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mercoledì 26 dicembre 2012

CANTAFIA: “PRIMARIE FINTE DI SEL, TUTTO DECISO, I SOLITI NOTI…”

Le primarie hanno tante virtù, anche quella di mettere i partiti che non li adottano o li adottano di fronte alla realtà: sono il termometro della democrazia, la misura delle volontà di cambiamento, il potere delle nomenclature, le burocrazie o cerchio magico, per usare l’espressione leghista meno elegante.
Chi rinuncia a farle, vuol dire che non può farle, e non può perché non si vuole mettere “a concorso” le nomine a deputato oi senatore che la legge elettorale vigente regala ai segretari delle formazioni politiche. Inutile girarci attorno: le amazzoni del Pdl hanno la sciabola fuori dal fodero perché elettoralmente non contano niente, non possono contare sul consenso dei militanti e dispongono di un’unica opportunità per restare dove sono, a Montecitorio o Palazzo Madama, che il Capo li metta in lista nei posti giusti. L’elettore non può cambiare le cose.
I partiti che non adottano le primarie non sono tutti uguali: ci sono monarchie e cu sono anarchie, ci sono primarie da computer, una nuova carboneria informatica, e apparati inamovibili per amore e per forza.
In Sinistra ecologia e libertà è in corso una sollevazione generale, di cui in verità si sa poco o niente, perché quadri dirigenti territoriali e militanti hanno scoperto che sarebbero primarie finte. Nichi Vendola che tradisce la democrazia che predica ininterrottamente da una vita? Sembra impossibile, ma pare proprio che i criteri adottati dalla direzione del partito abbiano svuotato le scelte dei militanti.
Il bubbone è scoppiato a Palermo, dove Sel da tempo vive una stagione confusa, messo in mezzo dall’area antagonista ispirata da Leoluca Orlando (ed oggi anche dagli arancioni di De Magistris e Ingroia), e il Partito democratico, che è il partner “nazionale” alle prossime consultazioni di febbraio.
 “Sono primarie finte, non parteciperemo”, ha annunciato Franco Cantafia, ex deputato regionale e segretario provinciale della Cgil a Palermo. “Sono sbigottito, alla fine è diventata una partita persa in partenza per  chiunque non sia gradito dal gruppo dirigente romano…”.
 Perché ritenete che siano primarie finte?
 “Il conto è presto fatto: i parlamentari di Sel saranno una cinquantina, 23 sono stati “prenotati” dalla direzione del partito. Si vogliono mettere in campo competenze. Giusto. E’ bene che il partito disponga di uomini che sanno quello che fanno. Ma il resto, almeno quello, deve essere scelto dai militanti. Invece il resto, di fatto, lo sceglie Roma con un espediente: i capilista verranno assegnati dopo le primarie, sicché può capitare che il vincitore delle primarie nella sua circoscrizione, venga retrocesso al secondo o al terzo posto (c’è un obbligo di genere…), e quindi non ha chances”.
 Nichi Vendola è intervenuto?
“Bene che posso pensare, Nichi si è fatto cogliere impreparato, eppure Bersani è da sei mesi che ha   messo in moto la macchina del suo partito. Forse Nichi delega troppo oppure non controlla l’apparato, che volete che vi dica…”
 La protesta è solo siciliana?
 “No, affatto, ho notizia di proteste un poco ovunque. D’altra parte la decisione di distribuire dopo le primarie i capilista chiude il cerchio, trasforma le primarie in una presa per i fondelli…Non vorrei che si pensasse ad una protesta interessata. Per esempio, io mi sono candidato alle primarie per il Senato, dove non ci sono chance. E’ una questione importante….”
 Centralismo democratico. Ce l’avete nel partito ancora.
 “Cerco di capire, hanno paura che la spuntino i non allineati, parlamentari non affidabili sulla linea del partito. Una volta eletti potrebbero creare problemi a Sel e alla coalizione”.
 Il vostro è una ammutinamento contro il partito, contro il “capitano” o che cosa?
“La nostra è una legittima protesta per ottenere il ripristino di criteri democratici. Abbiamo deciso di restare fuori, infatti, nulla di più”
 Non c’è la sirena arancione che vi ha attratto?
“Nemmeno per idea. Mi batto per il cambiamento e noto che tutto gira attorno ai soliti noti…”
 Chi sarebbero?
“Claudio Fava, Erasmo Palazzotto, Celeste Costantino, Francesco Forgione e il tesoriere Boccadutri. Resterebbero fuori uomini di grande valore, come Gaspare Giacalone, sindaco di Petrosino. Un giovane che ha abbandonato il suo lavoro alla City di Londra per amministrare la sua città, ottenendo un successo  strepitoso ed imprevisto di consensi. E’ questo il partito che vogliamo. Con tutto il rispetto dei soliti noti. Ai quali non vogliamo precludere l’accesso. Vogliamo che si misurino con la democrazia, nulla di più”.
 Il Sel di Sicilia ha avuto sbandamenti. Siete stati oppositori e alleati del centrosinistra. La Sicilia potrebbe essere determinante.
 “E’ vero, ci sono stati sbandamenti, ma il patto con Pd e Psi è una scelta nazionale. Chi non lo accetta, è fuori dal partito. E questo vale per tutti, Sicilia e non”.

Babbo Natale arriva a Marina Corta dal mare (Foto Giancarlo D'Ambra)

FINE DI UN ANNO, TEMPO DI VERIFICHE. CAMBIARE SISTEMA SI DEVE E SI PUÒ

Siamo così arrivati alla fine di un anno dai risultati paradossali che non possiamo esimerci di ricordare e meditare.
1. il 30% degli Italiani vive in stato di povertà  o esclusione sociale mentre il 10% possiede il 50% della ricchezza del Paese;
2. Durante il 2012,  sono nati 560 mila bambini a cui è stata consegnata in eredità un’ipoteca di 3,5 milioni di euro di debito pubblico, il più alto d’Europa. Il 7% dei minori  – pari a 720.000 – vive in povertà assoluta: 417 mila dei quali residenti al Sud.
3.  L’incidenza di povertà assoluta e’ pari al 5,2% corrispondente a 1 milione e 297 mila famiglie per un totale di 3 milioni e 415 mila individui.
4. I senza tetto in Italia sono circa 50.000. Di essi, il 62% lo è diventato dopo aver perso il lavoro, soprattutto a seguito di licenziamento o della chiusura dell’azienda dove erano impiegati (22,3%) oppure per il fallimento della propria attività (14,3%). Solo il 6,7% dei senza tetto non ha mai avuto un’occupazione.
5. Gli attuali 2,9 milioni di disoccupati rappresentano il massimo storico. Tra i giovani, il tasso di disoccupazione ha toccato il 36,5%. I precari sono 2 milioni 877 mila, il livello più alto dal terzo trimestre del 2004. I dipendenti a termine sono 2 milioni 447 mila: il dato più alto dal terzo trimestre 1993. I lavoratori part time hanno raggiunto la soglia record di 3 milioni 847 mila unità
6. Quasi 35 imprese al giorno hanno chiuso i battenti nei primi sei mesi del 2012: Si tratta di 6.321 fallimenti:oltre 1000 al mese. E dal gennaio 2009 sono complessivamente 39.159 le imprese che hanno portato i libri in tribunale.
Il Prodotto Interno Lordo si è ridotto in un anno del 2,4% e i consumi di oltre il 3% mentre il debito pubblico ha superato la cifra critica dei 2000 miliardi. Sono cifre da periodo bellico
Questi dati drammatici ci ricordano le conseguenze tragiche della crisi attuale dovuta non certo a mancanza di risorse in seguito a guerre, pestilenze o carestia ma alla finanziarizzazione dell’economia all’interno della quale si pone l’adozione della cosiddetta “politica del rigore” e l’adozione legalizzata a livello internazionale di interessi da strozzini del tutto ingiustificati e insostenibili. Tutto ciò che produciamo va a finire nelle tasche di speculatori che chiedono il 5% di interesse per un rischio Italia inesistente! Non vale più la pena investire nell’economia perchè si guadagna molto di pià speculando nel settore finanziario. Per non parlare delle borse dove il 75% delle transazioni sono di natura speculativa.
E’ questo il modello fatto proprio dal prof. Mario Monti fino a ieri Presidente del Consiglio dei Ministri, pienamente appoggiato dal Presidente Giorgio Napolitano e dal Presidente della Commissione Episcopale Italiana (CEI), Card. Angelo Bagnasco. E’ difficile capire come facciano i cattolici a giustificare una tale situazione di barbarie apertamente contraria al pensiero del “bambinello di Nazareth” che non lascia alcun dubbio nel suo messaggio che lo porterà alla morte. Lo diceva con chiarezza: “Non si può servire Iddio e Mammona”; per non parlare della famosa affermazione: “E’ più facile che un camello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli”. A Lui non interessava piacere ai potenti ma al Padre suo che sta nei Cieli e sulla terra.
Mario Monti si è finalmente dimesso ma non basta. Il disastro non è certo causato da una sola persona ma da uno sciagurato sistema internazionale che fa capo al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Centrale Europea, alle società finanziarie e bancarie, alle lobbies politiche americane, ai paradisi fiscali, alle società di rating, ecc. E non è certo che il populista Silvio Berluscono promette di far meglio!
Occorre cambiare sistema soprattutto la gente di Sicilia che soffre più degli altri questa crisi.
Non più un sistema poggiato su una persona e sul predominio del Capitale ma sulla centralità della persona umana, su un un nuovo Umanesimo classico e cristiano, senza tema di sconvolgere il cosiddetto “ordine costituito”, sapendo bene che l’attuale non può considerarsi un “ordine” ma il maggiore disordine possibile.
Monti è stato bravo a tenere nascosta la sorgente del disastro facendo credere che il problema era interno al nostro Paese. Sta ora a noi, avviare la grande rivoluzione etica, morale e culturale contro la barbarie del capitale iniziando dal radicale cambiamento delsistema dell’Unione Europea e degli organismi finanziari mondiali.
Facciamola questa rivoluzione in nome dei nostri figli o del bambinello di Nazareth, festeggiando il Natale. Oppure, facciamola in nome di un illuminismo laico. Scegliamo il modo e i tempi, ma faciamola nell’interesse esclusivo nostro e dei nostri figli.
Iniziamo dalla unica rivoluzione essenziale capace di cambiare il mondo: la rivoluzione morale all’interno di ciascuno di voi.
I Greci avevano scritto sul frontone dei loro templi la massima che ritenevano vitale per lo sviluppo di ogni membro della Comunità: “Conosci Te stesso” Sebbene siano trascorsi oltre 2500 anni, rimane ancora oggi questo, l’augurio migliore che possiamo rivolgere a noi stessi e ai nostri più cari amici perchè è da esso che può scaturire l’autentico messaggio di Pace che il Natale ci porta: “Shalom, Salam, Pax”.

IL QUARTETTO DEI SICILIANI SUONA SOLO PER SILVIO. COME APICELLA

Il quartetto dei siciliani – Angelino Alfano, Ignazio La Russa, Gianfranco Miccichè e Renato Schifani – suona solo per Silvio. Come Apicella. Si perdono nella notte dei tempi le recriminazioni, i distinguo, i rimproveri, le contestazioni, gli sgomitamenti, le fughe in avanti, l’esibizione di muscoli. Tutto finito, Silvio forever.
Il primo a tornare suoi suoi passi è stato Angelino Alfano, poi sono arirvati Ignazio La Russa e Gianfranco Miccichè, infine è stato il turno di Renato Schifani. Avevano promesso sfracelli, ed ora si sono ritrovati allineati e coperti come un sol uomo. Anche la decisione di Ignazio La Russa di lasciare il Pdl per presentare una sua lista, Centrodestra nazionale, di affiancamento, sta dentro la strategia di Silvio Berlusconi, che l’aveva illustrata e sostenuta trovando resistenze e dissenso. Una separazione consensuale e concordata nei minimi dettagli. Ignazio resta uno dei colonnelli del Cav, cui è stato affidato di combattere il nemico fuori le mura.
Torniamo a Angelino Alfano. Aveva una sua idea di partito – elezione dei dirigenti, organismi democratici, radicamento nel territorio, primarie ecc – ed un proposito ben preciso: dare vita ad un grande partito popolare ad immagine somiglianza del Ppe.
Da delfino a leader, sembrava fatta. Con le primarie alle porte e il rassemblement popolare possibile, è crollato tutto. Avesse assunto le redini del Pdl e “pensionato” il Cav, l’area dei moderati sarebbe diventata un’opzione concreta. E’ prevalso il Cavaliere a tutto campo con l’invito a Mario Monti di guidare la coalizione dei moderati, la cui sorte era segnata, mentre ad Alfano è toccato di trasformarsi in killer di Mario Monti pronunciando alla Camera la requisitoria contro il presidente del Consiglio e il suo governo e l’uscita dalla maggioranza che ha provocato le dimissioni del Professore e il conseguente scioglimento delle Camere.
“Mai più con Berlusconi”, aveva detto a squarciagola Gianfranco Micciché quando il gruppo dirigente del Pdl siciliano lo ha “evirato”, sconfessando il Cavaliere. Era il candidato del centrodestra alla Presidenza della Regione con una investitura di Berlusconi. Mai avrebbe immaginato che Castiglione, Cascio, ed altri si mettessero di traverso fino a far cambiare idea al Cavaliere. Ma è andata così, e Miccichè ha sospettato che il suo mentore l’avesse tradito o che, comunque, avesse difeso la scelta tiepidamente. Da qui l’anatema, quel “mai più con Berlusconi”. Tutto dimenticato? Di necessità virtù?
Pare proprio di sì. Del resto qual è l’alternativa?
L’ultimo componente del quartetto, il Presidente del Senato, Renato Schifani, si è esibito in una difesa d’ufficio del cavaliere e in una critica a Mario Monti, apprezzato ed a volte osannato. Era apparso il più critico nei confronti del partito e, di fatto, di Silvio Berlusconi, aveva incoraggiato l’anelito all’autonomia del suo sodale, Angelino Alfano, rimproverando una fase acuta di smarrimento al gruppo dirigente, definito la linea del Cav “grillismo d’imitazione” ed annunciato un manifesto per la terza repubblica di stampo montiano. Poi anche per lui è suonata l’ora della ritirata.
Ai giornalisti in Afghanistan, ha detto che il Professore si è comportato malamente, ha fatto malissimo a trasformare la sua conferenza stampa di fine d’anno in una confronto politico. Le sue critiche verso Berlusconi sono ingenerose. Quanto istituzionale sia la scelta del presidente del Senato, seconda carica dello Stato, di prendere parte alla disputa fra Monti e Berlusconi, è tutto da scoprire. Come si fa a pretendere che il Capo del governo non difenda la sua azione politica dopo avere subito un feroce attacco a Montecitorio da parte del segretario del Pdl, causa delle sue dimissioni?
Tutto questo è però secondario. I componenti del quartetto siciliano che avevano preso strade diverse hanno scelto di suonare agli ordini del Cavaliere. Avrebbero potuto esibirsi “altrove”? Che cosa sarebbe Apicella senza la voce familiare di Silvio Berlusconi?

FINE D’ANNO CON I BOTTI IN ASSEMBLEA MAL DI PANCIA E “IMMORAL” SUASION

Un fine d’anno senza precedenti nella storia dell’autonomia siciliana: l’attività si protrae fino all’ultimo giorno del 2012. Il 29 dicembre i deputati regionali torneranno a Sala d’Ercole per l’esame del bilancio provvisorio che permetterà alla Regione siciliana di tenere fede ai suoi oneri fino a quando non avrà un bilancio ed un documento di programmazione finanziaria.
Il governo disporrà dei “dodicesimi” grazie al “provvisorio”. Perché il mini-bilancio venga preso in esame – dapprima in Commissione bilancio e Finanze, quindi in Aula – il governo dovrà depositare l’intero bilancio unitamente al documento di programmazione.
Mentre il “provvisorio” può essere esaminato e discusso bastano anche ventiquattro ore, il bilancio completo ha bisogno di una sessione parlamentare ad hoc che impegna tutte le Commissioni legislative di merito e successivamente la Commissione Bilancio.
Il bilancio è l’unico adempimento inderogabile, l’unica ragione per la quale una legislatura può essere interrotta in anticipo. Naturalmente non ci troviamo in una situazione siffatta, il ritardo nella presentazione dei documenti finanziari sono dovuto, principalmente, ma non solo, al voto nel mese di ottobre. Non era mai avvenuto prima d’ora, le consultazioni si erano sempre svolte in primavera.
L’iter del bilancio, formalmente, non è ancora cominciato. Si lavora nei vari dipartimenti con il coordinamento dell’assessore all’economia, Bianchi. La data di approvazione in giunta dovrebbe essere il 27 dicembre.
L’agenda politica prevede un altro appuntamento importante, che riguarda l’Assemblea. Dovrebbe riunirsi il giorno 29 o il 30 dicembre il Consiglio di presidenza. Sarà la prima riunione dopo l’insediamento. Non è noto l’ordine del giorno. Il “governo” dell’Assemblea dovrebbe tuttavia affrontare, o decidere di non affrontare, una questione di estremo rilievo: i costi della gestione del Palazzo, dai contributi alle indennità. Sul tappeto la spending review, il cui decreto è stato approvato ed è diventato legge. Per le quindici regioni a Statuto ordinario non ci sono spazi di fuga. La mannaia scenderà e taglierà quasi il 50 per cento dei contributi. Fra gli adempimenti c’è anche la rendicontazione obbligatoria dei contributi ai gruppi parlamentari. Attualmente i gruppi parlamentari e consiliari (nei consigli regionali) non hanno alcun obbligo di rendicontazione. Il governo Monti ha ritenuto indispensabile intervenire dopo gli scandali in alcuni consigli regionali, come il Lazio e la Lombardia.
Nelle regioni a Statuto speciale, come la Sicilia, è un’altra storia. Il Parlamento regionale potrebbe sottrarsi ai tagli ma ne piangerebbe le conseguenze in termini di risorse. In Sicilia non arriverebbero i finanziamenti dello Stato, con l’eccezione di alcuni comparti (sanità, trasporti pubblici). Un rischio che la Sicilia non può certo correre.
La posizione del Presidente dell’Assemblea sul tema è nota. Giovani Ardizzone ha detto, e ripetuto, che intende proporre l’applicazione integrale del decreto Monti, ma suoi tempi e sulle modalità non è stato altrettanto netto. Le ragioni sono semplici: il recepimento dei tagli deve trovare d’accordo tutti, a cominciare dal consiglio di presidenza. Se trovasse resistenze anche i suoi buoni propositi non  basterebbero.
Pare che ci sia sotto traccia una immoral suasion da parte di gruppi di prima grandezza. Niente di ufficiale, perché chi si espone su questo tema, ne subisce conseguenze negative. C’è tuttavia una circostanza di cui bisogna tenere conto. A differenza che in passato è impossibile che il consiglio di presidenza adotti misure e provvedimenti all’unanimità e con le consuete modalità di riservatezza. Si conosceranno le decisioni di tutti i componenti del consiglio di presidenza. E’ una deterrenza di enorme rilievo che sollecita un cauto ottimismo.

PRIMARIE DI SEL, È BUFERA: MILITANTI SICILIANI IN FUGA


Polemica sulle primarie parlamentari. Ma questa volta non parliamo del Partito Democratico. Anche Sel, infatti, farà le primarie per eleggere i propri candidati al parlamento, ma la notizia è vecchia: il governatore della Puglia e leader del partito, Nichi Vendola, lo ha affermato pochi minuti dopo l’annuncio del segretario del Pd Bersani, cioè circa due settimane fa. E, anche se la notizia era stata maldigerita da alcune ‘aree’ del partito, si era deciso di ricalcare le regole per lo svolgimento delle primarie del Partito Democratico: un venti percento di ‘nominati’, due collegi elettorali (Sicilia 1 e 2) e, per il resto, le direzioni provinciali e regionali avrebbero dovuto approvare e presentare le candidature.
Ed è proprio sulle regole, come spesso è successo all’interno del Pd, che si è litigato. Oggi alcuni militanti siciliani di Sel che avevano intenzione di candidarsi alle primarie: non solo si sono ritirati, ma hanno anche annunciato che non parteciperanno ne’ all’organizzazione ne’, soprattutto, al voto. Tra questi, Ciccio Cantasia, componente del coordinamento regionale di Sel ed ex deputato regionale dei DS ai tempi del governo Cuffaro, Maria Guagliardito, del coordinamento provinciale di Palermo, Enzo Cilìa, coordinamento di Ragusa, e Gaspare Giacalone, sindaco di Petrosino.
La polemica è sorta dopo la decisione della direzione nazionale di Sinistra e Libertà, che si è tenuta sabato scorso, di aumentare a 23 il numero dei nominati che non si dovranno sottoporre alla prova delle primarie (se, come prevedono le proiezioni, Sel dovesse portare in parlamento circa 60-65 deputati sarebbe molto più del 20 percento stabilito), e di decidere dopo le consultazioni in quale collegio posizionare i vincitori, rischiando così di togliere il primato a chi ha ricevuto più voti in quel determinato territorio.
Queste le motivazioni per cui i vendoliani hanno detto “no ad una deriva antidemocratica sempre più vistosa in Sel che si manifesta, ancora, in questa scelta autoconservatrice”.
Per la Sicilia occidentale (Sicilia 1), i nominati dovrebbero essere due: Francesco Forgione e Celeste Costantino, su circa cinque parlamentari che Sel eleggerà, tra Camera e Senato, in Sicilia. Quasi il 50 percento.

ARDIZZONE: “APPUNTAMENTO A SABATO 29″: MUGUGNI IN AULA

Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone ha rinviato l’aula a sabato prossimo, 29 dicembre per discutere dell’autorizzazione per l’esercizio provvisorio 2013. Non sono mancati i mugugni a Sala d’Ercole dei deputati che non hanno gradito il rinvio durante periodo festivo.

Auguri a...Giuseppe e Cristina

Gli auguri di buon compleanno oggi sono per Giuseppe Grasso e Cristina Mollica
Volete fare gli auguri ai vostri cari? Inviateceli. Raccomandiamo solo di farlo con qualche giorno in anticipo. L'indirizzo a cui spedirli è s.sarpi@libero.it
N.B. Gli auguri (di qualunque genere) con le foto sono a pagamento (vedi tariffario in alto a questa pagina), così come gli auguri (anche senza foto) che non siano di Buon Compleanno

martedì 25 dicembre 2012

Eolienews di Salvatore Sarpi ed Eolnet augurano ai lettori e agli inserzionisti un Natale di pace e serenità


ARS, MUSUMECI E SOSPETTI: “CROCETTA? PERSONAGGIO PIRANDELLIANO…”


Il discorso che il governatore Crocetta ha tenuto ieri a Sala D’Ercole ha scatenato, tra i deputati, un “bel dibattito – parole del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone – , franco e libero da preconcetti”, che, però, è durato più di un’ ora e che ha avuto toni molto accesi. A cominciare da quelli usati da Nello Musumeci, ex rivale di Crocetta nella corsa alla presidenza della Regione.
“Lei sembra un personaggio scappato dalle pagine di un libro di Pirandello – così si è rivolto Musumeci al presidente della Regione – , riesce ad essere un sanculotto giacobino e un consumato doroteo”. L’accusa che l’ex candidato presidente ha mosso al governo, è quella di avere fatto un accordo sotto banco con il Movimento 5 Stelle. “L’ unico inciucio fatto in quest’aula porta la sua firma”, e in riferimento alle preoccupazioni di Crocetta su un eventuale accordo, più che semplicemente istituzionale, della maggioranza con il centrodestra, Musumeci ha risposto: “si rassegni Presidente, il centrodestra non cerca inciuci. Lei governerà, noi controlleremo”.
Simili, ma dai toni decisamente più sobri e pacati, le parole del capogruppo del Pdl Francesco Scoma.
“Ci sono ancora tanti proclami – ha riferito intervistato dai giornalisti dopo le dichiarazioni del presidente della Regione -, e tante sono le cose da realizzare. Ma i fatti concreti sono ancora pochi, e noi faremo il nostro ruolo all’opposizione vigilando sul governo”.
Se, quindi, dall’opposizione sono arrivati commenti amari, i partiti della coalizione che sostiene il governo hanno apprezzato a pieno le parole, e le intenzioni, del governatore. Il Partito Democratico, in particolare, si è espresso per bocca del capogruppo Baldo Gucciardi e del segretario regionale Giuseppe Lupo. Plauso alle azioni già intraprese e sostegno per quelle che vanno ancora messe in pratica, ma Crocetta ha “il sostegno del Pd, attraverso il massimo impegno per l’attuazione del programma presentato oggi in Aula”.
Ma Gucciardi ha anche dovuto rispondere alle critiche di Toto Cordaro, capogruppo del Pid, che ha accusato il Pd di essere “un partito di nani”. “L’opinione di Cordaro è poco cordiale – ha replicato il capogruppo dei democratici – , ma noi dimostreremo con i fatti qual è la statura politica e morale del nostro partito”.
Sarà il loro modo di scambiarsi gli auguri di Natale, ma gli animi dei deputati non avranno tempo per placarsi: il presidente Ardizzone ha rinviato la seduta a sabato 29 dicembre, con la possibilità che i lavori si protraggano anche domenica e lunedì 31. “Ci scambieremo qui anche gli auguri di capodanno”, il presidente dell’Ars ha salutato così i colleghi deputati. All’ordine del giorno, infatti, ci sarà la delibera dell’esercizio provvisorio, le norme in materia di gestione dei rifiuti e del servizio idrico, e le cosiddette proroghe dei precari.
I mugugni in Aula non sono serviti a niente, un paio di giorni di pausa e si torna a lavoro, “tutti insieme – ha detto Crocetta – per il bene della Sicilia”.
GLI INSERZIONISTI DI EOLIENEWS AUGURANO A TUTTI I LETTORI 
BUON NATALE

La Banda "Città di Lipari" suona davanti al presepe dell'Associazione Cosma e Damiano

Lipari. Babbo Natale arriva dal mare a Marina Corta

Alcune foto di Silvia Sarpi del "Villaggio natalizio" di Lami

La Banda "Città di Lipari" e il presepe nella "Chiesa della Madonna della neve" (foto Silvia Sarpi 2/2)

La Banda "Città di Lipari" e il presepe nella "Chiesa della Madonna della neve" (foto Silvia Sarpi 1/2)

Auguri del sindaco Marco Giorgianni

E' il tramonto di oggi, 25 dicembre, nella baia di Lipari...ma sembra maggio (foto Silvia Sarpi)

Lipari: Babbo Natale arriva dal mare a Marina Corta (foto Silvia Sarpi / 5 di 5)

Ricordiamo che l'iniziativa "Babbo Natale che arriva dal mare" è dell'Associazione Santissimi Cosma e Damiano

Lipari: Babbo Natale arriva dal mare a Marina Corta (foto Silvia Sarpi / 4 di 5)

Lipari: Babbo Natale arriva dal mare a Marina Corta (foto Silvia Sarpi / 3 di 5)

Lipari: Babbo Natale arriva dal mare a Marina Corta (foto Silvia Sarpi / 2 di 5)

Lipari: Babbo Natale arriva dal mare a Marina Corta (foto Silvia Sarpi / 1 di 5


Auguri a..... Giusy e Sabrina

Gli auguri di buon compleanno oggi sono per Giusy D'Auria e Sabrina Mandina Lo Presti
Volete fare gli auguri ai vostri cari? Inviateceli. Raccomandiamo solo di farlo con qualche giorno in anticipo. L'indirizzo a cui spedirli è s.sarpi@libero.it
N.B. Gli auguri (di qualunque genere) con le foto sono a pagamento (vedi tariffario in alto a questa pagina), così come gli auguri (anche senza foto) che non siano di Buon Compleanno

Gli auguri di Saverio Merlino

Il Natale è un sorriso dal cielo, è la gioia nel cuore, è scoprire che non solo a Dicembre il Natale brilla nei nostri cuori e se a Natale ogni stella fosse un desiderio esaudito  allora vorrei che per tutti, in ogni parte del mondo,  il cielo fosse pieno di stelle.

Auguri

Saverio Merlino

GESÙ NASCE, L’UMANITÀ RINASCE: È NATALE PER TUTTI

di Salvatore Parlagreco -
I giorni dell’anno sono tutti uguali meno uno, il giorno in cui gli uomini e le donne ricordano la nascita di Gesù. Non importa sapere se sia davvero il giorno giusto, basta avere coscienza che 2012 anni or sono nacque l’uomo che cambiò la storia del mondo. Si può dubitare di Gesù figlio di Dio, ma non della sua grandezza come uomo. Mai prima di lui era stata predicata l’uguaglianza, la fratellanza e la libertà. Mai prima di lui qualcuno si era rivolto ai deboli, agli umili, ai poveri, piuttosto che ai potenti, i ricchi, i nobili. Sarebbero passati quasi due millenni perché gli uomini comprendessero il valore del suo messaggio. Gli ultimi saranno i primi, così Gesù predicò la giustizia.
Gli uomni hanno uguale dignità davanti a Dio e davanti ai loro simili. La prevaricazione, la violenza, le ingiustizie sono il male, e il rispetto dell’altro, il riconoscimento dei diritti di ogni essere è un bene. Gesù chiese agli uomini che amassero il prossimo come se stesso e raccomandò che non facessero agli altri ciò che non avrebbero voluto che fosse fatto a se stessi. Niente di più grande e di più semplice per diffondere il diritto più grande, il diritto alla libertà, che deriva dall’uguaglianza.
Il messaggio di Gesù non è dottrina, non pretende la fede in un Dio ed in una religione, ma pretende la coscienza di sé come uomini, detentori di diritti inalienabili e responsabili di doveri ineludibili.
Quale pensatore, filosofo, sacerdote, uomo illuminato prima di Gesù aveva dettato le tavole della convivenza civile?
I dieci comandamenti sono rivolti agli uomini di fede, il messaggio di Gesù è rivolto a tutti: credenti, atei, agnostici seguaci di qualunque fede, ideologia o filosofia di vita.
Sia coloro che credono nell’Aldilà ed aspirano ad un Aldilà premiante, sia gli altri, che ad esso non rivolgono il loro pensiero, trovano nelle parole di Gesù conforto, giustizia, dignità. Le buone ragioni della convivenza e della libertà.
L’anniversario della nascita di Gesù è perciò un giorno di festa per l’umanità intera, non solo per il mondo cristiano.
Quanti, come lo scrivente, credono che Gesù sia il Messia, figlio di Dio, il Redentore dell’umanità, sanno che il suo messaggio di uguaglianza e fratellanza è un segno della sua origine divina. Non poteva che essere Gesù, il figlio di Dio, a ricordarci l’amore per il prossimo e l’uguaglianza. Dio ha ha voluto che gli uomini avessero coscienza delle libertà loro concesse. Tutte le libertà, anche quella di non ubbidirgli. La Fede è la ricompensa per la libertà ricevuta. L’amore per il prossimo, e solo l’amore per il prossimo, ci rende però meritevoli, come individui, del dono della libertà.
Auguri a tutti i nostri lettori.

Presepi a Lipari: Borgata Lami e Canneto


NATALE ALL’ARS. LA VIGILIA DI CROCETTA: “SICILIA, VIA LA MAFIA DALLA REGIONE”

di C.B. -
“La Sicilia ce la farà”. E’ la vigilia di Natale, e il presidente Crocetta, insieme con i novanta deputati di Sala d’Ercole, è a lavoro. Ieri mattina, infatti, il presidente della Regione ha presentato in Aula il suo programma, più tardi si riunirà la giunta di governo per approvare la legge di stabilità, il bilancio e l’esercizio provvisorio.
“Per rispettare gli impegni presi per i primi cento giorni di governo manca solo la ‘sburocratizzazione’della pubblica amministrazione, ma ci lavoreremo nel mese di gennaio”.
Fondi europei, patto dei sindaci, Ato, precari, parità di genere e norme di incompatibilità sono, invece, tutte norme già in corso di sviluppo. “Devono finire sprechi e privilegi tipici della ‘pratica del passato’ – ha detto Crocetta parlando con i giornalisti – . L’imperativo, adesso, è il risanamento di bilancio, l’utilizzo produttivo del precariato e la creazione di nuovi posti di lavoro attraverso l’uso di energie alternative e la sburocratizzazione”.
E il nuovo bilancio che andrà in Aula in questi giorni presenterà un miliardo di riduzione della spesa rispetto a quello dello scorso anno, “senza però che vengano toccati gli stati sociali”.
“L’amministrazione regionale – ha spiegato il governatore nel corso del suo intervento a Sala D’Ercole – in questi anni ha mostrato il suo peggiore volto. E per innescare un vero processo di cambiamento, vanno analizzate le cause di questa situazione”. Come, per esempio, quelle che hanno portato alla produzione di “5 miliardi di deficit”.
“Questa regione – ha continuato Crocetta – spende di più di quanto incassa. Perciò, coerentemente con il rigore della spesa, quest’anno non si devono superare le uscire di cassa del 2012”. Tanti altri, però, i temi sui quali il governatore ha messo l’accento.
Sviluppo. Crocetta non guarda solo al risparmio, e punta allo sviluppo, che “passa anche per l’internazionalizzazione della Sicilia”. Per questo, ha spiegato di stare lavorando all’attivazione di “ponti con Libia e Tunisia, la realizzazione, attraverso la creazione di una rete ad alta velocità, di collegamenti veloci tra le metropoli siciliane e i due maggiori aeroporti”. A tal fine Crocetta ha riferito di avere già incontrato, la settimana scorsa, il ministro (ormai ex) per la coesione territoriale Fabrizio Barca e Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato.
Rifiuti. Altro tema ‘caldo’, la questione dei rifiuti, che “va approvata assolutamente entro fine dicembre”, per garantire ai comuni la possibilità di gestire “in blocco” la raccolta e lo smaltimento. La norma sui rifiuti, infatti, è uno dei prossimi punti all’ordine del giorno della seduta d’Aula del prossimo 29 dicembre.
Formazione professionale. “Le troppe clientele hanno fermato lo sviluppo della giustizia sociale”. La denuncia del presidente della Regione non lascia velata la critica ai meccanismi di assunzione e gestione degli enti di formazione. “Sono accadute cose molto strane – ha detto – , e allo stato attuale ci sono tante, ma tante incompatibilità”. Adesso, però, bisogna impegnarsi per una formazione “senza sprechi, che si leghi al mondo dell’università della ricerca e del volontariato, come quello dei salesiani. E’ fondamentale, poi, la collaborazione con le aziende”.
Mafia. E infine, si sa, il tema della mafia è molto caro al presidente Crocetta. “Basta con la demagogia”, però. “E’ ora che il governo si impegni seriamente per estromettere la mafia dalle istituzioni e dalla pubblica amministrazione: le parole non bastano”.

lunedì 24 dicembre 2012

Ancora Tanti Tanti Auguri con questa splendida canzone interpretata da Ramona Parisse

Buon Natale a tutti (di Michele Giacomantonio)

Domani è Natale. Un Natale in tempo di crisi dove la gran parte delle famiglie ha poco da spendere e non può permettersi nemmeno un cenone in famiglia. Un Natale con meno luci ma non per questo con meno speranza. Il banco alimentare organizzato dalla Caritas è stato un successo e tante famiglie, forse più di cinquanta hanno potuto attingere alle provviste raccolte nei supermercati dalla generosità di chi faceva la sua spesa. Le chiese si sono riempite in questi giorni per la novena e forse non è stata la solita novena. La parrocchia di S.Pietro ha dato il via con una riflessione sull’incarnazione di Gesù nella chiesetta del Pozzo e poi tutte le sere nella chiesa più grande c’è stato il coro dei giovani che ha cantato “Tu scendi dalle stelle” ed altri canti natalizi, c’è stata l’omelia di mons. Gaetano Sardella che, con parole semplici, sa trasferire il messaggio del Vangelo nella vita di tutti i giorni o forse sarebbe più giusto dire che se scorgere nella vita di tutti i giorni i segni i segni del Vangelo. C’è stato, novità di quest’anno, il cantautore Giovanni Ullu che alla fine della Messa, con la sua chitarra ci ha mostrato come la poesia della fede si fa canzone: fate questo in memoria di me, misericordia voglio non sacrifici, i grani del rosario…  E poi soprattutto la gente, tanta gente con la chiesa sempre piena, anziani e giovani, donne, uomini e bambini che seguivano la liturgia attenti e compresi, in alcuni momenti forse anche un po’ commossi.
Se così è andato anche nelle altre chiese delle isole allora c’è forse da ben sperare per il nostro e loro futuro. Forse finalmente la gente ha capito che il Natale può essere la favola bella da raccontare ai piccoli del bambino che nasce nella mangiatoia fra il bue l’asinello mentre nel cielo brilla una stella cometa che indica la strada a Gaspare, Melchiorre e Baldassare e tutto intorno il campo pullula di pastori e di pecore con gli angeli che cantano “Gloria in excelsis Dei”. Ma ha capito soprattutto che  Natale è il grande momento liturgico in cui il cristiano è chiamato a contemplare l’incarnazione del Verbo in Gesù per elevare l’uomo ad essere “simile a Dio”, ed a considerare il grande amore di Dio che accetta di svuotare se stesso per realizzare questo progetto. Il progetto di cui il bambino nella mangiatoia, posto al centro del Presepe, è  simbolo. Buon Natale a tutti.
 Michele Giacomantonio

NIENTE TROPICI: IL NATALE DEI POLITICI SICILIANI

Impegni istituzionali e calore familiare. In tempi di austerity ed emergenze impossibile staccare la spina per gli amministratori siciliani, e cosi’, tra una fetta di panettone e gli impegni quotidiani, le vacanze in luoghi esotici o la tradizionale settimana bianca sono assolutamente bandite. Vigilia a lavoro per tutti, dunque. Dal neo governatore siciliano, Rosario Crocetta, al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, fresco di nomina, fino ad arrivare al presidente della Provincia di Palermo, Giovanni Avanti, e al sindaco del capoluogo, Leoluca Orlando.
“In conferenza dei capigruppo abbiamo deciso che lavoreremo all’Ars anche il 24 e il 31 – ha spiegato nei giorni scorsi Crocetta – Non faremo ferie, dunque. E’ giusto cosi’. Il momento e la Sicilia lo esigono”. In agenda ci sono temi importanti a partire dall’approvazione dell’esercizio provvisorio e dall’abbattimento dei costi, con la spending review richiesta dal Decreto Monti.
Il 24 in Aula il governatore fara’ le sue dichiarazioni programmatiche, mentre a Natale si ‘riposera’ dagli impegni istituzionali dedicandosi al libro che sta scrivendo. Tour de force per i neo eletti deputati siciliani. E cosi’, nonostante qualche sotterraneo malumore tra i 90 inquilini di Sala d’Ercole, per la prima volta nella storia del Parlamento piu’ antico d’Europa la pausa natalizia dei lavori dell’Ars non sara’ piu’ intoccabile.
‘Il 24 e il 27 c’e’ Aula, cosi’ come il 31 – ribadisce all’Adnkronos il presidente dell’Ars Ardizzone -. Tutti abbiamo la consapevolezza che i tempi sono cambiati e che l’Ars deve recuperare credibilita’, anche all’esterno’. Unica breve pausa concessa il 25 e il 26 dicembre. ‘Sono giorni da trascorrere in compagnia degli affetti piu’ cari – spiega Ardizzone – ed io sono in questo senso un tradizionalista. Saro’ a casa a Messina, come faccio da anni. Staro’ in famiglia e ne approfittero’ per passare un po’ di tempo con i miei figli, poi mi concedero’ una passeggiata al lungomare con i miei amici’.
A casa con la famiglia e’ la formula scelta anche dal presidente della Provincia di Palermo, Giovanni Avanti. ‘Trascorrero’ il periodo natalizio – dice – con i miei cari senza allontanarmi dalla citta’. E’ la migliore dimensione per festeggiare il Natale e rinnovare gli affetti piu’ cari’.
Ma nei programmi di Avanti c’e’ anche la visita a strutture di accoglienza che ospitano disabili, bambini ed anziani. ‘Andro’ in forma privata – spiega – perche’ penso che in momenti particolari, come questo, sia un dovere per tutti stare vicino a coloro che sono piu’ in difficolta’ per dare loro una speranza di futuro. In questi casi – aggiunge – anche un sorriso o una parola di affetto puo’ dare un po’ di conforto’.
Relax e solidarieta’, ma con un occhio agli impegni della politica. “La giunta lavorera’ fino al 31 – conclude Avanti – perche’ bisogna chiudere l’esercizio finanziario”. Fitta anche a Natale, invece, l’agenda di appuntamenti del sindaco Orlando.
La vigilia sara’ dedicata allo scambio di auguri con i dipendenti comunali e alla presentazione del calendario della Polizia municipale.
Il 25 dicembre, invece, il primo cittadino partecipera’ alla messa officiata dal cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, al carcere Ucciardone insieme ai detenuti. Poi pranzo con i poveri alla Comunita’ di Sant’Egidio.
‘Il Natale e’ un momento di solidarieta’ e vicinanza ai chi ha piu’ bisogno – dice Orlando – e questo vale ancora di piu’ per un amministratore, che anche in questi giorni ha l’obbligo di essere operativo e tra la gente’.

PESCA, CATANIA "UE AUMENTA QUOTE TONNO ROSSO NEL 2013"

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – I ministri della pesca dell’Unione europea hanno concordato un incremento annuale di circa 160 tonnellate per le quote di tonno rosso, che quindi ammonteranno per il 2013 a circa 1.950. A dare l’annuncio è stato il ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania, che ha partecipato alla riunione ministeriale a Bruxelles. “Credo che questo consentirà ai nostri di lavorare serenamente”, ha detto il ministro commentando la notizia. “Siamo soddisfatti. Finalmente il buono stato del tonno rosso nel Mediterraneo e’ stato riconosciuto e ha portato questo primo risultato, reso possibile grazie ai sacrifici chiesti in questi anni ai nostri pescatori – ha commentato Federcoopesca-Confcooperative -. Ringraziamo il ministro Catania per aver sostenuto le richieste della categoria e per il doppio risultato raggiunto in termini di aumento della quota e slittamento dell’avvio della campagna di pesca”.
(ITALPRESS).

SALINA: APPROVATA LA PERIZIA DI ASSESTAMENTO SOMME DEI LAVORI SULLE SS.PP. 182 E 183

Il 4° Ufficio dirigenziale “Protezione Civile, Difesa suolo, Viabilità 1° Distretto” della Provincia regionale, con determinazione dirigenziale n. 263/4° del 14 dicembre 2012, ha approvato la perizia di assestamento somme dei lavori di ammodernamento, adeguamento, messa in sicurezza e per il miglioramento della viabilità e la valorizzazione degli interventi PIT n. 12 (Eolo, Scilla e Cariddi), della Riserva Naturale Orientata Monte Fossa delle Felci e dei Porri e dei poli culturali sul circuito turistico dell’Isola SS.PP. 182 e 183 Malfa Pollara. L’importo netto complessivo è di due milioni centotrentottomila 564,09 euro.

Spettacolo di danza Magmarhei (Foto Cettina Cataliotti)

ELEZIONI: MONTI, NON SARO' IN LISTA. PRONTO A GUIDARE CHI SOSTIENE MIA AGENDA

Mario Monti non si schiera “con nessuno”, non scende direttamente nell'agone politico come candidato in un collegio, ma offre le sue idee, racchiuse in un'agenda che porta il suo nome, alle forze politiche che vorranno utilizzarle come guida per cambiare l'Italia, e si dice pronto a “dare sostegno a queste forze e ad assumere un giorno le responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento”. E' questa in sintesi la verità sul futuro dell'ormai ex premier, attesa da settimane e svelata oggi nella conferenza stampa di fine anno con la stampa italiana e straniera. Il totomonti – scende in campo oppure no – alla fine si conclude con una 'candidatura alla premiership' di un'ampia coalizione che scardini il tradizionale asse 'destra-centro-sinistra' e si fondi su quell'agenda di idee che per oltre un anno hanno sostenuto il governo Monti. 
L'agenda Monti 'Cambiare l'Italia, riformare l'Europa. Agenda per un impegno comune' sarà presto on line: il documento – secondo le intenzioni di Monti – potrà fornire spunti di riflessione, alimentare un dibattito nuovo tra le forze politiche che riguardi contenuti e metodo di governo. Sarà un'agenda erga omnes - “di fronte alle sfide importanti che ci attengono ci vogliono coalizioni ampie” dice - con l'obiettivo principale di non disperdere i risultati raggiunti faticosamente in questo anno. A chi gli chiede se ci sarà il suo nome su uno dei simboli delle forze che correranno alle elezioni, Mario Monti risponde spiegando di non avere “simpatia per i partiti personali o che sembrano tali” e sposta di nuovo l'asse sulle idee, sul programma: “Mi interesserebbe di più che l'agenda Monti servisse a fare chiarezza, a unire sforzi. Se qualcuno vorrà richiamarsi a queste idee, non mi sottrarrò dall'essere un punto di riferimento”. 
Alla base dell'agenda, due principi fondamentali. Il primo: non sottrarsi come singolo paese alle linee guida dell'Europa. “Bisogna lavorare per avere un paese credibile – spiega -, che contribuisca a fare evolvere il quadro delle regole europee, come è avvenuto nel 2012 su due punti cruciali come il patto della crescita e gli strumenti di stabilizzazione dei titoli sovrani. Il protagonismo in Europa non deriva dai pugni, ma dalla durezza delle convinzioni, dalla capacità di negoziato e dalla credibilità”. “Alla pacca sulla spalla – continua Monti, facendo riferimento al suo predecessore a palazzo Chigi, Silvio Berlusconi - segue il risolino, l'inazione e la presa ancor meno in considerazione delle esigenze italiane”. Poi il secondo punto: non si può promettere di togliere l'Imu e abbassare le tasse, e qui il riferimento è ancora al Cavaliere. “Bisogna evitare – dice Monti – illusionistici passi indietro, ma bisogna andare. L'Italia è un paese che può sorridere, ha risorse straordinarie, capitale umano e sociale positivo, è un paese che deve ritrovare fiducia”.