Chi rinuncia a farle, vuol dire che non può farle, e non può perché non si vuole mettere “a concorso” le nomine a deputato oi senatore che la legge elettorale vigente regala ai segretari delle formazioni politiche. Inutile girarci attorno: le amazzoni del Pdl hanno la sciabola fuori dal fodero perché elettoralmente non contano niente, non possono contare sul consenso dei militanti e dispongono di un’unica opportunità per restare dove sono, a Montecitorio o Palazzo Madama, che il Capo li metta in lista nei posti giusti. L’elettore non può cambiare le cose.
I partiti che non adottano le primarie non sono tutti uguali: ci sono monarchie e cu sono anarchie, ci sono primarie da computer, una nuova carboneria informatica, e apparati inamovibili per amore e per forza.
In Sinistra ecologia e libertà è in corso una sollevazione generale, di cui in verità si sa poco o niente, perché quadri dirigenti territoriali e militanti hanno scoperto che sarebbero primarie finte. Nichi Vendola che tradisce la democrazia che predica ininterrottamente da una vita? Sembra impossibile, ma pare proprio che i criteri adottati dalla direzione del partito abbiano svuotato le scelte dei militanti.
Il bubbone è scoppiato a Palermo, dove Sel da tempo vive una stagione confusa, messo in mezzo dall’area antagonista ispirata da Leoluca Orlando (ed oggi anche dagli arancioni di De Magistris e Ingroia), e il Partito democratico, che è il partner “nazionale” alle prossime consultazioni di febbraio.
“Sono primarie finte, non parteciperemo”, ha annunciato Franco Cantafia, ex deputato regionale e segretario provinciale della Cgil a Palermo. “Sono sbigottito, alla fine è diventata una partita persa in partenza per chiunque non sia gradito dal gruppo dirigente romano…”.
Perché ritenete che siano primarie finte?
“Il conto è presto fatto: i parlamentari di Sel saranno una cinquantina, 23 sono stati “prenotati” dalla direzione del partito. Si vogliono mettere in campo competenze. Giusto. E’ bene che il partito disponga di uomini che sanno quello che fanno. Ma il resto, almeno quello, deve essere scelto dai militanti. Invece il resto, di fatto, lo sceglie Roma con un espediente: i capilista verranno assegnati dopo le primarie, sicché può capitare che il vincitore delle primarie nella sua circoscrizione, venga retrocesso al secondo o al terzo posto (c’è un obbligo di genere…), e quindi non ha chances”.
Nichi Vendola è intervenuto?
“Bene che posso pensare, Nichi si è fatto cogliere impreparato, eppure Bersani è da sei mesi che ha messo in moto la macchina del suo partito. Forse Nichi delega troppo oppure non controlla l’apparato, che volete che vi dica…”
La protesta è solo siciliana?
“No, affatto, ho notizia di proteste un poco ovunque. D’altra parte la decisione di distribuire dopo le primarie i capilista chiude il cerchio, trasforma le primarie in una presa per i fondelli…Non vorrei che si pensasse ad una protesta interessata. Per esempio, io mi sono candidato alle primarie per il Senato, dove non ci sono chance. E’ una questione importante….”
Centralismo democratico. Ce l’avete nel partito ancora.
“Cerco di capire, hanno paura che la spuntino i non allineati, parlamentari non affidabili sulla linea del partito. Una volta eletti potrebbero creare problemi a Sel e alla coalizione”.
Il vostro è una ammutinamento contro il partito, contro il “capitano” o che cosa?
“La nostra è una legittima protesta per ottenere il ripristino di criteri democratici. Abbiamo deciso di restare fuori, infatti, nulla di più”
Non c’è la sirena arancione che vi ha attratto?
“Nemmeno per idea. Mi batto per il cambiamento e noto che tutto gira attorno ai soliti noti…”
Chi sarebbero?
“Claudio Fava, Erasmo Palazzotto, Celeste Costantino, Francesco Forgione e il tesoriere Boccadutri. Resterebbero fuori uomini di grande valore, come Gaspare Giacalone, sindaco di Petrosino. Un giovane che ha abbandonato il suo lavoro alla City di Londra per amministrare la sua città, ottenendo un successo strepitoso ed imprevisto di consensi. E’ questo il partito che vogliamo. Con tutto il rispetto dei soliti noti. Ai quali non vogliamo precludere l’accesso. Vogliamo che si misurino con la democrazia, nulla di più”.
Il Sel di Sicilia ha avuto sbandamenti. Siete stati oppositori e alleati del centrosinistra. La Sicilia potrebbe essere determinante.
“E’ vero, ci sono stati sbandamenti, ma il patto con Pd e Psi è una scelta nazionale. Chi non lo accetta, è fuori dal partito. E questo vale per tutti, Sicilia e non”.
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