piombato al centro della
barca, travolgendo coloro che si trovavano in quel punto, Giuseppe
Caponnetto, 39 anni, la figlia Stefania, di 14, Carlo Zaia, di 24, e
Luigi Scoglio, 22 anni. Quest'ultimo risulterà disperso. Le squadre
di soccorso, formate sia da motovedette ed elicotteri delle forze
dell'ordine, sia da volontari, pescatori ed amici delle vittime, lo
cercheranno ininterrottamente dalla sera della sciagura, dopo le
22,15. Ma non c'era nessuna speranza di trovarlo in vita.
L’8 agosto, a Canneto si svolgono i
funerali delle tre vittime recuperate, in una Lipari sotto choc,
nella quale era stato proclamato dal sindaco Annalisa Leone il lutto
cittadino. Migliaia di persone hanno affollato l'interno e il sagrato
della chiesa di San Cristoforo. Scene di commozione e di rabbia,
specie quando il vescovo ausiliario di Messina, Domenico Amoroso, ha
pronunciato l'omelia. L'intero arcipelago delle Eolie, per
l'occasione, si è fermato.