Erano meno delle sette del mattino del 31 Dicembre di non ricordo quale anno. Improvvisamente entrò nella mia camera da letto Don Nino Quadara dicendo "Signura Caterina u tempu è bonu putimu iri a Vulcano", e fu così che assonnata partimmo per Vulcano io, Don Nino ed il figlio Gaetano.
Dopo avere trascorso la mattinata ed una parte del pomeriggio
a sistemare varie cose al momento di ritornare a Lipari ci accorgemmo che era
arrivata una tempesta da ponente e che non vi erano più collegamenti tra Lipari
e Vulcano. Dopo esserci guardati un poco intorno al porto nella vaga speranza
di qualche altro mezzo di collegamento, tornando verso Ponente, recuperammo
lungo la strada altri "naufraghi" come noi............Un
trasportatore di Lipari con i baffi e quattro ragazzi francesi (3 ragazze ed 1
ragazzo) ai quali io dissi che potevo offrirgli un letto e una cena insieme. Arrivati
all'Hotel Conti dopo le 21:00 in cucina
stavamo cercando appunto di preparare da mangiare quando improvvisamente in
mezzo all'ululare del vento ed il rumore delle onde si sentì uno schianto
terribile. Il mare aveva rotto i portelloni del bar/pizzeria A Zammara ed
essendo entrato all'interno andava sconquassando tutto sbattendo i banconi e
quant'altro da una parte all'altra dei muri.
Dopo poco andò via la corrente elettrica e rimanemmo in
cucina ed in tutto l'albergo completamente al buio. Sembra facile ma non
eravamo preparati e non avevamo neanche una candela. Dopo un attimo di
sbigottimento cercammo di organizzarci. Mi ricordai che nel soggiorno vi era un
camino e presa la carne che avevamo acquistato per la cena scendemmo, appunto,
nel salone dove dopo vari tentativi riuscimmo ad accendere il fuoco, il tutto
con il rumoreggiare del mare che sempre imperversava nel bar.
Va tenuto presente che dietro il nostro bar in diretta
comunicazione abbiamo le dispense e vi erano, quell'anno, erano altri tempi,
circa 100 cartoni di vino. Pensate alla mia disperazione...........
Mentre i ragazzi cercavano di cucinare io a piedi nudi volevo
capire la situazione del bar. L'acqua di mare era arrivata al quinto gradino.
quando io andai per mettere i piedi nell'acqua questa era gelida e dovevo
infilare i piedi sotto un mare di pomice che copriva il tutto.
Don Nino si mise ad urlare "Signura Caterina facissi
attenzione non facimu cumu lautra vota quannu u mari si purto a diga foranea di
Palermo chi si stava purtannu puru a lei o Portinenti." (questa è un'altra
storia)
Me ne risalii zitta zitta dai ragazzi e così cenammo. Intanto
era passata la serata e avevamo superato la mezzanotte, a questo punto ognuno
si diresse verso le proprie camere che i ragazzi con Gaetano avevano preparato.
Io salendo dalla scala retrostante il soggiorno dell'albergo
camminando carponi per la forza del vento raggiunsi il muretto e guardai. Era forse
il più bello spettacolo che io abbia mai visto in vita mia, il Faraglione era
tra la schiuma bianca, vi era la luna piena e le ondate del mare, montagne,
arrivavano sino al terrazzo dell'albergo. Scenario indimenticabile.
L'indomani mattina ci mettemmo tutti al lavoro, ragazzi
francesi compresi, per cercare di limitare i danni in dispensa. Nel bar un
massacro, non esistevano più ne porte ne finestre.
Verso le ore 11:00 arrivarono il Maresciallo Bottiglieri, che
era rimasto anche lui bloccato, e Minicuzzo che con la barca era venuto a
prenderlo. Cercammo di chiudere alla meno peggio il bar che comunque rimase
semi aperto e tornammo a Lipari.
Quell'anno Attilio aveva deciso di aprire l'Hotel Giardino
sul Mare per lavorare anche a capodanno. Quello era un tempo felice, Attilio,
Gianni, tutto il resto della famiglia Conti ed alcuni clienti stavano pranzando
e quando arrivai con al seguito i quattro ragazzi francesi ci accolsero felici.
Però dopo poco arrivò l'equipaggio di una barca che veniva da
Napoli e che a Stromboli tragicamente aveva, per la tempesta, perduto uno degli
uomini dell'equipaggio.!!
Dopo circa 6/7 mesi mi vidi recapitare un pacco che veniva
dalla Francia, era un acquerello di Notre Dame inviatomi in dono dai quattro
ragazzi francesi dei quali non ho mai conosciuto ne il nome ne l'indirizzo.
Anche questa è la vita.
Caterina Conti