I sette cambi di casacca che hanno regalato alla legislatura dell’Assemblea regionale siciliana un record di ripensamenti della prima ora nei gruppi parlamentari potrebbero non avere niente a che fare con la politica, i conflitti interni, le consuete scaramucce di ogni tempo o, se volete, improvvisi abbandoni “ideologici”. Ci sarebbe dell’altro. Che cosa? La gestione dei contributi ai gruppi parlamentari.
L’Assemblea impegna una parte delle sue risorse per i contributi ai gruppi parlamentari. I contributi sono di carattere ordinario e straordinario. Ci sono quattrini attribuiti al singolo deputato – segreteria, portaborse – e contributi attribuiti al gruppo parlamentare sulla base della sua consistenza: tot deputati, tot soldi.
Il deputato regionale non deve rendere conto ad alcuno del contributo che gli viene conferito. Potrebbe non farsi aiutare da nessuno, spendere solo una parte del contributo
Il contributo straordinario viene erogato dall’Assemblea per pagare gli emolumenti al personale in forza ai gruppi, sulla base delle unità assegnate. Il contributo ordinario, assegnato i base alla consistenza del gruppo, viene suddiviso fra i deputati.
Questa, su grandi linee, la situazione. Succede però che gli stabilizzati – il personale – non siano retribuiti affatto allo stesso modo. Per quale ragione? Il conferimento dell’Assemblea è la base stipendiale per molti: a questa base, tutto sommato dignitosa (1500-1700 euro mediamente) si aggiunge una somma che viene stabilita di volta in volta dai capigruppo, cui viene intestato il contributo (straordinario ed ordinario). In tempo di vacche grasse, i capigruppo sono stati molto generosi, finendo con il perdere il controllo dei costi. Per questa ragione due gruppi parlamentari – l’Udc tre anni or sono, il Pdl qualche mese fa – hanno dovuto ricorrere (il Pdl sta per farlo) all’Assemblea per un prestito, per pagare i contributi previdenziali o altro.
Questo che c’entra con il trasferimento dei deputati da un gruppo all’altro? C’entra, c’entra. Quando vengono meno i quattrini, il contributo ordinario viene intaccato in modo drastico e la divisione dei “pani” ne risente. A questo punto può capitare che qualche deputato dia forfait, cioè cambi casacca, magari rifugiandosi nel gruppo misto dove questi problemi non esistono e può prendersi la sua parte di contributo assegnato al gruppo, perché rimane intonsa.
Santi Formica e Fazio hanno lasciato il gruppo del Pdl dopo una riunione di gruppo in cui è stato spiegato che il piatto piange e bisogna ricorrere a mezzi di fortuna per affrontare la crisi economica, adottando espedienti. C’era il rischio, insomma, che tutti i componenti del gruppo perdessero parte dei loro emolumenti. Solo il rischio, però, allo stato. Ma c’è chi non vuole correre nemmeno il rischio.
Questa versione dei fatti, tuttavia, potrebbe essere inquinata. Insomma si potrebbe benissimo trattare di illazioni, sospetti senza fondamento, suscitato dalla casualità. E’ un fatto, tuttavia, che il gruppo Pdl per un deputato regionale non è, al momento, il più redditizio; è un fatto che sia Formica quanto Fazio non hanno lasciato il Pdl.
Una considerazione, infine. L’adozione di espedienti per ottenere contributi dall’Assemblea non nasce oggi. Anzi, la situazione è migliorata per qualche verso. Fino a pochi anni fa, bastava mettere in piedi un gruppo parlamentare di poche unità, in deroga, per ricevere un contributo fisso uguale per tutto, oltre che vari altri appannaggi. Per questa ragione nascevano i gruppi come funghi e venivano concordati separazioni consensuali. Basti ricordare che c’erano due “margherite” (Margherita popolare o qualcosa di simile, e Margherita per Rutelli). L’Udeur e l’Udr di Mastella. O il caso del gruppo della Rete, che ricevette in prestito un deputato da altro gruppo per accedere ai contributi.