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Scattano i sequestri nella seconda tranche dell’operazione Corsi d’Oro. La Guardia di Finanza di Messina ha eseguito, su disposizione del gip Giovanni De Marco, sequestri di beni per circa 5 milioni di euro. Un altro durissimo colpo inferto dalla Procura ai 18 indagati, fra cui quattro società, dell’inchiesta che da oltre un anno sta scandagliando il mondo della formazione professionale messinese. Il provvedimento, che porta la data del 22 settembre scorso, è un’appendice del filone che il 17 marzo scorso portò all’arresto di quattro fedelissimi dell’on Francantonio Genovese ed alla richiesta d’arresto per lo stesso deputato del PD poi autorizzata dal parlamento nel maggio scorso.
E tuttora Genovese si trova ai domiciliari nella sua abitazione di Torre Faro anche se sul suo capo pende la decisione dei giudici del riesame che hanno accolto la tesi della procura secondo la quale il parlamentare non andava scarcerato. Per ora rimane a casa in attesa della decisione della Cassazione. Con il nuovo provvedimento del giudice per le indagini preliminare, richiesto dall’aggiunto Ardita e dai sostituti Monaco, Todaro e Carchietti, la Guardia di Finanza ha sequestrato a Genovese beni per 650.000 euro. In precedenza gli erano stati già sequestrati beni per 66,000 euro. Alla moglie Chiara Schirò sono stati messi sotto chiave invece beni per 108 mila euro. Il sequestro per l’ex consigliere comunale del PD e presidente dell’Aram Elio Sauta il sequestro ammonta a 677.000 euro.
Fra i beni finiti sotto la lente d’ingrandimento della magistratura alcuni appartamenti in via Consolare Pompea e via Della Zecca. Ma l’elenco è ancora lungo: Al deputato regionale del PD Franco Rinaldi sono stati sequestrati beni per 75.000 euro, stesso importo alla cognata Giovanna Schirò, all’ex assessore comunale Melino Capone l’ammontare dei beni sequestrati è di 49.000 euro, al fratello Natale 47.000, al commercialista Stefano Galletti, 268.000 euro, a Natale Lo Presti, 642.000 euro ed alla moglie Giuseppina Pozzi, 343.000 euro.
E ci sono poi quattro società, la Calaservice, la centro servizi 2000, la Napi Service e la Sicilia Service alle quali sono stati sequestrati complessivamente beni per oltre un milione di euro. Si tratta di sequestri per equivalente, ovvero pari alle somme che sarebbero state guadagnate illecitamente, finalizzati alla confisca. Ma sono già pronte le richieste di riesame. Già nelle prossime ore saranno depositate le prime quelle avanzate degli avvocati Bonny Candido ed Elena Florio che in questo procedimento assistono Giuseppina Pozzi, natale Lo Presti e la Napi Service.