I derivati sono quegli strumenti che avrebbero dovuto proteggere le pubbliche amministrazioni dal rischio legato al debito contratto e che invece li stanno conducendo nell’abisso finanzario, sociale ed economico. Ed è bene ricordare al Signor Monti che questo non lo dice il il “vecchio comunista” Pierluigi Bersani ma il Signor Giuseppe Vegas, presidente della Consob italiana: “i derivati sono una bolla che mette a rischio l’intera economia mondiale”. O se preferite, quanto afferma il presidente della stessa Banca d’Italia, Vincenzo Visco: “Quello che ha preoccupato di più nel dibattito politico ed economico dopo il 2007 è stato lo strapotere della finanza. E’ evidente che c’è uno uno squilibrio di poteri tra entità finanziarie di dimensioni globali e poteri politici che sono rimasti essenzialmente nazionali”. Quanto ai derivati, Visco precisa: “Il loro uso improprio risulta estremamente pericoloso e ha prodotto disastri per cui in molti Paesi, dal Regno Unito alla stessa Germania, dove addirittura è stata costituita una vera e propria “bad bank” (una cattiva banca) per smaltire i titoli tossici delle grandi banche tedesche.
In questo contesto, immaginate che difesa potevano avere i piccoli Comuni siciliani, strozzati dai debiti e da una politica di riduzione continua degli strumenti finanziari. Bisogna a tal proposito precisare che il Ministero dell’Economia non ha ancora offerto una puntuale regolamentazione attuativa della normativa sancita dalla legge 133 del 2008 che ha riformato la legislazione risalente alla finanziaria del 2002 in merito alla disciplina dei derivati di Regioni ed Enti locali.
Sempre in quel 2008, e precisamente l’8 luglio, la sesta Commissione Finanza e Tesoro del Senato, pubblicava l’audizione del Capo del Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d’Italia, Daniele Fanco, da cui si evincono le carenze che andavano appunto superate con una legislazione specifica. Si veda a proposito il punto 4.2. in merito alla normativa sull’utilizzo di strumenti finanziari derivati.
Lo stock del debito finanziario degli Enti Locali al 31 dicembre 2009 ammontava a 3,180 miliardi.
Le sezioni riunite per la Regione siciliana della Corte dei Conti non è rimasta assente su questo argomento e nella sua relazione del 2009, Tab.3/debito, elenca puntigliosamente i contratti di finanza derivata in essere in Comuni che noi non avremmo minimamente sospettato e che vi riproponiamo fedelmente diviso per Provincia. Si tratta di un contratto per Comune, quando non precisato specificatamente tra parentesi.
Comuni con contratti di derivati in Provincia di Messina: Capo d’Orlando (2), Castroreale, Giardini Naxos (2) Montalbano Elicona, Nizza di Sicilia, Pace del Mele, Rometta, San Marco d’Alunzio, Sant’Alessio siculo, Taormina, Tortorici, Messina (3).
Comuni con contratti di derivati in Provincia di Palermo:
Capaci, Carini (3), Colisano, Monreale, Torretta, Leonforte,
Comuni con contratti di derivati in Provincia di Enna, Agrigento e Caltanissetta:
Leonforte (En), Grotte (Ag) e San Cataldo (Cl);
Comuni con contratti di derivati in Provincia di Siracusa:
Augusta, Avola, Feda, Francofonte, Palazzolo Acreide (2), Rosolini, Siracusa, Buscemi.
Comuni con contratti di derivati in Provincia di Ragusa:
Chiartamonte Gulfi, Comiso (3), Giarratana, Modica (5), Monterosso Almo, Pozallo.
Comuni con contratti di derivati in Provincia di Trapani:
Calatafimi Segesta (2), Mazara del Vallo, Marsala, San Vito Lo Capo,
Comuni con contratti di derivati in Provincia di Catania:
Biancavilla, Catania, Giarre, Mirella Imbaccari, Riposto (2).
Sia detto con molta chiarezza: l’aver contratto di derivati non si configura come un reato e, pertanto, nessun biasimo a priori per quei Comuni che li hanno contratti e che, probabilmente, li hanno dal 2009 ad oggi, in parte estinti. Ci ripromettiamo di pubblicare la lista aggiornata. Dalla relazione al DPEF, apprendiamo che: “il fenomeno dei derivati ha assunto una dimensione preoccupante fra gli Enti locali della Regoione Sicilia. Al 31 dicembre 2009, 48 Enti locali hanno in essere 60 contratti derivati; altri 26 enti hanno già estinto le loro posizioni prima del 31 dicembre 2009.
Siamo invece in grado di fornire la somma residua del Nozionale Swap all’ottobre 2011 diviso per Istituzione finanziaria: Nomura (313.415.383); Merrill Lynch (184.090.347); The Royal Bank of Scotland (90.663.911); Banca Nazionale del Lavoro (89.725.13); Deutsche Bank (115.224.538); Unicredit (90.663.911).
Si ricorda infine che l’Assessorato all’Economia della Regione siciliana, allora diretto dall’Avv. Gaetano Armao, ha riservato una particolare attenzione al caso dei derivati all’interno della ristrutturazione del debito regionale ed ha dato vita ad una Cabina di monitoraggio regionale degli strumenti derivati; ha emanato una specifica circolare vincolante sul tema della “ristrutturazione del debito regionale: Operazioni di finanza derivata” in data 19 settembre 2011 in cui sottolinea l’importanza dell’autotutela degli enti locali. Ha iniziato la pubblicazione di un Bollettino sul fabbisogno finanziario della Regione siciliana, per assicurare la massima trasparenza su questo tema. Attendiamo ora di conoscere quale strategia intenda perseguire il nuovo Governo Crocetta.
In conclusione, una riflessione preoccupata che vorremmo indirizzare a quanti ci rappresentano all’ARS. Da queste considerazioni sulla finanza internazionale e sui derivati, ci si rende conto il grado di responsabilità e di competenza che si richiedono ai nostri rappresentanti e quanti gravi e reali siano i rischi che provengono dall’esterno.
Il Presidente Rosario Crocetta pensa di far pulizia spostando masse di dirigenti e funzionari. Purtroppo non è questo il metodo più efficace. Occorre andare a fondo nei gangli vitali che regolano la vita e i destini della Sicilia che, volenti o nolenti, sono in mano di altre forze, soprattutto esterne, non più occulte che ne hanno fatto carne da macello. La rivoluzione non si grida con un megafono ma unendo un popolo intero, orgoglioso di se stesso e dei propri figli, con programmi reali predisposti con l’aiuto di specialisti dei singoli settori, nella precisa convinzione che la Sicilia non può continuare a considerarsi una “isola” ma deve assumere un ruolo propositivo e da leadership in politica estera e in particolare in ambito geopolitico, geoeconomico e geoculturale nel Mediterraneo e in Europa. A considerare l’andamento della campagna elettorale, non c’è da star tranquilli con buona pace dei derivati.