Sebbene sintetizzato al massimo è un lungo dossier questo che vi invito a leggere fino in fondo, perché poco ne sappiamo di
inquinamento elettromagnetico e di tutela del nostro organismo.
Abbiamo affrontato la volta scorsa le problematiche tecniche
scaturite dall’avvento della trasmissione
4G/LTE che genera nel raggio di alcune centinaia di metri dalle SRB
cellulari, interferenze radioelettriche,
alto tasso di errori nella ricezione TV fino alla mancanza di segnale. Informo
che è in corso una raccolta firme presso i bar Miramare e Tano di Canneto,
per segnalare al Comune di Lipari, alla
TIM ed alla RAI i disservizi causati dalla presenza dei ripetitori cellulari (SRB)
a stretto contatto con le abitazioni civili, auspicando la realizzazione di un
piano antenne da parte del nostro comune e la conseguente reinstallazione delle
stesse in area adeguata. La petizione è aperta agli abitanti di altre aree
interessate da installazioni selvagge nei centri urbani.
Oggi parleremo sempre con parole semplici e più in generale delle
onde elettromagnetiche (EM) a radiofrequenza (RF) adottate nei sistemi wireless
e dei tanto dibattuti effetti biologici sul corpo umano a lungo termine. Cosa
sono le onde elettromagnetiche ?
Sebbene invisibili sono entità fisiche
reali caratterizzate da un’ oscillazione nell’aria ( e nel vuoto) di due
componenti: il campo elettrico e quello magnetico. L’inconsistenza
materiale, quindi visiva delle radioonde presenti nell’aria, raramente ci fa riflettere sull’ uso ed abuso da parte dell’utente e dei
gestori di telefonia mobile, autorizzati purtroppo, ad effettuare le loro istallazioni anche se sui
tetti delle abitazioni civili. La normativa in vigore ci garantisce contro
l’effetto immediato di surriscaldamento dei tessuti corporei
superficiali ( effetto Joule). Per usare una metafora siamo tutelati contro
l’abbronzatura! Il valore ammesso per le esposizioni > a 4 ore che vale per chi abita nei pressi
di una SRB, è di 6V/m . Nei sistemi
ricetrasmittenti di uso personale invece
(smartphone, tablet, cordless ,) tale
limite è superato con picchi transitori di decine e decine di
V/m. In nessun libretto di istruzioni è
evidenziata tale differenza che dovrebbe limitare drasticamente l’uso di cellulari ai casi improcrastinabili,
con chiaro svantaggio per i gestori. Quindi un problema si pone nei confronti
di coloro che fanno uso sistematico e smisurato di simili dispositivi di uso
personale, spesso dati in dotazione ai fanciulli in età scolare, certamente
ignari come gli adulti sugli effetti
sull’organismo e al tempo stesso più
sensibili ad eventuali rischi biologici.
Proviamo ad immaginare la densità di campo EM in una classe con 20 telefonini
connessi ! L’uso dei terminali mobili che generano elettrosmog , andrebbe
ridotto soprattutto nel rispetto di chi
ci sta accanto essendo a tutti gli effetti una forma di inquinamento. Si pensi
che le onde EM oltrepassano infissi chiusi
in legno, vetro.. muri consistenti fino
a 30cm, e sono perfettamente in grado di raggiungere le parti più interne del
nostro organismo e di oltrepassarle.
Le onde EM si attenuano col quadrato della distanza, quindi
è opportuno prendere le distanze dal
lobo di trasmissione dei ripetitori cellulari, distanziare i modem WI-FI in casa sostituendoli dove possibili con le connessioni via cavo ethernet, utilizzare il viva voce o
auricolare per le conversazioni telefoniche. In auto il cellulare NON dovrebbe
essere usato, per il maggiore
inquinamento che genera nello sforzo di
raggiungere le SRB ( lo stesso vale su i mezzi di trasporto marittimi), e per
la distrazione che mette a repentaglio la propria incolumità e quella dei
cittadini.
In tutti i casi dove la ricezione è ridotta, la potenza
emessa da un cellulare UMTS/3G è quella massima, cioè di 2 Watt ( 33dBm)
con picchi di 50- 80 V/m.
Presunti effetti biologici a lungo termine.
Le onde RF generano alle potenze < 10 eV, radiazioni non ionizzanti , cioè
non in grado di indurre fenomeni di ionizzazione nei tessuti organici. Dalla
letteratura scientifica si apprende però che il nostro corpo va incontro a
reazioni molecolari (polarizzazione) ed ad altre alterazioni biologiche, per
valori nettamente inferiori .
Nelle esposizioni a
lungo termine, secondo il Rapporto ” CEE Private Treaty
No. EP/IV/A/STOA/2000/07/03 “, University of Warwick
( Inghilterra ) & International Institute of Biophysics (
Germania ), già per un valore di 10 volte inferiore ai limiti di legge, cioè
già a 0,614V/m si registra: riduzione produzione melatonina, possibile danneggiamento
cromosomico, alterazione encefalogramma. Insonnia , irritabilità,
cefalea, sono disturbi soggettivi molto riscontrati che non si manifestano ad
un valore preciso di elettrosmog.
Esposizioni prolungate ad alta densità di campo elettrico possono ancora
determinare l’ opacizzazione del
cristallino, ridotta fertilità fino al maggior rischio di leucemia e di tumori
di tipo emolinfopoietici.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, che dal 1996 ha
avviato un programma specifico sui campi EM, sottolinea che gli effetti
biologici sono le risposte naturali dell’organismo agli stimoli che provengono
dall’ambiente e non conferma allo stato attuale
l’insorgere a lungo termine di malattie derivate.
Questa breve disamina sugli effetti biologici delle emissioni EM sul
nostro organismo, è sufficiente a motivare lo spostamento a scopo precauzionale
in aree idonee , distanti centinaia di
metri dal centro abitato, dove per via della diffusione geometrica i segnali vanno incontro ad un’attenuazione
spaziale (soli 10 dBm corrispondono ad una potenza inferiore
di 10 volte). Pensate che un cellulare
per funzionale con ottima copertura ha bisogno di 0,02 V/m e che pertanto i 6
V/m che subiamo nelle vicinanze, servono solo a raggiungere chi abita qualche
Km più in là. Vale la pena di rimarcare ancora una volta che l’energia diffusa sulla superficie spaziale S, decresce
col quadrato della distanza R secondo la relazione SR2. L’energia
irradiata nello spazio libero non viene dissipata, ma si riduce per unità di
superficie, rimanendo invariata quella totale. A 70-80 metri il fascio emesso
da un’antenna direttiva ha il
suo massimo impatto sugli edifici in relazione alla superficie colpita (
superficie del fascio di circa 15 x 3 m).
Invieremo una missiva all’amministrazione per rimarcare come
unica soluzione al fenomeno delle installazioni selvagge, sia in mano ai comuni
che possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento
urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della
popolazione ai campi elettromagnetici .
Marco Manni