Dimissioni? «Mai, sarà l’Assemblea a decidere». Perché «se me ne devo andare, lo farò per motivi politici e non per le false intercettazioni che hanno offeso non solo me, ma anche il Parlamento e tutti i siciliani». Crocetta ribadisce che deve essere la maggioranza Pd-Udc a sfiduciarlo e, in ogni caso, prima bisognerà approvare tutta una serie di riforme: dalle Province all’acqua pubblica, risolvendo ovviamente anche l’intricata grave questione del buco miliardario dei conti della Regione. È l’unica concessione che Crocetta fa al Pd con cui il dialogo è ai minimi termini. Democratici che a loro volta hanno inviato la “pratica Crocetta” a Renzi. Un vertice è previsto infatti nei prossimi giorni al Nazareno per avviare l’exit strategy.
Intanto il governatore apre un altro fronte e chiede al settimanale “L’Espresso” un maxirisarcimento di 10 milioni per la pubblicazione dell’intercettazione, poi ripetutamente smentita dalla Procura di Palermo, della conversazione in cui al suo medico personale, Matteo Tutino, veniva attribuita la frase «bisogna far fuori la Borsellino, come suo padre»
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