Se Rosario Crocetta fosse osannato da tutta la plateacome Gianni Morandi nelle esibizioni canore nella sua Bologna, vorrebbe dire che intrallazzi, malandrinerie, mafie, truffe e prepotenze perpetrate in Sicilia sarebbero pura invenzione del cinema, dei giornali e dell’autorità giudiziaria: avremmo assistito alla serie dei Soprano’s, lunga quanto Beautiful. Una fiction, vissuta come un incubo. Ma le cose stanno diversamente, come sappiamo.
Il governatore ha molti, moltissimi fan, ma anche molti detrattori che gli rimproverano di fare “schiuma” (se volete, bollicine): troppo teatro, sceneggiate, mascariamenti.
I primi lo inneggiano perché combatte come San Michele contro il Drago giorno e notte, senza paura e senza riposarsi. Starebbe uccidendo il drago poco a poco, spegnendo una ad una le sue bocche di fuoco. Tagliargli la testa con un colpo solo, sarebbe la cosa migliore, ma il Drago ha molti alleati e San Michele non è il Padreterno.
I detrattori paragonano Rosario Crocetta ad un venditore di fumo, che ricorda magari il generale Cascino, l’eroe armerino della prima guerra mondiale, che gridò ai suoi soldati: siete la valanga che sale. I soldati s’inerpicavano sul costone di una montagnola sotto il tiro delle mitragliatrici austriache per conquistare la vetta, e cadevano uno dopo l’altro. Crocetta starebbe mandando i siciliani a morire: la valanga non può salire, è una finzione dannosa. Le sue sarebbero perciò parole d’ordine fasulle.
Il presidente della Regione non può essere che San Michele il quale scaccia il Drago o quel generale della valanga che sale?
Mettiamo il caso che sia una persona normale, dotata di sufficiente buonsenso e competenza, e che a differenza dei suoi predecessori, abbia cambiato stile di governo per ottenere risultati accettabili.Immaginiamo anche che possieda qualche principio (o comandamento) da far valere. Per esempio: non rubare, non appropriarsi del bene pubblico, delle risorse dello Stato, del patrimonio di tutti. Mettiamo che sia una persona normale, dunque, come dovrebbe esserlo qualunque amministratore, quindi con limiti, velleitarismi, piccoli vezzi, e sia, nella fattispecie, anche un narciso poco “strafalario”, nel senso che una ne fa e cento ne pensa ed inevitabilmente si avvita.
Ove prendessimo in seria considerazione questa condizione, forse si capirebbe più facilmente perché,rompendo con le tradizioni di omertà, da politico bon vivant, accortosi di una avvilente furbata ai danni della Regione, non ci abbia pensato su due volte e abbia denunciato il fatto alla magistratura. E’ successo, infatti, che dei signori, interni o esterni alla pubblica amministrazione, non si è ben capito,hanno compiuto un bel viaggetto in Canada attribuendo le spese alla Regione siciliana.Crocetta e il suo assessore, l’ex sindacalista Lo Bello, hanno raccolto la documentazione idonea, si sono recati alla Procura di Palermo per denunciare l’episodio e gli “attori” principali, poi hanno organizzato una conferenza stampa per raccontare la vicenda. L’intenzione è di far sapere che si regoleranno sempre allo stesso modo.
Il costo del tour canadese ammonta a quasi 50 mila euro, la spesa non è la fine del mondo, ma provate a moltiplicare per cento, mille episodi di questo genere, nel tempo, ha suggerito il governatore, e trovate una delle ragioni per le quali la Regione siciliana sta in braghe di tela.
Il presidente della Regione sospetta di stare nuotando nel malcostume. Facendo qualche calcolo approssimativo, sostiene, le ruberie scoperte negli ultimi mesi potrebbero ammontare a circa duecento milioni di euro, la cifra del deficit accumulato nello stesso periodo. I conti non sarebbero a posto senza gli scippi, ma almeno avrebbero pareggiato.
La normale amministrazione ha bisogno del fascino rivoluzionario, Rosario Crocetta se ne fa carico. La Sicilia, che ne ha visto di tutti i colori, vive le suggestioni di un rivoluzionario che fa delle cose normali. E chissà che non sia questa, la normalità rivoluzionaria, la ricetta giusta per affrontare efficacemente le malandrinerie.
Il governatore ha molti, moltissimi fan, ma anche molti detrattori che gli rimproverano di fare “schiuma” (se volete, bollicine): troppo teatro, sceneggiate, mascariamenti.
I primi lo inneggiano perché combatte come San Michele contro il Drago giorno e notte, senza paura e senza riposarsi. Starebbe uccidendo il drago poco a poco, spegnendo una ad una le sue bocche di fuoco. Tagliargli la testa con un colpo solo, sarebbe la cosa migliore, ma il Drago ha molti alleati e San Michele non è il Padreterno.
I detrattori paragonano Rosario Crocetta ad un venditore di fumo, che ricorda magari il generale Cascino, l’eroe armerino della prima guerra mondiale, che gridò ai suoi soldati: siete la valanga che sale. I soldati s’inerpicavano sul costone di una montagnola sotto il tiro delle mitragliatrici austriache per conquistare la vetta, e cadevano uno dopo l’altro. Crocetta starebbe mandando i siciliani a morire: la valanga non può salire, è una finzione dannosa. Le sue sarebbero perciò parole d’ordine fasulle.
Il presidente della Regione non può essere che San Michele il quale scaccia il Drago o quel generale della valanga che sale?
Mettiamo il caso che sia una persona normale, dotata di sufficiente buonsenso e competenza, e che a differenza dei suoi predecessori, abbia cambiato stile di governo per ottenere risultati accettabili.Immaginiamo anche che possieda qualche principio (o comandamento) da far valere. Per esempio: non rubare, non appropriarsi del bene pubblico, delle risorse dello Stato, del patrimonio di tutti. Mettiamo che sia una persona normale, dunque, come dovrebbe esserlo qualunque amministratore, quindi con limiti, velleitarismi, piccoli vezzi, e sia, nella fattispecie, anche un narciso poco “strafalario”, nel senso che una ne fa e cento ne pensa ed inevitabilmente si avvita.
Ove prendessimo in seria considerazione questa condizione, forse si capirebbe più facilmente perché,rompendo con le tradizioni di omertà, da politico bon vivant, accortosi di una avvilente furbata ai danni della Regione, non ci abbia pensato su due volte e abbia denunciato il fatto alla magistratura. E’ successo, infatti, che dei signori, interni o esterni alla pubblica amministrazione, non si è ben capito,hanno compiuto un bel viaggetto in Canada attribuendo le spese alla Regione siciliana.Crocetta e il suo assessore, l’ex sindacalista Lo Bello, hanno raccolto la documentazione idonea, si sono recati alla Procura di Palermo per denunciare l’episodio e gli “attori” principali, poi hanno organizzato una conferenza stampa per raccontare la vicenda. L’intenzione è di far sapere che si regoleranno sempre allo stesso modo.
Il costo del tour canadese ammonta a quasi 50 mila euro, la spesa non è la fine del mondo, ma provate a moltiplicare per cento, mille episodi di questo genere, nel tempo, ha suggerito il governatore, e trovate una delle ragioni per le quali la Regione siciliana sta in braghe di tela.
Il presidente della Regione sospetta di stare nuotando nel malcostume. Facendo qualche calcolo approssimativo, sostiene, le ruberie scoperte negli ultimi mesi potrebbero ammontare a circa duecento milioni di euro, la cifra del deficit accumulato nello stesso periodo. I conti non sarebbero a posto senza gli scippi, ma almeno avrebbero pareggiato.
La normale amministrazione ha bisogno del fascino rivoluzionario, Rosario Crocetta se ne fa carico. La Sicilia, che ne ha visto di tutti i colori, vive le suggestioni di un rivoluzionario che fa delle cose normali. E chissà che non sia questa, la normalità rivoluzionaria, la ricetta giusta per affrontare efficacemente le malandrinerie.