Mi sono chiesto diverse volte: la Comunità Europea si è mai interessata alle isole? SI, ma dolo con studi, ricerche, riconoscimenti ecc. (di cui di seguito, sotto riporto solo due esempi). Non sarebbe il caso che la Comunità Europea approvasse una norma precisa e concreta sulle isole minori europee, compresa l’assegnazione di fondi che dovrebbero andare ad aiutare i singoli governi nazionali, le loro regioni e comuni a sopportare le spese che derivano dal garantire i SERVIZI essenziali per i cittadini insulari?
La conferenza riconosce che le regioni insulari soffrono, a motivo della loro insularità, di svantaggi strutturali il cui perdurare ostacola il loro sviluppo economico e sociale.
La conferenza riconosce pertanto che la legislazione comunitaria deve tener conto di tali svantaggi e che possono essere adottate misure specifiche, se giustificate, a favore di queste regioni per integrarle maggiormente nel mercato interno a condizioni eque.
ESEMPIO 2:
RELAZIONE
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23 marzo 1998
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sui problemi delle regioni insulari dell'Unione europea
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(stralcio)
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(Trasporti, ambiente, telecomunicazioni, energia, turismo e affari sociali)
13. chiede che la Commissione effettui uno studio sul sovraccosto dell"insularità nel campo dei trasporti;
14. chiede che il sovraccosto dei trasporti di persone, merci ed energia da e verso le regioni insulari venga riequilibrato con misure di compensazione;
18. domanda che venga aiutato lo sviluppo della società dell"informazione e rafforzata di conseguenza la rete telefonica e telematica in tutte le regioni insulari, anche grazie ad un appropriato inserimento di queste nelle reti transeuropee;
19. chiede che, nel quadro di una politica comunitaria integrata, vengano assunte azioni e applicazioni pilota che valorizzino le regioni insulari come laboratori per quanto riguarda il settore delle energie alternative e del risparmio energetico e che siano di conseguenza incoraggiati la diffusione su larga scala di nuove tecnologie, il finanziamento di laboratori di ricerca e la concessione di borse di studio, al fine di ridurre la dipendenza delle isole dalle risorse energetiche estrattive;
21. ritiene che le economie insulari dipendenti esclusivamente dal turismo debbano venire diversificate, con lo scopo di destagionalizzare i flussi turistici e di promuovere nuove ed integrate fonti di sviluppo endogeno;
22. ritiene che una politica integrata per le regioni insulari dovrebbe tener conto dei rischi che l'eccessiva offerta turistica comporta per lo sviluppo sostenibile di alcune di queste regioni; chiede alla Commissione di tener conto delle conseguenze sull'ambiente della proliferazione di offerte complementari aggressive nei confronti del litorale (ad esempio, la costruzione di porti turistici) nonché dell'edilizia turistica sui terreni di campagna;
23. chiede alla Commissione di considerare la situazione sanitaria ed educativa particolarmente sfavorevole cui sono confrontate le isole minori facenti parti di un arcipelago a causa della doppia insularità;
24. auspica che la Commissione cofinanzi in via prioritaria l"acquisto di mezzi di trasporto d"urgenza per motivi sanitari negli arcipelaghi e nelle piccole regioni insulari onde consentire, nei casi di necessità, un collegamento stabile e rapido tra queste e le isole madri o il continente; auspica inoltre che la Commissione cofinanzi l'acquisto di mezzi antincendio aerei e terrestri, al fine di tutelare efficacemente la ricchezza naturale delle isole;
25. chiede alla Commissione di promuovere una serie di misure sul mantenimento della fisionomia culturale delle regioni insulari, soprattutto attraverso interventi legislativi e misure speciali per la valorizzazione dei siti storici e archeologici, la ricostruzione di abitazioni tradizionali, il recupero qualitativo delle abitazioni e la promozione della cooperazione culturale internazionale;
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Condivido in pieno quanto emerge da alcuni interventi sul web e nei notiziari locali. Alcune “battaglie” di interesse comune alle varie isole italiane, al di là di casi specifici, andrebbero “combattute” insieme, con la speranza che “l’unione fa la forza”.
Cito, ad esempio, il ridimensionamento degli ospedali, la chiusura di sezioni distaccate di tribunali, la scuola.
La chiusura delle sezioni distaccate di tribunali, tra cui quella di Lipari, rientra nella logica sul risparmio di spesa ed il miglioramento dell’efficienza. Ma i costi del disagio che si crea, a carico di chi sono? Su questo lascio i commenti agli addetti ai lavori, come del resto hanno già fatto ampiamente.
In merito alla chiusura di ospedali, o reparti di essi (vedi “battaglie” che riguardano anche Lipari, “voglio nascere a Lipari”, ecc..), qui alla logica del risparmio, credo, si aggiunga la “sicurezza” per ogni genere di complicanza dovesse presentarsi al parto. Anche su questo lascio i commenti agli addetti ai lavori. Sottolineo, però, che in delle isole turistiche dove nei mesi estivi il flusso di persone aumenta in modo considerevole certi servizi andrebbero potenziati (un es. a caso ORTOPEDIA) e non ridimensionati.
Vorrei fare un esempio: sulla terra ferma, a livello nazionale la chiusura di alcuni piccoli ospedali ha avuto un senso. Posso testimoniare che dove vivo io, pur essendo stato chiuso un ospedale in un paese di meno di 10.000 abitanti a 10 km. di distanza, vi sono due ottime strutture ospedaliere, facilmente raggiungibili essendo sulla terra ferma.
Infine la scuola: sappiamo che va garantita l’istruzione, nella sua pluralità di indirizzi e nella sua continuità didattica. Prendendo spunto da altri interventi che ho letto, credo che in un posto ritenuto disagiato, dove d’inverno spesso i collegamenti sono interrotti, il dipendente statale deve vivere sul luogo. Il disagio personale verrà premiato dopo in vari modi: si può prevedere solo un tot di anni di permanenza, maggiori punteggi per la carriera/avanzamento e ai fini pensionistici.
Quando si parla di isole e di vivere nelle isole, bisogna mettere al centro di tutto il cittadino. Il cittadino insulare, godrà di bellezze paesaggistiche, ma soffre di quegli svantaggi specifici che non vi sono sulla terra ferma; il cittadino insulare va tutelato e quindi nel campo dei servizi non si può applicare solo la logica del risparmio di spesa altrimenti si danneggia sempre chi è più svantaggiato.