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mercoledì 26 dicembre 2012

FINE D’ANNO CON I BOTTI IN ASSEMBLEA MAL DI PANCIA E “IMMORAL” SUASION

Un fine d’anno senza precedenti nella storia dell’autonomia siciliana: l’attività si protrae fino all’ultimo giorno del 2012. Il 29 dicembre i deputati regionali torneranno a Sala d’Ercole per l’esame del bilancio provvisorio che permetterà alla Regione siciliana di tenere fede ai suoi oneri fino a quando non avrà un bilancio ed un documento di programmazione finanziaria.
Il governo disporrà dei “dodicesimi” grazie al “provvisorio”. Perché il mini-bilancio venga preso in esame – dapprima in Commissione bilancio e Finanze, quindi in Aula – il governo dovrà depositare l’intero bilancio unitamente al documento di programmazione.
Mentre il “provvisorio” può essere esaminato e discusso bastano anche ventiquattro ore, il bilancio completo ha bisogno di una sessione parlamentare ad hoc che impegna tutte le Commissioni legislative di merito e successivamente la Commissione Bilancio.
Il bilancio è l’unico adempimento inderogabile, l’unica ragione per la quale una legislatura può essere interrotta in anticipo. Naturalmente non ci troviamo in una situazione siffatta, il ritardo nella presentazione dei documenti finanziari sono dovuto, principalmente, ma non solo, al voto nel mese di ottobre. Non era mai avvenuto prima d’ora, le consultazioni si erano sempre svolte in primavera.
L’iter del bilancio, formalmente, non è ancora cominciato. Si lavora nei vari dipartimenti con il coordinamento dell’assessore all’economia, Bianchi. La data di approvazione in giunta dovrebbe essere il 27 dicembre.
L’agenda politica prevede un altro appuntamento importante, che riguarda l’Assemblea. Dovrebbe riunirsi il giorno 29 o il 30 dicembre il Consiglio di presidenza. Sarà la prima riunione dopo l’insediamento. Non è noto l’ordine del giorno. Il “governo” dell’Assemblea dovrebbe tuttavia affrontare, o decidere di non affrontare, una questione di estremo rilievo: i costi della gestione del Palazzo, dai contributi alle indennità. Sul tappeto la spending review, il cui decreto è stato approvato ed è diventato legge. Per le quindici regioni a Statuto ordinario non ci sono spazi di fuga. La mannaia scenderà e taglierà quasi il 50 per cento dei contributi. Fra gli adempimenti c’è anche la rendicontazione obbligatoria dei contributi ai gruppi parlamentari. Attualmente i gruppi parlamentari e consiliari (nei consigli regionali) non hanno alcun obbligo di rendicontazione. Il governo Monti ha ritenuto indispensabile intervenire dopo gli scandali in alcuni consigli regionali, come il Lazio e la Lombardia.
Nelle regioni a Statuto speciale, come la Sicilia, è un’altra storia. Il Parlamento regionale potrebbe sottrarsi ai tagli ma ne piangerebbe le conseguenze in termini di risorse. In Sicilia non arriverebbero i finanziamenti dello Stato, con l’eccezione di alcuni comparti (sanità, trasporti pubblici). Un rischio che la Sicilia non può certo correre.
La posizione del Presidente dell’Assemblea sul tema è nota. Giovani Ardizzone ha detto, e ripetuto, che intende proporre l’applicazione integrale del decreto Monti, ma suoi tempi e sulle modalità non è stato altrettanto netto. Le ragioni sono semplici: il recepimento dei tagli deve trovare d’accordo tutti, a cominciare dal consiglio di presidenza. Se trovasse resistenze anche i suoi buoni propositi non  basterebbero.
Pare che ci sia sotto traccia una immoral suasion da parte di gruppi di prima grandezza. Niente di ufficiale, perché chi si espone su questo tema, ne subisce conseguenze negative. C’è tuttavia una circostanza di cui bisogna tenere conto. A differenza che in passato è impossibile che il consiglio di presidenza adotti misure e provvedimenti all’unanimità e con le consuete modalità di riservatezza. Si conosceranno le decisioni di tutti i componenti del consiglio di presidenza. E’ una deterrenza di enorme rilievo che sollecita un cauto ottimismo.

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