23 luglio 1985
Per soli quattro
minuti ….Mercoledì 23 luglio 1985 si chiudeva con uno scontro tra il primo
cittadino ed il commissario regionale Letterio Corvo, la breve esperienza della
Giunta di Centro sinistra guidata dal sindaco Angelo Li Donni.
Doveva essere un tranquillo passaggio di consegne. Invece a Lipari, dal
lunedì 21 c'era aria di tempesta. Il dottor Letterio Corvo, commissario
regionale incaricato di reggere il Comune dopo che il Tar aveva annullato le
elezioni di maggio, non potè prendere possesso delle sue funzioni. Sulla sua
strada trovò il sindaco Angelo Li Donni che, giudicando irregolare la procedura
di nomina adottata dall'assessore regionale agli Enti locali, aveva rifiutato
di lasciare la poltrona ed aveva presentato una denuncia al carabinieri, ipotizzando
pesanti violazioni della legge.
Nessuno ci ha ancora
comunicato ufficialmente la decisione del Tar —
dichiarava il sindaco — il commissario si
è presentato, lunedì mattina, nel mio ufficio senza che il suo arrivo fosse
stato preannunciato, senza che nessuno ci avesse ancora reso nolo lo
scioglimento del Consiglio comunale. Non potevo far passare sotto silenzio una
così palese violazione della legge, sarei venuto meno ai miei obblighi di
sindaco.
Questa la vicenda.
Il 19
aprile 1985 la commissione elettorale mandamentale di Lipari, escludeva la
lista della Dc per un ritardo di quattro minuti. I dirigenti democristiani,
furibondi, preannunciavano ricorso, sostenendo che si trattava di un errore
della segreteria. A Lipari la Dc, nelle ultime elezioni, aveva raggiunto oltre
il 70 per cento dei voti. Non sembrava vero. La democrazia cristiana fuori da
giochi!!!
Seguì una campagna elettorale “anomala” con alcuni esponenti democristiani
che puntavano su candidati trasversali delle liste in competizione con “Unità per il Cambiamento” (data per
vincente) come alternativa ai ricorsi in itinere, augurandosi di trovare
“mercenari” pronti a spostare le loro posizioni.
Il 12 maggio 1985 le elezioni si svolgono regolarmente con la
successiva costituzione del nuovo consiglio comunale. Votarono 6.608 eoliani, le Liste: “Primavera Eoliana” 749 voti; MSI 476;
PRI 694; Unità per il cambiamento 2082; PSI 1476; PSDI 828. La Lista “Unità per il Cambiamento” (dissidenti
Dc, comunisti e indipendenti di sinistra) con la maggioranza relativa riuscì a
portare sulla poltrona di primo cittadino, il Dott. Angelo Li Donni con il
sostengo di socialdemocratici e repubblicani. Tuttavia la sua amministrazione
avrà vita breve, circa due mesi. La Democrazia cristiana non accettava
l'esclusione, sostenendo di aver presentato la propria lista in tempo utile e
accusava il segretario comunale di aver commesso un errore nella registrazione
dell'ora. Sulla base di queste argomentazioni venne presentato un primo ricorso
alla Commissione elettorale mandamentale (Cem) che lo respinge. La Dc passava
allora al Tar di Catania dove presentava due ricorsi: uno, subordinato ad una
querela per falso contro il segretario comunale; l'altro, in cui veniva impugnata
la legittimità della convocazione del Cem per la mancata presenza di uno dei
componenti supplenti nella Commissione elettorale. E' proprio questo secondo venne
accolto dal Tar.
Il 17 luglio 1985 il tribunale
amministrativo di Catania, sezione per la Sicilia orientale, accoglieva la richiesta
della DC di annullare le elezioni amministrative. Un'esclusione ingiustificata,
secondo i giudici del Tar: che avevano esaminato gli incartamenti, ascoltate le
testimonianze del segretario comunale di Lipari, si era infatti accertato che
l'orario segnato sul registri non era quello di presentazione, ma dell'avvenuta
verbalizzazione. Risultato: le elezioni venivano annullate, il Consiglio
comunale dichiarato decaduto. Entro un mese la Regione avrebbe dovuto designare
un commissario e prima della fine di dicembre si sarebbero dovute svolgere le
nuove elezioni.
Una sentenza, quella del Tar, accolta con apparente rassegnazione
dall'amministrazione di Lipari. Non era stata presa in considerazione neanche
l'eventualità di un ricorso. Tutti si preparavano a lasciare il campo affilando
le armi per le prossime elezioni. Nulla. Insomma, che facesse prevedere il braccio
di ferro di questi giorni, destinato a suscitare polemiche.
La resa dei conti arrivò il 25 maggio successivo con le nuove elezioni,
anche queste “anomale” in quanto si tornò a votare con le liste bloccate
dell’anno precedente. Provate ad immaginare tutti quelli che si erano ritenuti
traditi, trombati, scaricati dalle prima tornata elettorale “costretti” a
convivere da separati in casa; una vicenda pirandelliana.
La DC risultò il primo partito ma fortemente ridimensionato; aveva 21
consiglieri e ne perse 4; Pci e indipendenti ne avevano tre e ne guadagnarono
altri tre. Votarono 7717 elettori, una percentuale del 79,1 contro l'84,5 delle
amministrative del 1980. Quello che seguì è forse il quinquennio peggiore degli
ultimi cinquant’anni.