Mediterraneo eco. Se fino a qualche anno fa era una vera utopia, lungo le sponde del nostro mare questa idea si fa largo. La lotta alla plastica ma soprattutto la protezione di un delicato ecosistema è sempre più un imperativo. Molte isole minori italiane (tra le quali Egadi, Tremiti, Eolie, Pelagie) e i tanti fazzoletti di terra dell’Egeo e del mare della Croazia, senza trascurare la spagnola Formentera e Gozo (Malta), sono i migliori territori dove testare la “green revolution”: microcosmi con patrimoni culturali e naturali che cercano di raggiungere l’indipendenza dal continente adottando modelli sostenibili per l’approvvigionamento di energia pulita e di acqua, per la gestione dei rifiuti e per una mobilità a emissioni zero. Partendo dall’uso intelligente di risorse locali e coinvolgendo in primis chi ci vive.
Anche perché la conversione green è un modo per garantirsi quel flusso di viaggiatori responsabili e attenti all’ambiente che cresce nel mondo. A trovare soluzioni a questi problemi punta ad esempio il progetto dell’Unione europea Isos-Isole Sostenibili, che dal 2017 coinvolge le piccole isole dell’area tirrenica del Mediterraneo. Le francesi Lérins e Lavezzi (vicina alla Corsica), quelle, sempre francesi, dell’arcipelago di fronte a Hyères e le italiane Capraia, Tavolara, Palmaria lavorano insieme per diventare un modello virtuoso da imitare.
Nelle isole, più a rischio in quanto circondate dal mare, la guerra alla plastica monouso è ormai un must. In Italia, prima ancora che arrivi il divieto imposto a livello europeo dal 2020, si sono già dichiarate plastic free Le Tremiti, Linosa e Lampedusa, Capri e Ischia. Proprio in questi giorni è stato presentato un protocollo d’intesa per un’isola d’Elba senza plastica. In Spagna anche Formentera, chiamata anche isla bonita, si avvia a diventare plastic free e a ridurre la sua impronta ecologica con la limitazione delle auto: da questa stagione l’ingresso, la circolazione e il parcheggio dei veicoli sull’isola sarà regolamentato.
I prati di posidonia a Formentera
Formentera è capofila nel Mediterraneo per un altro progetto esemplare, sulla protezione della pianta acquatica posidonia oceanica, le cui praterie proprio a Formentera sono tra le più grandi del Mediterraneo e da 20 anni patrimonio Unesco. Le praterie producono ossigeno e assorbono anidride carbonica, contribuiscono a contrastare l’erosione delle coste con la formazione delle banquette, create dallo spiaggiamento delle foglie morte a seguito delle mareggiate. Save Posidonia Project nasce dalla volontà del Consell Insular Formentera di promuovere il turismo sostenibile e varare un piano d’azione per raccogliere fondi destinati alla conservazione oceanica della posidonia. L’obiettivo è sensibilizzare sull’importanza vitale di questi prati subacquei, sponsorizzando ciascuno dei 7.600 ettari di posidonia che circondano l’isola. A sostegno di questo è fatto divieto assoluto di ormeggio delle imbarcazioni in molte aree e, dove consentito, lo è solo tramite boe che non intaccano il fondale marino.
Fondali (ri)puliti alle Eolie
Associata al progetto Save Posidonia è la Aeolian Islands Preservation Foundation: dal 2015 ha avviato sulle Eolie una serie di iniziative per proteggere la natura e salvaguardare l’ habitat marino. Insieme a Blue Marine Foundation, sta lavorando per incoraggiare la piccola pesca sostenibile, ripristinare lo stock ittico, ridurre l’inquinamento e proteggere gli habitat e le specie marine più vulnerabili attraverso la creazione di un codice di condotta con i pescatori locali per promuovere l’uso di casse frigo isolanti e macchine del ghiaccio per migliorare la qualità del pescato e ridurre l’uso delle cassette in polistirene. Oltre a lanciare campagne di sensibilizzazione, organizzando pulizie dei fondali e distribuendo borse della spesa e borracce riutilizzabili, la fondazione ha anche finanziato la ristrutturazione del centro di primo soccorso per le tartarughe marine a Filicudi e il recupero di reti fantasma.
Silba dei marinai senza auto
In Croazia alcune isole possono contare su una minore impronta ecologica grazie al fatto che da anni si sono difese dalle auto. Come Silba, un’isola di marinai che ha vietato l’uso dalle macchine con un decreto approvato da tutti gli abitanti. Anche se sull’isola attracca quotidianamente un traghetto, da cui si può scaricare un camion, questo non può lasciare lo scalo traghetti e inoltrarsi nell’isola. Gli abitanti di Silba hanno ridotto al minimo anche la circolazione delle biciclette. Un altro piccolo paradiso senza auto è Unije, così come molte delle isole Kornati, e Zlarin, famosa per la tutela dei coralli.
Capri e Gozo apripista
Capri dialoga con Gozo per la sua EcoGozo Strategy con la quale si vuole incoraggiare un’industria del turismo più sostenibile. Da un lato, l’EcoGozo sta spingendo gli operatori turistici dell’isola ad adottare pratiche e tecnologie più rispettose dell’ambiente e ridurre l’impronta di carbonio; dall’altra sta sviluppando un’infrastruttura necessaria per incoraggiare segmenti di mercato di alto valore come le immersioni subacquee. EcoGozo partecipa al progetto Interreg Med – che mira a promuovere un marchio unico e inclusivo per sostenere il turismo sostenibile – e sta pilotando un sistema intelligente di separazione dei rifiuti che, in caso di successo, sarà replicato in altre destinazioni del Mediterraneo.
Grecia a impatto zero
Interessante il caso di Agios Efstratios, nell’Egeo, una delle più piccole e remote isole della Grecia del nord, confine marino con l’Oriente, ma soprattutto un (raro) esempio di isola dove il turismo di massa non è arrivato, il porto è piccolo e mai affollato, le spiagge sono immacolate e deserte. È vietata la circolazione di automobili, scooter o moto, e la maggior parte delle calette si raggiungono a nuoto o a remi. Agios Efstratios è stata scelta dal governo greco per diventare un’isola a zero emissioni di CO2, facendo ricorso unicamente a fonti di energia rinnovabile. Saranno sole, vento e biomasse a sostituire gli attuali generatori diesel; anche i trasporti pubblici saranno riconvertiti in autobus elettrici mentre il rispetto totale di spiagge e fondali e la raccolta dei rifiuti superdifferenziata farà il resto. Una progetto pilota e una scommessa per tutta la Grecia se si pensa che attualmente nel mondo esistono pochissime isole votate all’impatto zero e non sono nel Mediterraneo. Pensiamo ad esempio alla danese Samso, che si trova nel Kattegat, il tratto di mare che separa la Danimarca dalla Svezia, o alla norvegese Utsira. Da anni sono entrambe autonome nella produzione di energia ottenuta da sole, vento, idrogeno. Tornando alla Grecia, con un’attenzione costante alla protezione dell’ambiente e alla riduzione dell’inquinamento marino, opera la Athanasios C. Laskaridis Foundation , che si avvia a trasformare Donoussa (piccole Cicladi) nella prima isola dell’Egeo senza plastica monouso, nel quadro dell’iniziativa Sea Change Greek Islands, il cui focus è ridurre l’impronta ecologica e che al suo secondo anno, dopo il caso scuola di Sikinos, è stata implementata su dieci isole delle Cicladi.