La morte non merita altro
commento che il silenzio. Nessuna parola, seppur bella, sentita, sofferta può
minimamente rendere lo stato d'animo di chi deve affrontarne le conseguenze.
Perchè la morte comporta esiti senza rimedi, recide il futuro per innestarlo su
altri sentieri, piega le volontà più tenaci, rielabora ogni progetto, consegna
significati nuovi al futuro.
Il linguaggio della morte è
sempre lo stesso, sia che parli delle persone che amiamo, che degli amici, che
di persone che forse non abbiamo mai conosciuto. Muta l'intensità e forse la
qualità del dolore, cambia la sensazione di perdita, il senso del distacco, la
sofferenza per il colloquio interrotto; ma non cambia lo spaesamento, la
sensazione di precarietà, di futilità che impone di rivedere il significato di
tutto ciò che facciamo e di attribuire valore diverso alle cose che
quotidianamente ci impegnano.
Si avverte la sensazione, meglio
il desiderio, di capovolgere la scala di valori, di significati che negli anni
talvolta si costruiscono con sforzo, con rinunce, con conflitti che la morte
disvela in tutta la loro inutilità e banalità.
Non può essere la retorica
sentimentale e d'occasione a dare risposte alla morte, né l'ostentazione di
affetti compassionevoli. Le parole perdono qualsiasi significato decente
rischiando di trascinare tutti nell'indecenza dell'esibizione teatrale o,
peggio, nella lugubre sequela di formalismi soffocanti.
Dunque è solo nel silenzio che
ciascuno può rielaborare il proprio rapporto con la morte e con chi non c'è
più, riannodare conversazioni liberate dall'illusione che il tempo possa
fermarsi e il passato, non si sa come, tornare.
Nel ciclo della vita che a volte
non riusciamo a comprendere eppure è nascosta la verità che non vogliamo
disvelare e che invece appare così chiara: l'amore non muore. Perchè se amore
vero è quello che ha unito e unisce a
chi muore, allora nessuno ha mai perso parenti, amici, conoscenti visto che
continua ad amarli. Se invece se n'è dimenticato, altri erano i sentimenti che
legavano, deboli e forse insinceri.
La morte, dunque, anche quando si
manifesta nella sua brutalità, quando infrange ogni criterio di giustizia,
quando offende i più deboli, i più fragili, quando capovolge il naturale
evolversi della natura, quando condanna al dolore per il resto della vita, pone
chiunque di fronte la sola verità che può offrire: la verità dell'amore.
L'alternativa a questa verità può essere solo il nulla. Alternativa che, si
badi bene, è fatta anch'essa di lacrime, fiori, messe, lapidi, monumenti,
promesse eterne e intitolazioni.
È dunque solo meditando nel
silenzio che è possibile conversare con la morte, e che con essa si parli
d'amore è solo un'apparente contraddizione.