3 marzo 1892
Fuoco sui coatti
Il 3 marzo 1892 a seguito di una
decisione del direttore della colonia dei confinati coatti, Monachesi, si
verificò un gravissimo fatto di sangue, una strage.
La cronaca più estesa degli
avvenimenti è narrata dal coatto politico, il socialista, Ettore Croce: “Anche per i preposti all’ordine pubblico la
vita a Lipari si presentava assai dura in quanto ogni rilassatezza nella
sorveglianza dava luogo a delle sommesse difficili ad essere represse senza
l’uso della forza. Questo continuo stato di allarme aveva determinato un
accentuato nervosismo nel carattere di ciascuno. La tensione portò ad un grave
episodio verificatosi il 3 marzo 1892,
episodio che destò negli isolani una grande impressione mista a raccapriccio.
Erano state concesse in quel periodo ai coatti solo quattro ore di libertà
giornaliera al mattino, per cui essi ritennero di ravvisare che la ragione del
provvedimento fosse quella di tenerli al Castello dopo la distribuzione del
sussidio onde costringerli a spendere il sussidio ricevuto solo in una cantina
colà esistente e che ritenevano godesse la protezione delle autorità della
colonia. Fu per tale causale che un giorno la quasi totalità dei coatti si
riunì nella zona di Marina Corta ed alla tromba suonata in ora straordinaria
per la ritirata a passo di corsa, non fu dato il dovuto ascolto.
Il
Direttore della colonia, a seguito di ciò, fece sbarrare tutti gli sbocchi
delle vie adiacenti a Marina Corta dalle guardie, dai carabinieri e dai
soldati, facendoli ad un dato segnale di tromba scagliare sopra i coatti che
vennero tempestati di pugni, calci, sciabolate, e per la reazione di alcuni,
numerosi furono i colpi di pistola esplosi contro gli ammutinati. Fu un vero e
proprio massacro nel corso del quale i feriti furono numerosissimi. Il capitano comandante il presidio,
reiteratamente invitato, reiteratamente rifiutò di ordinare il fuoco ai suoi
soldati; un tenente fece, di motu proprio, aprire le fila, per dare agio a quei
poveretti di fuggire; ma la caccia continuò, per ore, in tutto il Paese. La
ferocia e la libidine del sangue erano arrivati a tanto che, non avendo più
coatti da ferire, alcune guardie (storico!) si dettero a sventrare, a
sciabolate, cani e cagne. Coloro che si distinsero nella repressione furono il
direttore Monachesi, il noto brigadiere Bonocore (ironia dei nomi) ed il
maresciallo dei R. C., Ferrer. Ai responsabili dell’ammutinamento, moltissime
ed assai gravi furono le condanne inflitte dall’autorità giudiziaria, mentre
altre punizioni, pure assai pesanti, furono date allo stesso Direttore della
colonia.”
La notizia viene pubblicata sui
quotidiani nazionali il 7 marzo; la Gazzetta Piemontese scrive: “dispacci da Messina annunciano disordini
avvenuti nella colonia dei coatti a Lipari. vi sarebbero vari feriti, finora
però non risulta che vi siano stati morti. La causa dei disordini deve
ricercarsi nei disoccupati, negli ubriaconi della colonia, i quali non volevano
osservare un ordinanza vietante l’uscita in certe ore per rendere meno facili
le evasioni”.
Qualche dato sui feriti viene citato
dall’On. Imbriani nella seduta della Camera dei Deputati del 14 marzo 1892, che
parla di sessanta feriti di cui
venti gravi.
Presso l’anagrafe del Comune di
Lipari nelle giornata del 3 marzo 1892 non sono registrati decessi; gli unici
due casi, registrati presso l’ospedale, nel corso del mese, precisamente il 16
ed il 19 marzo, riguardano rispettivamente, un tale Silvi Gaspare, di anni 51,
di professione facchino, nato a Pontedera e Luigi Galvagno di anni 36, facchino,
nato in Provincia di Torino, probabilmente feriti gravemente durante gli
scontri.
(tratto da: La Lunga Notte di Lipari,
Giuseppe La Greca, Ed. Centro Studi Eoliano, 2010).