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venerdì 21 dicembre 2012

CROCETTA APRE ALLA PINK REVOLUTION PER UNA SICILIA… A FORMA DI SVEZIA

di Enzo Bonsangue -
Una pink revolution della politica siciliana senza semafori rossi. E nemmeno gialli. Il programma sull’incremento di donne al potere nell’Isola è più vivo che mai, e dopo l’innaffiata rosa del post-insediamento, il presidente Crocetta mantiene le promesse e continua a schiacciare il piede sull’acceleratore. Dopo la svolta novembrina, con la chiamata di ben sette donne nella squadra degli assessori, il vento del rinnovamento torna a soffiare con il disegno di legge che prevede la preferenza di genere in tutte le sedi amministrative. Il provvedimento riguarderà, in particolare, le “poltrone” di ogni Giunta. Che si tratti, insomma, di quellecomunali o provinciali, quanto di quelle regionali. L’obbligo, secondo il ddl, sarà quello “del 30 per cento di presenza femminile in tutte le giunte”. Decisi anche i tempi della riforma: dal momento in cui sarà dato l’ok per l’approvazione, le amministrazioni avranno “sei mesi di tempo per inserire le donne”, e “pena sarà la decadenza”.
DONNE E FEDE. Sulle quote rosa, il leit motiv del presidente, d’altronde, non è mai “decaduto”: “Mi piace quando si parla della Madonna – aveva detto Crocetta, qualche settimana fa – come il lato femminile di Dio, che affida alle donne un grande ruolo, e le rende protagoniste”. E la “sfida” del governatore ai vichinghi (“Io con sette donne assessore, roba che neppure in Svezia…”) è sempre stata fra i punti cardine, sin dal giorno dell’incoronamento: “Le donne sono state spesso isolate,costrette a vedere i figli andar via alla ricerca del lavoro o a cadere per la guerra di mafia. Ho conosciuto donne  che mi hanno strappato lacrime. Nel giorno delle elezioni – ha raccontato Crocetta –  sono andato al Santuario della Madonna delle Grazie, a Gela. Nelle elezioni o si vince o si perde, ma ci sono cose più importanti nella vita: non è il potere che ci deve interessare. Ci vuole  un rapporto con noi stessi e una grande fede”.
EUROPA E DINTORNI. Quello dell’impoverimento politico femminile continua oggi ad essere un tasto dolente per un po’ tutti i Paesi. Al di là delle cifre del Parlamento europeo, dove le donne rappresentano il 35 per cento, nei singoli Paesi del Continente la quota crolla vertiginosamente. E dal 40% della Svezia, citato da Crocetta (la quota è simile in Olanda e Finlandia), per l’Italia si scende fino al 21 per cento. Per non parlare del Senato, dove nel nostro Paese si arriva al 18%, contro Norvegia, Belgio e Svezia, che sfiorano il 30 per cento.
RIVOLUZIONE SICILIANA. Ma torniamo alla quota-Crocetta. Il 30 per cento aprirebbe le porte alla rivoluzione, in quanto nelle Province, restando al nostro Paese, le donne sono soltanto il 12% fra i consiglieri, ed il 6% degli assessori. Sostanziale equilibrio anche per i Comuni: le donne rappresentano il 19% dei consiglieri ed il 6% degli assessori. Il “peso” del rinnovamento siciliano è ben evidente se si considera che il numero più alto di assessori, fra tutte le regioni italiane, è quello registrato in Emilia Romagna: nelle giunte comunali la quota non va, comunque, oltre all’11 per cento. E il paragone con l’idea-Crocetta, non regge nemmeno.

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