Durante la 23esima conferenza delle parti dell’Unfccc è stato presentato un report che riferisce i dati sui rischi del cambiamento climatico per importanti siti naturali. I siti patrimonio dell’umanità sono in pericolo, come ci avvisa Inger Andersen, la direttrice generale dell’Unione
Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn). Nel report a cura dell’Iucn si analizza lo stato di salute di 241 siti naturali: il risultato è che più di un quarto di questi sono minacciati dal cambiamento climatico. E il dato più preoccupante è che rispetto all’ultime analisi risalenti a tre anni fa, da 35 sono passati a 62 i siti in pericolo, quasi raddoppiandosi.
Gli ecosistemi maggiormente a rischio sono due: le barriere coralline e i ghiacciai. Il riscaldamento globale agisce sui coralli sbiancandoli e sui ghiacciai, come ben noto, sciogliendoli. In particolare i luoghi più in pericolo sono: sul fronte coralli, l’atollo di Aldabra nell’Oceano Indiano, la barriera corallina del Belize nell’Atlantico e la Grande Barriera australiana, la più grande al mondo; sul fronte ghiacciai, invece, il parco nazionale del Kilimangiaro e il complesso Jungfrau-Aletsch sulle alpi svizzere.
Il report dell’Iucn spiega anche il 29% dei siti patrimoni dell’umanità fa fronte a minacce “significative” e il 7% a minacce “critiche”. Tra quelli italiani le Eolie e le Dolomiti destano “alcune preoccupazioni”.
Il cambiamento climatico non è l’unica problematica ad influire sui patrimoni dell’umanità. La comparsa di specie aliene invasive è un fenomeno strettamente collegato al global warming, poiché quest’ultimo ne favorisce la proliferazione e lo stanziamento. Inoltre il turismo di massa ha la coscienza macchiata da peccati vergognosi, perché in molti luoghi è andato ben oltre il livello di sostenibilità.
“La protezione dei siti dei patrimoni mondiali è una responsabilità internazionale dei governi che hanno firmato l’accordo di Parigi – ha riferito Inger Andersen – Il rapporto Iunc invia un messaggio chiaro ai delegati riuniti qui a Bonn: i cambiamenti climatici agiscono velocemente e non risparmiano i tesori più belli del nostro pianeta”.
Sempre più urgente diventa attuare gli impegni dell’accordo di Parigi. Per fortuna sono in tanti a rendersi conto dell’emergenza in cui ci troviamo. Anche gli Usa si sono presentati a Bonn, anche senza Trump.
Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn). Nel report a cura dell’Iucn si analizza lo stato di salute di 241 siti naturali: il risultato è che più di un quarto di questi sono minacciati dal cambiamento climatico. E il dato più preoccupante è che rispetto all’ultime analisi risalenti a tre anni fa, da 35 sono passati a 62 i siti in pericolo, quasi raddoppiandosi.
Gli ecosistemi maggiormente a rischio sono due: le barriere coralline e i ghiacciai. Il riscaldamento globale agisce sui coralli sbiancandoli e sui ghiacciai, come ben noto, sciogliendoli. In particolare i luoghi più in pericolo sono: sul fronte coralli, l’atollo di Aldabra nell’Oceano Indiano, la barriera corallina del Belize nell’Atlantico e la Grande Barriera australiana, la più grande al mondo; sul fronte ghiacciai, invece, il parco nazionale del Kilimangiaro e il complesso Jungfrau-Aletsch sulle alpi svizzere.
Il report dell’Iucn spiega anche il 29% dei siti patrimoni dell’umanità fa fronte a minacce “significative” e il 7% a minacce “critiche”. Tra quelli italiani le Eolie e le Dolomiti destano “alcune preoccupazioni”.
Il cambiamento climatico non è l’unica problematica ad influire sui patrimoni dell’umanità. La comparsa di specie aliene invasive è un fenomeno strettamente collegato al global warming, poiché quest’ultimo ne favorisce la proliferazione e lo stanziamento. Inoltre il turismo di massa ha la coscienza macchiata da peccati vergognosi, perché in molti luoghi è andato ben oltre il livello di sostenibilità.
“La protezione dei siti dei patrimoni mondiali è una responsabilità internazionale dei governi che hanno firmato l’accordo di Parigi – ha riferito Inger Andersen – Il rapporto Iunc invia un messaggio chiaro ai delegati riuniti qui a Bonn: i cambiamenti climatici agiscono velocemente e non risparmiano i tesori più belli del nostro pianeta”.
Sempre più urgente diventa attuare gli impegni dell’accordo di Parigi. Per fortuna sono in tanti a rendersi conto dell’emergenza in cui ci troviamo. Anche gli Usa si sono presentati a Bonn, anche senza Trump.