A PROPOSITO DEI PORTI
(glossario delle imprecisioni)
Da molto tempo, ormai, si parla, come è giusto che sia, della possibilità che Lipari abbia o meno un suo nuovo porto con caratteristiche turistiche e commerciali. A tal proposito c’è da notare che mentre vi è
una enorme quantità di singoli cittadini ( operatori turistici, albergatori,titolari di attività commerciali e di imprese di costruzioni, giovani in cerca di opportunità di lavoro ecc...) che aspetta silenziosamente che ciò avvenga, c’è, altresì, una “minoranza strepitante” (intendendo con questo poche persone ma costantemente presenti su giornali e tv), che hanno cercato in ogni modo di opporsi a tale realizzazione. A tal proposito fa stupore l’assordante silenzio delle associazioni di categoria, come ad esempio associazione commercianti e federalberghi, che sinora, e ce ne sarebbe stato di tempo,si sono astenuti dal prendere posizione ufficiale ( forse solo per motivi di convenienza politica). Per far ciò si è fatto uso, nella comunicazione,di termini di linguaggio e modi di dire di per sé innocui, ma spesso adoperati volutamente in modo tale da assumere una connotazione comunque negativa e che, bisogna riconoscere, sono entrati nel gergo comune. Stando così le cose, ho creduto opportuno fare riferimento a tali termini (o quantomeno ai più importanti) per creare un glossario che in qualche modo possa essere, e spero che lo sia, esplicativo di talune situazioni.
G L O S S A R I O
1) Muri di 6mt. = In realtà si è arrivati a questa misura in modo graduale. Si è partiti da 3mt aggiungendo cinquanta centimetri (3.50mt- 4,00mt e così via) ogni volta che faceva comodo. Così si è arrivati a 6,00mt. Oggi è evidente a tutti che i muri paraonde (la cosa più alta prevista) sono solo di 2,30mt. Più o meno come quelli già esistenti a Marina Corta.
2) Porti si ma non così = Questa è una frase che gronda ipocrisia da ogni parte. In realtà quando non si vuole qualcosa, ma non si ha il coraggio di dichiararlo chiaramente, oppure quando è evidente la non opportunità di una negazione, allora si dice “si, ma non così”, ed allora si da la stura a una serie di obbiezioni il più delle volte di secondaria importanza, tramite le quali si tende in realtà a delegittimare il tutto. La prova di ciò?
Se davvero si volesse un ‘opera per cui qualcuno è disposto a portare 130 milioni di euro (avete capito bene: 130 milioni di euro) a Lipari, si direbbe: intanto accettiamo questi 130 milioni, e poi discutiamo sui particolari, anziché, proprio fondando su alcuni punti di non condivisione la propria protesta, mettere a rischio “tutto” il finanziamento. Come può ancora accadere.
3) Lo “straniero” = E’ veramente risibile che si identifichino come stranieri coloro che vengono ad investire a Lipari ( tra l’altro con una società mista in compartecipazione con il Comune ed il cui Presidente, un consigliere di amministrazione, nonché il Presidente del collegio sindacale vengono indicati dal Comune stesso). Stranieri sono i turisti che vengono a Lipari a portare soldi? Stranieri sono coloro che intravedono per Lipari una possibile evoluzione che comprenda nel breve temine nuove realtà lavorative ed imprenditoriali? Per molti, guarda caso, stranieri sono la moltitudine di persone che ogni giorno d’estate scende giù dai barconi, che sporca le strade, che non contribuisce minimamente all’economia locale, lasciando i propri soldi in Calabria e non certo a Lipari. E stranieri sono quelli che mistificano la loro eolianeità e che per invidia o per interessi personali di basso profilo vogliono impedire agli altri di avere un futuro diverso per sé e per i propri figli, improntando solo allo sfascio la loro azione. Come stranieri sono quelli che non si identificano con la propria gente e che, pur essendo in pochi, e incuranti delle conseguenze, vogliono imporre la propria visione ed il proprio modo di agire e di pensare. Stranieri sono quelli che non sanno interpretare, estraniandosene, i bisogni e le necessità della propria gente. Come si vede la parola straniero non vuol dire solo “venuto da fuori”, e non sempre ha un significato negativo.
4) Megaporto = Questa parola , usata inizialmente in maniera dispregiativa, quasi a significare la sproporzione dell’intervento proposto rispetto alla “piccolezza” dell’isola, in realtà ormai è usata da molti anche con le migliori intenzioni ed assolutamente in buona fede. Ma vediamo per quali motivi la parola è senz’altro non appropriata. A Lipari si vorrebbe realizzare un porto commerciale, che in realtà già esiste anche se inadeguato e precario; si vorrebbe, poi, definire un porto per i pescatori, che già c’è ma non è completamente protetto; si vorrebbe organizzare un porto turistico, affidato per ora solo ai pontili galleggianti e quindi funzionanti solo col buon tempo e nel periodo estivo; si vorrebbe proteggere l’approdo di Pignataro, porto rifugio, attualmente non protetto da tutti i venti;. In definitiva si intenderebbe, e questo è lo scopo dichiarato, non costruire qualcosa di nuovo bensì risistemare, riqualificare e proteggere attività già operanti, senza aggiungervi alcunchè. Naturalmente in modo organizzato e complementare. Si potrebbe rendere utilizzabile tutto l’anno ciò che adesso funziona, ed in modo approssimativo, solo per pochi mesi l’anno. Ma forse, dirà qualcuno, definendolo “Mega” ci si riferisce solo alla parte turistica del porto.
Basta, per convincersi di quanto ciò non possa corrispondere al vero, guardare ai porti turistici più vicini, come PortoRosa, S.Agata. Riposto, ecc..., tutti con posti barca costruiti o costruendi, in numero di molto superiore a quelli realizzabili a Lipari, che in una ipotetica graduatoria di questo tipo si verrebbe a trovare abbondantemente all’ultimo posto, mentre così stando le cose si mantiene la situazione per cui i proprietari di barche potrebbero sostare negli altri porti siciliani, usando Lipari solo per le loro passeggiate quotidiane. Il che non è di sicuro un grande risultato. Lipari, per chi ci crede, ha bisogno di essere considerata un sicuro approdo al centro del Tirreno meridionale, già trovandosi, per sua fortuna, al centro delle rotte commerciali e crocieristiche , e riferimento appetibile per i diportisti di tutto il Mediterraneo. Rinunciarci vuol dire solo fare un favore agli altri porti turistici che stanno sorgendo numerosi in tutto il meridione, per fronteggiare la domanda in costante aumento. E questo Lipari potrebbe farlo solo sistemando e rendendo fruibile quello che già possiede. Altro che “Megaporto”.
5) Piazzola per elicotteri = Questo è riportato come esempio di disinformazione. Siamo in realtà in pieno delirio onirico. Chi ha detto, o scritto, che nel progetto del porto di Lipari è stata prevista una piazzola per elicotteri se l’è inventato , ovviamente, di sana pianta. Al di là del fatto che ad alcuni potrebbe, chi lo sa, far piacere che a Lipari possa essere istituito un servizio di elicotteri, l’informazione è totalmente falsa. E’ evidente che la trovata è stata messa in giro con il solo scopo di ingigantire, soprattutto agli occhi degli ambientalisti, il possibile impatto naturistico. Continuando con questi metodi, ci aspettiamo che la prossima trovata sia quella di inventarsi una batteria di missili terra-acqua, per distruggere materialmente qualunque ipotesi di costruzioni portuali.
6) Sito archeologico = Effettivamente sono stati ritrovati dei reperti sottomarini. I reperti sono stati individuati, la Sovrintendenza ha delimitato la zona interessata nella quale, ovviamente, non sono più possibili lavori ed ha convenuto, sia con il Comune che con la Lipari-Porto un documento di intesa. Nonostante ciò qualcuno sostiene che nessun lavoro può essere eseguito nella baia di Lipari perchè i reperti si estenderebbero fino a Pignataro. Ora non si sa su quali basi si facciano simili affermazioni, visto che ciò non risulta certamente alla Sovrintendenza, ed i numerosi carotaggi effettuati da ditte specializzate per definire composizione e profondità dei fondali in tutta la stessa baia non hanno rilevato nulla di vagamente somigliante a qualcosa che faccia pensare all’esistenza di siti archeologici. Sorge naturale il sospetto che tale voce sia messa in giro, come tante altre, solo per alimentare un eventuale sentimento ostile alla realizzazione del porto.
7) Immobili “in dono” = La delibera n. 59 del 14/9/2006 mentre sancisce la costituzione della società mista Lipari-porto ha indicato il conferimento del diritto di godimento di beni immobili comunali nella percentuale pari al 30% del Capitale Sociale. Gli immobili sono stati periziati del C.T.U. Ing. Filippo Mazzeo nominato dal Presidente del Tribunale di Barcellona P.G. che ha quantificato il valore del diritto d’uso per anni 50 in 314.754,00 euro. Tutto ciò premesso non si comprende come ancora oggi ci si ostini a confondere la cessione del diritto di proprietà con quella del solo diritto d’uso (non conoscenza o...altro?) e ci si ostini a definire immobili di altissimo pregio quelli oggetto della transazione. Ma di quale pregio si parla? Delle condizioni fatiscenti in cui versa l’immobile ex pescheria o dell’immobile ex biglietteria per la cui ristrutturazione sono già stati spesi circa 100.000,00 euro? Dieci ore di dibattito non sono stati sufficienti a fare tacere i venditori di vento.
8) Coinvolgimento economico del Comune = La delibera del C.C. n. 6 del 1/,2,2007, espressamente e doverosamente richiamata nell’atto costitutivo, così recita: nessun onere finanziario dipendente dalla realizzazione e dalla gestione dei porti potrà essere imputata al Comune di Lipari ed il Socio di maggioranza deputato alla realizzazione delle opere dovrà farsi carico dei costi relativi fino all’entrata in funzione della struttura con eventuale copertura di perdite d’esercizio. Nonostante questo aspetto sia stato ampiamente trattato ed illustrato dalla Amministrazione Comunale e dai vertici della Soc. Condotte, ancora oggi ci si continua a chiedere su chi graveranno i costi per la realizzazione e la gestione delle opere: non conoscenza o....altro? Anche su questo argomento imperversano i venditori di vento!
9) Cementificazione = normalmente questa parola è accompagnata dall’aggettivo “selvaggia”, non avendo nessun valore, per chi le pronuncia, il fatto che numerosi uffici provinciali e regionali sono chiamati ad esprimere il loro parere professionale ed istituzionale, prima di rilasciare le relative autorizzazioni, indicando, se del caso, le dovute prescrizioni a cui attenersi. Ma già... gli altri non capiscono niente! Per quanto riguarda il cemento, certo i pontili non possono essere fatti di plastica, mentre per le opere a terra, le indicazioni del Consiglio Comunale hanno in un primo momento modificato e poi del tutto abolito quanto era previsto a Sottomonastero (dove a terra non è previsto più nulla) mentre le rimanenti, così come previsto dalla L.R. 15/2005 , ed in numero del tutto limitato e funzionale alla attività marine, sono concentrate nella colmata da realizzare a Bagnamare, cosa che permetterebbe la realizzazione del camminamento da Pignataro stesso fino a Sottomonastero, e renderebbe tutta Marina lunga libera da qualsiasi tipo di costruzione commerciale.
10) Chiavi della Città = Questa espressione fa il paio con quella dello “straniero”, di cui risulta essere una versione più colorita. Per chi la usa affidare la realizzazione e ,cosa peggiore, la gestione del porto ad una Società di cui il Comune è socio, sia pure di minoranza, il cui Presidente è indicato dal Comune, che per obbligo statutario “deve” rivolgersi obbligatoriamente a imprese locali , che assicura mediamente circa 250 posti di lavoro stabili nelle strutture, che porterebbe migliaia di turisti con profitto per tutte le attività commerciali, turistiche, di ristorazione, bar, souvenir e chi più ne ha più ne metta, che potrebbe porgere al mondo nella giusta cornice la nostra cultura museale, le nostre tradizioni gastronomiche, il nostro mare e la nostra accoglienza... bhè, tutto questo, per quel qualcuno, vuol dire dare le chiavi della città allo straniero. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
11) Buco/perdita di esercizio e ricapitalizzazione = E’ questo l’argomento in cui, più degli altri, si continua a dimostrare tanta superficialità e limitazione cognitiva,frutto solo di un preordinato disegno distruttivo del progetto e delle persone. Si parla di “buco”quando, in un processo produttivo, non si riesce a far fronte agli impegni finanziari con adeguati ritorni economici, o quando le voci in bilancio non consentono di risalire all’esatta origine dei costi. La “perdita di esercizio” è il risultato negativo dell’attività aziendale che scaturisce o dalla incapacità (o impossibilità) di produrre ricchezza, o, più semplicemente, è l’ovvio risultato di una fase in cui l’azienda è costretta a sostenere dei costi propedeutici all’inizio dell’attività e, quindi, condizione indispensabile al conseguimento dell’oggetto sociale. E’ ovvio che il secondo scenario è l’unico riconducibile all’attività della Lipari-Porto. Ricapitalizzazione è quella che ha adoperato la Società Condotte, dato che la Lipari-Porto registrava al 31/05/2010 una perdita di esercizio di euro 376.243,00, creando un fondo di riserva di 1.000.000,00 euro, destinato alla copertura delle perdite conseguite e di quelle future eciò anche alla luce del disposto dell’art. 2446 del codice civile. Anche in questo caso dieci ore di dibattito e chiarimenti non sono bastati a far tacere i venditori di vento!
12) Porto commerciale e peschereccio = A carico del Socio privato è espressamente previsto l’onere del completamento delle opere di messa in sicurezza del porto di Marina Corta (per la destinazione a porto peschereccio) ed il completamento delle opere di messa in sicurezza del porto commerciale di Sottomonastero. Per quanto concerne il 1° adempimento, il relativo onere finanziario è previsto a totale carico del Socio privato senza che questi possa, in alcun modo, rientrare nei relativi costi e senza che possa essere applicato ticket alcuno a carico degli utilizzatori (ebbene SI! Proprio quei pescatori che da anni sono difesi da pochi ed ignorati da molti). Per quanto concerne il 2° adempimento (completamento del porto commerciale di Sottomonastero), anche in questo caso il relativo onere finanziario è a carico del Socio privato il quale, grazie alla riscossione di un ticket (con esclusione dei residenti e delle attività ad essi collegate) potrà rientrare dei costi sostenuti e ciò “solamente” fino alla concorrenza delle somme spese ( scusate, ma dov’è il business?). Qualcuno, però, sostiene che la Lipari Porto si troverebbe parte delle opere già pronte a titolo di grazioso dono da parte del Comune. Chi sostiene ciò è consapevole di cosa significhi la redazione, la partecipazione e l’adempimento di quanto previsto in un bando di evidenza pubblica? La Società è “comunque “ tenuta a realizzare tutto quanto previsto dal Bando di gara, a prescindere da qualunque opera sia già stata realizzata e che si trovasse, o meno, già funzionante. Anche qui, ci sarebbe da dire che non c’è maggiore sordo di chi non vuole sentire...
Lelio Finocchiaro, consigliere comunale,che in aula ha votato a favore del porto e che ancora oggi è sempre più convinto , per gli evidenti vantaggi per tutta la popolazione dell’arcipelago eoliano che la realizzazione del porto sia l’unica strada che possa far effettuare a Lipari quello scatto di qualità che aspetta da tanti anni , e che non può permettersi di rimandare ulteriormente.