Gentile Direttore,
mi rivolgo a Te , certo che pubblicherai questa mia, rivolta
ai miei colleghi ex Pumex che so che leggono puntualmente le notizie pubblicate
sui siti locali, ma che è praticamente impossibile contattare direttamente.
Fra un mese e mezzo circa dovrei andare in pensione ed avevo deciso di non
“biliarmi”più per la nostra situazione, di cercare di non pensare più agli
ultimi nove anni trascorsi, che sono stati gli anni più brutti della mia vita,
che nemmeno gli avvenimenti più belli che nella vita di una persona possono
capitate (matrimonio dei figli, nascita della prima nipotina, laurea della
figlia) sono riusciti a farmi dimenticare.
Gli ultimi avvenimenti successi hanno anzi peggiorato questo
grave stato di disagio che mi affligge e che mi fa stare male.
Voglio quindi dire ai miei colleghi che mai avrei creduto
che dopo averci fatto rubare la dignità di lavoratori saremmo riusciti a farci
togliere anche la dignità di uomini, ma debbo riconoscere che ciò è successo,
siamo diventati dei “prendinculi”assolutamente insensibili a qualsiasi dolore
tanto da diventare esseri senza alcuna dignità, senza spina dorsale, senza
vergogna, ma quello che è peggio, senza un futuro per noi e per i nostri figli.
Come dicevo, gli ultimi avvenimenti, che vado a descrivere,
hanno accentuato queste mie convinzioni.
Qualche settimana fa l’unico Sindacato che ci rappresenta,
ed al quale è iscritta una parte di noi, in ragione del mancato trasferimento
della Regione dei fondi necessari al proseguimento della nostra attività, ha
proclamato per protesta una assemblea permanente giornaliera di quattro ore.
A questa assemblea permanente abbiamo partecipato in 4 o
cinque persone perché tutto il resto era in ferie.
Ma in ferie di che? Ci siamo mai chiesti se la parola ferie può ancora fare
parte del nostro vocabolario? La definizione di ferie recita infatti ”giornate
di astensione dal lavoro dei lavoratori dipendenti interamente retribuite dal
datore di lavoro”. Non mi pare quindi che noi ex Pumex possiamo parlare di ferie,
perché fino a prova contraria non siamo dipendenti, non veniamo retribuiti
durante le assenze, non siamo nemmeno lavoratori, ma semplicemente dei
mantenuti.
Quasi tutti noi in
quei giorni però eravamo in ferie e non potevamo nè dovevamo aderire all’assemblea
permanente, giusta o sbagliata che fosse, ma che era stata votata dalla
maggioranza.
Nonostante tutto il Sindaco è riuscito a sbloccare lo stallo
regionale facendo produrre, a chi di competenza, gli atti necessari per
trasferire i “nostri” soldi al Comune.
Da settimane i soldi sono quindi a disposizione del Comune,
ma impedimenti di diversa natura, sicuramente scandalosi, che io sintetizzo in
mancanza di rispetto, da parte di certi individui, dell’essere umano sommato ad
un godimento a provocare difficoltà a lavoratori mai accettati come colleghi,
ha fatto si che le nostre famiglie debbano ancora aspettare quanto serve per
andare avanti.
E noi che cosa abbiamo fatto in questo periodo? Abbiamo
continuato a essere in ferie, invece di fare “ballare” qualche poltrona.
Fra pochi giorni si volgerà a Lipari, organizzato
dall’Amministrazione e dal consulente incaricato, il WORKSHOP per la
riqualificazione delle cave di pomice e chiunque ed a vari titoli sta dicendo
la sua e parteciperà alla
manifestazione.
Solo gli ex lavoratori della pomice, che dovrebbero essere i
primi interessati, non fosse altro perché sono stati buttati fuori a pedate nel
di dietro da quelle zone dove lavoravano e portavano avanti le loro famiglie,
non ci siamo fatti sentire, sicuramente continuiamo ad essere in ferie.
Ai miei colleghi voglio quindi solo ricordare che i soldi gentilmente
concessi dalla Regione prima o dopo, molto prima che dopo,non ci saranno più,
ed allora ci guaderemo, anzi vi guarderete in faccia, io non ci sarò perché
spero di continuare ad essere in pensione,e forse vi renderete conto che
sarebbe stato meglio essere più uniti e
lottare seriamente sempre solo ed esclusivamente per un posto di lavoro che ci restituisca quello che ci è stato tolto, che
siano mantenuti gli impegni di ricollocazione assunti dalle Istituzioni in fase
di chiusura delle cave, senza pensare di lottare per aleatorie poltrone o
soluzioni strane.
Pietro Sturniolo