Grazie all’acquisizione di documenti, atti ufficiali, lettere, fotografie, film e oggetti, è stato possibile risalire alle caratteristiche dell’esperienza di tre generazioni di eoliani.
L’obiettivo del Museo è quello di spiegare la storia dell’emigrazione ed è, principalmente, dedicato a coloro che hanno lasciato le Isole Eolie tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Il percorso museale ripercorre le tappe che hanno segnato il loro trasferimento.
Nell’Ottocento, la maggior parte degli isolani era costituita da marinai che giravano il mondo, portando vini o prodotti delle Eolie fino in Sud e Nord America, in Australia e in Nuova Zelanda; altri, principalmente a Salina, erano invece impiegati in una grande industria che produceva la Malvasia.
Nel 1889 la filossera, un parassita dell’uva, intaccò i vigneti, distruggendoli completamente e provocando una grande crisi: per quasi un decennio non ci fu più lavoro e le persone decisero di partire in cerca di un futuro migliore.
I primi emigranti eoliani, principalmente Strombolani, arrivarono in Nuova Zelanda a fine Ottocento; a quattro generazioni dal primo flusso migratorio, i segni della cultura eoliana sono ancora evidenti nei luoghi dove sono approdati e li si trovano, ad esempio, nei nomi delle barche o nella cucina.
La seconda meta, invece, fu l’America, in particolare gli Stati Uniti, e la maggior parte degli isolani arrivò ad Ellis Island, a New York.
Dopo la seconda guerra mondiale però, quando gli Stati Uniti cambiarono le leggi sull’immigrazione, iniziò una nuova fase emigratoria per gli eoliani che, questa volta, scelsero come mete l’Argentina e l’Australia.
La durezza del distacco dalla famiglia, dalla propria terra, era profonda: giovani sui 20-25 anni partivano alla volta di una terra sconosciuta, lasciando alle Eolie genitori anziani, con la consapevolezza che, probabilmente, non si sarebbero mai più rivisti.
Il Museo Eoliano dell’Emigrazione ha migliaia di visitatori ogni anno: non solo italiani, ma anche australiani, americani ed argentini. Spesso, i visitatori si fermano a consultare il registro con i nomi delle persone che partirono dalle Eolie per verificare l’eventuale presenza delle firme dei loro parenti, alla ricerca di informazioni riguardo alle loro radici.
Il Museo Eoliano dell’Emigrazione ha migliaia di visitatori ogni anno: non solo italiani, ma anche australiani, americani ed argentini. Spesso, i visitatori si fermano a consultare il registro con i nomi delle persone che partirono dalle Eolie per verificare l’eventuale presenza delle firme dei loro parenti, alla ricerca di informazioni riguardo alle loro radici.
Maurizio La Mancusa