Le primarie del Pdl sono morte e sepolte, la scissione degli ex An è dietro l’angolo, il nuovo partito di Silvio Berlusconi è cosa fatta. Predellino II, la vendetta, potremmo chiamarlo se si trattasse del cartellone di un film. Il Cavaliere ha dato mandato ai suoi uomini, anzi alle sue donne, di preparare il trailer. Che dovrà ricordare da vicino la discesa in campo, quindi Forza Italia, ma anche aprire una finestra al futuro con una carrellata sui nuovi arrivi, gli amministratori locali under 40, di bella presenza e di sicura fedeltà.
Ad Angelino non resterebbe che abbozzare. Se vuole arrancare dietro il Capo, tutto buono e benedetto, altrimenti faccia come crede. Aut aut, insomma. Non ci sono santi. Per giunta, deve anche decidere in fretta. Solo posti in piedi se indugia.
Il segretario ha un’alternativa? Teoricamente sì, ce l’ha, potrebbe restare a capo del Popolo della Libertà, ma c’è un dettaglio di non poco conto: il partito appartiene a Silvio Berlusconi, il marchio è suo e di nessun altro. La qualcosa significa che né Angelino, né Ignazio La Russa, Gasparri, Maurizio Lupi, Roberto Formigoni, Fabrizio Cicchitto hanno un tetto. Il nuovo partito non li ospita, il vecchio non appartiene loro. Un bell’affare, non c’è che dire. Incaprettati per bene.
Ignazio La Russa avrebbe già depositato il nuovo simbolo, intanto. Destra nazionale, a quanto pare. O qualcosa di simile. La scissione, o meglio la separazione è nei fatti. Si tratta sulle modalità: conflittuale o consensuale. Berlusconi ha avuto in testa una soluzione, far nascere il nuovo partito per sé ed organizzarne un altro, indissolubilmente legato al suo, al fianco. Un partito di destra, appunto, che raccolga i reduci ex An e non disperda i consensi di questa area politica.
Il rischio di dividere in tre la torta, dunque, non sussiste, perché la nuova Forza Italia (forse Forza Italiani) e il Pdl sono roba del Capo e di nessun altro.
Resta un enigma la collocazione dei big provenienti da postazioni diverse da AN: Sacconi, Cicchitto, Lupi, Formigoni. Potrebbero andare a Canossa, come Angelino, ma è probabile che non ci guadagnerebbero granché. Il nuovo partito poggia su Galan e Martino, oltre che sulle Amazzoni, Daniela Santanchè in testa. Le quali hanno bisogno come il pane di Berlusconi: in un partito vero, senza diktat sulle candidature, dovrebbero nuotare in mare aperto da sole. Solo che non c’è più da scialare, come un tempo. I posti sono pochi ed insicuri.
La tempistica di tutto questo è incerta. Viene accreditata questa ipotesi: il giorno 16 dicembre, invece che le primarie si dovrebbe svolgere una convention, durante la quale Silvio Berlusconi annuncerebbe il nuovo partito in pompa magna, stile americano, con coda a Porta a porta. Nessun cenno, s’intende a contratti con gli italiani, dato che è finita male, ma qualcosa di simile, che possa fare tornare a battere il cuore dei berlusconiani della prima ora.
In periferia, in Sicilia per esempio, dove il Pdl ha ricevuto l’ultima tegola in testa alle regionali, è il momento del disincanto. Succeda quel che deve succedere, c’è rassegnazione. Nessuno si aspetta alcunché di buono. Gli occhi, naturalmente sono puntati, sui due siciliani di punta: Angelino Alfano e Renato Schifani, che viaggiano in paranza ormai da anni.
L’Isola si fa sempre più lontana per il Cav, questo è sicuro, comunque vada. Si attende una reazione, semmai ci sarà, da parte del segretario. Quale? Il futuro è nella mani del Cav, ancora una volta. Ma siamo sicuro che il Cav disponga del futuro?
Comunque sia, i soldi continua ad averli, e senza soldi non si canta messa: né primarie, né secondarie. Oltre al marchio, Berlusconi possiede la materia prima. Meno di prima, per via delle recenti vicende, ma pur sempre tanta rispetto al resto della compagnia. Niente di più convincente per scegliere il campo.