ALICUDI - Uno Stato che, ogni mattina, dopo un'estenuante salita lunga 350 ripidi gradini, ha il volto di Beatrice Zullo, la maestra che da quest'anno ha assunto la titolarità di quella che tecnicamente è una pluriclasse elementare ma che accoglie solo due alunne: Francesca, 6 anni, al suo primo anno di elementari, e Sabrina, 8 anni, in terza.
In questa scuola straordinaria, ospitata nei locali di una bella casa eoliana acquistata dal Comune di Lipari ormai 17 anni fa, Francesca e Sabrina frequentano lezioni regolari, cinque ore tutti i giorni dal lunedì al venerdì, con un rientro pomeridiano: italiano, matematica, storia, geografia, inglese come tutti gli altri bambini d'Italia. Ma, come pochi, hanno a disposizione e maneggiano quotidianamente con disinvoltura computer portatili, lavagna interattiva multimediale, videoconferenza per lezioni quasi private in "cooperative learning", cioè un metodo didattico che prevede la cooperazione tra alunni a diversi livelli di approfondimento.
Ed ecco che, a soli sei anni, la piccola Francesca recita già con disinvoltura le coniugazioni dei verbi che sente ripetere a Sabrina, la sua compagnetta più grande. Mirella Fanti, la preside dell'istituto comprensivo Lipari 1 che ha giurisdizione sulle scuole di ben sei delle Eolie (tutte tranne Vulcano), va fiera della sua vittoria: "A giugno, quando due ragazzini di Alicudi hanno preso la licenza media, sembrava che questa scuola dovesse chiudere e invece siamo di nuovo qui in questa che non esito a definire una scuola d'eccellenza con strutture, mezzi e un rapporto insegnanti-alunni che la maggior parte delle scuole d'Italia non si sognano nemmeno.
Le bambine di Alicudi utilizzano tutti i giorni i più alti ritrovati della
tecnologia, il ministero ci ha messo a disposizione un satellite tutto per noi, abbiamo
Internet, collegamenti in videoconferenza quotidiani e lavagne interattive. Facciamo progetti europei, e almeno una volta al mese facciamo sì che queste alunne possano interagire anche fisicamente con i loro compagni delle altre isole. Bisogna dirlo, qui ad Alicudi lo Stato ha investito molto sull'istruzione, io ho ottenuto cospicui
finanziamenti sia dal ministero che dalla Regione. Sarà anche che sono una che non si arrende...".
Sicuramente questa preside volitiva arrivata da Roma dopo aver lavorato in mezzo mondo, un modo per ottenere dalle istituzioni attenzioni e soprattutto soldi lo ha trovato. "Siamo riusciti a dimostrare negli anni che questa scuola ad Alicudi ha una grossa funzione: quasi tutti i bambini che hanno cominciato qui poi hanno portato a termine il corso di studi, sicuramente fino alla scuola dell'obbligo, ma in tanti fino al diploma, anche se dalle superiori sono costretti a spostarsi a Lipari o a Milazzo, e qualcuno fino alla laurea. Qui la dispersione scolastica non esiste".
La lavagna interattiva l'hanno portata fin quassù a dorso di mulo, come tutto del resto ad Alicudi dove l'unica strada che dal molo porta alle case che si affacciano sullo straordinario spettacolo dell'arcipelago è una ripida salita di gradoni di pietra. Ce ne sono 350 fino alla scuola, mille fino al castello che sovrasta la montagna. Beatrice, la maestra, li sale ogni giorno e ogni giorno continua a salire quassù anche Teresa Perre, la maestra arrivata "per sbaglio" ad Alicudi da Milano 18 anni fa.
Quest'anno è andata in pensione ma di lasciare l'isola e quella scuola che sente ancora sua non ci pensa neanche e dà il suo fondamentale contributo, da volontaria, ad attività e progetti di ogni tipo che riescono ad aggregare anche gli adulti di questa piccola comunità e le famiglie di extracomunitari, soprattutto nordafricani, che negli anni si sono stabilite nelle Eolie trovando
lavoro nell'agricoltura e nell'edilizia.
"A giugno anche un signore algerino ha conseguito la licenza media frequentando i nostri corsi - dice - e uno dei miei primi alunni è diventato ricercatore all'università di Firenze. Anch'io, come tanti altri arrivati dal Nord in questo paradiso, ho preso la "malattia dello scoglio" e non sono più andata via. Ma certo qui non è tutto oro. "Un'isola così è anche solitudine e gabbia, soprattutto per gli adolescenti, i ragazzi che finiscono per ciondolare ed importare in una realtà cosi minima tutti gli input negativi che arrivano dal mondo esterno.
Quando sono arrivata qui, 18 anni fa, non esisteva una parola scritta, i giornali continuano a non arrivare neanche adesso. C'erano bambini che a dieci anni non sapevano né leggere né scrivere. Insieme ad altri insegnanti che hanno voluto condividere con noi questa avventura, sono riuscita a far acquistare al Comune i locali della scuola. Insegnare ad Alicudi significa fare insieme la psicologa, l'assistente sociale, entrare a far parte di famiglie di bambini molte volte abbandonati a se stessi. Per noi essere riusciti a garantire il diritto allo studio a ragazzini che vivono in un contesto così marginale senza costringere le famiglie, che il più delle volte non avrebbero i mezzi per farlo, a trasferirsi a Lipari o sulla terraferma per fare andare a scuola i loro figli, è una grande sfida che siamo fieri di aver vinto. Almeno fino ad ora".