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lunedì 17 gennaio 2011

L'MPA messinese si ribella alle vecchie alleanze. E a Lombardo

Lo spunto della riunione dell'Ufficio politico dell'Mpa «è stato offerto dall'estromissione degli assessori Daniela Bruno e Duca». Comincia così il documento firmato dal Movimento per l'Autonomia, al termine del confronto interno presieduto dal commissario Carmelo Lo Monte. Dopo il plauso espresso nei confronti dei due ex assessori della giunta provinciale, per la dedizione e per i risultati raggiunti in questi anni di azione amministrativa, si entra nel merito delle questioni politiche, «nella consapevolezza che s'impone una riflessione che deve essere tanto più onesta quanto la situazione di crisi del nostro territorio è reale e preoccupante». L'analisi dell'Ufficio politico «ha evidenziato che il partito a Messina, ancora una volta, paga direttamente gli scontri a livello regionale tra aree politiche che, nel distinguere i propri percorsi, hanno conservato il timone del governo dei rispettivi livelli alle periferie tutto il peso dell'assenza della politica».
Ed è questo dei punti più significativi della riflessione politica sul piano locale, perché sotto accusa non c'è solo il Pdl ma anche chi a Palermo, pur sbandierando i principi autonomisti, sta mortificando le autonomie dei singoli territori. «Se rispetto alle prepotenze politiche subite dall'Mpa messinese dalla coalizione va espresso un energico e motivato dissenso, lo stesso va manifestato anche rispetto al partito che nelle sue articolazioni regionali si è caratterizzato con il silenzio assoluto nei confronti del territorio», è vero e proprio affondo nei confronti di Raffaele Lombardo. Anche se poi nel documento si precisa che «l'Ufficio politico Mpa di Messina non mette in discussione la forte azione di rinnovamento del governo Lombardo che, tuttavia, va distinta dalla gestione del partito stesso. In particolare le recenti indicazioni di una riorganizzazione del Movimento, che tenesse conto delle capacità politiche offerte dalle varie realtà provinciali, aveva lasciato sperare in una definitiva radicalizzazione di un'idea autonomista rimasta a tutt'oggi movimentista. L'Mpa di Messina rivendica quindi le proprie prerogative e stigmatizza la "compressione" (ormai diventata insostenibile) della propria classe dirigente che potrebbe esprimere azioni politiche utili al rilancio del territorio e che invece troppo spesso soccombe al teatrino delle spartizioni e delle lottizzazioni sull'altare delle alleanze e dei conflitti territoriali. Oggi – è un altro passaggio chiave – la dignità della politica impone che anche a Messina, come a Roma e a Palermo, Fli, Api, Udc e Mpa lavorino in sintonia. Tutto ciò alla luce delle più recenti e passate rinunce che il Movimento di Messina ha dovuto accettare, dalla candidatura di Lo Monte alla Provincia a quella di D'Amore al Comune, a vantaggio di personaggi rispetto ai quali sin da allora l'Mpa aveva espresso profonde perplessità».

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