Anche Cittadinanzattiva ha salutato con favore l’incarico di Presidente del Consiglio conferito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Mario Monti. SuperMario, come amano chiamarlo sulla stampa estera, ha tutti i tratti della discontinuità rispetto a quanto eravamo stati abituati a vedere negli ultimi anni. Un uomo che ha fatto della sobrietà il suo tratto caratteristico e, che se già non bastasse questo per una inversione epocale di tendenza, è molto stimato nel nostro Paese e in Europa, e conta su di un curriculum che potrei definire “solido” sottovalutandolo. AH, pensate un po’, dichiara di possedere 10 appartamenti, e di esserseli pagati da solo, senza regalie di nessuno.
Alcune delle prime “mosse” del neo Presidente sono state salutate da noi e altre realtà dell’attivismo civico come importanti e in controtendenza. Niente politici, solo “tecnici”. Solo personalità con curriculum di enorme spessore. Mantenimento del Ministero della Salute, a fronte di una possibile fusione dello stesso nel Ministero del Welfare. Poche chiacchiere, nessun ammiccamento. La nomina di una personalità che in questi anni si è contraddistinta per l’impegno nella collaborazione con i consumatori come Corrado Passera al Ministero dello Sviluppo Economico, a cui si aggiungono le responsabilità per le Infrastrutture e i trasporti. Ministero che, fino all’altro ieri, si era contraddistinto proprio per una linea politica in cui i diritti dei consumatori hanno contato sempre meno. Addirittura, dopo anni di tagli e di difficoltà in questo ambito, un Ministro per la Cooperazione. E, udite udite, anche se senza portafogli, un Ministro per la coesione nazionale (forse qualcuno ricorda ancora il gesto con cui veniva salutata da qualcuno l’unità nazionale).
Un liberista? Un uomo della destra? Un professore abituato a stare solo nelle sue stanze? Un esponente del mondo bancario? Noi siamo abituati a giudicare non in base a schemi precostituiti, piuttosto sulla base delle azioni intraprese e delle decisioni adottate.
Ma è giusto pensare che Monti possa essere il salvatore della Patria? Credo che sarebbe responsabile, da parte di ciascuno, capire che ognuno di noi deve fare la sua parte, e che nessuno potrebbe mai fare tutto da solo, neanche con una squadra di altri super-eroi.
In secondo luogo, siamo in un momento che alcuni hanno chiamato “la rivoluzione silenziosa del terzo millennio”, e che ha tra le sue caratteristiche lo spostamento ingente di risorse dai poli tradizionali (USA, Europa e Giappone in primis) ai Paesi fino a poco fa considerati emergenti, quali Brasile, Cina, Indonesia, solo per fare alcuni esempi. Ma questa rivoluzione non è solo un problema di economia, perché spinge tra l’altro a riflettere sul nostro modello di vita e sulle aspettative sul nostro futuro di “occidentali”
E’ inoltre evidente lo stato di “sofferenza” delle democrazie tradizionali, che eravamo abituati a considerare mature, e la necessità di dare nuovo impulso a architetture statuali nate a fine ottocento. Crisi che il crescente peso della finanza ha solo contribuito a mettere in ulteriore evidenza, dopo anni in cui sembrava che questo tema fosse solo di studiosi, anche dal crescente peso della finanza mondiale. Certo, gli “speculatori” contro cui in questi giorni tutti si sono scagliati non sono certo difendibili. Ma al contempo vorrei ricodare che molti degli stessi che oggi puntano il dito, fino a ieri sostenevano le ragioni del libero mercato, della auto-regolamentazione, della necessità di “misurasi con i mercati”. Che, comunque, non sono realtà sovranaturali o immanenti, ma fatti di persone che prendono decisioni nel l’interesse loro e delle persone per cui amministrano i capitali. Legalmente. E che le regole del gioco le abbiamo scritte noi, attraverso le persone che eleggevamo.
In questo contesto, non credo che Monti possa da solo risollevare le sorti del nostro Paese. Piuttosto, sono convinto che ci sia bisogno di tutti noi, dei cittadini. Del nostro impegno quotidiano nella cura dei beni comuni, nel controllo continuo delle attività di governo, dell’impegno nella ricostruzione di una reciproca fiducia tra Istituzioni e cittadini. Un paese in cui “fare i cittadini è il modo migliore di esserlo”, perché nelle piccole azioni quotidiane starà la nostra capacità di smettere di guardare alla contingenza e iniziare di nuovo, insieme, a immaginare un futuro. Teresa Petrangolini ne parlava qualche settimana fa nel suo editoriale “l’orgoglio civico”. Noi siamo convinti della centralità della persona, nel ruolo che ciascun cittadino può e deve avere per la ristrutturazione democratica. La fiducia non può e non deve essere una delega in bianco. Almeno che non si voglia che sia qualcun altro a decidere per noi.
Chi prima non pensa, in ultimo sospira.