Questa mattina , il Presidente del
Consiglio Nazionale dei Geologi, Gianvito Graziano , ha scritto al
Premier Mario Monti , chiedendo “a nome della comunità geologica
italiana, di intervenire per fermare la deriva anti geologica e dunque
anti prevenzione che si sta affermando in Italia”.
“Comprendo che in un momento così
difficile per il nostro Paese che La porta ad essere impegnato quasi
ininterrottamente su diversi fronti, - ha scritto Graziano - non è
facile che abbia l'opportunità di leggere la nota del Presidente di una
categoria professionale, quella dei geologi italiani, non
particolarmente numerosa e peraltro spesso soffocata da un forte
ostracismo. Tuttavia poiché confido nel Suo forte impegno nei confronti
della risoluzione dei grandi problemi, non soltanto economici, di questa
nazione, le scrivo innanzitutto in nome delle Scienze della Terra e
secondariamente a nome dei 15.000 geologi italiani che operano sul
territorio. Mi permetta però Sig. Presidente di rappresentarLe la
particolare contingenza in cui si trova la geologia italiana, pur
all'indomani dell'ennesima catastrofe che ha colpito l'Emilia Romagna,
che ha portato all'attenzione, questa volta in modo più evidente che in
altre occasioni, quanto importante e strategica sia la conoscenza
geologica del nostro territorio. Eppure, proprio all'indomani di questo
terremoto, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici propone una
modifica sostanziale ad alcuni articoli del D.P.R. 380/2001 nella
direzione opposta a quella della conoscenza e conseguentemente a quella
della prevenzione. Una modifica che si esplicita con la scomparsa di
quell'elaborato progettuale fondamentale, che è la relazione geologica, e
con essa tutto quel bagaglio di conoscenze che consente di operare
scelte compatibili con l'assetto del territorio”.
“Non siamo contrari alle
semplificazioni – ha scritto Graziano - tutt'altro, ma siamo contrari,
questo sì, a qualunque deroga ai concetti di sicurezza e di benessere
dei cittadini. Si può costruire un edificio "semplice" o "modesto" in
un'area in frana o in un'area di possibile esondazione di un fiume o in
un'area di possibile liquefazione dei terreni o in tanti altri scenari
di rischio. Non per questo possiamo permettere che esso crolli e arrechi
danni a persone e a cose. Non possiamo permettercelo Sig. Presidente,
perché già troppe volte questo è accaduto. Non Le scrivo per un mero
interesse di categoria, motivazione che, abbiamo avuto modo di
dimostrare tante volte, non ci appartiene, ma per la radicata
convinzione che in questo Paese non si può continuare a piangere i
morti, a fare il conteggio dei danni, a proclamare nuove iniziative ed
importanti disegni di legge nella direzione di una cultura della
prevenzione, e poi continuare nel solito e perseverante ostracismo nei
confronti della geologia, nei confronti di chi può contribuire allo
sviluppo di questo Paese. Si, Sig. Presidente, noi abbiamo la
consapevolezza, forse anche una po' l'arroganza, e per questo La prego
di perdonarmi, di affermare che la geologia ed i geologi possano
contribuire allo sviluppo di questo Paese. Non abbiamo certo le
competenze economiche per affermare questo concetto, perché i nostri
studi non si occupano di problematiche economiche e finanziarie, ma
abbiamo di sicuro la competenza per poter mitigare i rischi dei nostri
territori, contribuendo a creare scenari di maggiore sicurezza per le
nostre città e per le nostre campagne”.
“Non ci occorre avere una competenza di
problematiche economiche per comprendere il messaggio più volte
lanciato dal Capo dello Stato – ha scritto Graziano - secondo cui una
seria politica di salvaguardia dei nostri territori, prioritaria in
Italia, contribuisce a diminuire un debito pubblico troppe volte messo
in crisi dalle catastrofi che ogni anno si abbattono sul Paese. Sono
invece costretto ad evidenziarLe l'ostracismo che la geologia continua a
subire in Italia, a discapito di una più ampia e multidisciplinare
cultura tecnica e scientifica della quale si sente tanto il bisogno. Non
posso sottacere quello che ai più è sembrato un atto di pura arroganza,
con il quale il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ed il Ministero
delle Infrastrutture hanno aggirato due recenti sentenze del TAR Lazio,
che avevano reso giustizia alle competenze ed alla cultura geologica,
proponendo una modifica di legge, non attraverso un normale iter
parlamentare, ma introducendo la stessa modifica, che non ha alcun
requisito di urgenza, nel D.L. n. 85/12 “Misure urgenti per la crescita
del paese”. Pensi ancora Sig. Presidente che ad oltre 18 mesi
dall'insediamento dell'attuale Consiglio Nazionale dei Geologi, siamo
ancora in attesa della nomina del nostro rappresentante nell'Assemblea
Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Per non parlare
poi degli evidenti sbarramenti che ci vengono posti sempre in quella
sede nel previsto percorso di monitoraggio delle Norme Tecniche sulle
Costruzioni. Potrei continuare ancora per evidenziarLe ad esempio i
problemi dei Dipartimenti universitari di Scienze della Terra, ma credo
di averLe già rubato sin troppo tempo”.
“Sig. Presidente, il tempo che avrà
dedicato alla lettura di questa nota non andrà perso se, nel progetto di
risanamento economico della nostra nazione al quale si sta dedicando
con riconosciuto impegno, vorrà inserire anche l'aspetto delicatissimo
della prevenzione, - ha concluso Graziano - di cui tanto si parla
all'indomani delle tragedie, ma senza mai farne realmente tesoro. Senza
far tesoro di quello che la storia italiana ci insegna ormai da almeno
50 anni (l'anno prossimo ricorrerà il 50° anniversario di una orribile
tragedia, quella del Vajont, che per certi versi segnò l'inizio della
professione di geologo). A nome della comunità geologica italiana, Le
chiedo di intervenire per fermare la deriva anti geologica e dunque anti
prevenzione che si sta affermando in Italia, laddove si invocano falsi
criteri di semplificazione. Sig. Presidente, dia alla comunità
geologica l'opportunità di poter svolgere con dignità il proprio ruolo
di sussidiarietà e di servizio, di poter fare quello che i geologi sanno
fare, nel campo delle costruzioni, come nel campo dell'ambiente,
nell'ambito dei rischi come in quello delle risorse. All'indomani della
prossima alluvione, del prossimo terremoto o della prossima frana
potremo finalmente dire che qualcosa sta cambiando e non essere
costretti a puntare il dito verso quegli apparati dello Stato che
dovrebbero avere a cuore (mi perdoni l'uso del condizionale) la
sicurezza dei cittadini e l'interesse pubblico. Sono certo che non
mancherà la Sua attenzione. Per questo attendiamo con ansia un Suo
cortese cenno di riscontro e soprattutto, qualora condividesse le nostre
preoccupazioni, un evidente segnale di discontinuità rispetto ai metodi
utilizzati, che non prevedono mai, purtroppo, neanche una minimale
interlocuzione”.