“Il Piano di rientro prima e la Riforma sanitaria dopo hanno comportato profondi cambiamenti nel Sistema Sanitario regionale e sono stati quattro anni molto impegnativi – ha esordito nella sua relazione il segretario generale della Cisl Medici Messina Gianplacido De Luca – a partire dalla rimodulazione della rete ospedaliera, la provincia di Messina ha visto un progressivo depauperamento dell'assistenza, con la chiusura e l'accorpamento di reparti e la riconversione di piccoli ospedali. La battaglia sindacale è stata quella di difendere prima di tutto il diritto alla salute dei cittadini messinesi e di conseguenza dei lavoratori. Siamo stati i primi a lanciare l'allarme sul futuro dell'ospedale Piemonte e sul rischio di chiusura che correva e se oggi, pur ridimensionato e profondamente cambiato continua a essere aperto e a dare risposte ai bisogni di assistenza, un pò di merito vogliamo ascriverlo anche a noi stessi”.
Il segretario della Cisl Medici ha ricordato come nell'azienda Papardo-Piemonte inizialmente erano previsti più di 50 esuberi di medici poi grazie a una intensa concertazione ridotti a sole 8 unità “che sicuramente potranno più facilmente essere riassorbite dalla stessa azienda”.
De Luca ha anche messo in risalto le vertenze all’Asp di Messina (“con 48 esuberi individuati dall'allora direzione Giuffrida il cui iter, dopo la denuncia della Cisl Medici, è stato bloccato evitando almeno per il momento la messa in mobilità regionale dei medici in esubero”) e quella dell’IRCCS Neurolesi (“dove ad oggi non risulta nessun Atto Aziendale e Pianta Organica, strumenti indispensabili per la programmazione e per tale ragione, insieme alla Funzione Pubblica, siamo stati per ben due volte in Commissione Sanità strappando inutili promesse ma riuscendo a sollevare l'attenzione su una struttura che pur essendo diventata punto di riferimento per le gravi cerebro-lesioni, fatica a mantenere il livello di eccellenza per cui è deputata”).
Dei quattro anni di segreteria, De Luca ha voluto evidenziare inoltre il progetto sull'Ospedalità privata che potrebbe portare presto alla firma di un Contratto Nazionale. Sulla situazione territoriale, De Luca ha invece sottolineato che “analizzando pochi dati si capisce come anche la nostra Provincia stia pagando a caro prezzo i risultati di una Riforma rimasta a metà – ha detto - Negli ultimi anni nella provincia di Messina a seguito dei vari processi di riorganizzazione previsti dal Piano di rientro e dai vari Decreti Assessoriali i posti letto pubblici si sono ridotti di circa 560 unità. Oggi ne risultano assegnati 2895 di cui 2213 nel pubblico e 772 nel privato. Tale numero, rispetto alla popolazione provinciale di circa 650 mila abitanti corrisponderebbe a una percentuale del 4,5 posti letto per mille abitanti e con un tasso di ospedalizzazione che supera il 180 per mille annuo. Con l'applicazione delle nuove norme, che prevedono uno standard di posti letto di 3,7 per mille abitanti, la nostra provincia andrebbe incontro ad una ulteriore perdita di circa 580 posti letto di cui il 50% pubblici ed il 50% privati. Tali tagli se applicati, comporterebbero una contrazione delle dotazioni organiche che dovrebbero interessare per un 20% la dirigenza e per un 10% il personale del comparto. Pertanto, all'ASP di Messina che in atto conta 1418 dirigenti medici l'applicazione delle percentuali comporterebbe una riduzione di 284 unità; nell'Azienda Papardo-Piemonte di 92 unità; nell'AOU Policlinico di 111 unità”.
Numeri pesanti per la Sanità messinese anche se le cose non vanno meglio in tutto il territorio provinciale. “Se analizziamo la riorganizzazione della Rete territoriale prevista per fronteggiare la riduzione dei posti letto ospedalieri e decongestionare i Pronto soccorso dai cosiddetti codici bianchi e verdi – ha spiegato De Luca - ci accorgiamo di essere in forte ritardo. La creazione dei Presidi Territoriali di Assistenza individuati quale strumento organizzativo principale per il potenziamento dell'assistenza sul territorio (ne erano previsti 6 in provincia di Messina) risultano solo sulla carta non danno ai cittadini risposte immediate ed efficaci; gli effetti di questi ritardi sono sotto gli occhi di tutti: i dati degli accessi ai Pronto soccorso del 2011 vedono un incremento significativo sia dei codici bianchi che verdi, il problema delle liste d'attesa continua a non essere risolto e sono aumentati i casi di cosiddetta malasanità”.
De Luca ha tracciato quello che dovrebbe essere l’azione caratterizzante del lavoro futuro della segreteria provinciale della Cisl Medici. “Sarà indispensabile – ha anticipato - avviare la concertazione oltre che a livello regionale anche a livello territoriale tra Enti locali, Asp, Aziende Ospedaliere, Organizzazioni Sindacali e forze sociali per ridisegnare e migliorare l'offerta di un nuovo sistema socio-sanitario integrato sul territorio. Bisogna responsabilizzare la dirigenza, stabilendo gli obiettivi di contenimento della spesa, eliminando gli sprechi. Vanno riqualificate le professionalità presenti in azienda attraverso seri programmi di formazione. Bisogna puntare a creare strutture capaci di erogare prestazioni di qualità, le cosiddette Eccellenze, equamente distribuite sul territorio in grado di fronteggiare e ridurre i viaggi della speranza. Vanno, invece, riqualificati i piccoli ospedali della provincia mediante l'attivazione di PTA e PUA”.
“Il cittadino – ha detto il segretario nazionale della Cisl Medici, Biagio Papotto - dovrebbe trovare una risposta 24 ore su 24 sul territorio, grazie all’integrazione tra i medici di medicina generale, pediatri e ospedale. Se il territorio funziona i cittadini avrebbero una risposta importante che, adesso, non trovandola si riversa sull’ospedale intasando i Pronto Soccorso anche per patologie che non hanno bisogno del ricorso alla struttura ospedaliera. In Sicilia, purtroppo, - ha aggiunto Papotto - siamo ancora alle calende greche. La riforma sanitaria siciliana aveva anticipato qualcosa ma siamo ancora molto in ritardo”.
“La salute è un diritto garantito dalla Costituzione – ha detto nel suo intervento il segretario generale della Cisl di Messina, Tonino Genovese - La sanità non è un costo per la comunità. Da anni assistiamo a un continuo processo riformatore che non ha riformato molto ma ha prodotto tagli che si sono scaricati sugli ammalati e sugli operatori del settore. Si deve procedere a un ripensamento dell'offerta ai bisogni della salute, a partire dalla integrazione ed omogeneità di tutto il sistema sanitario socio sanitario assistenziale. Evitare – ha sostenuto Genovese - che il bisogno alla salute e all'assistenza sia parcellizzato e ripartito in assessorati distinti e capitoli di spesa e centri di spesa e decisori che spesso confliggono tra loro ma soprattutto sprecano tante risorse. In un momento in cui a tutti i livelli la carenza di risorse rischia di mettere in ginocchio tutto il sistema, tale organizzazione è schizofrenica e controproducente. Bisogna equilibrare la messa a sistema l'offerta sanitaria pubblica con quella privata e avviare il presidio territoriale come prima istanza, strumento tanto strombazzato ma poco realizzato per consegnare all'ospedale il suo ruolo di eccellenza e specialistica in un’ottica di ottimizzazione delle risorse economiche, valorizzazione della professionalità, funzionalità dell'assistenza. E’ necessario quindi – ha concluso Genovese - aprire un confronto nel merito con assessore regionale. Come Cisl avvieremo un forte impegno con il nuovo governo regionale che dia seguito alle proposte del recente convegno e dei lavori dei congressi, per riposizionare la sanità a Messina”.
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