Con il Piano di
rientro e i vari decreti assessoriali attuativi della stessa, ha modificato e
continuerà a modificare, in maniera sostanziale, l’assetto della sanità provinciale.
Sin’oggi si è
solo pensato “a tirare la cinghia”, in nome della razionalizzazione e del
risparmio, trascurando le specificità del territorio, le peculiarità delle
strutture esistenti, la ricerca, con il risultato inevitabile sarà l’ulteriore
deterioramento della qualità delle prestazioni.
In un territorio
che ha il primato dei viaggi della salute, è fondamentale razionalizzare la
spesa, ma eliminando gli sprechi e combattendo seriamente le logiche
affaristiche e quelle clientelari. Solo così si potrà restituire l’organizzazione
sanitaria alla sua finalità di elezione: garantire la risposta ai bisogni di
salute della popolazione.
Va
denunciata senza reticenze la crisi del sistema
sanitario nel nostro territorio; laddove le liste d’attesa continuano a non
essere smaltite; le aree di emergenza dei pronto soccorso continuano a essere
congestionate, le risorse per tecnologie, formazione e riqualificazione
professionale, sono sempre più scarse.
Va denunciato il fatto che la medicina del territorio sia rimasta
una chimera, mentre assistiamo al progressivo smantellamento del sistema
pubblico.
Va denunciata l’abulia istituzionale, che non vuole, o non è in
grado di risolvere l'annoso problema della medicina difensiva, principale causa
di interventi inappropriati che incidono significativamente sul già disastrato
bilancio della sanità nazionale e
regionale.
In Italia vari studi condotti dagli ordini dei medici hanno evidenziato come la
medicina difensiva pesi sulla spesa sanitaria per una percentuale che supera il
10% (il che, tradotto in cifre, significa centinaia di milioni).
“La medicina difensiva si verifica quando i medici ordinano
test, procedure e visite, oppure evitano pazienti o procedure ad alto rischio,
principalmente (ma non necessariamente) per ridurre la loro esposizione ad un
giudizio di responsabilità per comportamenti scorretti”.
Posti letto
Oggi i posti
letto nel territorio di Messina nel pubblico sono 2213 e nel privato 772 per un
totale di 2985. Tale numero complessivo 2985 posti letto, rispetto alla
popolazione provinciale di 650000 abitanti circa, corrisponderebbe alla
percentuale del 4,5 posti letto per mille abitanti con una percentuale di circa
8 per mille posti letto in città e del 1,8 in provincia e con un tasso di ospedalizzazione
che supera il valore di 180 per mille.
Con
l’applicazione del Decreto Legge 95 (quello della Spending review) che fissa lo standard dei posti letto al 3,7 per
mille abitanti, il territorio di Messina subirebbe una ulteriore riduzione di
oltre 580 posti letto, di cui la quota non inferiore al 50% a carico dei
presidi ospedalieri pubblici da raggiungere esclusivamente mediante la
soppressione di Unità Operative Complesse, riconducendo il tasso di
ospedalizzazione a 160 per mille. Previsione già inserita nel DPEF regionale
2013-2017.
Dotazioni Organiche
La
riduzione dei posti letto avrebbe ovviamente delle refluenze negative anche
sulle dotazioni organiche e sulla scorta delle direttive di cui al D.L. 95/12
che prevede la riduzione del personale nelle amministrazioni pubbliche in
ragione del 20% di dirigenti e 10% personale del comparto.
Abbiamo
voluto fare una proiezione nelle tre aziende sanitarie di Messina.
ASP
Dirigenti
1418: riduzione 284 unità
Personale
Comparto 3630: riduzione
363 unità
Azienda
Opedaliera Papardo-Piemonte
Dirigenti 460: riduzione 92 unità
Personale
Comparto 1202: riduzione
120 unità
Ospedale Piemonte
E’
stato interessato da un forte ridimensionamento per l’accorpamento con
l’Azienda Ospedaliera “Papardo” e per le note vicende di scarsa sostenibilità
strutturale in caso di eventi sismici.
Malgrado
l’attivazione di un piano di riorganizzazione funzionale, di riqualificazione
ed adeguamento del nosocomio ad oggi va
verificato lo stato della programmazione ed dell’assegnazione delle risorse
relative alla ristrutturazione, all’adeguamento sismico e all’ammodernamento
dei padiglioni, perché permangono forti dubbi e perplessità sulla possibile
restituzione ai cittadini di Messina di una struttura che abbia le connotazioni
di Emergenza-Urgenza, con una dotazione di 121 posti letto.
L’attuale
presidio ospedaliero che l’assessorato regionale alla Salute vuole declassare e
che a seguito sin’oggi è stato difeso e mantenuto anche attraverso petizioni ed
assemblee popolari in quanto è un punto di riferimento per l’emergenza-urgenza
e per la materno-infantile e non può essere messo in discussione.
Il punto nascita
individuato con decreto assessoriale presso l’Ospedale Piemonte deve essere
difeso ad ogni costo, fermo restando che il polo di eccellenza
materno-infantile deve essere aggiuntivo e integrativo all’attività di
emergenza-urgenza, con l’implementazione degli attuali 121 posti letto.
Ex Ospedale Regina Margherita
Arrivano le
rassicurazioni dell’assessore Borsellino che il processo di trasformazione
dovrebbe includere anche la creazione del PTA nel padiglione B per gli esami
radiologici, prevedendo anche la cessione a titolo gratuito al Comune per la
ristrutturazione e l’allestimento, in collaborazione con l’Università di
Messina, di una cittadella dello studente da destinare ad alloggi, residenze,
spazi per il tempo libero, servizi. Sempre che la destinazione dell’immobile
non risulti vincolata esclusivamente a fini sanitari visto che il decreto assessoriale 1845 del 2012 prevede
l’utilizzo di locali di proprietà dell’Asp per realizzare il centro di programma
per lo screening oncologico in Sicilia. L’ex Ospedale Margherita, in questo
caso, avrebbe tutti i requisiti per poterlo realizzare.
Purtroppo, in
atto, i locali situati a monte sono ancora in totale abbandono e sono stati
oggetto di atti vandalici, oltre ad essere stati utilizzati come abitazione da
barboni e nomadi.
Ricordiamo che
tale struttura con Legge Regionale n. 38 del 18 luglio 1996 era stata
individuata quale Presidio Specializzato di riferimento per la Riabilitazione. È, a nostro avviso, ancora percorribile
l’ipotesi della realizzazione di un centro importante di Riabilitazione e
Lungodegenza, anche mediante una partnership tra pubblico e privato,
coinvolgendo l’IRCCS Neurolesi, in cui potrebbero confluire i posti letto di
riabilitazione e lungodegenza, distribuiti in atto in maniera frammentaria fra
le Case di Cura Private e gli Ospedali della città.
Centro di Eccellenza
in Oncologia
Con
Decreto Assessoriale del 22 giugno 2012 è stata istituita presso l’Azienda
Ospedaliera Papardo-Piemonte l’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica,
con 28 posti letto, mediante il trasferimento di una delle due Unita Operative
Complesse di Oncologia medica presenti presso l’Azienda Ospedaliera
Universitaria Policlinico.
L’attivazione presso il presidio ospedaliero
“Papardo” della Radioterapia, della Medicina Nucleare, con PET (Tomografia a
Emissione di Positroni) e, TC (Tomografia Computerizzata), riteniamo ancora
insufficiente questo tipo di risposta istituzionale, rispetto alle aspettative
dei cittadini di Messina, costretti, troppo spesso, a compiere i viaggi della
speranza.
Bisogna
ricordare poi che l’ultimo Piano della Salute 2011-2013, prevede tra gli
obiettivi prioritari l’entrata in funzione e la piena operatività del Centro di
eccellenza Oncologico interaziendale Papardo-Policlinico a Messina, da
realizzarsi entro il 31 dicembre 2013.
Purtroppo
constatiamo, con rabbia e amarezza, che un altro pezzo di eccellenza viene
cancellato in una città gravemente penalizzata rispetto ad altre province della
Sicilia.
Considerati
sprecati i circa 41 milioni di euro utilizzati per dar vita a una Unità
Operativa Complessa in oncologia medica, peraltro già esistente presso altra
struttura.
Sugli Hospice, quali centri residenziali di cure palliative per
l’implementazione delle cure domiciliari per i malati terminali, ove dei 15
previsti in Sicilia, di cui due a Messina presso il Policlinico ed il Papardo
riusciamo solo a dire che aldilà del decantare, c’è una forte carenza di personale, assenza totale di formazione e
supporto psicologico al personale.
Un’amara considerazione che, proprio per la mancanza
e scarsa organizzazione su tutto il territorio da Taormina a Mistretta, sapendo
che presso i Presidi Ospedalieri potrebbero attivarsi piccoli centri presso i
presidi ospedalieri del territorio in grado di poter dare risposte al
territorio ed evitare lunghi viaggi e spese per mobilità anche fuori della
Sicilia. Si preferisce affidare all’esterno le cure palliative a cooperative a
Società come la Medicasa e il Consorzio SISIFO.
Irccs
L’intento riformatore ha
comportato, per quel che riguarda Messina, la possibilità di rilancio dell’Irccs
Neurolesi, che a nostro giudizio fa fatica a mantenere il livello di eccellenza
per le deficitarie risorse finanziarie assegnate. L’Istituto, purtroppo, non è
dotato dei due strumenti fondamentali per la programmazione (Atto Aziendale e
Dotazione Organica) e, peraltro, pur essendo un ente di diritto pubblico, non è
stato inserito nella Legge di riforma, motivo per cui la Corte dei Conti ha mosso dei
rilievi al Governo Regionale
Partiamo dei
6 Presidi Territoriali di Assistenza previsti, gli unici 2 non
attivi risultano proprio quelli della città di Messina, sapendo che comunque
quelli aperti sono solo specchio per le allodole; magari, al luogo di
pensare di dare la giusta allocazione al PTA presso l’Ospedale Margherita, viene
ipotizzata una cessione di questa struttura per edilizia studentesca in favore
dell’Università.
I Presidi Territoriali di Emergenza
pensati per essere allocati in zone disagiate e/o lontano da ospedali, per
garantire i codici di gravità, Gialli e Rossi ed invece vengono allocai in
prossimità dl territorio dei Presidi Ospedalieri o degli stessi PTA eccezion
fatta per San Piero Patti, Capo d’Orlando e Tortorici, ma comunque tutti in
carenza di professionalità e di specialistiche necessarie secondo la
specificità territoriale.
Non sembra poi che con l’apertura dei 12 Punti di
Primo Intervento siano stati decongestionati i Pronto Soccorsi dei Presidi
Ospedalieri. Di fatto pur risultando attivati, sono una duplicazione allocati
negli stessi P.O. Non parliamo poi della scarsa rilevanza dell’attività del PPI
della Città e di quelli del territorio con assegnazione di medici che di fatto
espletano un’attività in consistente dovuto anche alla scarsa informazione e
pubblicizzazione dei servizi.
Sul Punto unico di Accesso, cosiddetto
PUA, che doveva essere “una porta unitaria di accesso al sistema dei servizi,
tale da essere” ed “un livello informativo e di orientamento indispensabile per
evitare che le persone esauriscano le loro energie nel procedere, per tentativi
ed errori, nella ricerca di risposte adeguate ai loro bisogni”, questo vorrebbe
la riforma del SSN, ma non ci pare che si siano abbattute le liste di attesa o
risultano assicurati quei servizi necessari per promuovere e sostenere l'equità
nell'accesso ai servizi e alla presa in carico del paziente
Centro Unico di Prenotazione e Liste di attesa
Il
Centro unico di prenotazione a carattere provinciale è stato attivato in via
sperimentale, riducendo di poco le liste di attesa, ma non ci risulta sia stato
attivato il collegamento in rete con quello regionale. Giova ricordare che la
Regione Siciliana, già in passato abbia perso 13 milioni di euro di
finanziamenti previsti dall’ex Governo, Prodi per non aver attivato il CUP
Regionale.
Non
dimentichiamo che le liste di attesa si manifestano principalmente nell’attività
di diagnostica e prevedono tempi che raggiungono parecchi mesi, in qualche caso
anche un anno e che l’importo del ticket si avvicina al costo per effettuare
privatamente lo stesso esame nell’arco di pochi giorni!
Facciamo
alcuni esempi di tempi attesa:
Azienda
Papardo Piemonte
Risonanza
Magnetica della colonna 5 mesi
Risonanza
Magnetica del torace 3 mesi
Mammografia
bilaterale 2 mesi
Ecografia
mammella 3 mesi
Oltre
quelli dell AOU Policlinico
Risonanza
Magnetica della colonna circa 1 anno
Risonanza
Magnetica del torace 6 mesi
Mammografia
bilaterale circa 1 anno
Ecografia
mammella 2 mesi
Accessi al Pronto Soccorso Generale
Come più volte
ribadito, l’ospedale ed il pronto soccorso, anche per un fatto culturale,
rappresentano i principali punti di riferimento cui il cittadino si rivolge per
trovare risposte veloci ai propri bisogni di salute, sia sotto la spinta della
percezione di una maggiore tutela offerta da tali modelli assistenziali ad alta
tecnologia, ma anche per l’assenza di risposte alternative efficaci da parte
delle strutture territoriali.
Per questo motivo
abbiamo rilevato gli accessi presso i Pronto Soccorsi degli ospedali
cittadini con codice bianco (non critico, paziente non urgente) e codice verde (poco critico, assenza di
rischi evolutivi, prestazioni differibili)
nell’anno 2012:
Tali
dati confermano come il cittadino, pur registrando lievi inversioni, ancora si
rivolge prevalentemente al Pronto soccorso in quanto sul territorio ritiene e
purtroppo è così, salvo qualche rara eccezione che non vi siano altre strutture
in grado di dare risposte immediate ed efficaci.
Stendiamo un velo pietoso sulle Residenze Sanitarie
Assistite, quali strutture
residenziali extra ospedaliera finalizzate a fornire accoglimento, prestazioni
sanitarie e di recupero, tutela e trattamenti riabilitativi ad anziani in
condizioni di non autosufficienza fisica e psichica, privi di supporto
familiare che consenta di erogare a domicilio gli interventi sanitari continui
e l’assistenza necessaria. Nessuna Residenza Sanitaria Assistita Pubblica su
tutto il territorio provinciale, ma paradossalmente ne registriamo 7 private: 4
a Messina con 120 posti letto oltre 40 per malati di halzeimer, 1 a Milazzo con
20 posti letto, 1 a Patti fisioterapica con scarsa assistenza, 1 a S. Marco
d’Alunzio la nuova nascitura.
Accordi politici, convenzioni con strutture private
con adeguamento mirato, occupazione per i pochi intimi, tutti interrogativi che
ci poniamo. Non si può dire che l’attivazione delle RSA pubbliche è da
ricercarsi nel mancata disponibilità di strutture, proprio perché ne esistono
di strutture inutilizzate ma ristrutturate per tale scopo, a S.Angelo di Brolo
come a Patti.
Vale lo stesso discorso per le Comunità
Terapeutiche Assistite, ove ne risultano 3 pubbliche di cui una a
Messina non attiva per ristrutturazione, una a Milazzo senza Posti Letto e
l’altra a Barcellona con 20 Posti letto
Pullulano quelle private, in convenzione io in
gestione mista con Cooperative. Di queste ne contiamo circa 5: Saponara, Barcellona,
Patti, S.Agata di Militello. Sulle Comunità Terapeutiche oggi è necessario
porre l’attenzione proprio perché, per disposizioni assessoriali, oltre i 36
mesi i pazienti non possono essere mantenute nel presidi ospedalieri.
Non possiamo pesare che RSA o CTA pubbliche non
possono attivarsi per mancanza di personale o di immobili idonei allo scopo.
Immobili e Asp
Ed è proprio di immobili che l’Azienda Sanitaria ne dispone anche in
buono stato, disponibili e non utilizzati. Basti pensare che l’Azienda dispone
di un patrimonio, fra fabbricati e terreni di circa 410 unità immobiliari di
cui 45 fabbricati disponibili ma inutilizzati, e ben 210 unità feudi terrieri
sparsi da Messina a Barcellona, da Patti a Milazzo, da Monforte San Giorgio a
Novara di Sicilia ed in tantissimi altri Comuni del territorio provinciale. Un
valore inestimabile e non quantificabile in quanto non riusciamo a poter
leggere i dati relativi a valore reale, fitti e introiti.
Purtroppo, pur volendo tralasciare, ma certamente
importante e strategico, lo scollamento ed il mancato raccordo tra Distretto
Socio – Sanitario 26 e Aziende Ospedaliere, l’Assistenza Domiciliare
per persone anziane e disabili a rischio di non autosufficienza, parzialmente
autosufficienti o totalmente non autosufficienti temporaneamente o
permanentemente, per patologie croniche stabilizzate che non richiedono il
ricovero in strutture ospedaliero a Messina e provincia si può ricevere
rivolgendosi solo ai privati convenzionati, che da Taormina a Mistretta ne contiamo
ben 8 con affidamento alla Società
Medicasa per Taormina, S.Agata di Militello e Consorzio SISIFO per
Messina, Lipari, Patti, Mistretta.
Affidamenti fatte dall’Azienda Sanitaria sapendo che
molti lavoratori dei servizi riabilitativi vengono licenziati per mancanza
proprio di prestazioni che si è preferito affidare ad altre Cooperative come
quelle citate.
Meriterebbero una rifunzionalizzazione anche le 103
Guardie Mediche dislocate sul territorio provinciale che dovrebbero
essere in stretto raccordo ed armonizzate anche con gli ambulatori dei medici
di base. Non ci apre che sia perfettamente così, sapendo che soprattutto nelle
zone montane, sprovvisti di strutture ospedaliere o di prima assistenza, nelle
ore pomeridiane ed il sabato e la domenica si registrano dei vuoti ed una
mancanza di coperture di determinate fasce orarie diurne.
Sul 118 il giudizio è solo positivo
per il forte senso di appartenenza degli operatori ma la nostra provincia è la più vasta, con un territorio
variegato e frastagliato rispetto alle altre province.
Purtroppo Il numero delle postazioni è insufficiente
per il rispetto dei parametri del 118, quali soprattutto i tempi di intervento,
come è fallimentare l’introduzione delle auto mediche, inoltre è ancora alto il
ricorso a personale in incentivo.
Intervista a Calogero Emanuele, segretario Cisl Fp Messina