La politica del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto non è più percorribile, e con i tempi che corrono risalire dal fondo in cui stiamo precipitando sarà sempre più difficile . Oggi il Paese versa in uno stato di abbandono e di crescente degrado culturale e sociale. Vive senza regole e quelle poche che esistono non vengono rispettate, o peggio ancora, non vengono fatte rispettare. S’impone quindi una riflessione generale, dalle Istituzioni ai cittadini, perché tutti ci siamo abituati a “tirare la coperta”. A mio parere bisogna dettare delle regole ben precise che tutti devono rispettare e nel contempo ridisegnare un nuovo modello di sviluppo di vita sociale, culturale ed economico, tenendo presente che il binomio legalità e sviluppo sono inscindibili e che senza legalità non può esistere sviluppo. Oggi possiamo contare su dei giovani meravigliosi preparati ed istruiti che hanno bisogno soltanto di acquisire esperienza. Dobbiamo essere in grado di valutarli, di affiancarli, per preparare la futura classe politica. Bisogna premiare la meritocrazia e la professionalità. I posti di lavoro debbono essere occupati dai più meritevoli e bisogna smetterla di far entrare dalla finestra chi esce dalla porta, con incarichi particolari, o con l’assunzione di figli e nipoti.
L’illusione di un facile benessere derivante dalla sempre più pressante domanda turistica ha incentivato nelle nostre isole lo sfruttamento di una sola risorsa economica con il conseguenziale abbandono di tutte le altre. Il crescere squilibrato dei vari settori ha causato un progressivo degrado dell’ambiente che oggi rischia di provocare una decadenza economica, sociale e demografica con lo sgretolamento della coesione comunitaria della nostra gente e delle nostre tradizioni. Necessita un’immediata inversione degli indirizzi con un programma che ci consenta di costruire un’economia integrata dove allo sviluppo calibrato del settore turistico, che risulta quello più importante, si associ quello coordinato di tutte le risorse.
Una risorsa da integrare a quella turistica è senz’altro quella del mare. La civiltà eoliana fin dalle sue origini si è sempre presentata come una civiltà marinara. Ed è risaputo che la ricchezza di un’isola arriva dal mare: la porta principale dalla quale passa ed affluisce il benessere delle popolazioni isolane. E’ una realtà che non può e non deve sfuggirci se abbiamo a cuore le sorti di una comunità che si ravvisa sul mare e trova in esso il vero polmone della sua esistenza.
Per uscire dal circolo chiuso che soffoca gli operatori turistici, in particolare, e tutta la gamma di lavori che ruotano attorno ad essi abbiamo bisogno di portare avanti un discorso nuovo che, al di là delle solite sterili iniziative, ci conduca ad una visione più realistica ad affrontare il problema con la massima decisione poiché da esso nasce e si sviluppa l’avvenire, il progresso sociale ed economico della nostra gente. Bisogna programmare con risolutezza tutta una serie di iniziative valide a trasformare le risorse del mare che risultano essere di vitale importanza e di sostegno allo stesso sviluppo turistico. Parlando delle attività del mare mi riferisco alle opere portuali, ai servizi marittimi, alla pesca. Quest’ultima se ben articolata, potrebbe essere, dopo quella turistica, la più importante risorsa. Servizi marittimi e progresso socio-economico non possono disgiungersi ma, necessariamente, si caratterizzano e s’identificano in modo da risultare una componente vitale per l’avvenire dell’arcipelago. Il passato ci insegna che le migliori ricchezze si sono avute in quelle isole situate lungo tali rotte solcate da galeoni e legni mercantili, i cui porti hanno dato sbocco a traffici enormi. Non solo, ma i continui scambi commerciali e culturali ne facevano gli avamposti delle civiltà continentali e le potenze più temute, specie nel Mediterraneo.
La comunità eoliana ha sempre sofferto la mancanza o la discontinuità di questi contatti e non ha potuto sfruttare il mare che, con le sue infinite bellezze e la poesia che da esso si sprigiona, è una delle note più irresistibili dell’anima isolana incline per natura all’amore per tutto ciò che la circonda. Ma è ovvio che la regolarizzazione, o addirittura trasformazione, dei servizi marittimi potrà avvenire solo con approdi sicuri e sufficienti, e quindi con la riqualificazione del Porto di Lipari del quale in questi giorni si parla animatamente.
Ritengo che la costruzione di questa struttura portuale, necessaria per garantire i servizi marittimi e sviluppare la diportistica, debba rientrare in un quadro di pianificazione territoriale e di conservazione dell’ambiente in rapporto alle trasformazioni artificiali. Ian Mc Harg nel suo libro “Design with nature” dice che l’uomo dovrebbe disegnare e costruire, formare i propri “envirements”, o condizioni ambientali, solo con la natura. La natura è una costruzione perfetta, cercare di cambiarla o modificarla significa distruggere un’organizzazione, un sistema e pagarne le conseguenze. Riferendoci sempre alla situazione eoliana il futuro disegno dell’ambiente dovrà partire da una forma di gestione del territorio che tenga conto dei vantaggi e dei valori offerti da una determinata scelta e, nello stesso tempo, degli inconvenienti che si verificheranno nel tempo a causa della stessa decisione. La scelta dovrà essere esaminata nel contesto in cui essa verrà ad inserirsi; occorre cioè conoscere il territorio eoliano, lo spazio fisico, l’ambiente particolare in tutti i suoi valori storici, paesistici e socio-economici per arrivare alla soluzione finale. La morfologia delle isole, la loro posizione geografica, la loro estensione, la loro “non importanza economica” all’interno di un discorso generale, sono tutti elementi che possono facilitare la conservazione di queste bellezze, e ci sembra ne valga la pena. Ma non è detto: la vera sorte la decreteranno gli uomini con le loro implicite scelte di qualsiasi ordine, anche se saranno favoriti in questo dal giuoco politico, ed anche pubblicitario.
Dunque per disegnare il Porto di Lipari occorre individuare una condizione necessaria per lo sviluppo economico dell’isola che deve tenere presente il coordinamento dello sviluppo nel rapporto paesaggio-inserimento umano. Bisogna trovare una correlazione tra l’inserimento umano e l’evoluzione delle caratteristiche dell’ambiente, correlazione capace di assicurare alla evoluzione totale del binomio, il mantenimento di base del paesaggio naturale. Una mancanza di controllo potrebbe far perdere all’isola quelle caratteristiche di genuinità che sono alla base della politica turistica delle isole, e nello stesso tempo, concorrerebbero a creare uno squilibrio nel tessuto sociale. Quindi un porto a misura d’isola. Un porto sicuro che non debba far perdere l’identità all’isola. Un porto che si raffronti con i vantaggi e gli svantaggi che ne derivano all’economia dell’isola. A me pare che la progettazione che ci è stata proposta, anche se ancora in fase di definizione, non risponda minimamente a quanto ribadito, e che sia sovradimensionata rispetto alle reali esigenze di sviluppo dell’isola. Personalmente ritengo, facendo proprio lo “Studio delle rade di particolare interesse delle Isole Eolie” redatto dallo Studio Volta di Savona per conto del Comune di Lipari, che l’isola ha bisogno di un adeguato porto peschereccio a Marina Corta, di un porto commerciale a Sottomonastero, di un porto turistico da collocare a Bagnamare o Unci e di un porto rifugio a Pignataro. Strutture che debbono essere compatibili con l’ambiente marinaro delle varie località. E, l’evidenza dei costi e ricavi deve riguardare la popolazione e non la società privata.
L’esigenza di creare bar, ristoranti, boutique, strutture ricettive, piscine, centro massaggi e piazze per l’intrattenimento non esiste dal momento che la zona dispone di tutte queste attività, e che ha già sopportato un rilevante carico urbanistico per consentire la costruzione di strutture ricettive che possono offrire all’ospite ogni tipo di comfort. Ulteriore cementificazione non trova alcuna logica applicazione tenuto anche conto che siamo all’interno della fascia dei 150 mt. dal mare ed in presenza di un nuovo strumento di pianificazione territoriale: il P.R.G.
Debbo ricordare a tale proposito un intervento dell’economista, Prof. Mario Centurrino, oggi Assessore Regionale, che affermava che la spesa turistica ha un effetto moltiplicatore, su un determinato territorio, solo se i turisti acquistano beni o servizi prodotti in quel territorio. Altra iniziativa che a parere del sottoscritto avrebbe un effetto negativo per il settore turistico è l’applicazione di un balzello a tutti i cittadini del Mondo che vogliono recarsi a Lipari utilizzando i mezzi di linea, naturalmente oltre il ticket dovuto al Comune. Questo ci riporta alla memoria la famosa “eccedenza” che era una tangente applicata dalla “Navisarma” quando la gestione dei servizi marittimi passò dall’ambito eoliano ad interessi estranei e perdendo il fascino della sua funzione. Naturalmente per una più attenta valutazione dell’infrastruttura portuale occorre disporre di maggiori informazioni e documenti: l’ubicazione dell’antico porto sommerso; il business-plan relativo alla gestione del porto ed al rientro economico; la reale durata della convenzione,50 anni o più; l’eventale ricorso a finanziamenti regionali; come il Comune intende far fronte agli aumenti di capitale già preannunciati dall’Amministratore delegato Condotte d’Acqua.
Non è condivisibile l’affermazione del Primo Cittadino, che pur in presenza di pareri contrari sulla realizzazione della messa in sicurezza del molo di Sottomonastero da parte di esperti locali, piloti, comandanti di navi ed aliscafi e pescatori, e del mare che inesorabilmente ha già invaso i fabbricati della via Tenente Mariano Amendola, sostiene che l’Amministrazione deve necessariamente accettare quanto deciso dal Genio Civile delle Opere Marittime di Palermo.
Non è vero che il Comune non può e non deve effettuare alcun controllo, trattandosi di lavori sorvegliati e condotti dal Genio Civile Opere Marittime. Perché è bastato l’intervento dell’allora Vice Sindaco Renato De Pasquale ad evitare che a Pignataro si ripetesse l’errore di Marina Corta, con l’improvvisa apparizione di una variante concertata tra la ditta appaltatrice ed il Genio Civile, sconosciuta al Comune. Ma l’intervento immediato fu perché piloti, e pescatori, intravedendo l’errata proiezione del prolungamento del molo sollecitarono l’Amministrazione a prendere una decisa posizione contro l’esecuzione dei lavori. Purtroppo vi è una certa mentalità e costume da parte degli Enti Pubblici ed Imprenditori privati nel campo marittimo che li porta a trascurare l’apporto, anche a livello consultivo, che possono fornire gli esponenti tecnici ed i pratici interessati. Difficilmente avremmo assistito all’errore della costruzione di quella diga di prolungamento del molo di Marina Corta che ha stretto lo spazio e interrato il porticciolo, se si fosse adottato il sistema accennato. Ritengo che sia un preciso dovere dell’Amministrazione, attraverso i propri tecnici, sorvegliare tutto ciò che viene a modificare una data situazione di fatto al fine di migliorarla e renderla utile alla collettività. Ricordo che in un intervento fatto nella seduta del Consiglio Comunale del 26 gennaio del 1976 dal compianto mio fratello, Pino Natoli, pilota del Porto di Lipari, entrambi Consiglieri Comunali, presente anche il progettista del megaporto perchè Assessore comunale, ha affermato che “senza la costruzione di una diga foranea in prosecuzione di Punta Scaliddi, nessuna garanzia si avrà sulla agibilità dello specchio d’acqua di Sottomonastero in casi di tempi del 1° quadrante”. Non mi sembra che il progetto del megaporto e quello della messa in sicurezza di Sottomonastero prevedono tale realizzazione. Ma tornando al tema più generale che riguarda lo sviluppo da assegnare alle Eolie mi sembra ovvio che la strada tracciata è quella della risorsa turismo, ma di sviluppo integrato. Il turismo va visto come superobbiettivo, cui vanno finalizzate politiche di settore, da quello dell’agricoltura, a quello dei trasporti, da quelli del mare, alla valorizzazione dell’ambiente ed alla ricerca scientifica. Le Isole Eolie costituiscono una singolarità geologica – ha scritto Madaleine Cavalier “un vero museo vivente della vulcanologia”. Un museo nel quale quasi tutti i fenomeni vulcanici sono dimostrati. Ma bisogna subito invertire la “rotta” per usare un termine marinaro, operando delle scelte ben precise. La politica del tutto ed il contrario di tutto non giova più a nessuno, se vogliamo salvare l’economia del Paese.
Oggi si stanno affermando velocissimamente nuovi stili di vita in un mondo che cambia con altrettanta velocità. Quindi nuove forme di domanda del prodotto turistico stanno prendendo forma, creando nuove opportunità e coinvolgendo protagonisti che fino ad oggi erano esclusi dal mercato.
L’industria del turismo è oggi “organizzazione del territorio”