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lunedì 5 agosto 2013

Tabularasa. A Reggio Calabria protagonista Filicudi

Spazio anche a un mondo insulare che merita attenzione, per l’importanza storica e per la necessità di fare abbandonare, alle popolazioni che ci vivono, l’idea di essere periferia di un qualcosa che sta al centro.
E’ stata la trentesima serata di TabulaRasa ad essere dedicata all’argomento.
Dal palco della Torre Nervi del Lido Comunale di Reggio il giovane scrittore Giuseppe Rizzo siciliano, autore di “Piccola guerra lampo per radere al suolo la Sicilia” sul tema dice ispirarsi a Sciascia: “Ho fatto mio il concetto che lui ha provato ai inculcarci dicendo che la nostra terra non è semplicemente una porta per l’Europa e tutta la mia generazione ci sta riuscendo, provando a venir fuori da  una millenaria storia di solitudine insulare”.
Situazione analoga per la Sardegna raccontata da  Simone Caltabellotta: “E’ una terra che ha una ricchezza monumentale senza eguali, Carlo Levi riteneva che lì  si possa viaggiare non solo nello spazio, ma anche nel tempo.  Eppure, tra tutte le dominazioni che si sono alternate nei secoli sul territorio, quella che ha lasciato meno tracce è quella italiana che perdura da oltre centocinquant’anni”.
Lo storico liparoto, come ama definirsi lui e non liparese, Giuseppe La Greca autore del volume “Le giornate di Filicudi” racconta come il concetto di isolamento si traduca in un grande senso di appartenenza da mettere in campo nel momento opportuno.
“Lipari per secoli è stata il luogo d’esilio per coatti e criminali, nel ’26, durante il regime fascista, si levarono le prime proteste. Poi, nel 1971 – racconta – lo Stato decise di mandare a Filicudi quindici mafiosi. La notizia si diffuse e mille persone da Lipari si spostarono nell’altra isola provando a erigere un muro umano che impedisse l’accesso alle imbarcazioni che avrebbero portato i criminali, ma la forza pubblica rispose con gli agenti schierati in tenuta antisommossa e la protesta si tramutò in uno spopolamento di Filicudi, dove restarono i soli esiliati e pertanto per loro la situazione divenne insostenibile e I poteri romani furono costretti a cambiare la loro decisione”.La necessità di fare comunità su un’isola è palese e il concetto traspare anche dalle parole degli ospiti di Tabularasa.
“A Lipari – prosegue La Greca – ci conosciamo tutti e per fortuna dobbiamo confrontarci con tematiche piccole nella loro dimensione, come ad esempio la chiusura di un punto nascite. E’ in queste situazioni che diventiamo coalizione e abbandoniamo l’individualismo”.
Sui siciliani in genere, Rizzo la vede diversamente: “Facciamo gruppo solo quando c’è da lamentarsi e quando c’è da delegare tutto al potere, evitando accuratamente di scendere in campo. La nostra è una casacca che spesso abbiamo scelto per difenderci affidandoci al vittimismo. Non ho molta fiducia nell’avvenire, perché ogni decisione, in un modo che va velocissimo, arriva troppo lentamente e con troppi dubbi a monte”.
“In Sardegna – rivela Caltabellota – i pastori, ad esempio, vivono un momento in cui riscoprono la loro identità e sono accomunati da un sentimento che li porta a sentirsi periferia e lontani dal governo centrale. Equitalia sequestra le terre con azioni eclatanti, con elicotteri e impiegando l’esercito. Queste sono operazioni che costano centinaia di migliaia di euro allo Stato, che non aiuta le aziende che ad oggi sono vittima di un sistema che li ha portati a contrarre dei prestiti con tassi agevolati dalla Regione Sardegna negli anni 90 e che, oggi, vent’anni dopo hanno raggiunto tassi d’interesse incredibili per via delle linee guida dettate dalla Comunità Europea”:
La serata si conclude con la produzione video di Flavia Grita, romana ma “liparota” d’adozione da ormai sette anni, che racconta quel 1971 ne “Il Maggio di Filicudi”.  Lei racconta la sua scelta di vita così: “Stare in un’isola è come stare sempre seduti con le spalle al muro” .

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