Il terremoto provocato dalla riforma della geografia giudiziariasuscita proteste e tensioni, che vedono in prima linea gli amministratori comunali e la categoria più “colpita”, gli avvocati.
Tre tribunali (Mistretta, Nicosia e Modica) su 31, 32 sezioni distaccate su 220 sono stati tagliati in Sicilia: un numero di gran lunga inferiore a molte altre Regioni (il Piemonte è stato falcidiato, ben 22 sezioni distaccate hanno chiuso battenti), ma pur sempre importante e, per le comunità interessate, una penalizzazione in termini di servizi.
Nei quattro distretti giudiziari (Caltanissetta, Messina, Catania e Palermo), i tagli hanno penalizzato in misura pressoché identica tre distretti (Catania, Messina e Palermo).
Nel distretto di Palermo coinvolti dalla riforma. i circondari di Agrigento, Marsala, Palermo, Termini Imerese e Trapani. Nel circondario di Agrigento sono state tagliate le sezioni distaccate di Canicattì e Licata, a Marsala le sezioni distaccate di Castelvetrano, Partanna e Mazara del Vallo; nel circondario di Palermo tagliati Bagheria, Carini, Partinico e Monreale; nel circondario di Termini Imerese, le sezioni di Cefalù e Corleone; nel circondario di Trapani, la sezione distaccata di Alcamo.
Quattordici i tagli “inflitti” al Distretto di Catania, compresa la chiusura del tribunale e della Procura di Modica: Caltagirone “perde” Grammichele, Catania le sezioni di Acireale, Adrano, Belpasso, Bronte, Giarre, Mascalucia e Paternò; il circondario di Ragusa perde Vittoria, Siracusa perde Vittoria, Augusta, Avola e Lentini.
Il Distretto di Messina subisce sei amputazioni. Nel circondario di Barcellona Pozzo di Gotto viene meno la sezione distaccata di Lipari e quella di Milazzo; il circondario di Messina perde Taormina, Patti perde Sant’Agata di Militello. A questi tagli va aggiunta la chiusura del Tribunale e della Procura di Mistretta.
Il taglio di 31 tribunali e 220 sedi distaccate non avrebbe potuto essere indolore, l’impreparazione con cui è stato affrontata la riforma, sul piano meramente logistico ed organizzativo, ha aumentato vistosamente i disagi e offerto buone motivazioni a chi l’avversa. Chi governa il paese deve fare prevalere gli interessi generali, chi governa un territorio, e ha un ruolo di frangiflutti delle istanze locali, ha cuore e mente per gli interessi locali. La “dialettica”, quindi, fra organi centrali e leggi nazionali da una parte, e governanti locali, è fisiologica.
Il contenzioso non ha lasciato spazio alla preparazione e alla previdenza. Le ragioni sono molteplici, ed alcune di esse, le più gravi, vanno al cuore del problema: l’inefficienza degli apparati burocratici “sostenuta” dalla instabilità politica e istituzionali, e la sfiducia.
Il credito di cui godono gli organi centrali è molto basso. I provvedimenti, gli atti, le decisioni sono considerati “emendabili”, non vengono presi sul serio. Tutto si aggiusta, insomma. Così, invece che organizzare un atterraggio morbido della riforma, attutirne gli inevitabili effetti negativi, ci si è battuti fino all’ultimo perché la città “colpita” uscisse dal novero delle “vittime”, confidando che, come in passato, i buoni uffici della politica avrebbero lasciato le cose come stanno. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ai problemi creati dai trasferimenti (di magistrati e personale di supporto) e dalla cancellazione di servizi sul territorio, si aggiungono quelli determinati dall’accoglienza delle nuove incombenze nei luoghi di “immigrazione”. A Catania, per esempio, le sette sezioni staccate che arrivano, non si sa dove metterle. Identico problema negli altri due distretti (Palermo e Messina), mentre Caltanissetta si è “salvata” grazie ad una mobilità assai contenuta.
All’impreparazione logistica bisogna aggiungere, per spiegare la contrarietà alla riforma, l’assenza di provvedimenti tendenti a migliorare l’amministrazione giudiziaria: risorse, procedure. I tempi della giustizia penalizzano i cittadini, le imprese, le comunità. La domanda di giustizia viene negata a chi subisce un torto, un crimine, un danno.
Se la riforma della geografia giudiziaria fosse stata abbinata a provvedimenti miranti a migliorarne l’efficienza e la qualità, l’accoglienza sarebbe stata ben diversa