“Sbarcai anch’io, come l’eroe dell’Odissea, sulla nera riva di Marina
Corta, quasi sugli scalini della chiesa del Purgatorio, costruita su uno
scoglio alla estremità del piccolo molo, ai piedi dell’alta rupe a picco della
rocca d’Eolo”. Curzio Malaparte trascorre al confino di Lipari circa sette
mesi dal 30 novembre 1933 fino alla fine di giugno del 1934. Mesi in cui lo
scrittore, privato della libertà, impara a osservare la natura delle isole
Eolie e scrive. Non un diario del suo soggiorno ma prose, poesie, racconti,
lettere ai familiari che Giuseppe La Greca raccoglie nel
volume “Curzio Malaparte alle isole Eolie. Vita al confino, amori e opere”
edito dal Centro Studi e Ricerche di
Storia e Problemi Eoliani.
Malaparte viene arrestato il 7
ottobre 1933 e condotto nel carcere romano di Regina Coeli con l’accusa di
“attività antifascista all’estero”. Accusa poi trasformata in “calunnia e
diffamazione di un ministro in carica”, poiché il giornalista pratese aveva
attaccato Italo Balbo in due lettere indirizzate al direttore del Corriere
Padano. Il tribunale lo condannerà, nel novembre dello stesso anno, al massimo
della pena: 5 anni di confino a Lipari. La condanna sarà poi ridotta di molto.
In soccorso di Malaparte, interverranno Galeazzo Ciano e lo stesso Mussolini
che accetterà lo spostamento dell’intellettuale da Lipari, per motivi di
salute, dopo pochi mesi. Malaparte sarà, quindi, trasferito prima a Ischia e
nell’ottobre del 1934 nella sua amata Toscana, a Forte dei Marmi. Il proscioglimento totale arriverà nel giugno
del 1935.
Curzio Malaparte approda a Lipari
accompagnato da due agenti in borghese e dalla madre. La sua residenza sarà una
casa affacciata sul porto di Marina Corta, lungo la salita San Giuseppe.
La costrizione forzata è per lo
scrittore inizialmente intollerabile. “Troppo
mare, troppo cielo, per un’isola così piccola e per uno spirito così inquieto”,
scrive Malaparte al fratello Sandro nel gennaio del 1934. L’intellettuale
non riesce ad accettare l’idea di risiedere su un’isola così lontana dal
proprio mondo, privato della libertà di vita e di pensiero, senza possibilità
di contatti e confronti.
Lentamente, però, il vivere a
Lipari diventa per Malaparte l’occasione per osservare la classicità greca
dell’isola e per apprezzare la gente isolana: “A parte la solitudine e la naturale malinconia, dovuta alla stagione,
al mare, all’eterno vento eolio e al ricordo del tempo passato, io sto sereno e
non mi sono mai sentito così in armonia con me stesso.” Lo scrittore impara
ad ammirare i tramonti da Chiesa Vecchia, la baia di Marina Corta, il rumore
delle onde e i panorami che può vedere durante le passeggiate per l’isola. “I giorni si allungavano, i tramonti s’erano
fatti rosei e trasparenti, una brezza verde trascorreva sul mare, i primi
mandorli in fiore s’alzavano come nuvole dal ciglio delle colline”.
A Lipari, l’intellettuale prova a
capire cosa significa isola. Malaparte, grande ammiratore dell’Inghilterra e
degli inglesi, racconta nell’opera “L’inglese
in Paradiso” come la permanenza a Lipari gli abbia permesso di conoscere e
penetrare la natura degli isolani: “Seduto
sulla riva deserta, in mezzo a tre vulcani incoronati di fumo e di fiamme, io
ringrazio Dio di aver fatto di me, da quel perfetto continentale che ero, un
uomo assai più insulare, cioè assai più libero, di qualunque inglese”.
Nei mesi di confino a Lipari,
Malaparte continua, comunque, a soffrire la solitudine che neanche le visite di
Flaminia riescono a mitigare. Sull’isola, il suo “solo e incomparabile amico” è Febo, un cane che lo scrittore salva
dalla vita randagia e che poi lascerà l’isola con lui. A Febo, Malaparte dedica diverse pagine e il
cane sembra essere l’unico in grado di comprendere il difficile momento che
attraversa. “Se io non fossi un uomo, e
non fossi quell’uomo che sono io, vorrei essere un cane, per assomigliare a
Febo. Vorrei essere un cane come lui.”
Difficile è per lo scrittore
svolgere durante il confino la sua attività di giornalista. La posizione
assunta dal regime lo condanna anche all’isolamento intellettuale. Soltanto
l’intervento di Aldo Borelli, direttore del Corriere
della Sera e legato da amicizia alla famiglia Malaparte, consentirà la
pubblicazione di alcuni elzeviri anche se a firma “Candido”.
Dopo il 1934 Malaparte non
tornerà più sull’isola. Lipari la saluterà da lontano solo vent’anni dopo,
durante un viaggio in nave da Napoli verso la Grecia.
Il libro “Curzio Malaparte alle isole
Eolie. Vita al confino, amori e opere”, con Presentazione di Piergaetano Marchetti e con Prefazione di
Gian Antonio Stella, è già disponibile in molte librerie italiane. Il volume
sarà presentato a Lipari e nelle altre isole nel corso della manifestazione “Un
mare di cinema” e durante i “Pomeriggi Culturali” del Centro Studi nei mesi di
luglio e agosto.
Lipari, 7 luglio 2012