Il Sole 24 Ore, giornale della Confindustria, fa i conti in tasca all’Assemblea regionale siciliana e denuncia sprechi e privilegi, addebitandoli al presidente della Regione, Rosario Crocetta, che della spending review aveva fatto il suo cavallo di battaglia. Non è un momento felice nei rapporti fra Confindustria e politica, nonostante la presenza confindustriale nel governo con un assessore (alle attività produttive) che esce dalle stanze del presidente di Confindustria Sicilia, Montante. Fra l’assessore all’Energia, pm in pausa politica, Nicolò Marino, e il vice presidente di Confindustria Sicilia, Catanzaro, sono volate parole grosse e querele (annunciate da Catanzaro).
Origine della querelle, la mega-discarica di Siculiana, di proprietà di Catanzaro, sulla quale Marino ha assunto una posizione assai critica. Questo, naturalmente, non c’entra niente con l’articolo del Sole 24 Ore, che semmai “rispetta” il clima di contrapposizione, insieme, “integrazione” che si respira a Palermo fra istituzioni politiche e rappresentanti dell’industria siciliana.
Il Sole 24 Ore non offre novità significative nell’illustrare sprechi e privilegi: riscrive numeri e comportamenti tante altre volte oggetto di inchieste, servizi, articoli assai critici. Dati oggettivi ed inoppugnabili, ma anche omissioni. Terapia d’urto, insomma, all’indomani di un episodio parlamentare, l’adeguamento al decreto Monti, vissuto come una svolta epocale relativamente ai costi di Palazzo dei Normanni. Il giornale della Confindustria definisce puro maquillage, il contenimento delle spese, che rispetto allo scorso anno ammontano a un risparmio di dieci milioni di euro (“Ma visto il nuovo bilancio si tratta di un mero abbellettamento che nulla cambia sulla sprecopoli siciliana”).
I costi di Palazzo dei Normanni, accusa il Sole, sono rimasti alti, 160 milioni di euro – un sesto dell’intera spesa della Camera dei deputati della Repubblica, 630 parlamentari contro i 90 deputati dell’assemblea isolana – spesa ingiustificata rispetto a quella sostenuta in altre regioni italiane, come la Lombardia, più popolosa della Sicilia (“spende 68 milioni e ha 80 consiglieri, il parlamento siciliano costa oltre 5 volte quello lombardo”).
Costi spropositati, secondo il giornale, in considerazione del fatto che “il Piemonte spende 62 milioni; il Consiglio veneto costa ai cittadini 52 milioni; l’Emilia addirittura solo 34 milioni”. Nessuna indulgenza per la Regione a Statuto speciale, né per i cliché del Sud (“la Campania che certo non ha meno problemi della Sicilia riesce a gestire il proprio Consiglio con 66 milioni contro i 160 di Palermo? E anche la Puglia non va oltre i 52 milioni…”).
A conti fatti, rileva il Sole, i costi dell’Ars “superano mediamente di quasi tre volte quello che ogni Regione italiana spende per i propri organi legislativi”. E il verdetto è di condanna: “Non c’è giustificazione che conti quindi. Quel costo non solo è insostenibile, ma non ha ragion d’essere se non quella di arricchire la casta dorata della politica siciliana”. Il giornale non concede attenuanti, nemmeno quelle generiche: “Nel 2013 la dotazione che la Regione fornisce scende a 152 milioni dai 162 milioni del 2012. Dieci milioni risparmiati. E la spesa totale dovrebbe fermarsi a 162 milioni contro i 173 milioni archiviati nel 2012. Di più non è stato fatto. Resta anche quest’anno quel divario folle tra Palermo e il resto d’Italia”.
Non è tutto: “Il solo personale in servizio e in pensione si mangia oltre al metà del bilancio.Sono 87 milioni di euro in stipendi e pensioni dei dipendenti. Una cifra che supera del 30% l’intero bilancio della Lombardia. I dipendenti in servizio sono 239 e costano in soli stipendi 37 milioni con una media di 155mila euro pro-capite. E sono esclusi gli oneri previdenziali e fiscali”.
Radiografia impietosa: “I deputati e gli ex deputati costano 40 milioni che diventano 47 con i contributi ai gruppi parlamentari, il Consiglio spende altri 3 milioni per il personale per collaborazioni esterne. Anche nel 2013 la Presidenza del consiglio spenderà 870mila euro per attività culturali e cerimonie. E altri 925mila euro finiranno in spesa per rappresentanza. Non si bada a spese neanche sulla comunicazione. Ecco a bilancio 1,35 milioni. E la caffetteria per parlamentari e dipendenti si mangerà altri 800mila euro. Tra auto blu, pulizie e call center ecco stanziati altri 3,2 milioni. Sommate tutto a avrete uscite previste per il 2013 per 164 milioni. Un sesto dell’intera spesa di Montecitorio, tre volte di quanto spende la Puglia; 5 volte di più di quanto serve a far funzionare il parlamento dell’Emilia Romagna”.
Il Sole 24 Ore sorvola su alcuni elementi: il Pirellone, sede del Consiglio regionale della Lombardia, è costato una montagna di soldi, e non è il Palazzo dei Normanni, uno dei monumenti architettonici più importanti al mondo, la cui conservazione richiede elevati investimenti periodici. Non tiene conto inoltre, che l’Assemblea regionale, è nata come “la terza Camera” del parlamento italiano, ha un’origine pattizia (almeno moralmente), e i deputati regionali sono equiparati ai senatori della Repubblica.
L’applicazione della spending review a Palazzo dei Normanni, di questo occorre tenere conto, è una specie di discesa agli inferi. Niente a che vedere con i sacrifici (solo promessi…), di Camera e Senato, e delle Regioni a statuto ordinario, dove – com’è noto – gli sprechi si sono compiuti in misura davvero ragguardevole, al di là di stipendi, indennità e costi fissi. E allora? Niente, c’è un tempo per ogni cosa. Non avrebbe potuto scegliere momento meno indicato il Sole 24 Ore per bacchettare l’Assemblea regionale siciliana – che ha molti peccati sulla coscienza, ma ha appena cominciato a fare ammenda.
Origine della querelle, la mega-discarica di Siculiana, di proprietà di Catanzaro, sulla quale Marino ha assunto una posizione assai critica. Questo, naturalmente, non c’entra niente con l’articolo del Sole 24 Ore, che semmai “rispetta” il clima di contrapposizione, insieme, “integrazione” che si respira a Palermo fra istituzioni politiche e rappresentanti dell’industria siciliana.
Il Sole 24 Ore non offre novità significative nell’illustrare sprechi e privilegi: riscrive numeri e comportamenti tante altre volte oggetto di inchieste, servizi, articoli assai critici. Dati oggettivi ed inoppugnabili, ma anche omissioni. Terapia d’urto, insomma, all’indomani di un episodio parlamentare, l’adeguamento al decreto Monti, vissuto come una svolta epocale relativamente ai costi di Palazzo dei Normanni. Il giornale della Confindustria definisce puro maquillage, il contenimento delle spese, che rispetto allo scorso anno ammontano a un risparmio di dieci milioni di euro (“Ma visto il nuovo bilancio si tratta di un mero abbellettamento che nulla cambia sulla sprecopoli siciliana”).
I costi di Palazzo dei Normanni, accusa il Sole, sono rimasti alti, 160 milioni di euro – un sesto dell’intera spesa della Camera dei deputati della Repubblica, 630 parlamentari contro i 90 deputati dell’assemblea isolana – spesa ingiustificata rispetto a quella sostenuta in altre regioni italiane, come la Lombardia, più popolosa della Sicilia (“spende 68 milioni e ha 80 consiglieri, il parlamento siciliano costa oltre 5 volte quello lombardo”).
Costi spropositati, secondo il giornale, in considerazione del fatto che “il Piemonte spende 62 milioni; il Consiglio veneto costa ai cittadini 52 milioni; l’Emilia addirittura solo 34 milioni”. Nessuna indulgenza per la Regione a Statuto speciale, né per i cliché del Sud (“la Campania che certo non ha meno problemi della Sicilia riesce a gestire il proprio Consiglio con 66 milioni contro i 160 di Palermo? E anche la Puglia non va oltre i 52 milioni…”).
A conti fatti, rileva il Sole, i costi dell’Ars “superano mediamente di quasi tre volte quello che ogni Regione italiana spende per i propri organi legislativi”. E il verdetto è di condanna: “Non c’è giustificazione che conti quindi. Quel costo non solo è insostenibile, ma non ha ragion d’essere se non quella di arricchire la casta dorata della politica siciliana”. Il giornale non concede attenuanti, nemmeno quelle generiche: “Nel 2013 la dotazione che la Regione fornisce scende a 152 milioni dai 162 milioni del 2012. Dieci milioni risparmiati. E la spesa totale dovrebbe fermarsi a 162 milioni contro i 173 milioni archiviati nel 2012. Di più non è stato fatto. Resta anche quest’anno quel divario folle tra Palermo e il resto d’Italia”.
Non è tutto: “Il solo personale in servizio e in pensione si mangia oltre al metà del bilancio.Sono 87 milioni di euro in stipendi e pensioni dei dipendenti. Una cifra che supera del 30% l’intero bilancio della Lombardia. I dipendenti in servizio sono 239 e costano in soli stipendi 37 milioni con una media di 155mila euro pro-capite. E sono esclusi gli oneri previdenziali e fiscali”.
Radiografia impietosa: “I deputati e gli ex deputati costano 40 milioni che diventano 47 con i contributi ai gruppi parlamentari, il Consiglio spende altri 3 milioni per il personale per collaborazioni esterne. Anche nel 2013 la Presidenza del consiglio spenderà 870mila euro per attività culturali e cerimonie. E altri 925mila euro finiranno in spesa per rappresentanza. Non si bada a spese neanche sulla comunicazione. Ecco a bilancio 1,35 milioni. E la caffetteria per parlamentari e dipendenti si mangerà altri 800mila euro. Tra auto blu, pulizie e call center ecco stanziati altri 3,2 milioni. Sommate tutto a avrete uscite previste per il 2013 per 164 milioni. Un sesto dell’intera spesa di Montecitorio, tre volte di quanto spende la Puglia; 5 volte di più di quanto serve a far funzionare il parlamento dell’Emilia Romagna”.
Il Sole 24 Ore sorvola su alcuni elementi: il Pirellone, sede del Consiglio regionale della Lombardia, è costato una montagna di soldi, e non è il Palazzo dei Normanni, uno dei monumenti architettonici più importanti al mondo, la cui conservazione richiede elevati investimenti periodici. Non tiene conto inoltre, che l’Assemblea regionale, è nata come “la terza Camera” del parlamento italiano, ha un’origine pattizia (almeno moralmente), e i deputati regionali sono equiparati ai senatori della Repubblica.
L’applicazione della spending review a Palazzo dei Normanni, di questo occorre tenere conto, è una specie di discesa agli inferi. Niente a che vedere con i sacrifici (solo promessi…), di Camera e Senato, e delle Regioni a statuto ordinario, dove – com’è noto – gli sprechi si sono compiuti in misura davvero ragguardevole, al di là di stipendi, indennità e costi fissi. E allora? Niente, c’è un tempo per ogni cosa. Non avrebbe potuto scegliere momento meno indicato il Sole 24 Ore per bacchettare l’Assemblea regionale siciliana – che ha molti peccati sulla coscienza, ma ha appena cominciato a fare ammenda.