“Gesù è giunto in cima al Calvario dopo essere passato attraverso l’arresto, un processo irregolare, la flagellazione, avere compiuto con la croce il percorso dal Pretorio al Golgota, avere incontrato Giuda che lo tradisce, Pietro che lo rinnega, il sommo sacerdote Caifa, il governatore Pilato, Simone il Cireneo, un gruppo di donne di Gerusalemme a cui svela il destino della loro città e delle loro famiglie.
Sul Calvario è denudato e crocifisso ma lui é concentrato nell’attesa di un cenno di approvazione del Padre che tarda ad arrivare. Quando finalmente questo cenno arriva Gesù sussurra il salmo “Padre nelle tue mani raccomando il mio spirito“. Ora ha ancora due cose da fare. Iniziare ad attrarre tutti a sé a cominciare dal ladrone pentito, crocifisso alla sua destra, adempiendo quanto aveva predetto e cioè che le prostitute e i pubblicani ci precederanno in Paradiso; quindi affidare Maria a Giovanni e Giovanni a Maria e tramite Giovanni dare a tutti noi dopo un padre, anche una madre in comune rafforzando così la nostra fratellanza”.
Tocca ad Enni Bernardi riflettere sulla decima stazione, la crocefissione. “Sulla croce il Figlio ricorda al Padre che ha portato a compimento il proprio compito e che ora toccava a lui intervenire e completare il disegno senza temere che questo l’atto della resurrezione sia talmente forte da coartare il libero arbitrio degli uomini. Una preoccupazione forte del Padre fin dal tempo della creazione perché vuole che lo si ami e gli si ubbidisca liberamente. Indubbiamente è il nodo di un dialogo muto fra il Padre e il Figlio dal Getsemani fino al Calvario. Il dramma è ora al suo culmine, in questo dialogo muto fra il Padre e il Figlio. Ora veramente l’Avversario è fuori gioco, non ha più nessuna carta da giocare. Potrebbe ancora sperare che il Figlio scenda dalla croce, ma sa che non lo farà. E quando Gesù pronuncia il secondo salmo, sa che ha perso la partita, sa che il Padre ha finalmente parlato e lo risusciterà”.
Prima di esalare l’ultimo respiro Gesù deve compiere due atti di grande significato simbolico. Di essi si parla nella XI e XII stazione.
La riflessione sulla XI stazione è affidata a Valeria Russo. “Il perdono pieno del ladrone pentito è il punto di arrivo carico di espressività di un comportamento che ha caratterizzato profondamente la missione di Gesù. L’amicizia con i peccatori fu il comportamento che provocò maggiore scandalo ed ostilità nei suoi confronti. Gesù era amico dei peccatori, dei pubblicani che vivevano di espedienti quasi sempre poco limpidi e delle prostitute. Non lo era in modo generico, Gesù sedeva persino a tavola con loro, mangiava con loro e in Israele sedersi alla stessa tavola voleva dire fare parte dello stesso gruppo. Per Gesù invece nessuno deve sentirsi escluso dalla sua tavola, non occorre essere puri, non è necessario fare le prescritte abluzioni. Nel regno di Dio tutto dev’essere diverso: la misericordia sostituisce la santità. Gesù offre ai peccatori, ai pubblicani ed alle prostitute la sua fiducia, la sua amicizia. Li libera dalla vergogna e dall’umiliazione, li riscatta dall’emarginazione. E poco a poco si desta in loro il senso della propria dignità. Forse per la prima volta si sentono accolti da un uomo di Dio e d’ora innanzi la loro vita potrà essere diversa. Gesù spezza il cerchio diabolico della discriminazione, aprendo uno spazio nuovo per l’incontro amichevole con Dio, fino ad andare con lui nel suo Regno, come promette al ladrone pentito”.
La riflessione alla XII stazione la illustra Emilia Gallo. “Per tutta la missione pubblica di Gesù, Maria è stata discreta e distante. Ma al culmine della missione, quando Gesù è arrestato, processato e condannato, Maria è lì e lo seguirà fino al Calvario, fin sotto la croce.
E sotto la croce accetterà in silenzio ed ubbidiente la missione che il figlio le assegna: essere la madre di Giovanni e tramite lui la madre di tutti noi, rafforzando così la nostra fratellanza. E se c’è un motivo per cui Maria continua a comparire agli uomini nei secoli e quindi a Lourdes, a Fatima, a Medjugorje non è certo per compiere nuove rivelazioni ma per esercitare la sua funzione materna, per incoraggiarci, per sostenerci, per confortarci, per ammonirci.
Da allora lo stabat mater…dolorosa et lacrimosa non è più presso la croce del figlio ma presso le milioni di croci su cui sono stesi, lungo la storia del mondo, i milioni di sofferenti che la invocano”.
Alla fine della liturgia e prima di iniziare la Messa che apre la novena a Maria addolorata, don Gaetano ha voluto sottolineare come questa Via Crucis fa parte di un percorso di preparazione alla Pasqua ma va anche oltre perché fa parte di una riflessione sulla misericordia che Papa Francesco ha avviato indicendo il Giubileo e che noi proseguiremo nel mese di aprile.