Caro direttore.
Nel proseguire il nostro viaggio
all’interno della Grande Guerra, vorrei dare ai lettori dei brevi cenni sulle cause che trascinarono gli stati Europei
nel vortice del conflitto. Spesso si tende a concentrare l’ottica cui gli eventi in questione si
riferiscono a un singolo episodio, in altre parole all’assassinio dell’erede al
trono Asburgico, Francesco Ferdinando e della consorte, avvenuto a Sarajevo il
28 giugno del 1914. Le cause al vero sono assai più complesse e andrebbero cercate iniziando dall’indomani
della caduta di Napoleone a Waterloo, con le varie spartizioni e rivendicazioni
territoriali tra i piccoli staterelli emergenti e i grandi imperi.
Nel 1914, l’Europa si vide catapultata fuori dal florido periodo (durato
quasi cento anni) di pace e di prosperità economica e sociale, passato alla
storia come la Bella Epoque. L’intero continente era definito come una
“locomotiva in corsa” che nessuno più poteva arrestare.
Dietro questa grandiosa facciata,
si celavano le mire espansionistiche e i rancori (vecchi e nuovi) tra gli
“Imperi centrali” (Germania – Impero Austro Ungarico – Impero Ottomano e Regno
di Bulgaria le “Nazioni Alleate” (Regno Unito – Francia – Impero Russo - dal
1915 Regno d’Italia - dal 1917 Stati
Uniti). Tutti in sostanza, si preparavano a una guerra che nessuno voleva ma che
per tutti appariva inevitabile. A questo si aggiunse la grande instabilità
politica degli stati balcanici.
Più che una locomotiva, l’Europa
era diventata una grande polveriera, che trova la sua miccia d’innesco, proprio
nell’atto compiuto dal nazionalista serbo Gavrilo Princip a Sarajevo, con
l’omicidio di Francesco Ferdinando Este, erede al trono d’Austria.
A distanza di un mese esatto, il 28 luglio 1914 l’Austria-Ungheria dichiarò guerra al Piccolo Stato Serbo a favore del quale si schiereranno Francia, Regno Unito e Impero Russo. In virtù del patto della “TRIPLICE ALLEANZA” stipulato il 20 maggio 1882 tra Germania, Austria e Italia, l’Impero Tedesco intervenne immediatamente nel conflitto, mentre l’Italia scelse invece un temporaneo periodo neutralità e riflessione.
La guerra assume così proporzioni enormi e da lì a poco la Germania invadendo il Belgio neutrale varcò il confine francese.
Il fronte si estese rapidamente dall’entroterra fino al mare e solo il 5 settembre 1914, gli allegati riuscirono a bloccare l’avanzata tedesca con la battaglia della Marna. Ogni tentativo di sfondamento del fronte da parte degli imperi centrali si rivelò inutile e nel mese di novembre, con la battaglia di
Ypres, la “guerra di movimento” si trasformerà in “Guerra di Trincea”.
La battaglia di Ypres segnerà anche la fine delle guerre convenzionali, così come fino allora il mondo le aveva conosciute e l’inizio della guerra moderna. Il progresso scientifico portato della Bella Epoque aveva di colpo messo a disposizione dei generali un nuovo tipo di armi, votate alla distruzione di massa (armi chimiche). Proprio a Ypres che per la prima volta, sarà utilizzato un nuovo tipo di gas a base di cloro (l’iprite) capace di uccidere e invalidare (anche con effetti permanenti) migliaia di soldati in pochi minuti.
Tornando indietro di qualche anno, è possibile comprendere, come anche l’Italia, sulla scia di tante altre nazioni, contribuì con la politica coloniale in Libia (voluta dal governo Giolitti) sfociata poi nel conflitto Italo Turco del 1911 – 1912, alla destabilizzazione dello scacchiere Balcanico. La facilità, con la quale la nostra nazione aveva costretto l’impero ottomano a negoziare un accordo di pace, risveglio i nazionalismi sopiti dei territori della Lega Balcanica sotto controllo Turco, tante che questi, iniziarono già prima della fine della campagna in Tripolitania (1911 – 1912) ad attaccare i possedimenti ottomani in area slava.
Approfondimenti e curiosità:Nella guerra per la conquista della Cirenaica e della Tripolitania, l’Italia schierò in campo un discreto numero di rudimentali velivoli (nove in tutto), che compirono per la prima volta nella storia, azioni di bombardamento aereo. Sempre per la prima volta nella storia, l’Italia impiegò nel trasporto delle truppe automobili
Fiat Tipo 2 e
motociclette SIAMT, favorendo lo spostamento di masse di soldati in tempi sempre più rapidi. Era ormai chiaro (anche se da molti compreso con forte ritardo) che le future guerre avrebbero assunto connotati devastanti ed inaspetti.
Al conflitto italo turco, presero parte anche soldati Eoliani. Tal evento è ricordato dalla targa commemorativa dei caduti della frazione di Quattropani, nella quale sono indicati i nomi di:
- Falanga Angelo e Falanga Angelo di Angelo morti proprio nel 1911 per fatti di guerra in Tripolitania e Cirenaica (Libia).
GIUSEPPE CIRINO