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venerdì 17 ottobre 2014

Elettrosmog: uso e abuso di dispositivi “senza fili” (di Marco Manni)

Sebbene sintetizzato al massimo è un lungo dossier  questo che vi invito a leggere  fino in fondo, perché poco ne sappiamo di inquinamento elettromagnetico e di tutela del nostro organismo.
Abbiamo affrontato la volta scorsa le problematiche tecniche scaturite dall’avvento della trasmissione  4G/LTE che genera nel raggio di alcune centinaia di metri dalle SRB cellulari,  interferenze radioelettriche, alto tasso di errori nella ricezione TV fino alla mancanza di segnale. Informo che è in corso una raccolta firme presso i bar Miramare e Tano di Canneto, per  segnalare al Comune di Lipari, alla TIM ed alla RAI i disservizi causati dalla presenza dei ripetitori cellulari (SRB) a stretto contatto con le abitazioni civili, auspicando la realizzazione di un piano antenne da parte del nostro comune e la conseguente reinstallazione delle stesse in area adeguata. La petizione è aperta agli abitanti di altre aree interessate da installazioni selvagge nei centri urbani.
Oggi parleremo sempre  con parole semplici e più in generale delle onde elettromagnetiche (EM) a radiofrequenza (RF) adottate nei sistemi wireless e dei tanto dibattuti effetti biologici sul corpo umano a lungo termine. Cosa sono le onde elettromagnetiche ? Sebbene invisibili  sono entità fisiche reali caratterizzate da un’ oscillazione nell’aria ( e nel vuoto) di due componenti: il campo elettrico e quello magnetico. L’inconsistenza materiale, quindi visiva delle radioonde presenti nell’aria,  raramente ci fa riflettere  sull’ uso ed abuso da parte dell’utente e dei gestori di telefonia mobile, autorizzati purtroppo,  ad effettuare le loro istallazioni anche se sui tetti delle abitazioni civili. La normativa in vigore ci garantisce contro l’effetto  immediato  di surriscaldamento dei tessuti corporei superficiali ( effetto Joule). Per usare una metafora siamo tutelati contro l’abbronzatura! Il valore ammesso per le esposizioni  > a 4 ore che vale per chi abita nei pressi di una SRB, è di 6V/m .  Nei sistemi ricetrasmittenti  di uso personale invece (smartphone, tablet, cordless ,)  tale limite è  superato  con  picchi transitori di decine e decine di V/m.  In nessun libretto di istruzioni è evidenziata tale differenza che dovrebbe limitare drasticamente  l’uso di cellulari ai casi improcrastinabili, con chiaro svantaggio per i gestori. Quindi un problema si pone nei confronti di coloro che fanno uso sistematico e smisurato di simili dispositivi di uso personale, spesso dati in dotazione ai fanciulli in età scolare, certamente ignari  come gli adulti sugli effetti sull’organismo e al tempo stesso  più sensibili ad eventuali  rischi biologici. Proviamo ad immaginare la densità di campo EM in una classe con 20 telefonini connessi ! L’uso dei terminali mobili che generano elettrosmog , andrebbe ridotto soprattutto  nel rispetto di chi ci sta accanto essendo a tutti gli effetti una forma di inquinamento. Si pensi che le onde EM  oltrepassano infissi chiusi in legno, vetro..  muri consistenti fino a 30cm, e sono perfettamente in grado di raggiungere le parti più interne del nostro organismo e di oltrepassarle.
Le onde EM si attenuano col quadrato della distanza, quindi è opportuno  prendere le distanze dal lobo di trasmissione dei ripetitori cellulari, distanziare  i modem WI-FI in casa  sostituendoli  dove possibili con  le connessioni via  cavo ethernet, utilizzare il viva voce o auricolare per le conversazioni telefoniche. In auto il cellulare NON dovrebbe essere usato,  per il maggiore inquinamento che genera  nello sforzo di raggiungere le SRB ( lo stesso vale su i mezzi di trasporto marittimi), e per la distrazione che mette a repentaglio la propria incolumità e quella dei cittadini.  
In tutti i casi dove la ricezione è ridotta, la  potenza  emessa da un cellulare UMTS/3G è quella massima, cioè di 2 Watt ( 33dBm) con picchi di 50- 80 V/m.

Presunti effetti biologici a lungo termine.
Le onde RF generano  alle potenze  < 10 eV, radiazioni non ionizzanti , cioè non in grado di indurre fenomeni di ionizzazione nei tessuti organici. Dalla letteratura scientifica si apprende però che il nostro corpo va incontro a reazioni molecolari (polarizzazione) ed ad altre alterazioni biologiche, per valori nettamente inferiori .
Nelle esposizioni a lungo termine, secondo il  Rapporto  ” CEE Private Treaty No. EP/IV/A/STOA/2000/07/03 “,  University of  Warwick ( Inghilterra ) &   International Institute of Biophysics ( Germania ), già per un valore di 10 volte inferiore ai limiti di legge, cioè già a 0,614V/m  si registra: riduzione produzione melatonina, possibile  danneggiamento cromosomico, alterazione encefalogramma. Insonnia , irritabilità, cefalea, sono disturbi soggettivi molto riscontrati che non si manifestano ad un valore preciso di elettrosmog.  Esposizioni prolungate ad alta densità di campo elettrico possono ancora determinare  l’ opacizzazione del cristallino, ridotta fertilità fino al maggior rischio di leucemia e di tumori di tipo emolinfopoietici.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, che dal 1996 ha avviato un programma specifico sui campi EM, sottolinea che gli effetti biologici sono le risposte naturali dell’organismo agli stimoli che provengono dall’ambiente e non conferma allo stato attuale  l’insorgere a lungo termine di malattie derivate.
Questa breve disamina  sugli effetti biologici delle emissioni EM sul nostro organismo, è sufficiente a motivare lo spostamento a scopo precauzionale  in aree idonee , distanti centinaia di metri dal centro abitato, dove per via della diffusione geometrica  i segnali vanno incontro ad un’attenuazione spaziale (soli  10 dBm  corrispondono ad una potenza inferiore di  10 volte). Pensate che un cellulare per funzionale con ottima copertura ha bisogno di 0,02 V/m e che pertanto i 6 V/m che subiamo nelle vicinanze, servono solo a raggiungere chi abita qualche Km più in là. Vale la pena di rimarcare ancora una volta che l’energia  diffusa sulla superficie spaziale S, decresce col quadrato della distanza R secondo la relazione SR2. L’energia irradiata nello spazio libero non viene dissipata, ma si riduce per unità di superficie, rimanendo invariata quella totale. A 70-80 metri il fascio emesso da un’antenna  direttiva   ha il suo massimo impatto sugli edifici in relazione alla superficie colpita ( superficie del fascio di circa 15 x 3 m).
Invieremo una missiva all’amministrazione per rimarcare come unica soluzione al fenomeno delle installazioni selvagge, sia in mano ai comuni che possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici .
Marco Manni

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