“Deluso dall’esito del congresso? E perché mai, semmai soddisfatto e compiaciuto: sono stato votato da 427 delegati ed il segretario uscente, Lorenzo Cesa, da sette anni alla testa dell’Udc, ha avuto quattro voti più di me. I delegati siciliani erano 55…”.
Gianpiero D’Alia, reduce dal congresso, protagonista con Cesa di un acceso, ma civile, confronto, è in gran forma, per nulla provato dall’esito della consultazione.
È entrato Papa, ed è uscito Cardinale. Né ministro né segretario.
Sta leccandosi le ferite? Non le rode per niente di essere stato sconfitto?
“E’ stato un congresso vero, nessun patteggiamento, nessuna trincea. Non ci siamo divisi sulla linea politica ma sull’organizzazione da mettere in campo affinché la linea prevalesse”.
La sua diversità in che cosa consisteva? È stato difficile coglierla.
“Invece sarebbe stato semplice. Ho proposto un forte ricambio del gruppo dirigente, una inversione di tendenza, una modalità di gestione nuova. Metà del partito la pensa esattamente come me. Le pare poco?”
Sulla linea politica, tutti uniti…
“Lavoreremo insieme con Angelno Alfano per costruire l’area dei moderati. L’area popolare non finisce con l’Udc e il Ncd, c’è anche Forza Italia. Dobbiamo pur riflettere sul fatto che il venti per cento degli italiani votano Berlusconi ancora. Abbiamo aperto una riflessione, un cantiere sui moderati. Ci interessa capire…”
Dovrà essere un poco berlusconiano in futuro…
“Nemmeno per idea, sono moderato, riformista e popolare, non berlusconiano. Abbiamo contribuito, e continueremo a farlo, alla pacificazione del paese, per creare le condizioni di una svolta riformista: dobbiamo fare le riforme, a cominciare dal titolo V della Costituzione, i rapporti fra Stato e Regione. E’ un passaggio cruciale, richiede ampia condivisione. Il centrodestra sbagliò legiferando da solo sul porcellum, il centrosinistra sbagliò sul titolo quinto. Dobbiamo trarre una lezione da questi errori”.
La sua “vittoriosa” sconfitta svantaggerà l’asse che lei ha pazientemente costruito con Angelino Alfano?
“No, per niente, venerdi partecipiamo al congresso dei popolari europei a Dublino, che sancirà l’adesione al Ppe del Nuovo centrodestra di Alfano”.
E in Sicilia, l’asse regge?
“Certo che regge. Abbiamo proposto con forza, e continuiamo a farlo, l’ingresso nella maggioranza di governo, del Nuovo Centrodestra nella giunta di governo. È un’operazione politica essenziale, che ci allinea a Roma e regala stabilità e governabilità alla Sicilia, ciò di cui si sente fortemente bisogno”.
Non ci pare che le sue sollecitazioni siano state finora accolte, né dal Ncd né dal Pd…
“Si vuole mantenere il lombardismo? Le maggioranze liquide? Noi proponiamo la formula Renzi e ci pare di essere nel giusto. Non si tratta di rifare gli equilibri politici, che interessano poco alla gente, ma di realuzzare un’agenda di riforme e cose da fare, urgenti, nell’interesse della Sicilia. Altrimenti il governo è ostaggio di pochi, coloro che vogliono lasciare le cose come stanno”.
Qual è la posizione dell’Udc sul rimpasto di governo?
“E’ un problema che non ci affligge. Ci interessa completare la manovra sui conti pubblici, approvare la nuova legge che permette il pagamento delle imprese che vantano crediti per 670 milioni dalla Regione ed immettere sul mercato circa un miliardo. Una iniezione di liquidità che dia una mano alla ripresa. Poi c’è il disegno di legge dall’assessore Valenti, la semplificazione burocratica. Infine, siamo interessati a costruire una cabina di regia sull’uso dei fondi europei rimodulati dal governo Letta, sei miliardi di euro in sei anni, dal 2014 al 2012”.
Il governatore Crocetta ha detto che le sarebbe andata meglio al congresso se non l’avesse trattato male.
“Se l’avessi trattato male, non sarebbe presidente della Regione, visto com’è andata. A meno che non voglia guadagnarsi la fama di menagramo…”
Allora, onorevole D’Alia, ci dica la verità, farete spazio nel governo per allargare la maggioranza?
“Ripeto, per noi il governo può rimanere così com’è. Se Crocetta crede che la squadra di governo non sia adeguata, la cambi, altrimenti vada avanti, ma è un tema che non ci appassiona. Ciò che ci interessa, come ho detto, è ben altro”.