Riceviamo e pubblichiamo:
Caro Direttore, inviamo notizie da un Parco Nazionale simile a quello che dovrebbe (usiamo il
condizionale, anche alla luce degli ultimi avvenimenti della politica nazionale) essere istituito nel
nostro arcipelago, si tratta del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, un altro eterno incompiuto che tutt'oggi stenta ancora a brillare di luce propria ed annaspa a causa dei tagli operati dalla Finanziaria.
Da un sondaggio condotto da un gruppo di studiosi dell'Università di Padova e dal prof. Andrea Camperio Ciani, sembra emergere un malcontento generale da parte della popolazione locale tanto da determinare, si legge in una relazione inviata al Ministero dell'Ambiente, un “opposizione della popolazione al parco, passata dal 50% al 90-95%”, generata dai vincoli e dalle imitazioni che non si sono trasformati in altrettanti benefici e ricadute economiche, determinando il più delle volte vere e proprie disparità di trattamento.
Oggi si chiede una ridefinizione dei confini del parco, divenuto ormai ingestibile, anche a causa delle limitate risorse finanziarie, e per rilanciare il turismo nell'Arcipelago Toscano, messo a dura prova dai continui divieti e vincoli.
La stessa Associazione Albergatori Elbani, ha chiesto una riduzione della perimetrazione del parco, infatti in un suo comunicato si legge: “
Concordiamo anche con la proposta del Sindaco di Capoliveri di rivedere in tempi brevi i confini del Parco. Questi sono nati sulle carte del Ministero, senza tener conto della realtà elbana. In effetti ci siamo sempre chiesti come possono rientrare entro i confini del Parco alcune zone fortemente antropizzate. Sarebbe certamente più opportuno concentrare le proprie, poche risorse, in quelle parti di territorio che veramente dovrebbero essere oggetto di attenzioni dell'Ente ricche di natura, fauna, flora e tradizioni ambientali.”
A questo punto postiamo un articolo tratto da IL TIRRENO, sabato, 15 maggio 2010, pagina 6, relativo ad un intervista rilasciata da Ruggiero Barbetti.
PORTOFERRAIO. Un Parco che «ha deluso le aspettative anche di chi era a favore dell’ente proprio per come è strutturato». Parola di Ruggero Barbetti, presidente della Comunità del Parco, sindaco di Capoliveri ed ex commissario dell’ente.
Parole che arrivano nel bel mezzo delle polemiche per lo studio condotto dal professor Andrea Camperio Ciani, docente dell’Università di Padova, sul giudizio degli elbani in merito al Parco. Ma che, con quell’indagine, non vogliono avere niente a che fare. A Barbetti, infatti, non interessa
fare commenti o entrare in polemica né con i vertici del Parco né con l’Università. Semmai occorre ragionare di come riorganizzare «un ente che oggi galleggia - ammette - e che ha deluso anche quelli che l’hanno voluto».
«C’è un primo, indispensabile passaggio da compiere perché la situazione cambi e anche gli elbani vivano in maniera diversa il Parco - afferma - ed è la revisione dei confini delle aree protette. L’ho detto all’indomani del mio insediamento nella Comunità del Parco, ma lo sostenevo anche
quando ho ricoperto l’incarico di commissario, verificando di persona cosa significhi gestire aree
così vaste con poche risorse.
Aree che, in molti casi, ha poco senso continuare a tenere all’interno dei confini del Parco». Riprendere questa discussione, per Barbetti, diventa ora la priorità perché aldilà di indagini e studi sull’attività dell’ente e su come viene giudicata dalla popolazione ci sono delle difficoltà di fondo da risolvere, a cominciare dallo stato di manutenzione dei sentieri. «Non è possibile
prendersi cura nel modo adeguato di aree così vaste - spiega il presidente della Comunità - c’è
stato il periodo delle vacche grasse, all’epoca dell’insediamento di Tanelli, quando le risorse per i
sentieri non mancavano. Oggi non è più così e credo che anche le amministrazioni comunali, di
fatto le proprietarie della sentieristica del Parco che insiste sui loro territori, debbano fare la
propria parte, contribuire cioè alla manutenzione magari per un 20% degli importi previsti».Un
ragionamento da collegare strettamente alla revisione dei confini delle aree protette «da cui
dipende spesso - spiega Barbetti - anche l’opinione di alcuni cittadini che vivono e lavorano nel
Parco, cioè quella di essere sottoposti solo a maggiori vincoli senza ottenere alcun vantaggio».
Barbetti cita qualche esempio. «Penso al Calamita - afferma - che ha senso considerare, con tutto il sistema della sentieristica, un’area parco delimitata, entrando nella quale il cittadino o il turista
si rendano conto di essere all’interno di un’area protetta. Lo stesso vale per il Monte Capanne,
Capo Stella o alcune aree a Rio. Tre quattro zone, insomma, localizzate e definite e dunque più
facilmente gestibili con le risorse del Parco, appena un milione e 700mila euro con le quali è
difficile poter fare qualche cosa».Un contesto in cui si inserisce un ulteriore passo avanti che il
Parco e le istituzioni locali devono compiere: la nascita delle aree marine protette «quasi più
importanti - afferma Barbetti - delle aree protette a terra se fatte nell’interesse della protezione
delle spiagge e della balneazione».
Quello di cui il Parco ha bisogno, insomma «è un giusto mix - aggiunge Barbetti - tra il sistema a
terra, con particolare riferimento alla sentieristica, e la valorizzazione delle aree a mare».
Un’ultima valutazione riguarda Pianosa «il classico esempio italiano - conclude il presidente - di
una realtà dove insistono troppi enti con proprie competenze che si traduce nel totale immobilismo.
Cosa ne penso? Da commissario ipotizzai di favorire l’arrivo sull’isola della Comunità di San
Patrignano, cosa che poi non fu realizzata perché la Comunità si tirò indietro. Credo però che una
soluzione di questo tipo sia l’unica possibile per Pianosa» (IL TIRRENO).
Ciò che ci lascia veramente scioccati è l'intervista rilasciata sempre al Tirreno da Giovanni
Frangioni che si è battuto per l'istituzione del Parco dell'Arcipelago Toscano.FRANGIONI: IL PARCO NAZIONALE COSI’ NON SERVE
IL PARCO NAZIONALE DELL'ARCIPELAGO TOSCANO, 14 ANNI FA LA BATTAGLIA PER L'ISTITUZIONE. DUE ANNI FA L'ULTIMA PREVISIONE AZZECCATA. OGGI L'ANALISI IMPIETOSA DELLA REALTA': "SERVE LO
SVILUPPO, IL COMPITO PRINCIPALE NON E' LA TUTELA, QUELLA SI PUO' FARE ANCHE SENZA ENTE. E COMUNQUE LA PROTEZIONE AMBIENTALE DOV'E'?"“ Il Parco così non serve più”. Non ci sono artifici in politichese, il messaggio di Giovanni Frangioni è chiaro. Ed è un messaggio storico, dato che arriva dalla parte di chi, ormai diversi anni fa, per l’istituzione del Parco si è battuto, eccome.
A Frangioni in realtà il quadro è chiaro da tempo, tanto che due anni fa sul settimanale L'isola
scrisse un lungo intervento da dirigente del Pd. Una riflessione e un bilancio su questo ente che in sostanza non aveva svolto le azioni significative annunciate e auspicate.
Oggi la situazione è la stessa, a conferma delle considerazioni che Frangioni fece allora.
Frangioni, cosa disse allora e a che punto siamo oggi?
“Era già chiaro, a quel tempo, che i parchi in Italia, e non solo quello dell’Arcipelago toscano, non erano ascoltati da questo Paese e quindi esistevano già problemi di risorse, di significativi
tagli, che non sono partiti da quest’anno ma vengono da molto più lontano. Parchi non ascoltati
anche dal punto di vista del rapporto con il governo centrale e con le regioni. Già a quel tempo
era difficile e purtroppo oggi si sta concretizzando”.
I nodi sono venuti al pettine?
“Un Parco senza risorse disponibili è in grave difficoltà. Alla fine nel Parco Nazionale
dell’Arcipelago Toscano rimangono i vincoli, mentre le opportunità stanno svanendo, e gli
obbiettivi che ci eravamo dati tutti, quasi 14 anni fa, se non erro, sono state, anno per anno,
disattese. A quel tempo avevo fatto una riflessione sul fatto che, se lo Stato individua i territori
destinati a parco e poi non dà l’opportunità di valorizzarli, dia la possibilità ai territori di
rimettere in discussione l’istituzione stessa del Parco. Servirebbe anche una discussione sulla 394 perché è una legge vecchia di 19 anni. Un parco, come qualcuno sostiene, che come compito
principale ha quello di preservare la natura, non mi trova d’accordo, perché ci sono articoli in cui
si parla di sviluppo economico e sociale. Chi comunque pensa che debba essere solo protezione
della natura intanto indichi e dica i risultati che in questi anni ha prodotto quella protezione. Ad
oggi, a me e a tutti credo siano sconosciuti”.
Dunque senza risorse e attenzioni delle istituzioni sovraordinate il Parco non ha senso?
“In questi anni ho visto anche la richiesta forte e significativa di ridurre i perimetri, quindi se
mettiamo insieme tutte queste cose il Parco nazionale non serve più”.
E alla luce di tutto questo previsione si sente di fare su questo Parco?
“Ovviamente la cosa da fare è un’analisi. I parchi devono non solo sopravvivere ma essere
elemento di valorizzazione, di sviluppo, di consolidamento, soprattutto in un’area come la nostra
di grande valore. Ritengo che il Parco Nazionale debba andare oltre i suoi compiti. In questi anni
si è estraniato da quelle che sono i fenomeni, le criticità. Poteva, invece, dare un contributo ad
esempio sulla politica di rifiuti, dei trasporti, sull’urbanistica e su tutto quello che rappresenta una comunità. E’ un po' anacronistico pensare che non interessi tutto quello che è fuori dell’area
protetta”.
E’ da tanto tempo che viene suggerita la revisione della 394, ma non è mai stata fatta? Qual’è la
molla che oggi dovrebbe fare invertire un tendenza che si è protratta in questi 14 anni?
“Io auspico una diversa intenzione del Governo centrale e della regione Toscana. Urge fare il
punto della situazione. Cosi non serve, perché la protezione della natura, pura e semplice e la
conservazione si possono attuare anche senza i parchi nazionali. Se l’idea è solo questa si può fare anche con altre norme, che già sono nella nostra legislazione”.
IL TIRRENO, martedì 17 agosto 2010.
Questo articolo dovrebbe far riflettere anche i più scettici, vista l'impossibilità di tutelare e gestire un territorio così vasto e variegato come quello delle Eolie con risorse limitate, probabilmente, i fondi assegnati basteranno solo a coprire gli stipendi dei componenti dell'Ente Parco, mentre il degrado e l'abbandono continueranno a dilagare.
Sarebbe, inoltre, un errore di inaudita gravità quello di cedere così tanto territorio sulle due isole principali (Lipari e Vulcano) che rappresentano il motore di tutta l'economia delle Eolie, ingessando tutto il territorio, perdendone il controllo a favore di un ente politico come l'Ente Parco e gravandolo di ulteriori vincoli e divieti, cambiando lo stile di vita dei cittadini e trasformandoli in veri e propri cittadini di serie B rispetto al resto d'Italia.
Tutt'oggi, nonostante oltre il 70% della popolazione delle Eolie è contraria all'istituzione del Parco, l'amministrazione Bruno ha ritenuto opportuno non prendere alcuna posizione ufficiale sull'argomento, senza neppure pronunciarsi su di una petizione popolare con oltre 4000 firme, limitandosi soltanto a proporre il “Parco dei Vulcani”, bocciato addirittura dallo stesso ministro, calpestando così la volontà sovrana del popolo eoliano.
Lo stesso On.le Nino Germanà, deputato del PDL, in merito all'istituzione del Parco Nazionale delle Isole Eolie, così ha dichiarato: “Pur rispettando le decisioni del Governo, voglio schierarmi ed uniformarmi alla linea seguita dal consiglio comunale di Lipari, che si è giustamente dichiarato contrario alla costituzione di un parco delle Eolie – conclude il deputato messinese – bisogna quindi avallare le istanze e la volontà che proviene dal popolo sovrano, che si esprime attraverso il Consiglio che fa della condivisione la sua bandiera, e che purtroppo a Lipari, non è stato tenuto nella debita considerazione, così come sono state trascurate le 4.500 firme raccolte dai cittadini.
Bisogna quindi essere più attenti a condurre battaglie oltranziste contro i tagli senza prima aver improntato la gestione a criteri di efficienza e produttività, ma soprattutto adempiamo all’obbligo di dare risposte alla volontà popolare e al territorio”.
La “famosa” presa di posizione da parte dell'amministrazione Bruno sarebbe dovuta arrivare subito dopo il convegno del 17 luglio, fino ad oggi nulla è dato sapere, nessuna risposta è stata data agli oltre 4000 firmatari della petizione popolare, generando solo uno stato di confusione e di malcontento anche tra i diversi componenti dell'amministrazione comunale, con qualche separato in casa.
Pensate invece al clamore che avrebbe suscitato una petizione popolare con oltre 4000 firmatari se avesse avallato una scelta dell'amministrazione, non si sarebbe messo alcunché in discussione, nessuno avrebbe avuto nulla da obiettare sulle firme, comunicati ufficiali chilometrici su tutti i blog, qualche altro avrebbe proclamato dai balconi del Corso Vittorio Emanuele: “IL POPOLO E' CON NOI!!!”.
Purtroppo, non è così, quando si sbaglia e le scarpe iniziano a stare strette si cerca sempre di trovare il pelo nell'uovo e fare il giro largo per raggiungere la meta, tirando fuori dal cilindro l'ennesimo coniglio, proponendo un parco dei vulcani in formato ristretto.
A nulla è servito il convegno organizzato con la partecipazione del ministro, dimostrandosi un vero e proprio disastro, con scarsa partecipazione della popolazione, dove sono stati spesi soldi pubblici per scomodare alcuni noti presidenti di parchi nazionali con relative famiglie al seguito, solo per dire che il parco è un opportunità irrinunciabile, ma cosa vi aspettavate che dicessero? La ditta Prestigiacomo / D'Alì ha promesso, con belle parole (e sappiamo quanto i politici sono bravi con le belle parole!!!) una riforma della L. 394/91, una legge ormai vecchia, retrograda ed antisociale che probabilmente non sarà mai attuata, la riforma di questa legge, unitamente alla L. 157/92, è stato il cavallo di battaglia anche dei precedenti governi, ma nessuno l'ha mai attuata, sicuramente rimarrà l'ennesimo progetto chiuso nel cassetto, visto che l'attuale governo pensa soltanto a riformare la “Giustizia” ed ha altre grane interne da risolvere, infischiandosene delle riforme.
Con i soldi spesi per un convegno che non ha chiarito i dubbi di nessuno, si sarebbe potuto organizzare un gemellaggio con le popolazioni dell'Arcipelago Toscano o della Maddalena, altre realtà isolane come la nostra, per sentire soprattutto chi effettivamente il parco lo subisce e non invece chi lo istituisce o lo dirige.
Con un gemellaggio ogni cittadino si sarebbe fatto un idea su come funziona un parco e di quali sono i vincoli e le limitazioni, scambiando opinioni con chi vive in un area protetta ed avere così un quadro reale della vita all'interno di un parco, nulla di tutto ciò è stato fatto da chi dovrebbe rappresentare la comunità eoliana, generando una sorta di folle braccio di ferro tra chi è contrario e chi invece è favorevole al parco, cercando a tutti i costi e con ogni mezzo di spazzare via chi la pensa diversamente e di imporre la propria legge.
Tutt'oggi, sembra che in merito all'argomento parco conti solo ed esclusivamente il parere di alcune categorie molto ristrette di soggetti, il popolo non ha alcuna voce in capitolo (a lui ci si rivolgerà solo tra qualche anno per fare il pieno di voti con le solite promesse da illusionisti), deve solo subire in silenzio.
Riteniamo che un amministrazione responsabile ha il dovere di pronunciarsi ufficialmente su un argomento così importante qual'è l'istituzione di un parco, è inconcepibile che alcuni suoi componenti siano favorevoli ed altri contrari con eclatanti spaccature che non fanno bene al paese, è, ancora, inconcepibile che la stessa amministrazione, in passato, ha votato contro l'istituzione della Riserva Naturale Orientata, dimostrandosi contraria all'imposizione di nuovi vincoli calati dall'alto, prendendosi gli applausi dei cittadini delle frazioni alte, degli agricoltori e dei cacciatori ed oggi sul parco non si riesce a comprendere qual'è la maggioranza e qual'è l'opposizione.
A nostro avviso, cari amministratori locali, la soluzione è molto semplice, bisogna solo avere il coraggio ed il buonsenso di assumere una posizione ufficiale, come hanno, giustamente, fatto l'assessore Natale Famà ed altri vostri colleghi che hanno assunto una posizione netta, decisa e non ambigua, correndo anche il rischio di scottarsi, al fine di restituire agli occhi della gente, ormai delusa e disgustata, dignità e credibilità alla politica eoliana.
Di fronte ai cittadini che vi hanno votato e dato fiducia, bisogna dare risposte concrete, non si può essere favorevoli ed al tempo stesso contrari al parco, per far contenti tutti, e poi, alle prossime elezioni, dire: “era una legge dello Stato, io ero contrario ma non ho potuto fare niente!!!”, ormai abbiamo le tasche piene di queste eterne vittime del sistema.
Lipari, lì 01/09/2010
L'Associazione LA VOCE EOLIANA