Ho letto con interesse la nota di Michele Giacomantonio sulle “discriminanti” in campagna elettorale: un argomento importante, perché su questa base si possono definire le alleanze o, viceversa, le contrapposizioni tra diverse forze politiche, e probabilmente tra diverse “aree di pensiero”. Personalmente non mi convince la tesi che “destra” e “sinistra” abbiano oggi perso il loro significato originario. Permangono infatti visioni differenti, che anche su un piano locale investono direttamente gli obiettivi che si pone un’amministrazione comunale. Prendiamo il caso dei dieci anni di amministrazione di destra appena trascorsi, dove hanno prevalso ad oltranza le logiche privatistiche: la consegna dell’intera portualità ai privati, come avvenuto con la creazione della società Lipari Porto nella quale Condotte d’Acqua detiene il 70 % del pacchetto azionario, o la proposta del programma costruttivo dei 140 alloggi in aree a verde agricolo o soggette ad altri vincoli, dove l’impresa sarebbe stata l’unico reale beneficiario e con il quale la comunità si sarebbe giocata per molti anni qualsiasi possibilità di sviluppo dell’edilizia economica e popolare, sono chiaramente scelte scaturite da un pensiero destra. In contrapposizione naturale, chi ha testimoniato in questi anni un pensiero di sinistra nel nostro paese chiedeva – e chiede – una portualità pubblica, realizzabile con un piano regolatore dei porti, o i PEEP (Piani di edilizia economica e popolare), in merito ai quali l’amministrazione Bruno ha risposto con un imbarazzante – e premonitore – silenzio.
Comprendo che il PD attraversi oggi la fase più critica della sua breve esistenza, soprattutto in Sicilia dove – pur se destinato dall’elettorato a un ruolo di opposizione – ha preferito scendere a patti con il peggior governo regionale e sostenerlo, piuttosto che proporsi come alternativa al fallimento del centro-destra-pseudo-autonomista di cui Lombardo era l’espressione originaria. Questa logica sicuramente ha favorito un clima di confusione, nel quale è più facile liquidare la faccenda della distinzione dei ruoli e delle posizioni sostenendo che le stesse hanno perso ormai il loro significato; ma è proprio questa confusione che genera i “mostri”, per esempio quel piano sanitario che – di fatto – il PD regionale sostiene e che sta sopprimendo l’ospedale di Lipari: il sacrificio estremo della sanità pubblica, attuato con cinica indifferenza mentre le società elicotteristiche private continuano a ingrassare nella mangiatoia, sarebbe concettualmente una scelta di “destra”, ma perde tale connotato se compiuto con la benedizione del principale partito del centro-sinistra.
Torniamo a Lipari, e al tema scomodo delle discriminanti in campagna elettorale. Chi, negli ultimi anni, ha contrastato l’azione (o l’inazione) amministrativa della giunta Bruno, le sue proposte nefaste per il territorio e per le comunità che lo abitano, i suoi bilanci, le iniziative vessatorie in materia fiscale a fronte dell’incapacità di razionalizzare la spesa e i costi pubblici, oggi rappresenta naturalmente la proposta alternativa a questa visione del governo del paese; i comportamenti politici di chi, anche se in modo altalenante, ha sostenuto l’attuale amministrazione, e di chi invece l’ha avversata, sono chiari e noti a chi ha seguito le vicende politiche locali. Riguardo alle alleanze elettorali, Sinistra Ecologia Libertà – che rappresento in consiglio comunale – ha sempre posto come unica condizione la credibilità: e, per essere credibile, una proposta di rinnovamento del paese deve partire dai comportamenti politici alternativi a quelli che hanno portato il paese all’attuale, e drammatico, livello di degrado.
Nei confronti finora avviati, la condizione posta da SEL non ha raccolto il consenso della principale forza locale di opposizione, l’UDC, che ha ritenuto di aprire un dialogo con i profughi del centro-destra; sono scelte strategiche che rispetto, anche alla luce di un rapporto quinquennale e proficuo da alleati preziosi all’opposizione, ma che come forza politica abbiamo deciso di non condividere. Di conseguenza, SEL è disponibile a discutere con altre forze l’ipotesi di percorsi comuni, ma chiedendo anche a loro che identità e riconoscibilità, oltre a un programma condiviso, siano gli elementi fondanti di un’eventuale alleanza. Riconoscibilità chiara dai fautori e dai sostenitori – anche a intermittenza – dell’amministrazione uscente. Se da un lato questa può apparire una visione troppo rigida, dall’altro costituisce l’unica difesa contro il trasformismo, il peggiore aspetto di quella politica “da quattro soldi” che troppo spesso svilisce il nobile significato e il vero senso della politica. È questa, del resto, la vera essenza dell’alternanza, anche se oggi – sul piano locale – si incastona in un mosaico di posizioni sempre più complesso e, a tratti, anche difficilmente comprensibile. Ed è questa, dunque, la vera discriminante. La grande domanda, semmai, è: la coerenza paga? Sarà la cittadinanza a deciderlo. In ogni caso, e su questo concordo pienamente con Michele Giacomantonio, non basta vincere, ma bisogna convincere.
Pietro Lo Cascio
consigliere comunale e coordinatore del Circolo di Sinistra Ecologia Libertà