Il decreto per gestire la flessibilità
nel pubblico impiego prevede che tutti i concorsi banditi fino al
31/12/2015 dovranno riservare il 50% dei posti disponibili a
lavoratori che hanno maturato presso l'Ente che assume, almeno tre
anni negli ultimi cinque, anche non consecutivi, sulla base di
uno o più contratti di lavoro subordinato a tempo determinato.
Dopo questa data la
platea dei beneficiari si può estendere anche ai lavoratori
somministrati o i collaboratori a progetto.
Salvo le categorie che ho
evidenziato in grassetto non sono previste altre forme di lavoratori
o pseudo lavoratori.
Inoltre, la seconda
ipotesi è ancora contenuta in un disegno di legge in corso di
presentazione.
Gli ex lavoratori della
Pomice sappiamo che sono degli ASU (Attività Socialmente Utili). Al
momento sarebbero esclusi da questa norma in quanto non rientrano
nella categoria di lavoratori subordinati diretti o indiretti (i
collaboratori a progetto ormai mi sembra che sono una categoria
estinta).
Pertanto,
l'amministrazione cosa farà una volta che il contratto scadrà?
Chiederà un intervento alla Regione? Chiederà a Roma per tramite di
conoscenze dirette una modifica a quanto sopra descritto?
Ricordo comunque che per
assumerne 40 persone bisognerebbe bandire concorsi per occupare posti
per 80 addetti che dovrebbero ricoprire diverse mansioni e funzioni
magari che non corrispondono con quelle in possesso dei soggetti ASU.
I miei appunti servono
solo per stimolare chi di competenza ad occuparsi di questa categoria
di lavoratori, ahimè sfortunati. Anche se non sono oggi uno di loro
alla fine avrei potuto esserlo.
Se la politica fallisce a
tal proposito mi domando: di chi è la responsabilità di aver
sacrificato una azienda operativa, di non aver favorito alcun
progetto di riconversione misto o privato che sia? Etc etc. Una
responsabilità qualcuno deve averla di certo non i lavoratori.
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