26 marzo 1930
Terremoto
a Filicudi
Il
26 marzo 1930 intorno alle 11,30 un fortissimo terremoto colpì l’isola di
Filicudi. Le scarne cronache giornalistiche del tempo parlano di cinque feriti,
tutti lievi, per contro tutte le case furono rese inabitabili dalla violenza
del movimento sismico, e la popolazione si accampò all'aperto in preda ad un
forte panico. Le scosse di assestamenti erano proseguite anche nel pomeriggio.
L’isola era totalmente isolata dal resto dell’arcipelago da un violenta
tempesta.
La
macchina dei soccorsi si mosse direttamente da Messina. Nel pomeriggio dello
stesso giorno partì il rimorchiatore “Romano”
con a bordo il Prefetto del tempo Lopis, e altre autorità; tuttavia, a causa
delle pessime condizioni del mare il rimorchiatore non riuscì ad approdare e
rientrò a Lipari; per ripartire il giorno successivo.
Durante
la sera del 26 partì da Messina anche il cacciatorpediniere “Sirtori”. Anche il Sirtori non riuscì ad
approdare, nonostante diversi tentativi nel corso della notte tra il 26 ed il
27; soltanto all’alba riuscì a sbarcare le autorità.
A
mezzogiorno del 27 partì da Messina il piroscafo “Vulcano” carico dì materiale
destinato alla costruzione di baracche, tende e con viveri e generi di conforto
per la popolazione.
Nel
corso della giornate del 27 partì da Lipari anche il Vescovo, monsignor Re, a
bordo di un «mas» e con lui partirono funzionari di Pubblica Sicurezza, militi
ed operai.
Alcune
testimonianze orali sono state racconle da Gabriella Federico e pubblicate su
“Stretto Indispensabile” anno IV, n. 20 del 16 dicembre 2002:
“Sono le 11.30 di una giornata qualsiasi, a
Filicudi, quando un boato assordante, terribile, improvviso sconquassa l’isola:
le sciare precipitano, lasciando piombare in mare grossi macigni, i muri a
secco crollano, le case scricchiolano.
L’epicentro del
terremoto, che tocca il decimo grado della scala Mercalli, è individuato ad
ovest dell’isola. Le donne pregano di fronte alla statua di San Bartolomeo, la
gente si raccoglie sul sagrato della Chiesa di Santo Stefano, finché non
giungono i primi soccorsi; le navi della Marina Militare fanno sbarcare
sull’isola tende e generi di prima necessità.
La ricostruzione
è avviata in tempi record, grazie anche alla solidarietà dei filicudari
emigrati all’estero.”
Quattro
anni prima, il 17 agosto 1926, un analogo terremoto si era abbattuto sull’isola
di Salina. Un sisma disastroso per i centri abitati dell’isola, specialmente a Malfa e Pollara, che
provocò crolli e lesioni assai gravi in moltissime abitazioni. In
seguito la chiesa di Malfa, fortemente danneggiata, restò chiusa al culto e la
messa venne celebrata nel magazzino dell’abitazione del signor Giovanbattista
Sangiolo.
La
cronaca dell’evento del 17 agosto 1926 è riportata dalla “Riscossa Eoliana” (…) La notte del 17 agosto in tutte le isole
Eolie vi fu un fortissimo terremoto in senso ondulatorio che spaventò tutti gli
eoliani i quali per diverse sere, in preda a vivo panico, pernottarono
all’aperto. Non vi furono danni rilevanti, né vittime umane. Pollara è stata la
più colpita. Qui quasi tutte le case furono fortemente lesionate tanto che
molte baracche si sono dovuto costruire per ricoverare la popolazione che non
potrebbe senza grave pericolo abitare le proprie case. Meno danni subirono le
case di Rinella, di Malfa e S. Marina che pure però furono abbastanza
lesionate. Lipari è stata la meno colpita tanto che le lesioni ai fabbricati
furono quasi insignificanti. Pare che l’epicentro del terremoto sia nelle
vicinanze di Pollara e che la causa sia dovuta allo scoppio di qualche vulcano
sottomarino che si troverebbe nelle vicinanze appunto delle acque del mare che
bagnano Pollara. A visitare le isole in occasione del terremoto, che è stato
esagerato dalla stampa quotidiana alquanto disoccupata, è venuto l’illustre comandante
il corpo d’armata della Sicilia S. E. il Generale Antonio Di Giorgio, il
valoroso soldato siciliano e per giunta gloria della nostra provincia di
Messina, che di recente è stato proposto all’alto ed ambito posto. L’eroico
generale è arrivato a Lipari con una torpediniera la mattina del 28 agosto e
dopo aver visitato le altre isole ha fatto ritorno a Palermo.
La notizia venne riportata anche dai
quotidiani nazionali, la cronaca che segue è riportata dalla “Stampa” di mercoledì 18
agosto 1926.
Si ha notizia
che in parecchi comuni delle isole Eolie (dette anche Lipari) e specialmente
nell’isola Salina, ieri, alle 2,10, si è verificata una violenta scossa di
terremoto in senso ondulatorio della durata di parecchi secondi. Il fenomeno
tellurico provocò enorme panico tra gli abitanti, che si riversarono nelle vie
ove si accamparono, trascorrendovi la notte. Non si deplorano vittime umane, ma
numerosi fabbricati sono stati danneggianti, e qualcuno è crollato. Nella
frazione Pollara del comune di Malfa alcune case sono state distrutte
e si assicura che vi siano anche dei feriti. Il terremoto è stato avvertito
molto sensibilmente anche a Messina e in molti comuni della Calabria, i cui
abitanti terrorizzati hanno trascorso la notte all’aperto. A Catanzaro
stanotte, alle 2,40 si è avuta una sensibile scossa di terremoto in senso
ondulatorio della durata di parecchi secondi. Data l’ora, però, il fenomeno
sismico è stato avvertito da pochi. Nel corso del
terremoto si manifestarono anche delle onde di maremoto.