Cerca nel blog

venerdì 3 febbraio 2012

Il problema delle discriminanti in questa campagna elettorale (di Michele Giacomantonio)

Nella vita politica e soprattutto nei momenti elettorali, importante diventa il problema delle discriminanti per decidere con chi allearsi e contro chi combattere. Un problema tanto più sentito da quando sono venute meno le discriminanti di carattere ideologico e “destra” e “sinistra” hanno perso molto del loro significato originario.
Oggi le discriminanti più importanti mi sembrano di due tipi: di tipo etico e di tipo politico. Per discriminante etica intendo quella nei confronti di chi è si è macchiato di reati in particolare contro la società e la pubblica amministrazione attestati da una condanna o, in casi gravi, anche da un rinvio a giudizio. Ma anche in assenza di un provvedimento giudiziario la discriminante etica deve vigere nei confronti di chi è accusato dall’opinione pubblica, trovando riscontri nella realtà  quotidiana, di comportamenti criminali ( mafiosi ad esempio) o speculativi ( abusi edilizi gravi ad esempio). Infine c’è il problema dell’etica personale nella vita privata che non dovrebbe avere rilevanza nella vita pubblica a meno che si tratti di comportamenti che provocano grave scandalo pubblico. E mi si risparmino a questo proposito esempi nazionali.
Più complessa e delicata è la discriminante di tipo politico. Anche qui mi sembra che bisogna distinguere su discriminante in base a programmi e progetti e discriminanti in base a comportamenti politici precedenti. La prima mi sembra quella fondamentale anche se non mi pare che debba essere interpretata rigidamente: i progetti ed i programmi si discutono, si approfondiscono, si chiarificano e le posizioni di partenza possono mutare. Faccio un esempio. Quando fu presentato il Parco delle Isole Eolie, contro di esso si raccolsero 4055 firme (si veda l’apposita scheda e relativa documentazione nella rubrica “Dentro i problemi”). Se dovessimo considerare le 4055 persone che firmarono bloccate sulla  posizione del NO, per il Parco nelle Eolie non ci sarebbe più storia. Invece sappiamo che su di essa influirono molti fattori a cominciare dal fatto che nelle Eolie si è sicuramente abusato con i vincoli in negativo che hanno creato anche problemi alla realizzazione di opere pubbliche essenziali. Inoltre vi era la preoccupazione che il parco si trasformasse in un carrozzone clientelare vigendo in carica una amministrazione su cui pesava l’accusa di clientelismo e di irregolarità nella amministrazione nella cosa pubblica (v. approvazione del megaporto di Lipari). Inoltre vi era mancanza di chiarezza sui vincoli e non si capiva se si volevano consolidare e rendere cogenti quelli esistenti o crearne di nuovi.
La discriminante in base ai comportamenti precedenti politici mi sembra più delicata. Delicata perché una sua interpretazione troppo restrittiva rischierebbe  di congelare le posizioni in campo rendendo complicata la possibilità dell’alternanza. L’alternanza sarebbe possibile, in una visione troppo rigida, solo spostando il consenso e non invece i rappresentanti politici che sarebbero bloccati dai loro comportamenti pregressi. Sono obiezioni che nel corso dell’ultima assemblea del PD qualcuno ha sollevato nei confronti dei consiglieri de “Il Faro” eletti nel 2007 con la maggioranza ma che nel corso di questi cinque anni hanno dimostrato una autonomia di giudizio non sempre però convergente con quella dell’opposizione.
Voglio fare osservare che se questa logica fosse stata applicata durante le elezioni del 2007, al ballottaggio non sarebbe stato possibile allearsi con l’UDC e le liste collegate per cercare di battere il candidato Bruno. Infatti i dirigenti dell’UDC ( e liste collegate) avevano governato lungo i cinque anni precedenti con la maggioranza dalla quale avevano preso a differenziarsi solo nelle ultime settimane. Inoltre gravavano su di loro alcuni comportamenti che avevano permesso scelte rivelatesi gravissime come l’approvazione del megaporto (comportamento non lineare dei consiglieri fino alla fine del periodo amministrativo)e il passaggio del progetto del ciclo dell’acqua dalla Lotti alla Sogesid.  Certo l’UDC ( e la lista Nuovo giorno) nei cinque anni che sono seguiti si sono rivelati  alleati preziosi per il PD e le posizioni sia in ordine al megaporto, sia in relazione al progetto del ciclo dell’acqua sono profondamente mutati. E questo sia perché un conto è essere in maggioranza ed un altro all’opposizione, sia perché un confronto sereno con il PD ha permesso loro di scoprire aspetti del problema che, in partenza, erano stati trascurati. Per questo nell’assemblea del PD, nel mio intervento ho detto che nei confronti di chi è stato o è ancora su posizioni diverse bisogna avere un atteggiamento pedagogico e non solo di scontro, per questo ho detto che – di fronte alla realtà drammatica delle isole – non basta vincere ma bisogna convincere. 
Michele Giacomantonio

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.