In elicottero nei paesi dove mancano viveri e medicine
Atterraggio impossibile ma si riesce a salvare diverse persone
Messina, la gente sui tetti
"Non lasciateci in questo inferno"
Un vecchio attende i soccorsi per ore, prigioniero nella casa invasa dal fango
la moglie è sepolta là sotto, si scava con dei pezzi di legno ma il corpo non si trova
La cronaca dell'inviato di Repubblica, FRANCESCO VIVIANO ALTOLIA (MESSINA) - Quando con l'elicottero avvistiamo il paese di Altolia, 380 anime, isolato da oltre 24 ore, i bambini salutano dai tetti, le mamme gridano: "Salvateci", "salvateci". E' quasi impossibile atterrare, non c'è uno spiazzo libero, il borgo è devastato. Dimenticato da Dio e dagli uomini, come se non esistesse. Senza luce, senza acqua, senza cibo; i morti sono ancora sotto il fango, o sepolti nelle automobili. Non arriva nessuno in soccorso.
Decine di persone si sono rifugiate in una scuola, la Leonardo da Vinci. Lorenzo e Andrea, che guidano il piccolo elicottero, provano un atterraggio. Ma una foschia improvvisa ci costringe a allontanarci. Poi la fortuna ci aiuta. Il cielo si apre per pochi attimi, sfioriamo il tetto dell'edificio ma c'è rischio di crolli, restiamo a 20 centimetri dal solaio. Scendiamo sul tetto, scarichiamo acqua, latte, succhi di frutta, sacchetti di plastica, biscotti. Li lanciamo dall'alto a chi aspetta alla base della scuola, i sopravvissuti li afferrano come se fosse oro.
Tre donne con i cinque figli implorano: "Portateci via, siamo soli dall'altra notte, senza casa, le nostre sono state distrutte dal fango. Se piove ancora non sappiamo cosa accadrà. Portate via almeno i bambini". Ma dalla strada è quasi impossibile arrivare sul tetto della scuola, sono almeno 10-15 metri. Qualcuno recupera una scala di legno: non è sicura, però alle donne non importa. Agata Andronica, 39 anni, prende in braccio Desirè, una dei figli, e le dice: "Vai bambina mia". Desirè sale su per la scala, tutti hanno il fiato sospeso, c'è vento e piove, un ragazzo accompagna da dietro la piccola che finalmente raggiunge il tetto.
Poi la madre, poi gli altri due fratelli, poi altre donne, altri bambini. "Non importa dove andiamo ma portateci via, qui potremmo morire da un momento all'altro".
Così l'elicottero porta via 15 persone, tre famiglie. In pochi minuti raggiungiamo lo stadio di Santa Margherita, sul litorale messinese. In volo le donne cominciano a pregare, hanno paura dei volteggi dell'elicottero, i bambini prima piangono poi cominciano a dire: "Quanto è bello". Non avevano mai volato, prima. All'atterraggio sul campo sportivo pieno di velivoli dei Vigili del Fuoco, della Polizia, dei carabinieri, i bambini sono felici. E la Protezione civile? Sul prato del Santa Margherita atterrano e partono elicotteri che portano in giro questori e funzionari. Intorno alle 16, quando il nostro piccolo mezzo decolla per andare a "salvare" altra gente che aspetta, arriva Bertolaso.
Al terzo viaggio il gestore del campo sportivo trasformato in pista d'atterraggio chiede ad Angela Ottanò, appena scesa dall'elicottero, se ha notizie di Luccio. La donna scoppia a piangere. "É morto, è morto. Io ero in casa, il fango aveva sfondato le pareti, eravamo prigionieri in casa, da fuori Luccio gridava "aiuto, aiuto salvatemi". Ma non potevamo fare nulla, non ci potevamo muovere, eravamo tutti riuniti al piano di sopra, non potevamo aprire nè porte nè finestre, fuori era un inferno, con quella voce di Luccio che ci tormentava. Poi non lo abbiamo sentito più". Luccio è morto, è nella lista dei dispersi, inghiottito dal fango dentro la sua automobile.
L'inferno non è finito. Lorenzo ed Andrea volano verso Molino, un altro paese piccolo piccolo: una guardia forestale incontrata ad Altolia ci ha detto che lì ci sono tanti morti. L'elicottero si poggia, quasi in bilico, su un tratto di asfalto della strada provinciale. Sono bravi Lorenzo e Andrea, sicuri, sanno il fatto loro.
Scendiamo su un sentiero fangoso, i piedi affondano nella melma e nell'acqua. Raggiungiamo il limite del paese. La prima casa è quella di Francesco Ferrera, pensionato, ex segretario di una scuola del paese. Ha le lacrime agli occhi, occhi infossati dal dolore e dalla stanchezza. La casa è invasa dal fango, sotto il fango c'è ancora il corpo di sua moglie. Non ci sono pale, nulla con disseppellirla.
Scaviamo con delle tavole che alla fine si spezzano; il cadavere non si trova, neanche i cani, arrivati alcune ore dopo, riusciranno a fiutare la vittima. Francesco Ferrera è stato tutta la notte prigioniero nella casa con la moglie là sotto. Si dispera e se la prende con il mondo intero: "Ieri sera, poco prima delle 21, avevo capito che poteva accadere qualcosa, l'acqua arrivava come una valanga insieme al fango; ho chiamato il 112, il 113, il 115, il 118, tutti. Dopo tanto tempo qualcuno mi ha risposto, ma erano i carabinieri di Reggio Calabria. Chiedevo aiuto, dicevo che saremmo morti, perché non c'era nessuna possibilità di uscire da quella casa. Mi dicevano "attenda", poi chiudevano la linea. Così per ore fino a quando è arrivato l'inferno. Il fango ci ha travolto, dicevo a mia moglie di non scendere giù al pianterreno ma lei voleva prendere le fotografie delle nostre figlie e qualche altra cosa. Ma perché non ci hanno aiutato? Perché non ci hanno ascoltato? C'era tutto il tempo per salvarci, ma nessuno tranne voi qui è mai arrivato. Dov'è la protezione civile?".
I primi ad arrivare in questi due paesi dimenticati sono state le guardie forestali e quelle provinciali. A piedi, facendo oltre dieci chilometri in mezzo alla tempesta ed alla pioggia. Ma non avevano nulla con sé. Non una pala, viveri, nulla. "Ho fatto quello che ho potuto fare - dice Giovanni Pagano, maresciallo della Forestale - sono arrivato alle prime luci dell'alba, sono andato in una casa che mi avevano indicato alcune persone, dove c'era una famiglia. Quando sono riuscito ad entrare ho visto due bambini ed il padre rannicchiati in un angolo della stanza da pranzo. Erano impietriti, come se fossero mummie. Ho capito perché quando sul divano ho visto una donna. Era la moglie di quell'uomo e la madre di quei due bambini. Era morta. Non è stato facile, non volevano lasciare la casa abbandonando la madre. Poi si sono convinti, li ho portati fuori, ho detto loro che non c'era nulla da fare e che appena possibile avremmo recuperare anche il corpo della mamma. Sono usciti, li ho affidati ad una squadra della protezione civile che poi li ha portati in ospedale. Altro non potevo fare. Non avevo niente con me, a piedi non potevo portare nulla. Ma quei bambini e il padre sono riuscito a salvarli, almeno".
L'odissea non finisce qui. Dino Broccio, ispettore della Forestale, comandante della stazione di Colle San Rizzo, è riuscito a raggiungere Molino ed Altolia. Ha in mano una lista con nomi e cognomi, di donne e bambini: "Alcuni sono malati, hanno bisogno di medicine, altri ancora hanno bisogno di insulina, ma non so come farli arrivare qui". Ci offriamo di fare da postini e lo imbarchiamo sul nostro elicottero. Via radio ci dicono di dirigerci al campo sportivo di Santa Margherita, dove troveremo i farmaci, l'acqua e altro materiale richiesto dal maresciallo. Atterriamo, ma non c'è nulla. Né medicine né viveri.
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sabato 3 ottobre 2009
Messina. Soccorsi sotto la pioggia. Berlusconi: "Temiamo 50 vittime"
Continua a piovere a Messina, colpita nelle ultime ore da un'alluvione che ha provocato, secondo l'ultimo bilancio ancora provvisorio secondo l'unita' di crisi allestita presso la Prefettura, 19 morti accertati e 34 dispersi. Ma il numero delle vittime e' destinato quasi certamente a salire e, secondo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, potrebbe arrivare a 50. Berlusconi ha parlato di 'situazione molto grave', annunciando l'intenzione di recarsi sui luoghi del disastro nelle prossime ore.
E mentre le forze dell'ordine segnalano la presenza sciacalli nelle case abbandonate di Scaletta Zanclea, e' stata completata l'evacuazione di Giampilieri: 435 persone che si erano rifugiate nella scuola elementare del paese sono state trasferite con degli autobus in alcuni alberghi a Messina dopo che i mezzi di soccorso sono riusciti a liberare la strada che collega la piccola frazione con la provinciale 114.Alle prime luci dell'alba si e' inoltre ripreso a scavare nel fango, perché nel paese vi sarebbero almeno altre due persone, due fratelli, che risultano dispersi. Si scava ancora a Scaletta Zanclea, il comune completamente devastato dalla massa di fango venuto giù dalle colline. Secondo il sindaco Mario Briguglio, vi sarebbero ancora sotto le macerie del paese sei persone, tutti cittadini abitanti che si trovavano in casa quando è arrivata l'ondata di fango, mentre sono sei i cadaveri che sono già stati estratti dalle case.
Alle 13.30 si riunira' la giunta della Regione Siciliana per fare il punto sugli interventi da adottare. La giunta dovrà 'decidere i primi interventi necessari per alleviare le sofferenze delle popolazioni così duramente colpite e programmare una serie di provvedimenti di breve e medio periodo per tutto il territorio siciliano volti ad evitare che simili catastrofi possano ripetersi in futuro'.
E mentre le forze dell'ordine segnalano la presenza sciacalli nelle case abbandonate di Scaletta Zanclea, e' stata completata l'evacuazione di Giampilieri: 435 persone che si erano rifugiate nella scuola elementare del paese sono state trasferite con degli autobus in alcuni alberghi a Messina dopo che i mezzi di soccorso sono riusciti a liberare la strada che collega la piccola frazione con la provinciale 114.Alle prime luci dell'alba si e' inoltre ripreso a scavare nel fango, perché nel paese vi sarebbero almeno altre due persone, due fratelli, che risultano dispersi. Si scava ancora a Scaletta Zanclea, il comune completamente devastato dalla massa di fango venuto giù dalle colline. Secondo il sindaco Mario Briguglio, vi sarebbero ancora sotto le macerie del paese sei persone, tutti cittadini abitanti che si trovavano in casa quando è arrivata l'ondata di fango, mentre sono sei i cadaveri che sono già stati estratti dalle case.
Alle 13.30 si riunira' la giunta della Regione Siciliana per fare il punto sugli interventi da adottare. La giunta dovrà 'decidere i primi interventi necessari per alleviare le sofferenze delle popolazioni così duramente colpite e programmare una serie di provvedimenti di breve e medio periodo per tutto il territorio siciliano volti ad evitare che simili catastrofi possano ripetersi in futuro'.
Verso un gemellaggio culturale tra Eolie e Dolomiti
Gettate la basi per un gemellaggio culturale tra le Eolie e le Dolomiti, entrambi siti "Patrimonio dell'Umanità". Un gemellaggio, che avrà come cardini l'Istituto "Conti" di Lipari e il liceo scientifico di Auronzo di Cadore, ma che si svilupperà anche attraverso una cooperazione nel settore turistico-ricettivo. Artefici di questo progetto, che sicuramente riscontrerà il favore del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sono stati i primi cittadini di Lipari Mariano Bruno e di Auronzo di Cadore Bruno Zandegiacomo Orsolina. Quest'ultimo ieri è sbarcato a Lipari insieme alla moglie e, dopo un primo incontro con gli operatori turistici dell'isola, quest'oggi ha incontrato il dirigente scolastico del "Conti" Tommasa Basile. Durante l'incontro, al quale ha presenziato attivamente anche la professoressa Maria Paola Roncaglia, si sono gettate le basi per una serie di iniziative da inquadrarsi anche in quelli che sono i prossimi festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Auronzo e Lipari potrebbero istituire anche un protocollo unico per ciò che riguarda le tematiche Unesco. Vi proponiamo le interviste con il sindaco Bruno Zandegiacomo, la professoressa Tommasa Basile e con il sindaco Mariano Bruno.
"Iddu", avamposto dell'inferno. Viaggio a Stromboli, nell'isola delle Eolie che forse più di ogni altra scatena paure ataviche dense di simbolismi
(di Franco Arcovito)La favola che Roberto Rossellini abbia accompagnato verso la bocca infuocata del cratere di quel vulcano la mitica Ingrid Bergman «per farla incontrare con Dio. » e poi, immaginiamo dopo l'incontro, la stessa diventasse l'indimenticabile protagonista del film "Stromboli. Terra di Dio" da lui girato, è certo giovata molto a rendere nota l'isola di Stromboli.
La più eccitante, forse perché la più eccitata geologicamente parlando, delle sette sorelle che formano l'Arcipelago delle isole Eolie è da allora (1949) diventata, in effetti, la regina incontrastata del turismo vagamente intellettuale che sguazza nel Mediterraneo occidentale alla ricerca di incandescenti emozioni che ne surriscaldino gli animi.
Notevole, anzi unica, è infatti l'emozione che scuote dentro quando si avverte prima il cupo brontolio e poi l'erutto fragoroso del vulcano che sta spurgando un po' della infinita riserva di energia lavica ribollente e materiale piroclastico solido contenuti nelle sue viscere.
Specie se ciò avviene nel buio della notte e se, invece che nei borghi più popolati di S. Bartolomeo, Piscità, Ficogrande, S. Vincenzo o Scari, ci si trova nella piccola frazione di Ginostra, poche case arrampicate sul crinale sud-ovest della montagna, praticamente isolata dal resto dell'isola via terra e, fino a pochi mesi fa, anche dal resto del mondo via mare.
Infatti, nonostante sia forse il suo più bel fiore all'occhiello, l'approdo naturale più piccolo del mondo, il Pertuso, consente l'accesso o il varo, mare permettendo, solo a piccole barche, una per volta. Il molo artificiale, in via di ri-consolidamento dopo l'erosione di rigetto immediato operata dal mare, costruito di recente per agevolare i trasporti marittimi leggeri e creare una via di fuga quando il vulcano dovesse esagerare, ha spezzato l'incantesimo dell'isolamento e, forse, ha un po' scalfito il fascino di quello stretto passaggio tra gli scogli. Agli irriducibili sentimentali, comunque, resterà la visione delle due infaticabili mule (incrocio tra un asino e una cavalla) che il loro simpatico padrone tedesco guida dolcemente ad inerpicarsi verso le case per il trasporto di bagagli e provviste.
"Iddu", cioè Lui, come lo chiamano i residenti, quando vibra, sembra trasformare tutti quei 12,6 kmq di territorio in una sorta di enorme trottola (strumbulu, appunto, per i locali). Insomma Stromboli, questa montagna che sputa fuoco più di tutte le altre cime dell'Arcipelago che emergono da quel grande canyon sottomarino disegnato dalla natura nel basso Tirreno, non può non creare inquietudine e paure. Ma allora, a parte quelli che ci sono nati e non sono migrati cedendo, nel 1930, alla peronospera che decimò tutti i vitigni ed alla violenta devastante eruzione (dell'11 settembre. anche lì), perché la gente ci va? Perché, addirittura, nonostante il recente piccolo Tsunami e la successiva ordinanza della Capitaneria di Porto che fa obbligo di distanziarsi almeno 400 metri, molte barche piene di turisti, di solito sensati, si spingono quasi fin sotto quell'area nota come la Sciara del Fuoco?
Spavalderia da raccontare al ritorno dalle vacanze anche se, ormai da anni, guardando la traccia scura di pendio che l'ha ospitata, il torrente di lava incandescente (la via di fuoco) si può solo immaginare, ignoranza sulla potenziale pericolosità di quel posto, semplice incoscienza? Certo, ma non si tratta solo di questo.
Non sembra azzardato ipotizzare che potrebbe giocare un certo ruolo accattivante la concatenazione tra il richiamo atavico della brutale consistenza della montagna, in grado di vomitare masse enormi di lava incandescente, che poi si immerge nelle profondità avvolgenti di quel mare d'acqua sempre mutevole. Apparentemente una sfida perenne tra simbolismi. La rappresentazione naturale della contrapposizione e della necessaria ricerca di integrazione tra l'immutabile, il monte, capace però di trasformarsi in un drago che vomita fuoco ed il transitorio, l'acqua, in grado però di avvolgere ed assorbirne qualsiasi sfogo.
Però, chi è arrivato su quest'isola verso la metà degli anni Sessanta resta indifferente a questo tipo di elucubrazioni. Anche oggi. Perché il suo pensiero, semplicemente, vaga su ricordi molto più terra-terra.
Torna ai preparativi, ai pacchi di cartone pieni di scatolette di carne e viveri conservabili da portarsi sulla motonave Lipari che, salpando da Messina e dopo sette otto ore di navigazione passate a sognare incontri straordinari in un luogo straordinario, lo avrebbe sbarcato a Stromboli, per vivere l'isola per un mese o fin quando i soldi bastavano. Rivede gruppi di ragazzi che stabilivano un feeling immediato con quelli che sbarcavano dalla stessa motonave proveniente da Napoli, tutti un po' stralunati perché quella tratta avveniva di notte e, soprattutto, quelle ragazze straniere che mostravano di divertirsi un mondo alle italianizzazioni pazzesche della loro lingua.
Respira l'aria polverosa mescolata all'odore del citiso eolico della modesta casa, con latrina fuori nel cortile, presa in affitto per un mese dalla corpulenta Alfonsetta, importante perché gestiva l'unico simil-spaccio alimentare. Casa con quattro cinque letti al massimo per dieci o quindici persone, il cui pavimento, verso l'alba, si copriva di asciugamani, sacchi a pelo e materassini di gomma su cui, stremati, ronfavano quelli che, avendo tirato tardi attorno ai falò sulla spiaggia (alla Grotta di Eolo o chi sa dove), avevano trovato i letti già occupati.
Ripensa agli incontri con personaggi importanti, tipo quel geniale Cavaliere del Lavoro che, primo ad intuire le potenzialità degli Aliscafi, fu anche il primo a scorazzare con la Fiat 500 per gli stretti vicoli di Stromboli battuti solo da qualche Motoape (a Lapa), e Richard Mason, quello scrittore un po' schivo ma cordiale che aveva già visto trasformati in film due suoi libri di successo ("Il vento non sa leggere", con Dirk Bogarde e, soprattutto, "Il mondo di Suzie Wong", con William Holden). E poi altri personaggi, certo meno noti, ma non lì a Stromboli: Hans, il tedesco esperto pescatore subacqueo ancora oggi sull'isola; Nicola, il messinese, che aveva aperto una boutique in quella specie di Far West commerciale che era Stromboli all'epoca; Achille Bonito Oliva (sì, quello della Transavanguardia), che già allora strapazzava le giovani menti dissertando su arte e filosofia, mescolandole con barzellette ed espressioni colorite dal suo marcato accento napoletano.
E tanti altri eclettici allegri e pacatamente folli, alcuni dei quali, oggi, sono però in grado di far vincere una causa che sembra persa in partenza, ricostruire un ginocchio scassato o, volendo esagerare, scrivere dei bei pezzi sui giornali e ancora, se non proprio costruirlo, dare un contributo alla progettazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Quella gente, alcuni meno che ventenni nel '65, quando dovesse arrivare e quindi tornare a Stromboli, risentendo il gusto in bocca e l'odore delle enormi frittate con patate che Donna Peppina preparava loro per farli risparmiare, difficilmente si soffermerà sulla forma triangolare, possente e magnifica dell'isola che, vista dal mare, presenta sempre una nuvoletta bianca sopra. E trascurerà anche le immagini del vulcano e della sciara, oggi (fortunatamente) solo di polvere nera anche perché, dall'ex osservatorio di Punta Labronzo, solo 110 metri s.l.m., li ha sentiti e visti in azione sul serio. Invece, probabilmente, la prima proiezione che costruirà la loro mente riguarderà la partenza. Ma non quella di oggi, frenetica e appesantita dai troppi bagagli, e neanche quella dalla località Ficogrande di Stromboli. Penserà alla frazione di Ginostra, dove mancava la corrente elettrica e qualsiasi impianto telefonico e idrico, tanto che l'acqua, quando c'era, si prendeva con i secchi calati nelle rare cisterne in cui erano state convogliate le piogge e dove, per un misterioso passa parola, si ritrovavano tutti in occasione della partenza di qualcuno. Nel tempo che ci voleva alla piccola barca, il rollo, che dal Pertuso portava passeggero in partenza e relativi bagagli alla nave, tutti gli scogli venivano occupati da ragazzi e ragazze che, nell'ovattato sottofondo dello sciabordio dei remi sovrastato a tratti da qualche brioso "ciaooo", così come faceva chi era arrivato in barca (di pescatori) da Stromboli, gettavano dei fiori in mare e, se la partenza avveniva all'imbrunire, accendevano anche delle candeline.
Nessuno di loro, a quanto sembra, si è mai preoccupato di chiedere al comandante della nave ancorata in mare a breve distanza quale fosse l'effetto di questo saluto, di questo tenero arrivederci al prossimo anno visto da fuori. Sarà perché, a loro, bastava quello che provavano dentro?
La più eccitante, forse perché la più eccitata geologicamente parlando, delle sette sorelle che formano l'Arcipelago delle isole Eolie è da allora (1949) diventata, in effetti, la regina incontrastata del turismo vagamente intellettuale che sguazza nel Mediterraneo occidentale alla ricerca di incandescenti emozioni che ne surriscaldino gli animi.
Notevole, anzi unica, è infatti l'emozione che scuote dentro quando si avverte prima il cupo brontolio e poi l'erutto fragoroso del vulcano che sta spurgando un po' della infinita riserva di energia lavica ribollente e materiale piroclastico solido contenuti nelle sue viscere.
Specie se ciò avviene nel buio della notte e se, invece che nei borghi più popolati di S. Bartolomeo, Piscità, Ficogrande, S. Vincenzo o Scari, ci si trova nella piccola frazione di Ginostra, poche case arrampicate sul crinale sud-ovest della montagna, praticamente isolata dal resto dell'isola via terra e, fino a pochi mesi fa, anche dal resto del mondo via mare.
Infatti, nonostante sia forse il suo più bel fiore all'occhiello, l'approdo naturale più piccolo del mondo, il Pertuso, consente l'accesso o il varo, mare permettendo, solo a piccole barche, una per volta. Il molo artificiale, in via di ri-consolidamento dopo l'erosione di rigetto immediato operata dal mare, costruito di recente per agevolare i trasporti marittimi leggeri e creare una via di fuga quando il vulcano dovesse esagerare, ha spezzato l'incantesimo dell'isolamento e, forse, ha un po' scalfito il fascino di quello stretto passaggio tra gli scogli. Agli irriducibili sentimentali, comunque, resterà la visione delle due infaticabili mule (incrocio tra un asino e una cavalla) che il loro simpatico padrone tedesco guida dolcemente ad inerpicarsi verso le case per il trasporto di bagagli e provviste.
"Iddu", cioè Lui, come lo chiamano i residenti, quando vibra, sembra trasformare tutti quei 12,6 kmq di territorio in una sorta di enorme trottola (strumbulu, appunto, per i locali). Insomma Stromboli, questa montagna che sputa fuoco più di tutte le altre cime dell'Arcipelago che emergono da quel grande canyon sottomarino disegnato dalla natura nel basso Tirreno, non può non creare inquietudine e paure. Ma allora, a parte quelli che ci sono nati e non sono migrati cedendo, nel 1930, alla peronospera che decimò tutti i vitigni ed alla violenta devastante eruzione (dell'11 settembre. anche lì), perché la gente ci va? Perché, addirittura, nonostante il recente piccolo Tsunami e la successiva ordinanza della Capitaneria di Porto che fa obbligo di distanziarsi almeno 400 metri, molte barche piene di turisti, di solito sensati, si spingono quasi fin sotto quell'area nota come la Sciara del Fuoco?
Spavalderia da raccontare al ritorno dalle vacanze anche se, ormai da anni, guardando la traccia scura di pendio che l'ha ospitata, il torrente di lava incandescente (la via di fuoco) si può solo immaginare, ignoranza sulla potenziale pericolosità di quel posto, semplice incoscienza? Certo, ma non si tratta solo di questo.
Non sembra azzardato ipotizzare che potrebbe giocare un certo ruolo accattivante la concatenazione tra il richiamo atavico della brutale consistenza della montagna, in grado di vomitare masse enormi di lava incandescente, che poi si immerge nelle profondità avvolgenti di quel mare d'acqua sempre mutevole. Apparentemente una sfida perenne tra simbolismi. La rappresentazione naturale della contrapposizione e della necessaria ricerca di integrazione tra l'immutabile, il monte, capace però di trasformarsi in un drago che vomita fuoco ed il transitorio, l'acqua, in grado però di avvolgere ed assorbirne qualsiasi sfogo.
Però, chi è arrivato su quest'isola verso la metà degli anni Sessanta resta indifferente a questo tipo di elucubrazioni. Anche oggi. Perché il suo pensiero, semplicemente, vaga su ricordi molto più terra-terra.
Torna ai preparativi, ai pacchi di cartone pieni di scatolette di carne e viveri conservabili da portarsi sulla motonave Lipari che, salpando da Messina e dopo sette otto ore di navigazione passate a sognare incontri straordinari in un luogo straordinario, lo avrebbe sbarcato a Stromboli, per vivere l'isola per un mese o fin quando i soldi bastavano. Rivede gruppi di ragazzi che stabilivano un feeling immediato con quelli che sbarcavano dalla stessa motonave proveniente da Napoli, tutti un po' stralunati perché quella tratta avveniva di notte e, soprattutto, quelle ragazze straniere che mostravano di divertirsi un mondo alle italianizzazioni pazzesche della loro lingua.
Respira l'aria polverosa mescolata all'odore del citiso eolico della modesta casa, con latrina fuori nel cortile, presa in affitto per un mese dalla corpulenta Alfonsetta, importante perché gestiva l'unico simil-spaccio alimentare. Casa con quattro cinque letti al massimo per dieci o quindici persone, il cui pavimento, verso l'alba, si copriva di asciugamani, sacchi a pelo e materassini di gomma su cui, stremati, ronfavano quelli che, avendo tirato tardi attorno ai falò sulla spiaggia (alla Grotta di Eolo o chi sa dove), avevano trovato i letti già occupati.
Ripensa agli incontri con personaggi importanti, tipo quel geniale Cavaliere del Lavoro che, primo ad intuire le potenzialità degli Aliscafi, fu anche il primo a scorazzare con la Fiat 500 per gli stretti vicoli di Stromboli battuti solo da qualche Motoape (a Lapa), e Richard Mason, quello scrittore un po' schivo ma cordiale che aveva già visto trasformati in film due suoi libri di successo ("Il vento non sa leggere", con Dirk Bogarde e, soprattutto, "Il mondo di Suzie Wong", con William Holden). E poi altri personaggi, certo meno noti, ma non lì a Stromboli: Hans, il tedesco esperto pescatore subacqueo ancora oggi sull'isola; Nicola, il messinese, che aveva aperto una boutique in quella specie di Far West commerciale che era Stromboli all'epoca; Achille Bonito Oliva (sì, quello della Transavanguardia), che già allora strapazzava le giovani menti dissertando su arte e filosofia, mescolandole con barzellette ed espressioni colorite dal suo marcato accento napoletano.
E tanti altri eclettici allegri e pacatamente folli, alcuni dei quali, oggi, sono però in grado di far vincere una causa che sembra persa in partenza, ricostruire un ginocchio scassato o, volendo esagerare, scrivere dei bei pezzi sui giornali e ancora, se non proprio costruirlo, dare un contributo alla progettazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Quella gente, alcuni meno che ventenni nel '65, quando dovesse arrivare e quindi tornare a Stromboli, risentendo il gusto in bocca e l'odore delle enormi frittate con patate che Donna Peppina preparava loro per farli risparmiare, difficilmente si soffermerà sulla forma triangolare, possente e magnifica dell'isola che, vista dal mare, presenta sempre una nuvoletta bianca sopra. E trascurerà anche le immagini del vulcano e della sciara, oggi (fortunatamente) solo di polvere nera anche perché, dall'ex osservatorio di Punta Labronzo, solo 110 metri s.l.m., li ha sentiti e visti in azione sul serio. Invece, probabilmente, la prima proiezione che costruirà la loro mente riguarderà la partenza. Ma non quella di oggi, frenetica e appesantita dai troppi bagagli, e neanche quella dalla località Ficogrande di Stromboli. Penserà alla frazione di Ginostra, dove mancava la corrente elettrica e qualsiasi impianto telefonico e idrico, tanto che l'acqua, quando c'era, si prendeva con i secchi calati nelle rare cisterne in cui erano state convogliate le piogge e dove, per un misterioso passa parola, si ritrovavano tutti in occasione della partenza di qualcuno. Nel tempo che ci voleva alla piccola barca, il rollo, che dal Pertuso portava passeggero in partenza e relativi bagagli alla nave, tutti gli scogli venivano occupati da ragazzi e ragazze che, nell'ovattato sottofondo dello sciabordio dei remi sovrastato a tratti da qualche brioso "ciaooo", così come faceva chi era arrivato in barca (di pescatori) da Stromboli, gettavano dei fiori in mare e, se la partenza avveniva all'imbrunire, accendevano anche delle candeline.
Nessuno di loro, a quanto sembra, si è mai preoccupato di chiedere al comandante della nave ancorata in mare a breve distanza quale fosse l'effetto di questo saluto, di questo tenero arrivederci al prossimo anno visto da fuori. Sarà perché, a loro, bastava quello che provavano dentro?
TIRRENIA: MATTEOLI, GARA PRIVATIZZAZIONE VA FATTA ENTRO L'ANNO
La gara per la privatizzazione di Tirrenia "deve essere fatta entro l'anno: cosi' il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli il quale ha tuttavia ricordato che e' in corso un tavolo con le Regioni interessate per le gare relative alle societa' controllate del gruppo di navigazione. "Il tavolo - ha aggiunto il ministro parlando a margine della celebrazione per i 170 anni della Ferrovia Napoli-Portici - e' a buon punto ma non abbiamo ancora firmato". Matteoli ha sottolineato che la Ue, in occasione della proroga della convenzione, "ci diede l'autorizzazione a effettuare una sola gara per la privatizzazione ma una gara sola avrebbe creato qualche problema. Avendo potuto verificare poi che potevamo fare piu' gare, - ha concluso - stiamo lavorando con le Regioni e con Fintecna per trovare soluzioni".
venerdì 2 ottobre 2009
Indignazione (di Anna Miracula)
(Anna Miracula) Nella giornata odierna, quello che credo abbiamo fatto tutti noi, è stato seguire con doloroso silenzio e impotenza tutta la catastrofe che si è abbattuta sui paesi del Messinese, i nostri vicini di casa, ma seppur nella tristezza di questo momento che non lascia spazio ad altri pensieri, una cosa mi ha profondamente colpita.
Ricordo ancora la tragedia che ha colpito l’Abruzzo lo scorso aprile , e ricordo il precipitarsi dei tanti politici , provenienti dallo Stato, che hanno manifestato cordoglio per la popolazione abruzzese e primo fra tutti, il Premier Berlusconi, che ricordo arrivare immediatamente sul posto colpito dalle disgrazie (ne hanno riproposto il servizio nei vari Tg , giorni fa, in occasione della consegna delle case ai terremotati)
Ebbene , oggi non ho avuto modo di sentire lo stesso cordoglio e lo stesso interesse da parte del Presidente del Consiglio Berlusconi per ciò che è accaduto a Messina.
Ha preferito infatti un comune convegno partitico a Saint Vincent , insieme a Bossi piuttosto che stare accanto agli italiani( o meglio dire ai siciliani?) in questa immane tragedia.
Da ciò deduco che da sempre esiste e sempre esisterà la netta distinzione fra Nord e Sud e non è retorica, ma solo realtà.
Non intendo fare polemica politica , non mi compete, ma credo che da comune cittadina siciliana e italiana , sia normale chiedersi in quale razza di altro paese civile , avvengano fatti di questo genere.
Pensiamoci alle prossime elezioni, quando andremo alle urne , quando ci chiederanno di appoggiare questo o quel partito , ricordiamoci le numerose promesse sbandierate durante le campagne politiche al Sud e mai compiute fino ad ora.
Ricordo ancora la tragedia che ha colpito l’Abruzzo lo scorso aprile , e ricordo il precipitarsi dei tanti politici , provenienti dallo Stato, che hanno manifestato cordoglio per la popolazione abruzzese e primo fra tutti, il Premier Berlusconi, che ricordo arrivare immediatamente sul posto colpito dalle disgrazie (ne hanno riproposto il servizio nei vari Tg , giorni fa, in occasione della consegna delle case ai terremotati)
Ebbene , oggi non ho avuto modo di sentire lo stesso cordoglio e lo stesso interesse da parte del Presidente del Consiglio Berlusconi per ciò che è accaduto a Messina.
Ha preferito infatti un comune convegno partitico a Saint Vincent , insieme a Bossi piuttosto che stare accanto agli italiani( o meglio dire ai siciliani?) in questa immane tragedia.
Da ciò deduco che da sempre esiste e sempre esisterà la netta distinzione fra Nord e Sud e non è retorica, ma solo realtà.
Non intendo fare polemica politica , non mi compete, ma credo che da comune cittadina siciliana e italiana , sia normale chiedersi in quale razza di altro paese civile , avvengano fatti di questo genere.
Pensiamoci alle prossime elezioni, quando andremo alle urne , quando ci chiederanno di appoggiare questo o quel partito , ricordiamoci le numerose promesse sbandierate durante le campagne politiche al Sud e mai compiute fino ad ora.
Uglscuola: Rieletto per acclamazione il prof. Bartolo Pavone di Lipari
Comunicato
Oggi e' stato celebrato nella sede dell'UTL di Palermo, in via Tripoli alle ore 11.00il primo Congresso Regionale della Federazione Ugl scuola. E' stato rieletto per acclamazione il prof. Bartolo Pavone. Durante il congresso sono stati tratti i seguenti punti: organici, tempi pieni, sostegno, R.S.U. e, infine, il ruolo e il contributo che in questi anni il personale precario ha dato alla scuola, assicurando continuita' al servizio e garantendo prestazioni di alto profilo. Sono intervenuti durante il Congresso,i segretari provinciali di Messina,Trapani, Agrigento, Palermo, il segretario provinciale dell'UTL di Messina Salvatore Mercadante nella qualita' di Presidente del Congresso, Maurizio Caliri nella qualita' di coordinatore della Segreteria Congressuale, le docenti precarie Caterina Cucinotta e Fortunata Restuccia della provincia di Messina . Il Congresso ha avuto inzio in seconda convocazione, alle ore 11.00 e si e' concluso alle ore 13.00.
Oggi e' stato celebrato nella sede dell'UTL di Palermo, in via Tripoli alle ore 11.00il primo Congresso Regionale della Federazione Ugl scuola. E' stato rieletto per acclamazione il prof. Bartolo Pavone. Durante il congresso sono stati tratti i seguenti punti: organici, tempi pieni, sostegno, R.S.U. e, infine, il ruolo e il contributo che in questi anni il personale precario ha dato alla scuola, assicurando continuita' al servizio e garantendo prestazioni di alto profilo. Sono intervenuti durante il Congresso,i segretari provinciali di Messina,Trapani, Agrigento, Palermo, il segretario provinciale dell'UTL di Messina Salvatore Mercadante nella qualita' di Presidente del Congresso, Maurizio Caliri nella qualita' di coordinatore della Segreteria Congressuale, le docenti precarie Caterina Cucinotta e Fortunata Restuccia della provincia di Messina . Il Congresso ha avuto inzio in seconda convocazione, alle ore 11.00 e si e' concluso alle ore 13.00.
Il senso civico (di Salvatore Rijtano)
Nei giorni scorsi quando il dibattito sul senso civico imperversava sui nostri notiziari online, non ho purtroppo trovato un attimo per dire il mio modesto parere.
Ho come tutti però dovuto leggere una nota ufficiale di “demerito”, per l’esasperato senso civico di alcuni cittadini fra i quali mi sento compreso che a più riprese segnalano lo scempio impunito del nostro territorio.
A loro ed anche a me dedico l’estratto di un articolo apparso sul Sole 24 ore di ieri 1 ottobre 2009 a firma del Prof. Luigi Zingales dell’università di Chicago (non uno qualunque) dal titolo “IL SENSO CIVICO E’ UNO STOCK DI CAPITALE , Una società si qualifica per i valori che pratica: le scorciatoie pesano sulle future generazioni”
…………un indicatore del senso civico di una popolazione. Se in Svezia la gente paga le tasse, rispetta le code, e non butta le carte per terra, non è perché gli svedesi sono geneticamente superiori, ma perché nei decenni (se non nei secoli) hanno accumulato dei valori e delle aspettative che inducono gli abitanti a comportarsi in questo modo virtuoso. La scuola ha insegnato loro l’imporantanza di questi comportamenti per il bene collettivo e l’esperienza quotidiana li ha educati sui costi sociali e legali tali da non farli deviare da questi comportamenti virtuosi. Se gli americani non parcheggiano illegalmente non è perché sono più onesti, ma perché l’esperienza ha loro insegnato che ogni qualvolta lo fanno vengono severamente puniti. Nel Tempo questo atteggiamento diventa una abitudine e persiste anche in assenza di una punizione. Ad esempio alcuni ricercatori hanno scoperto che il numero dei parcheggi illegali effettuati dai rappresentanti nazionali all’Onu di new York (che godono del beneficio della extraterritorialità e quindi non devono pagare le multe) sono molto diversi a seconda del paese di provenienza. I rappresentanti svedesi non parcheggiano mai illegalmente mentre quelli italiani vantano la bellezza di 14,6 infrazioni per ogni diplomatico.
Questo senso civico è equiparabile ad uno stock di capitale, non fisico, ma virtuale, che caratterizza una società. Questo Capitale si traduce in una migliore performance da tutti i punti di vista. In paesi in cui il capitale civico è più elevato, l’Amministrazione pubblica funziona meglio, i beni pubblici sono meglio conservati, l’economia prospera, l’ordine pubblico viene assicurato a più basso costo.
E’ tanto più importante misurare questo capitale, perché si tratta di uno stock che viene accumulato molto lentamente, ma può venire dissipato molto rapidamente. Ci vogliono alcune generazioni perché gli immigrati in America raggiungano il livello di senso civico dell’americano medio. Ma se ci vogliono generazioni per migliorare, si può peggiorare molto rapidamente. Sacrificare l’interesse particolare per il bene collettivo è costoso, ed è sostenibile solo quando viene percepita come una norma comune. Senza questa convinzione la stragrande maggioranza dei cittadini finisce per ignorare il bene collettivo. ………………………………………………….
Ben vengano quindi nelle nostre isole 10, 100, mille cittadini dall’esasperato senso civico che non potranno che fare del bene alla nostra comunità.
Salvatore Rijtano
Ho come tutti però dovuto leggere una nota ufficiale di “demerito”, per l’esasperato senso civico di alcuni cittadini fra i quali mi sento compreso che a più riprese segnalano lo scempio impunito del nostro territorio.
A loro ed anche a me dedico l’estratto di un articolo apparso sul Sole 24 ore di ieri 1 ottobre 2009 a firma del Prof. Luigi Zingales dell’università di Chicago (non uno qualunque) dal titolo “IL SENSO CIVICO E’ UNO STOCK DI CAPITALE , Una società si qualifica per i valori che pratica: le scorciatoie pesano sulle future generazioni”
…………un indicatore del senso civico di una popolazione. Se in Svezia la gente paga le tasse, rispetta le code, e non butta le carte per terra, non è perché gli svedesi sono geneticamente superiori, ma perché nei decenni (se non nei secoli) hanno accumulato dei valori e delle aspettative che inducono gli abitanti a comportarsi in questo modo virtuoso. La scuola ha insegnato loro l’imporantanza di questi comportamenti per il bene collettivo e l’esperienza quotidiana li ha educati sui costi sociali e legali tali da non farli deviare da questi comportamenti virtuosi. Se gli americani non parcheggiano illegalmente non è perché sono più onesti, ma perché l’esperienza ha loro insegnato che ogni qualvolta lo fanno vengono severamente puniti. Nel Tempo questo atteggiamento diventa una abitudine e persiste anche in assenza di una punizione. Ad esempio alcuni ricercatori hanno scoperto che il numero dei parcheggi illegali effettuati dai rappresentanti nazionali all’Onu di new York (che godono del beneficio della extraterritorialità e quindi non devono pagare le multe) sono molto diversi a seconda del paese di provenienza. I rappresentanti svedesi non parcheggiano mai illegalmente mentre quelli italiani vantano la bellezza di 14,6 infrazioni per ogni diplomatico.
Questo senso civico è equiparabile ad uno stock di capitale, non fisico, ma virtuale, che caratterizza una società. Questo Capitale si traduce in una migliore performance da tutti i punti di vista. In paesi in cui il capitale civico è più elevato, l’Amministrazione pubblica funziona meglio, i beni pubblici sono meglio conservati, l’economia prospera, l’ordine pubblico viene assicurato a più basso costo.
E’ tanto più importante misurare questo capitale, perché si tratta di uno stock che viene accumulato molto lentamente, ma può venire dissipato molto rapidamente. Ci vogliono alcune generazioni perché gli immigrati in America raggiungano il livello di senso civico dell’americano medio. Ma se ci vogliono generazioni per migliorare, si può peggiorare molto rapidamente. Sacrificare l’interesse particolare per il bene collettivo è costoso, ed è sostenibile solo quando viene percepita come una norma comune. Senza questa convinzione la stragrande maggioranza dei cittadini finisce per ignorare il bene collettivo. ………………………………………………….
Ben vengano quindi nelle nostre isole 10, 100, mille cittadini dall’esasperato senso civico che non potranno che fare del bene alla nostra comunità.
Salvatore Rijtano
Calcio: Sospese tutte le partite e competizioni sportive in provincia di Messina
Come da Comunicato ufficiale n° 85 del 02/10/2009 della L.N.D. Comitato Regionale Sicilia si porta a conoscenza che, per ordine del Prefetto di Messina, sono sospese tutte le partite e competizioni sportive previste nella provincia per sabato 03/10 e Domenica 04/10.
Pertanto la partita di campionato di prima categoria girone C tra la Ludica Lipari ed il Rocca di Caprileone è rinviata a data da destinarsi.
La Ludica Lipari comunica che il sorteggio previsto durante l'intervallo della suddetta partita, in segno di rispetto e lutto sarà rinviato alla prima partita casalinga utile cioè quella del 18/10/2009. Ad ogni modo i premi sono visibili presso il negozio La Via Lattea di Lipari.
Pertanto la partita di campionato di prima categoria girone C tra la Ludica Lipari ed il Rocca di Caprileone è rinviata a data da destinarsi.
La Ludica Lipari comunica che il sorteggio previsto durante l'intervallo della suddetta partita, in segno di rispetto e lutto sarà rinviato alla prima partita casalinga utile cioè quella del 18/10/2009. Ad ogni modo i premi sono visibili presso il negozio La Via Lattea di Lipari.
Le ultimissime da Messina
MESSINA: BERTOLASO, ENNESIMA TRAGEDIA FIGLIA DELLA MANCANZA DI PREVENZIONE- "Se ci costruisce sul greto del fiume cosa possiamo aspettarci? Poi a tragedia avvenuta si chiama la Protezione civile per fare i soccorsi. Abusivismo, ignoranza? Non so come la si possa chiamare". Lo ha detto il responsabile nazionale della protezione civile, Guido Bertolaso, che ha aggiunto: "C'e' un'assoluta mancanza di prevenzione e di rispetto nei confronti del territorio, cosi' eccoci qua per l'ennesima volta sull'ennesima tragedia, che fino a quando continuera' cosi' non sara' sicuramente l'ultima".
Maltempo, Prefetto Messina: Napolitano mi ha chiesto notizie- "Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mi ha telefonato e mi ha chiesto notizie sulla situazione e io l'ho informato". Lo ha detto Francesco Alecci, incontrando poco fa i giornalisti. Oltre al capo dello Stato hanno telefonato al prefetto, dall'Afghanistan dove si trovava, il presidente del Senato Renato Schifani, mentre "il presidente della Camera ha inviato un telegramma con cui si dichiara vicino alle famiglie delle vittime". Alecci, che ha tenuto una miniconferenza stampa assieme a due funzionari della Protezione civile nazionale ha detto che "allo stato, ufficialmente, sono 17 le vittime" anche se c'è uno scenario che "si arricchisce di novità". Entro questa sera circa 400 persone di Giampilieri saranno sfollate e trasferite in albergo. Ma non andranno via tutti, chi ha la casa che non ha subito danni in conseguenza del nubifragio, resterà dov'è: "C'è un forte presidio delle forze dell'ordine nella zona", dicono i funzionari della Protezione civile. Le frazioni di Molino e Attolia sono ancora isolate "ma le persone che ci sono stanno bene". Poi il prefetto ha comunicato che l'autostrada A18 Catania-Messina, che era stata aperta, è stata adesso interdetta al traffico privato "perché gli automobilisti intralciavano i soccorsi".
MESSINA; CISL: DISASTRO FRUTTO DI “MIX ABOMINEVOLE E INCIVILE”- La tragedia di Messina è conseguenza della “violenza cieca che l’uomo ha usato al territorio”. Un disastro annunciato, per Maurizio Bernava, messinese, segretario della Cisl Sicilia, e per Tonino Genovese,numero uno della Cisl peloritana. Non è il momento di far polemica,sostengono i due sindacalisti. Occorre far fronte all’emergenza. Va però messo in conto, attraverso risorse nazionali, regionali e Ue, un “intervento strutturale, di alto profilo, per la difesa e il consolidamento del suolo”.
Un “mix abominevole, incivile, continuato” di abusi e speculazioni,cementificazione selvaggia, assenza di controlli e facili autorizzazioni, ha trasformato infatti il Messinese in un’area dall’elevata fragilità e dall’alto rischio idrogeologico. Tant’è che, ricordano Bernava e Genovese, due anni fa fu lo stesso territorio di Giampilieri e Scaletta, a incappare in un dramma dell’ambiente non meno preoccupante. Nel dicembre del 2008 ad essere investito fu il comune di Falcone; quindici giorni fa, la sciagura sfiorò Letojanni, sommergendola nel fango. È per questo, denuncia la Cisl, che “va archiviata la logica del prender tempo e degli interventi tampone”. “Oggi si dia priorità ai soccorsi; da domani si mettano in campo politiche di svolta”.
Maltempo, Prefetto Messina: Napolitano mi ha chiesto notizie- "Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mi ha telefonato e mi ha chiesto notizie sulla situazione e io l'ho informato". Lo ha detto Francesco Alecci, incontrando poco fa i giornalisti. Oltre al capo dello Stato hanno telefonato al prefetto, dall'Afghanistan dove si trovava, il presidente del Senato Renato Schifani, mentre "il presidente della Camera ha inviato un telegramma con cui si dichiara vicino alle famiglie delle vittime". Alecci, che ha tenuto una miniconferenza stampa assieme a due funzionari della Protezione civile nazionale ha detto che "allo stato, ufficialmente, sono 17 le vittime" anche se c'è uno scenario che "si arricchisce di novità". Entro questa sera circa 400 persone di Giampilieri saranno sfollate e trasferite in albergo. Ma non andranno via tutti, chi ha la casa che non ha subito danni in conseguenza del nubifragio, resterà dov'è: "C'è un forte presidio delle forze dell'ordine nella zona", dicono i funzionari della Protezione civile. Le frazioni di Molino e Attolia sono ancora isolate "ma le persone che ci sono stanno bene". Poi il prefetto ha comunicato che l'autostrada A18 Catania-Messina, che era stata aperta, è stata adesso interdetta al traffico privato "perché gli automobilisti intralciavano i soccorsi".
MESSINA; CISL: DISASTRO FRUTTO DI “MIX ABOMINEVOLE E INCIVILE”- La tragedia di Messina è conseguenza della “violenza cieca che l’uomo ha usato al territorio”. Un disastro annunciato, per Maurizio Bernava, messinese, segretario della Cisl Sicilia, e per Tonino Genovese,numero uno della Cisl peloritana. Non è il momento di far polemica,sostengono i due sindacalisti. Occorre far fronte all’emergenza. Va però messo in conto, attraverso risorse nazionali, regionali e Ue, un “intervento strutturale, di alto profilo, per la difesa e il consolidamento del suolo”.
Un “mix abominevole, incivile, continuato” di abusi e speculazioni,cementificazione selvaggia, assenza di controlli e facili autorizzazioni, ha trasformato infatti il Messinese in un’area dall’elevata fragilità e dall’alto rischio idrogeologico. Tant’è che, ricordano Bernava e Genovese, due anni fa fu lo stesso territorio di Giampilieri e Scaletta, a incappare in un dramma dell’ambiente non meno preoccupante. Nel dicembre del 2008 ad essere investito fu il comune di Falcone; quindici giorni fa, la sciagura sfiorò Letojanni, sommergendola nel fango. È per questo, denuncia la Cisl, che “va archiviata la logica del prender tempo e degli interventi tampone”. “Oggi si dia priorità ai soccorsi; da domani si mettano in campo politiche di svolta”.
Nubifragio a Messina. Sale bilancio, 17 morti
Sale a 17 il numero delle vittime accertate fino ad ora, a causa del violento nubifragio che si è abbattuto la notte scorsa nel messinese. Lo ha comunicato l'unità di crisi istituita presso la Prefettura di Messina che parla di 40 ricoverati negli ospedali. Il numero più alto di vittime, in base a questo bilancio ancora provvisorio, si registra a Scaletta Zanclea, con dieci morti; altri sei cadaveri sono stati recuperati fino ad ora a Giampilieri superiore mentre una donna é morta nel crollo del tetto della sua abitazione a Briga.
Molte le frazioni e le case isolate travolte da veri e propri fiumi di acqua e fango e detriti che rendono complicate anche le operazioni di soccorso, gran parte delle quali vengono compiute via mare.
Da Briga Marina a Scaletta Zanclea tutta la fascia a ridosso del mare è stata investita da una colata di fango. Ci sono grosse difficoltà per i soccorritori a raggiungere le zone più colpite: la strada per Giampilieri Superiore è interrotta a un chilometro dal paese da una montagna di fango alta 3 metri che si è infilata sotto cavalcavia della ferrovia. E a Scaletta Marea il fango ha invaso circa 700 metri del paese. Vi sono anche delle abitazioni che sono crollate e i soccorritori scavano a mani nude nel fango. Lungo la statale 114, l'Orientale Sicula, il traffico è andato in tilt con i mezzi di soccorso in parte bloccati. Nella zona dovrebbe arrivare il capo della Protezione civile Guido Bertolaso per un sopralluogo. Alcuni testimoni hanno riferito che a Scaletta Zanclea sarebbero ancora persone sepolte nel fango.
Al posto della Statale 114 c'é un muro di fango, dove c'era la ferrovia massi e resti di abitazioni, e su quella che era la spiaggia carcasse di auto semisommerse dal fango su cui s'infrangono le onde: è lo scenario che si è presentato ai soccorritori che dalla notte scavano a Scaletta Zanclea. Tutte le vie del paese sono invase da metri di fango e dretiti e sono diversi i punti in cui l'acqua si è creata una via, travolgendo tutto quello che trovava per raggiungere il mare.
L'onda di piena ha travolto la casa del principe Ruffo, la più antica del paese, un ex orfanotrofio delle Suore di San Ludovico e diverse abitazioni. Diversi i cadaveri estratti dal fango. Anche la linea ferroviaria è stata completamente divelta: dove c'erano i binari ora ci sono massi grossi tre metri, pezzi di cemento armato e alberi. Il paese è irraggiungibile con i mezzi di soccorso pesanti e dunque si continua a scavare con strumenti di fortuna.
Le stradelle e i ponti che dalle frazioni messinesi lungo la costa portano sulle colline sono ostruite da frane. Interi costoni di terra si sono staccati dalle montagnole che si affacciano sulla statale travolgendo tutto ciò che incontravano. Le frane sono avvenute solo nelle zone disboscate o in cui gli alberi sono stati distrutti da incendi.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, da Matera, dove si trova in visita, si è messo in contatto con il prefetto di Messina, Franco Alecci, per informarsi sulla situazione e il consiglio dei ministri, riunitosi stamani, ha varato lo stato di emergenza per affrontare una situazione che il capo della protezione civile Guido Bertolaso, giunto sul posto, ha definito "molto seria e molto critica". Diverse le case crollate a cause delle frane e degli smottamenti nelle zone più colpite: Scaletta Zanclea e Santo Stefano Briga, ma soprattutto Giampilieri, a 20 chilometri a sud di Messina, dove un costone roccioso è franato travolgendo alcune palazzine.
Le squadre dei soccorritori stanno scavando nel fango alla ricerca dei dispersi. A Giampilieri e Scaletta Zanclea sono stati trovati i corpi delle sei vittime: uno di essi era dentro un'auto travolta da un torrente. Una nave delle capitanerie di porto ha trasportato una cinquantina di persone, diverse delle quali ferite, dalla costa messinese verso la città.
Una quindicina i feriti fino ad ora ricoverati al Policlinico di Messina: tra loro anche due ustionati a causa dello scoppio di una bombola di gas a causa della frana che ha travolto il paese di Scaletta. Alcuni abitanti delle zone colpite, diversi dei quali si sono rifugiati sui tetti delle case per sfuggire al torrente di acqua fango, sono stati soccorsi con l'elicottero della protezione civile. Nella zona sono al lavoro uomini dell'esercito, dei vigili del fuoco e della protezione civile.
PARROCO GIAMPILIERI, DISASTRO ANNUNCIATO
Si è ripetuto quello che era accaduto due anni fa, quando, solo per un miracolo, non ci furono morti. Parla di 'disastro annunciato'' padre Giovanni Scimone, parroco di Giampilieri, la frazione del comune di Messina devastata da un nubifragio costato la vita a 14 persone. "Stavolta - spiega - la pioggia è durata di più ed è stata più violenta e ora contiamo le vittime". "In due anni - continua - nessuno ha preso provvedimenti, Nonostante la precedente alluvione fosse stata più di un segnale. Le colline sono prive di alberi - in parte distrutti dagli incendi, in parte tagliati per edificare -, non sono stati costruiti muri di contenimento. Tutto questo comporta che una pioggia più violenta fa venir giù le frane". Don Scimone, che vive nel centro di Messina, non è ancora riuscito a raggiungere la frazione. "La strada - dice - è bloccata. I parrocchiani mi raccontano di scene drammatiche: case crollate, gente sotto le macerie, fiumi di fango".
CADUTI 230 MILLIMETRI PIOGGIA IN 3/4 ORE
Sono almeno una ventina le persone rimaste ferite e già ricoverate negli ospedali della provincia di Messina, dopo l'ondata di maltempo che ha investito la Sicilia orientale. Un numero che è destinato ad aumentare in quanto vi sono dei comuni e delle frazioni che non sono ancora state raggiunte a causa delle frane e delle colate di fango. "La situazione è pesante - dice il vice capo del Dipartimento della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis - in alcune zone sono caduti anche 220/230 millimetri di pioggia in tre-quattro ore". De Bernardinis ha sottolineato che fin dalla serata di ieri, quando è stato intensificato l'allerta meteo emesso nel pomeriggio, il Dipartimento è rimasto in contatto con le prefetture di Messina, Catania e Palermo e nella notte un team di esperti del Dipartimento ha raggiunto il centro operativo in prefettura a Messina, per coordinare l'invio dei soccorsi dalle altre zone della Sicilia e delle altre regioni. Le situazioni più difficili, affermano al Dipartimento, sono quelle di Scaletta - dove i feriti sono stati portati via con una motovedetta delle Capitanerie di Porto perché l'univo modo per arrivare al paese era via mare - Molino e Giampilieri. In quest'ultimo comune si sono registrate diverse frane e anche un'esplosione di gpl che ha causato crolli. Ancora isolato, invece, Briga, in quanto i mezzi di soccorso non sono riusciti a farsi largo tra le colate di fango. (fonte: libero)
Molte le frazioni e le case isolate travolte da veri e propri fiumi di acqua e fango e detriti che rendono complicate anche le operazioni di soccorso, gran parte delle quali vengono compiute via mare.
Da Briga Marina a Scaletta Zanclea tutta la fascia a ridosso del mare è stata investita da una colata di fango. Ci sono grosse difficoltà per i soccorritori a raggiungere le zone più colpite: la strada per Giampilieri Superiore è interrotta a un chilometro dal paese da una montagna di fango alta 3 metri che si è infilata sotto cavalcavia della ferrovia. E a Scaletta Marea il fango ha invaso circa 700 metri del paese. Vi sono anche delle abitazioni che sono crollate e i soccorritori scavano a mani nude nel fango. Lungo la statale 114, l'Orientale Sicula, il traffico è andato in tilt con i mezzi di soccorso in parte bloccati. Nella zona dovrebbe arrivare il capo della Protezione civile Guido Bertolaso per un sopralluogo. Alcuni testimoni hanno riferito che a Scaletta Zanclea sarebbero ancora persone sepolte nel fango.
Al posto della Statale 114 c'é un muro di fango, dove c'era la ferrovia massi e resti di abitazioni, e su quella che era la spiaggia carcasse di auto semisommerse dal fango su cui s'infrangono le onde: è lo scenario che si è presentato ai soccorritori che dalla notte scavano a Scaletta Zanclea. Tutte le vie del paese sono invase da metri di fango e dretiti e sono diversi i punti in cui l'acqua si è creata una via, travolgendo tutto quello che trovava per raggiungere il mare.
L'onda di piena ha travolto la casa del principe Ruffo, la più antica del paese, un ex orfanotrofio delle Suore di San Ludovico e diverse abitazioni. Diversi i cadaveri estratti dal fango. Anche la linea ferroviaria è stata completamente divelta: dove c'erano i binari ora ci sono massi grossi tre metri, pezzi di cemento armato e alberi. Il paese è irraggiungibile con i mezzi di soccorso pesanti e dunque si continua a scavare con strumenti di fortuna.
Le stradelle e i ponti che dalle frazioni messinesi lungo la costa portano sulle colline sono ostruite da frane. Interi costoni di terra si sono staccati dalle montagnole che si affacciano sulla statale travolgendo tutto ciò che incontravano. Le frane sono avvenute solo nelle zone disboscate o in cui gli alberi sono stati distrutti da incendi.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, da Matera, dove si trova in visita, si è messo in contatto con il prefetto di Messina, Franco Alecci, per informarsi sulla situazione e il consiglio dei ministri, riunitosi stamani, ha varato lo stato di emergenza per affrontare una situazione che il capo della protezione civile Guido Bertolaso, giunto sul posto, ha definito "molto seria e molto critica". Diverse le case crollate a cause delle frane e degli smottamenti nelle zone più colpite: Scaletta Zanclea e Santo Stefano Briga, ma soprattutto Giampilieri, a 20 chilometri a sud di Messina, dove un costone roccioso è franato travolgendo alcune palazzine.
Le squadre dei soccorritori stanno scavando nel fango alla ricerca dei dispersi. A Giampilieri e Scaletta Zanclea sono stati trovati i corpi delle sei vittime: uno di essi era dentro un'auto travolta da un torrente. Una nave delle capitanerie di porto ha trasportato una cinquantina di persone, diverse delle quali ferite, dalla costa messinese verso la città.
Una quindicina i feriti fino ad ora ricoverati al Policlinico di Messina: tra loro anche due ustionati a causa dello scoppio di una bombola di gas a causa della frana che ha travolto il paese di Scaletta. Alcuni abitanti delle zone colpite, diversi dei quali si sono rifugiati sui tetti delle case per sfuggire al torrente di acqua fango, sono stati soccorsi con l'elicottero della protezione civile. Nella zona sono al lavoro uomini dell'esercito, dei vigili del fuoco e della protezione civile.
PARROCO GIAMPILIERI, DISASTRO ANNUNCIATO
Si è ripetuto quello che era accaduto due anni fa, quando, solo per un miracolo, non ci furono morti. Parla di 'disastro annunciato'' padre Giovanni Scimone, parroco di Giampilieri, la frazione del comune di Messina devastata da un nubifragio costato la vita a 14 persone. "Stavolta - spiega - la pioggia è durata di più ed è stata più violenta e ora contiamo le vittime". "In due anni - continua - nessuno ha preso provvedimenti, Nonostante la precedente alluvione fosse stata più di un segnale. Le colline sono prive di alberi - in parte distrutti dagli incendi, in parte tagliati per edificare -, non sono stati costruiti muri di contenimento. Tutto questo comporta che una pioggia più violenta fa venir giù le frane". Don Scimone, che vive nel centro di Messina, non è ancora riuscito a raggiungere la frazione. "La strada - dice - è bloccata. I parrocchiani mi raccontano di scene drammatiche: case crollate, gente sotto le macerie, fiumi di fango".
CADUTI 230 MILLIMETRI PIOGGIA IN 3/4 ORE
Sono almeno una ventina le persone rimaste ferite e già ricoverate negli ospedali della provincia di Messina, dopo l'ondata di maltempo che ha investito la Sicilia orientale. Un numero che è destinato ad aumentare in quanto vi sono dei comuni e delle frazioni che non sono ancora state raggiunte a causa delle frane e delle colate di fango. "La situazione è pesante - dice il vice capo del Dipartimento della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis - in alcune zone sono caduti anche 220/230 millimetri di pioggia in tre-quattro ore". De Bernardinis ha sottolineato che fin dalla serata di ieri, quando è stato intensificato l'allerta meteo emesso nel pomeriggio, il Dipartimento è rimasto in contatto con le prefetture di Messina, Catania e Palermo e nella notte un team di esperti del Dipartimento ha raggiunto il centro operativo in prefettura a Messina, per coordinare l'invio dei soccorsi dalle altre zone della Sicilia e delle altre regioni. Le situazioni più difficili, affermano al Dipartimento, sono quelle di Scaletta - dove i feriti sono stati portati via con una motovedetta delle Capitanerie di Porto perché l'univo modo per arrivare al paese era via mare - Molino e Giampilieri. In quest'ultimo comune si sono registrate diverse frane e anche un'esplosione di gpl che ha causato crolli. Ancora isolato, invece, Briga, in quanto i mezzi di soccorso non sono riusciti a farsi largo tra le colate di fango. (fonte: libero)
Lipari: Palazzetto dello Sport allagato. Non solo dall'acqua piovana.
Continua a piovere sulle Eolie anche se in modo meno violento che nel primo pomeriggio. Intanto si susseguono le segnalazioni di potenziali situazioni a rischio. A Lipari, fortemente impegnati sia i vigili del fuoco che la squadra comunale di protezione civile.
Il palazzetto dello Sport "Nicola Biviano" è stato allagato (si tratta della terza volta nell'ultimo mese) e questa volta non soltanto dalle acque piovane ma anche dai liquami fuoriusciti da un tombino presumibilmente "staripato" per l'infiltrazione d'acqua.
Finita l'emergenza è auspicabile un intervento per risolvere l'incresciosa problematica, una volta per tutte.
E siccome al peggio non c'è mai fine...purtroppo continua a piovere
Il palazzetto dello Sport "Nicola Biviano" è stato allagato (si tratta della terza volta nell'ultimo mese) e questa volta non soltanto dalle acque piovane ma anche dai liquami fuoriusciti da un tombino presumibilmente "staripato" per l'infiltrazione d'acqua.
Finita l'emergenza è auspicabile un intervento per risolvere l'incresciosa problematica, una volta per tutte.
E siccome al peggio non c'è mai fine...purtroppo continua a piovere
Messina: "Tragedia annunciata". Lipari: "Normale disattenzione ma..fino a quando?" di Anna Miracula
(Anna Miracula) Oggi, giornata di lutto nella città di Messina e sui siti giornalistici vari le notizie si rincorrono ,una frase in particolare mi è rimbalzata nella mente ed è stata pronunciata dal Presidente dell’ordine dei geologi, Gian Vito Graziano che afferma :”Una tragedia annunciata, anzi che si preannunciava ogni anno. E questa volta purtroppo è accaduto". Nelle zone a sud di Messina, ma anche in altre province come a Palermo, ogni anno si ripropongono sempre gli stessi problemi avvicinandosi ai mesi più piovosi. Oggi - prosegue - esistono strumenti di pianificazione regionale avanzati, che ci fotografano situazione quasi in diretta, ma non si interviene. La colpa è di un'assenza cronica di fondi, ma anche la manutenzione ordinaria - come la pulizia di canali, fiumi e tombini - non viene fatta"
Ed è proprio la realtà, se prima non vi sono vittime , se prima qualche malcapitato non ci lascia la pelle, gli interventi vengono sempre rimandati di anno in anno , ad attendere cosa? Forse i soldi che si dice non ci sono mai , ma che nessuno si prodiga nemmeno a cercare.
Tutta l’isola di Lipari,in queste ore, è stata investita da una violenta pioggia , che lascerà sul suolo tanto di quel materiale da poter costruire un palazzo , e questo perché?
Perché da anni non si provvede a pulire tutti canali e i tombini , non ci si preoccupa .
A Canneto la situazione precipita? La situazione sarà “aggiustata” in poche ore, basta mandare una ruspa a spalare pomice e tutto quel che l’acqua trascina giù e dopo tutto sarà a posto, le auto ricominceranno a transitare, tutto si svolgerà nel modo più normale e naturale possibile… ma cosa c’è di normale? Il fatto che ,anche in questo caso, qualcuno dei nostri amministratori se ne lavi le mani, dicendo che le risorse finanziarie sono esaurite e tutto finisce nel bidone dei non so…ma forse….noi non possiamo…i soldi stanziati non bastano… e via dicendo, finchè arriverà il fatidico giorno in cui dovremo fare i conti con delle tragedie vere e proprie, e non parlo solo del torrente di Canneto, ma anche di altre situazioni rischiose, che sono molto evidenti , ma quello che più è evidente che lo sono solo a noi normali cittadini esasperati che vediamo e tocchiamo con mano le realtà quotidiane.
Non ci sono soldi, sarà.. ma i soldi si trovano quando si tratta di risistemare strade, come quella per raggiungere la zona di Capistello/S.Salvatore dove , guarda caso, vi è la villa di qualche politico, mentre esistono strade che da almeno un cinquantennio non sono mai state ristrutturate, hanno buche ( anzi dei veri e propri crateri) asfalto fatiscente ,pulizia e manutenzione inesistente , parapetti mancanti e così via, la lista sarebbe molto lunga, potrei annoiare chi legge.
Non vorrei poi divagare troppo sull’argomento iniziale e poi, dopo aver letto le ultime sull’ex pontile di Acquacalda e sulla situazione della borgata , mi viene lo sconforto a continuare a vivere in questo paese, dove non si vogliono ammettere le cose evidenti, palesi a tutti noi cittadini , ma forse siamo solo noi a vederle, siamo tutti noi che ci sbagliamo , sbagliamo a protestare, sbagliamo a segnalare ; probabile che i politici abbiano le fette di salame sugli occhi, proviamo a toglier loro queste bende , questo cinismo nel vedere una popolazione intera che vegeta , che non respira più tanto è stata soffocata da un disfattismo obsoleto , da questa omertà che si respira quotidianamente, perché la verità è che un intero paese è tenuto in un pugno talmente stretto che si fa fatica ad aprirlo .
Da cittadina esasperata spero di sbagliarmi. (ma so che non è così)
Cordiali saluti
Anna Miracula
Ed è proprio la realtà, se prima non vi sono vittime , se prima qualche malcapitato non ci lascia la pelle, gli interventi vengono sempre rimandati di anno in anno , ad attendere cosa? Forse i soldi che si dice non ci sono mai , ma che nessuno si prodiga nemmeno a cercare.
Tutta l’isola di Lipari,in queste ore, è stata investita da una violenta pioggia , che lascerà sul suolo tanto di quel materiale da poter costruire un palazzo , e questo perché?
Perché da anni non si provvede a pulire tutti canali e i tombini , non ci si preoccupa .
A Canneto la situazione precipita? La situazione sarà “aggiustata” in poche ore, basta mandare una ruspa a spalare pomice e tutto quel che l’acqua trascina giù e dopo tutto sarà a posto, le auto ricominceranno a transitare, tutto si svolgerà nel modo più normale e naturale possibile… ma cosa c’è di normale? Il fatto che ,anche in questo caso, qualcuno dei nostri amministratori se ne lavi le mani, dicendo che le risorse finanziarie sono esaurite e tutto finisce nel bidone dei non so…ma forse….noi non possiamo…i soldi stanziati non bastano… e via dicendo, finchè arriverà il fatidico giorno in cui dovremo fare i conti con delle tragedie vere e proprie, e non parlo solo del torrente di Canneto, ma anche di altre situazioni rischiose, che sono molto evidenti , ma quello che più è evidente che lo sono solo a noi normali cittadini esasperati che vediamo e tocchiamo con mano le realtà quotidiane.
Non ci sono soldi, sarà.. ma i soldi si trovano quando si tratta di risistemare strade, come quella per raggiungere la zona di Capistello/S.Salvatore dove , guarda caso, vi è la villa di qualche politico, mentre esistono strade che da almeno un cinquantennio non sono mai state ristrutturate, hanno buche ( anzi dei veri e propri crateri) asfalto fatiscente ,pulizia e manutenzione inesistente , parapetti mancanti e così via, la lista sarebbe molto lunga, potrei annoiare chi legge.
Non vorrei poi divagare troppo sull’argomento iniziale e poi, dopo aver letto le ultime sull’ex pontile di Acquacalda e sulla situazione della borgata , mi viene lo sconforto a continuare a vivere in questo paese, dove non si vogliono ammettere le cose evidenti, palesi a tutti noi cittadini , ma forse siamo solo noi a vederle, siamo tutti noi che ci sbagliamo , sbagliamo a protestare, sbagliamo a segnalare ; probabile che i politici abbiano le fette di salame sugli occhi, proviamo a toglier loro queste bende , questo cinismo nel vedere una popolazione intera che vegeta , che non respira più tanto è stata soffocata da un disfattismo obsoleto , da questa omertà che si respira quotidianamente, perché la verità è che un intero paese è tenuto in un pugno talmente stretto che si fa fatica ad aprirlo .
Da cittadina esasperata spero di sbagliarmi. (ma so che non è così)
Cordiali saluti
Anna Miracula
Lipari: Pioggia torrenziale. Strade come torrenti in piena. Via Carnevale, che succede?
Venticinque minuti di pioggia torrenziale (dalle 14,25 alle 14 e 50 circa) e le strade di Lipari, anche le principali, si sono trasformate in veri e propri torrenti in piena. Difficilissimo circolare, impossibile provare a transitare a piedi sia per il rischio di una "doccia", causata agli spruzzi delle auto, che per l'allagamento degli stessi marciapiedi.
"Solita" situazione a Calandra, Valle e Ponte.
In alcune zone, insieme alle acque meteoriche, scendevano terriccio, pietre e quant'altro. Buona parte, di questo materiale, resta ora sulla sede stradale con notevole pregiudizio per l'incolumità in particolare dei centauri.
Da brivido la situazione sulla parte bassa della via Prof. Carnevale (S. Lucia) dove il torrente, proveniente da Valle, dalla salita di Santa Margherita, si incanalava, lambendo anche il marciapiede, sullo scavo effettuato in quell'arteria e allo, stato attuale, abbandonato.
Situazione da noi vissuta pressochè in diretta ma impossibilitati a documentarla per via dell'intensità della pioggia che non permetteva di scattare foto neanche dall'interno dell'auto.
D'altronde, comunque, per rendere l'idea della situazione, elequenti sono le due foto, scattate dal Corso, dieci minuti dopo che era cessato il nubifragio.
Logico chiedersi se l'acqua scorrendo nel "canale" non si infiltri nel terreno, creando danni alle fondamente degli edifici.
"Solita" situazione a Calandra, Valle e Ponte.
In alcune zone, insieme alle acque meteoriche, scendevano terriccio, pietre e quant'altro. Buona parte, di questo materiale, resta ora sulla sede stradale con notevole pregiudizio per l'incolumità in particolare dei centauri.
Da brivido la situazione sulla parte bassa della via Prof. Carnevale (S. Lucia) dove il torrente, proveniente da Valle, dalla salita di Santa Margherita, si incanalava, lambendo anche il marciapiede, sullo scavo effettuato in quell'arteria e allo, stato attuale, abbandonato.
Situazione da noi vissuta pressochè in diretta ma impossibilitati a documentarla per via dell'intensità della pioggia che non permetteva di scattare foto neanche dall'interno dell'auto.
D'altronde, comunque, per rendere l'idea della situazione, elequenti sono le due foto, scattate dal Corso, dieci minuti dopo che era cessato il nubifragio.
Logico chiedersi se l'acqua scorrendo nel "canale" non si infiltri nel terreno, creando danni alle fondamente degli edifici.
Messina. Sale a 13 il numero dei morti. Mons. Marra "Il problema è un territorio idrogeologicamente dissestato"
Sono 13 le vittime e 40 i feriti a Messina a causa del nubifragio e delle frane causate dal maltempo. E' quanto riferito dal capo della protezione Civile, Guido Bertolaso, che dalla Prefettura di Messina ha sottolineato la gravita' della situazione, aggiuggendo che non si esclude un incremento delle vittime. Una ventina sarebbero i dispersi.
''Il problema e' quello di un territorio idrogeologico alquanto dissestato, ed e' un problema di carattere generale nella zona di Messina, c'e' una costa ampia densamente abitata e subito le colline alle spalle, quando le piogge sono abbondanti e' facile che si corra il rischio di alluvione''. E' quanto spiega mons. Giovanni Marra, arcivescovo emerito di Messina, all'ADNKRONOS commentando il drammatico nubifragio che ha colpito la citta' siciliana nella notte provocando almeno quattro vittime e decine di dispersi. ''Mancano -ha aggiunto- le strutture che raccolgono l'acqua nel modo giusto''.
''La questione - ha spiegato ancora mons. Marra - riguarda Messina e i Paesi limitrofi, mi pare che il nubifragio abbia toccato in modo particolare la zona periferica della citta'; c'e' un grosso problema di dissesto idrogeologico, si continua a costruire sulle colline intorno a Messina su terreni che sono friabili, ma anche la citta' si trova nella stessa situazione. Costruire e' rischioso proprio a causa del dissesto idrogeologico''. ''Esprimo - ha concluso l'arcivescovo - la piena solidarieta' per coloro che soffrono a causa di questi eventi, e auspico interventi che evitino il ripetersi di queste situazioni''.
''Il problema e' quello di un territorio idrogeologico alquanto dissestato, ed e' un problema di carattere generale nella zona di Messina, c'e' una costa ampia densamente abitata e subito le colline alle spalle, quando le piogge sono abbondanti e' facile che si corra il rischio di alluvione''. E' quanto spiega mons. Giovanni Marra, arcivescovo emerito di Messina, all'ADNKRONOS commentando il drammatico nubifragio che ha colpito la citta' siciliana nella notte provocando almeno quattro vittime e decine di dispersi. ''Mancano -ha aggiunto- le strutture che raccolgono l'acqua nel modo giusto''.
''La questione - ha spiegato ancora mons. Marra - riguarda Messina e i Paesi limitrofi, mi pare che il nubifragio abbia toccato in modo particolare la zona periferica della citta'; c'e' un grosso problema di dissesto idrogeologico, si continua a costruire sulle colline intorno a Messina su terreni che sono friabili, ma anche la citta' si trova nella stessa situazione. Costruire e' rischioso proprio a causa del dissesto idrogeologico''. ''Esprimo - ha concluso l'arcivescovo - la piena solidarieta' per coloro che soffrono a causa di questi eventi, e auspico interventi che evitino il ripetersi di queste situazioni''.
Lipari: Ingresso del cimitero lato monte. Che vergogna!
Non ci sono da spendere molte parole per commentare(d'altronde basta le foto il video che vi proponiamo) lo stato di degrado in cui versa l'area antistante l'ingresso lato monte, per la precisione dalla Falcone-Borsellino, del cimitero centrale.
Un'area dove il degrado, frutto dell'inciviltà, regna sovrano e dove si trova di tutto: dal water alle batterie esauste, dai copertoni al televisore, dal materiale da risulta a decine di cianfrusaglie.
Ma il degrado, come documentato, comincia già a metà della salita. Dove, nonostante un evidente cartello che indica una zona rimozione, stazionano i relitti di due auto, con tanto di targa tra l'altro, abbandonate dal solito, ormai cadente, "imperatore" di quei luoghi.
Rimuoverle visto il loro stato, visto che sono senza assicurazione, è poi così difficile? Almeno per cominciare a dare una "parvenza" di civiltà! O è troppo?
IL VIDEO:
Un'area dove il degrado, frutto dell'inciviltà, regna sovrano e dove si trova di tutto: dal water alle batterie esauste, dai copertoni al televisore, dal materiale da risulta a decine di cianfrusaglie.
Ma il degrado, come documentato, comincia già a metà della salita. Dove, nonostante un evidente cartello che indica una zona rimozione, stazionano i relitti di due auto, con tanto di targa tra l'altro, abbandonate dal solito, ormai cadente, "imperatore" di quei luoghi.
Rimuoverle visto il loro stato, visto che sono senza assicurazione, è poi così difficile? Almeno per cominciare a dare una "parvenza" di civiltà! O è troppo?
IL VIDEO:
A proposito dell'aeroporto . Il parere di Aldo Natoli
(Aldo Natoli) In questo scorcio di fine estate si è parlato molto della realizzazione di un aeroporto a Lipari. Poiché le tesi esposte partono da una visione del sistema turistico eoliano diverso l’uno dall’altro, ne consegue che, paradossalmente, sia i favorevoli che i contrari hanno ragione. Adesso è quindi giunto il momento che quanti hanno la regia del Paese decidano che strada percorrere: il fine giustifica il mezzo. Ma oltre all’aereoporto da realizzare a Lipari, in questi giorni si riparla di quello dei Nebrodi , del Mela e delle Eolie, che dovrebbero sorgere lungo la costa tirrenica. Troppi aeroporti! E la mia esperienza mi porta a ritenere che ancora per un lungo periodo dovremo accontentarci di quello di Catania e di Reggio Calabria. E proprio per stare con i piedi a terra mi permetto proporre all’Amministrazione Comunale di eliminare qualche corsa di aliscafo con la città di Milazzo, la cui popolazione, tra l’altro, è sempre più infastidita dal traffico portuale con le nostre isole, e di intensificare quello con la città di Messina, in modo da garantire più collegamenti con le due strutture aeroportuali riducendo i tempi di percorrenza. Con più corse di aliscafo si avvantaggerebbe anche la mobilità giornaliera di quanti, per motivi vari, debbono raggiungere Messina. Inoltre non sono da trascurare le notizie che ci giungono sul probabile spostamento della Stazione FF.SS. di Milazzo a Barcellona P.G.
Calandra...ci risiamo. Si continua a scherzare con il fuoco...anzi...con la pomice
L'ennesimo evento meteo "eccezionale" (eccezione ormai sempre più regola, purtroppo) ha riprosto i "soliti" problemi sul Torrente Calandra di Canneto. Con il "solito" materiale pomicifero sceso sin sulla strada, con il "solito" intervento della squadra di protezione civile che ha lavorato ininterrottamente dalle 7 alle 9 e 30 di stamani.
Eppure tutto tace. Evidentemente quanto evidenziato una quindicina di giorni fà dal dottor Domenico Russo "l'esaurimento delle risorse finanziarie, già dai primi mesi dell'anno, stanziate nel 2009 per le somme urgenze hanno impedito agli uffici diretti dal sottoscritto qualsiasi forma di intervento per lo svuotamento delle vasche di calma sia di Calandra che del Torrente Ponte" non ha trovato soluzione.
Trattandosi di un chiaro ed evidente problema di protezione civile non si può pensare di effettuare lo svuotamento della "vasca di calma" (costata fior di quattrini) con i fondi del ticket? Oppure si attende che accada qualcosa di irreparabile?
I tragici eventi di queste ore a Messina serviranno da lezione o no?
A tutti, e quuindi non solo all'amministrazione comunale, inoltre, ricordiamo la drammatica situazione (ci dicono peggiorata dopo le ultime piogge) dell'intera area di Porticello
Eppure tutto tace. Evidentemente quanto evidenziato una quindicina di giorni fà dal dottor Domenico Russo "l'esaurimento delle risorse finanziarie, già dai primi mesi dell'anno, stanziate nel 2009 per le somme urgenze hanno impedito agli uffici diretti dal sottoscritto qualsiasi forma di intervento per lo svuotamento delle vasche di calma sia di Calandra che del Torrente Ponte" non ha trovato soluzione.
Trattandosi di un chiaro ed evidente problema di protezione civile non si può pensare di effettuare lo svuotamento della "vasca di calma" (costata fior di quattrini) con i fondi del ticket? Oppure si attende che accada qualcosa di irreparabile?
I tragici eventi di queste ore a Messina serviranno da lezione o no?
A tutti, e quuindi non solo all'amministrazione comunale, inoltre, ricordiamo la drammatica situazione (ci dicono peggiorata dopo le ultime piogge) dell'intera area di Porticello
Il Punto di vista. Pontile ex Italpomice. Retromarcia dell'Assessorato Territorio Ambiente o Pinocchiopoli?
Sono stati individuati i fondi per intervenire all'ex Italpomice (145 mila euro) e sui relitti (130 mila euro). Per quanto riguarda l'ex Italpomice bisognerà però attendere la risposta del responsabile legale della società al sollecito dell'Assessorato (gli sarebbero stati concessi tempi brevissimi). Per la rimozione dei relitti si potrebbe già arrivare, nei tempi tecnici necessari, ad un bando per l'individuazione della ditta che dovrà eseguire i lavori.
Queste le dichiarazioni dell'assessore Sparacino a fine luglio all'indomani di una riunione tenutasi a Palermo presso l'Assessorato Territorio ed Ambiente.
Orbene alla luce dell'ultima trasferta palermitana del sindaco di Lipari e di quanto affermato al suo rientro ci sorge un dubbio, anzi più di uno!
1)Chi aveva garantito all'assessore Sparacino l'individuazione dei fondi (145 mila euro)per demolire il pontile, aveva espresso una posizione/determinazione propria o l'aveva concordata anche i vertici dell'assessorato?
2)L'annunciato sollecito all'azienda Italpomice da parte dell'Assessorato chi lo ha sottoscritto? Se è stato mai fatto come si giustifica la nuova posizione(di attesa...per usare un eufemismo) assunta dallo stesso assessorato durante la riunione alla quale ha partecipato, tra gli altri, il sindaco di Lipari?
Domande più che scontate alla luce di quanto di nuovo è emerso.
Ci poniamo a questo punto(alquanto tormentati) un ulteriore quesito. Siamo di fronte ad un repentino dietro-front dell'Assessorato Regionale o è riesplosa Pinocchiopoli?
Dimenticavamo! Da allora sono trascorsi oltre 60 giorni si sa qualcosa sul bando per la rimozione dei "relitti di Stato"? In tempi di "retromarce repentine" c'è da attendersi di tutto!
Queste le dichiarazioni dell'assessore Sparacino a fine luglio all'indomani di una riunione tenutasi a Palermo presso l'Assessorato Territorio ed Ambiente.
Orbene alla luce dell'ultima trasferta palermitana del sindaco di Lipari e di quanto affermato al suo rientro ci sorge un dubbio, anzi più di uno!
1)Chi aveva garantito all'assessore Sparacino l'individuazione dei fondi (145 mila euro)per demolire il pontile, aveva espresso una posizione/determinazione propria o l'aveva concordata anche i vertici dell'assessorato?
2)L'annunciato sollecito all'azienda Italpomice da parte dell'Assessorato chi lo ha sottoscritto? Se è stato mai fatto come si giustifica la nuova posizione(di attesa...per usare un eufemismo) assunta dallo stesso assessorato durante la riunione alla quale ha partecipato, tra gli altri, il sindaco di Lipari?
Domande più che scontate alla luce di quanto di nuovo è emerso.
Ci poniamo a questo punto(alquanto tormentati) un ulteriore quesito. Siamo di fronte ad un repentino dietro-front dell'Assessorato Regionale o è riesplosa Pinocchiopoli?
Dimenticavamo! Da allora sono trascorsi oltre 60 giorni si sa qualcosa sul bando per la rimozione dei "relitti di Stato"? In tempi di "retromarce repentine" c'è da attendersi di tutto!
Vulcano. E' nata l'associazione ViviVulcano, per dialogare con la pubblica amministrazione e restituire dignità all'isola
Si è costituita a Vulcano l'associazione VIIVIVULCANO. L'obiettivo è "restituire all' isola la dignità che merita e frenarne il pauroso decadimento". L'associazione si propone non solo di segnalare le problematiche e le priorità in tema d'interventi ma anche, e principalmente, di dialogare con la pubblica amministrazione.
Il primo atto ufficiale è una comunicazione inviata al sindaco di Lipari e per conoscenza agli assessori e consiglieri circoscrizione di Vulcano. La lettera ha per oggetto: "Costituzione di Associazione senza scopo di lucro denominata “ VIVIVULCANO”.
Il testo:
Ill.mo Signor Sindaco,
La presente per informarLa circa la costituzione dell’Associazione VIVIVULCANO che ha l’intento di promuovere lo sviluppo dell’isola di Vulcano, senza peraltro volersi sostituire all’attività della Pubblica Amministrazione, ma supportandola ogni qualvolta gli esponenti della P.A. lo ritengano utile.
Siamo certi che questa iniziativa sarà accolta di buon grado soprattutto perché tende ad unire la popolazione in uno sforzo collettivo per il bene comune.
Al fine di dimostrarLe sin d’ora la nostra buona volontà e la concreta “voglia di fare” intendiamo con questa nostra richiedere un incontro, da fissarsi entro il prossimo mese di Ottobre in località Vulcano, per ricevere risposta ai seguenti quesiti che a noi paiono prioritari.
PULIZIA STRAORDINARIA DELL’ISOLA; RISPETTO DELLE ORDINANZE EMANATE DALLA P.A.; FOGNATURA; AMBULANTI E LORO DISLOCAZIONE
Siamo certi che un sereno confronto sarà l’inizio di una proficua collaborazione tra Pubblica Amministrazione e cittadini per il futuro della nostra amata Vulcano.
La ringraziamo per l’attenzione
AGNOSTO GAETANO - AGNOSTO GIOVANNI - AMBROSI FIORENZO - AMBROSI EMILIO - AMBROSI SIMONA - ARMELI ANTONIO - BALOSSINO MARCO - BENEDETTI DANILA- BERTE' ANTONIO - BONTEMPO MARIA - BRERO ANTONELLA -BRUNO ANNACARLA - BRUNO GIULIO - BRUNO FRANCESCO - CAMPAILLA CLARA - CAMPISI CALOGERO -CAMPISI FRANCA - CAMPISI NUNZIATINA - CAMPISI FRANCO - CAMPISI SEBASTIANA - CAPITTI PINA - CAPODICI ALFREDO -CENTO GIOVANNI - CENTO PIETRO -COLUCCIO ANGELO - COLUCCIO ANGELO - COSTA ANTONINO - COTRONEO FRANCESCO - D'AGUANNO ELISABETTA - DE FLOU CHANTA- ERCOLINI GIUSEPPE- FALANGA NATALINO - FILIPPINO ARTURO - FILIPPONE VITTORIO - FILIPPONE ANDREA - FILIPPONE GAIA - FUGAZZOTTO NINO - FUSCO GIANLUCA - GAMBINO FRANCESCO - GIORGIANNI ANDREA - GIUNIPERO PIO - GUZZI MARIO - GUZZI CICCI - GUZZI MANUEL - HAUPALA NIDRA - IACONO ANGELO - IACONO SANTINA - INFERRERA GRAZIA - LA ROSA LUISELLA - LA ROCCA LUCA - LA TORRE ROSANNA - LAZZARO RODOLFO - LO PRESTI LUIGI - LOMBARDO STEFANIA - LO PICCOLO FRANCO - MAGLIOCCO DANIELA - MARCHESE GIUSEPPE - MARTELLO BARTOLO - MAVILIA GIUSEPPINA - MESSINA ANNA MARIA - MESSINA MAURIZIO - MONTALTO SEBASTIANO - MUSCARA' GIUSEPPE - MUSCARA' FRANCO - MUSOTTO GRAZIA - MUTI LUISA- MUTI GINO - MUZZIOLI MARGHERITA - NASTASI EMILIANO - NICOSIA SIGONA - PAGLIARO MAURIZIO - PATROVITA LUIGI - PATROVITA VALENTINA - PAULATTO MONICA - POLLASTRI ORIELLA - PRESTIPINO MARIA - RECANATESI ROBERTA - RESTUCCIA VINCENZO - RIFICI ELISABETTA - RIFICI ANGELO - ROMEO PAOLO - SCAFFIDI DARIO - SCANDURA MARIA - SCARCELLA GENNY - SCIACCHITANO PATRIZIA - SCONTRINO TONY - SCONTRINO DARIO - SEGATTA LUIGI - SEQUENZIA ANTONINO - STANCHI NUCCI - SUBBA EMILIO - SUTERA ARTURO - TORRE SALVATORE - TRAVAN GRAZIELLA - VITALE GIOVANNI - ZANGHI NICOLA- ZANGHI ANNA MARIA
Il primo atto ufficiale è una comunicazione inviata al sindaco di Lipari e per conoscenza agli assessori e consiglieri circoscrizione di Vulcano. La lettera ha per oggetto: "Costituzione di Associazione senza scopo di lucro denominata “ VIVIVULCANO”.
Il testo:
Ill.mo Signor Sindaco,
La presente per informarLa circa la costituzione dell’Associazione VIVIVULCANO che ha l’intento di promuovere lo sviluppo dell’isola di Vulcano, senza peraltro volersi sostituire all’attività della Pubblica Amministrazione, ma supportandola ogni qualvolta gli esponenti della P.A. lo ritengano utile.
Siamo certi che questa iniziativa sarà accolta di buon grado soprattutto perché tende ad unire la popolazione in uno sforzo collettivo per il bene comune.
Al fine di dimostrarLe sin d’ora la nostra buona volontà e la concreta “voglia di fare” intendiamo con questa nostra richiedere un incontro, da fissarsi entro il prossimo mese di Ottobre in località Vulcano, per ricevere risposta ai seguenti quesiti che a noi paiono prioritari.
PULIZIA STRAORDINARIA DELL’ISOLA; RISPETTO DELLE ORDINANZE EMANATE DALLA P.A.; FOGNATURA; AMBULANTI E LORO DISLOCAZIONE
Siamo certi che un sereno confronto sarà l’inizio di una proficua collaborazione tra Pubblica Amministrazione e cittadini per il futuro della nostra amata Vulcano.
La ringraziamo per l’attenzione
AGNOSTO GAETANO - AGNOSTO GIOVANNI - AMBROSI FIORENZO - AMBROSI EMILIO - AMBROSI SIMONA - ARMELI ANTONIO - BALOSSINO MARCO - BENEDETTI DANILA- BERTE' ANTONIO - BONTEMPO MARIA - BRERO ANTONELLA -BRUNO ANNACARLA - BRUNO GIULIO - BRUNO FRANCESCO - CAMPAILLA CLARA - CAMPISI CALOGERO -CAMPISI FRANCA - CAMPISI NUNZIATINA - CAMPISI FRANCO - CAMPISI SEBASTIANA - CAPITTI PINA - CAPODICI ALFREDO -CENTO GIOVANNI - CENTO PIETRO -COLUCCIO ANGELO - COLUCCIO ANGELO - COSTA ANTONINO - COTRONEO FRANCESCO - D'AGUANNO ELISABETTA - DE FLOU CHANTA- ERCOLINI GIUSEPPE- FALANGA NATALINO - FILIPPINO ARTURO - FILIPPONE VITTORIO - FILIPPONE ANDREA - FILIPPONE GAIA - FUGAZZOTTO NINO - FUSCO GIANLUCA - GAMBINO FRANCESCO - GIORGIANNI ANDREA - GIUNIPERO PIO - GUZZI MARIO - GUZZI CICCI - GUZZI MANUEL - HAUPALA NIDRA - IACONO ANGELO - IACONO SANTINA - INFERRERA GRAZIA - LA ROSA LUISELLA - LA ROCCA LUCA - LA TORRE ROSANNA - LAZZARO RODOLFO - LO PRESTI LUIGI - LOMBARDO STEFANIA - LO PICCOLO FRANCO - MAGLIOCCO DANIELA - MARCHESE GIUSEPPE - MARTELLO BARTOLO - MAVILIA GIUSEPPINA - MESSINA ANNA MARIA - MESSINA MAURIZIO - MONTALTO SEBASTIANO - MUSCARA' GIUSEPPE - MUSCARA' FRANCO - MUSOTTO GRAZIA - MUTI LUISA- MUTI GINO - MUZZIOLI MARGHERITA - NASTASI EMILIANO - NICOSIA SIGONA - PAGLIARO MAURIZIO - PATROVITA LUIGI - PATROVITA VALENTINA - PAULATTO MONICA - POLLASTRI ORIELLA - PRESTIPINO MARIA - RECANATESI ROBERTA - RESTUCCIA VINCENZO - RIFICI ELISABETTA - RIFICI ANGELO - ROMEO PAOLO - SCAFFIDI DARIO - SCANDURA MARIA - SCARCELLA GENNY - SCIACCHITANO PATRIZIA - SCONTRINO TONY - SCONTRINO DARIO - SEGATTA LUIGI - SEQUENZIA ANTONINO - STANCHI NUCCI - SUBBA EMILIO - SUTERA ARTURO - TORRE SALVATORE - TRAVAN GRAZIELLA - VITALE GIOVANNI - ZANGHI NICOLA- ZANGHI ANNA MARIA
Lettere al direttore. Ci scrive Mario Profilio. "Nemo profeta in patria est". Ovvero chi si ricorda di Franco Scoglio.
Caro Direttore,
ultimamente leggo di intolare strade a personaggi che nelle Eolie hanno avuto una certa importanza, per un motivo o per un altro... non sono assolutamente contrario, anzi, plaudo a queste iniziative... che permettono di "caratterizzare" le vie delle nostre isole, ma nel contempo mi viene da riflettere su una cosa che mi è capitata quest'estate e che Le racconto, ero al cimitero di Canneto, e mi ferma un signore e mi dice: "scusi, sono di Genova in vacanza a Lipari, cercavo la tomba di Franco Scoglio, sarebbe così gentile da indicarmela? Avrei piacere di fargli un "saluto" da tifoso".
La domanda sorge spontanea, "cosa è stato fatto per ricordare il nostro concittadino Franco Scoglio?"
Sull'emozione del momento si è parlato tanto di ricordare degnamente questo nostro illustre compaesano, a che punto sono le iniziative di cui si parlava quando è venuto a mancare? Lei ne sa qualcosa?
Con stima, Mario Profilio.
NDD- Caro Mario, nessuna notizia in merito, tutto tace. Non vorrei, usando un passaggio della tua lettera, che si fosse annunciato il tutto solo "sull'emozione del momento". Esistono, purtroppo, altri "casi" analoghi. Non so se ricordi, all'indomani della dipartita del caro maestro Bartoluzzo venne annunciato che sarebbe stata posta in essere una iniziativa di spessore, una manifestazione annuale, un concorso musicale per ricordarlo degnamente. Sino ad oggi, purtroppo, solo parole!
ultimamente leggo di intolare strade a personaggi che nelle Eolie hanno avuto una certa importanza, per un motivo o per un altro... non sono assolutamente contrario, anzi, plaudo a queste iniziative... che permettono di "caratterizzare" le vie delle nostre isole, ma nel contempo mi viene da riflettere su una cosa che mi è capitata quest'estate e che Le racconto, ero al cimitero di Canneto, e mi ferma un signore e mi dice: "scusi, sono di Genova in vacanza a Lipari, cercavo la tomba di Franco Scoglio, sarebbe così gentile da indicarmela? Avrei piacere di fargli un "saluto" da tifoso".
La domanda sorge spontanea, "cosa è stato fatto per ricordare il nostro concittadino Franco Scoglio?"
Sull'emozione del momento si è parlato tanto di ricordare degnamente questo nostro illustre compaesano, a che punto sono le iniziative di cui si parlava quando è venuto a mancare? Lei ne sa qualcosa?
Con stima, Mario Profilio.
NDD- Caro Mario, nessuna notizia in merito, tutto tace. Non vorrei, usando un passaggio della tua lettera, che si fosse annunciato il tutto solo "sull'emozione del momento". Esistono, purtroppo, altri "casi" analoghi. Non so se ricordi, all'indomani della dipartita del caro maestro Bartoluzzo venne annunciato che sarebbe stata posta in essere una iniziativa di spessore, una manifestazione annuale, un concorso musicale per ricordarlo degnamente. Sino ad oggi, purtroppo, solo parole!
TIRRENIA: MATTEOLI, ABBIAMO EVITATO LIQUIDAZIONE
Il Governo ha evitato la liquidazione di Tirrenia. Lo ha detto il ministro per le Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli, intervenendo all'Assemblea generale di Assoporti.
''Abbiamo evitato la messa in liquidazione di Tirrenia - ha detto il ministro - e garantito i servizi per la continuita' territoriale per tutto il 2009. Si e' trattato - ha concluso il ministro - di uno sforzo finanziario di 500 milioni di euro''.
''Abbiamo evitato la messa in liquidazione di Tirrenia - ha detto il ministro - e garantito i servizi per la continuita' territoriale per tutto il 2009. Si e' trattato - ha concluso il ministro - di uno sforzo finanziario di 500 milioni di euro''.
Nuovo piano di smaltimento rifiuti in Sicilia
Un nuovo piano di rifiuti in Sicilia. L’orientamento è emerso nel corso della riunione della giunta regionale che ha trattato il tema dello smaltimento sulla base di una relazione di Felice Crosta, presidente dell’Arra. Le conclusioni sono articolate in vari punti. Al primo posto lo sblocco, entro 15 giorni, dell’iter che dovrà consentire alle attuali discariche di accrescere la propria capacità in modo da consentire lo smaltimento per altri cinque anni, almeno fino all’agosto 2014. È stato poi deciso che gli advisor definiscano, entro il 15 ottobre, l’entità dei debiti degli Ato che si aggirano intorno a 700-800 milioni di euro. L’esatta conoscenza dell’esposizione finanziaria serve a dare corso al passaggio successivo: quello che vedrà il sistema bancario assumere il compito di prendere in carico i debiti e di procedere alla riscossione dei crediti. Sarà poi convocata una conferenza delle autonomie locali perché i sindaci, a cui è affidata la gestione dei nuovi Ato ridotti a nove, possano apprezzare il disegno di legge per la riforma del sistema. Ma la giunta ha anche stabilito di promuovere tutti gli accertamenti necessari perché si chiariscano le ragioni del fallimento del sistema attuale malgrado le ingenti risorse investite. L’obiettivo è quello di allineare l’efficienza del sistema agli standard europei. È stato poi deciso di rimuovere tutti i soggetti coinvolti nello smaltimento che risultino indagati o interessati a procedimenti giudiziari. E infine si formerà un pool di superesperti di fama almeno nazionale che metteranno mano al nuovo piano rifiuti.
giovedì 1 ottobre 2009
I farisei di ieri e di oggi e l'impegno televisivo (di Michele Giacomantonio)
(Michele Giacomantonio) E’ vero che oggi il senso della politica, della vita civica, della democrazia è fortemente in crisi. Se non si avverte a livello nazionale da parte del Capo del governo che strumentalizza i morti in Afganistan per attaccare ingiustamente l’opposizione, perché allora un Sindaco dovrebbe essere da meno?
Tutti quelli che lo criticano non hanno dignità e non meritano rispetto, come ha evidenziato ieri in coda ad una intervista. Non comprende che possa esserci un impegno di giornalismo che nasce dalla passione civile, che ci possa essere gente autonoma che risponde solo a sé stessa, che non ha padroni. Abituato a servire ed a non fare mai niente per niente, come fa a capire un mondo ed un modo di vivere che gli è così distante? Diceva Sant’Agostino “Ai puri tutto è puro” ed adombrava così il rovescio che invece per gli impuri tutto è impuro.
Ma a dispetto dei sordi e di quelli che non vogliono sentire ripetiamo alcune cose:
1. Ho accettato questo impegno per garantire che nelle Eolie ci sia ancora una informazione libera che è alla base di una coscienza civica. Garantirla soprattutto a quanti non hanno dimestichezza con i computer e non riescono a seguire i blog che svolgono ormai un puntuale e preciso lavoro di informazione. E purtroppo quelli che non navigano in internet sono ancora tanti, a mio avviso la maggioranza della popolazione eoliana.
2. La democrazia non è problema solo elettorale e finalizzato al risultato elettorale per cui raggiunto il risultato ci si rivede fra cinque anni. Democrazia è esperienza di tutti i giorni. Di ascolto e confronto quotidiano con la gente. Democrazia è innanzitutto partecipazione. Non capire questo vuol dire non capire niente della democrazia e coltivare una coscienza autoritaria, magari inconsapevolmente,.
3. Non siamo pregiudizialmente contro nessuno ma è chiaro che c’è un dovere di verifica critica che investe soprattutto chi governa. Poi, purtroppo, da noi i motivi non mancano (lavori pubblici, acqua, spazzatura, ecc.) e quando questi scarseggiano intervengono subito membri dell’Amministrazione ad alimentarli con dichiarazioni che sono dei veri e propri autogol .
4. L’autonomia di questo direttore e della redazione che dirige dall’editore non solo è massima ma proprio questa esperienza è nata con l’obiettivo di rendere la gestione indipendente dalla proprietà sulla base di un protocollo di intesa. Su questo si sta lavorando e si spera di ottenere un risultato positivo nella misura in cui c’è gente che decide di impegnarsi per la libertà di informazione, da qualunque parte sia schierata politicamente.
5. Non credo che sia il dott. Bruno in grado di dare lezioni di coerenza ma non voglio entrare in questo termitaio. Ognuno risponde della propria coerenza con la propria vita ed i propri comportamenti che sono più importanti delle persone con cui occasionalmente ci si accompagna.
A Gesù i farisei gli rimproveravano di frequentare i pubblicani e le prostitute. I farisei di ieri, quelli di oggi – si vede – che sono diventati più raffinati.
Michele Giacomantonio
Tutti quelli che lo criticano non hanno dignità e non meritano rispetto, come ha evidenziato ieri in coda ad una intervista. Non comprende che possa esserci un impegno di giornalismo che nasce dalla passione civile, che ci possa essere gente autonoma che risponde solo a sé stessa, che non ha padroni. Abituato a servire ed a non fare mai niente per niente, come fa a capire un mondo ed un modo di vivere che gli è così distante? Diceva Sant’Agostino “Ai puri tutto è puro” ed adombrava così il rovescio che invece per gli impuri tutto è impuro.
Ma a dispetto dei sordi e di quelli che non vogliono sentire ripetiamo alcune cose:
1. Ho accettato questo impegno per garantire che nelle Eolie ci sia ancora una informazione libera che è alla base di una coscienza civica. Garantirla soprattutto a quanti non hanno dimestichezza con i computer e non riescono a seguire i blog che svolgono ormai un puntuale e preciso lavoro di informazione. E purtroppo quelli che non navigano in internet sono ancora tanti, a mio avviso la maggioranza della popolazione eoliana.
2. La democrazia non è problema solo elettorale e finalizzato al risultato elettorale per cui raggiunto il risultato ci si rivede fra cinque anni. Democrazia è esperienza di tutti i giorni. Di ascolto e confronto quotidiano con la gente. Democrazia è innanzitutto partecipazione. Non capire questo vuol dire non capire niente della democrazia e coltivare una coscienza autoritaria, magari inconsapevolmente,.
3. Non siamo pregiudizialmente contro nessuno ma è chiaro che c’è un dovere di verifica critica che investe soprattutto chi governa. Poi, purtroppo, da noi i motivi non mancano (lavori pubblici, acqua, spazzatura, ecc.) e quando questi scarseggiano intervengono subito membri dell’Amministrazione ad alimentarli con dichiarazioni che sono dei veri e propri autogol .
4. L’autonomia di questo direttore e della redazione che dirige dall’editore non solo è massima ma proprio questa esperienza è nata con l’obiettivo di rendere la gestione indipendente dalla proprietà sulla base di un protocollo di intesa. Su questo si sta lavorando e si spera di ottenere un risultato positivo nella misura in cui c’è gente che decide di impegnarsi per la libertà di informazione, da qualunque parte sia schierata politicamente.
5. Non credo che sia il dott. Bruno in grado di dare lezioni di coerenza ma non voglio entrare in questo termitaio. Ognuno risponde della propria coerenza con la propria vita ed i propri comportamenti che sono più importanti delle persone con cui occasionalmente ci si accompagna.
A Gesù i farisei gli rimproveravano di frequentare i pubblicani e le prostitute. I farisei di ieri, quelli di oggi – si vede – che sono diventati più raffinati.
Michele Giacomantonio
Caccia, stop del Tar in 29 aree(tra cui le Eolie) e a 500 metri dalla costa
Il Presidente della I sezione del TAR di Palermo, con decreto urgente n. 922 del 30 settembre scorso, ha accolto la richiesta di sospensione sui ricorsi presentati dalle Associazioni ambientaliste ed animaliste Enpa, Lav, Legambiente, Man (Associazione Mediterranea Natura) e WwF contro il decreto del 31 agosto 2009 dell’Assessore regionale all’Agricoltura e Foreste, on. Michele Cimino, che disciplinava la caccia nelle aree interessate dalle rotte migratorie degli uccelli e nelle “Zone di Protezione Speciale” individuate dall’Unione Europea in Sicilia. Il decreto assessoriale era stato emanato - a pochi giorni dall’apertura della stagione venatoria e avrebbe dovuto dare esecuzione alle precedenti decisioni dello stesso TAR che, con le ordinanze n. 730/09, 731/09, 732/09 relative ai ricorsi delle medesime Associazioni ambientaliste, aveva censurato il Calendario Venatorio regionale imponendo all’Assessore di proibire l’attività venatoria nelle “rotte migratorie”: aree dove si concentra il “passo” degli uccelli migratori. Questo avrebbe determinato il divieto di caccia, per esempio, in tutte le Isole minori siciliane, in parte delle zone umide ed in tutta la fascia costiera della regione per almeno mezzo chilometro dalla battigia. Al contrario il decreto dell’Assessore Cimino, invece di dare corretta esecuzione alla decisione della Magistratura amministrativa, la eludeva palesemente stabilendo che quelle rotte migratorie coincidono con aree già interdette alla caccia (riserve, demani forestali, fondi agricoli recintati). Insomma un decreto che di fatto non mutava nulla ed anzi continuava a consentire alle doppiette di sparare nelle aree attraversate dall’avifauna migratoria. Così adesso, a seguito di nuova impugnazione da parte di ENPA, LAV, LEGAMBIENTE, MAN e WWF, il TAR ha sospeso l’efficacia del decreto dell’Assessore all’Agricoltura in attesa dell’udienza del prossimo 13 ottobre. Le dirette conseguenze dello “stop” del TAR sono:
in applicazione dell’art. 21, comma 2, della legge statale sulla caccia n. 157 del 1992, è vietata la caccia in tutta la fascia costiera della Sicilia per almeno mezzo chilometro dalla battigia;
fino a quando la Regione non individuerà con precisione le rotte migratorie da sottoporre a tutela, qualsiasi forma di caccia è vietata in tutte le 29 ZPS siciliane (tra cui le isole Pelagie, le isole Egadi, le isole Eolie, Ustica, Pantelleria, Piana di Gela, Saline di Siracusa, Pantani della Sicilia sud orientale, etc…).
Per le Associazioni ambientaliste ed animaliste il nuovo provvedimento del TAR rappresenta un intervento di grande utilità per l’avifauna che, proprio da queste settimane, comincia ad attraversare la Sicilia e le sue Isole minori per il viaggio migratorio che milioni di uccelli intraprendono dal Nord Europa per svernare nel Mediterraneo e Nord Africa. Enpa, Lav, Legambiente, Man E Wwf chiedono alle Autorità competenti di approntare adeguati servizi di controllo e prevenzione, affinché venga garantito il rispetto del divieto di caccia lungo la fascia costiera e nelle aree Zps.
in applicazione dell’art. 21, comma 2, della legge statale sulla caccia n. 157 del 1992, è vietata la caccia in tutta la fascia costiera della Sicilia per almeno mezzo chilometro dalla battigia;
fino a quando la Regione non individuerà con precisione le rotte migratorie da sottoporre a tutela, qualsiasi forma di caccia è vietata in tutte le 29 ZPS siciliane (tra cui le isole Pelagie, le isole Egadi, le isole Eolie, Ustica, Pantelleria, Piana di Gela, Saline di Siracusa, Pantani della Sicilia sud orientale, etc…).
Per le Associazioni ambientaliste ed animaliste il nuovo provvedimento del TAR rappresenta un intervento di grande utilità per l’avifauna che, proprio da queste settimane, comincia ad attraversare la Sicilia e le sue Isole minori per il viaggio migratorio che milioni di uccelli intraprendono dal Nord Europa per svernare nel Mediterraneo e Nord Africa. Enpa, Lav, Legambiente, Man E Wwf chiedono alle Autorità competenti di approntare adeguati servizi di controllo e prevenzione, affinché venga garantito il rispetto del divieto di caccia lungo la fascia costiera e nelle aree Zps.
Lipari: Il sei ottobre sarà intitolata una strada al comm. Bartolo Zagami
Il prossimo sei ottobre l'amministrazione comunale di Lipari intitolerà una strada al Commendatore Bartolo Zagami (12/01/1900 – 30/09/1989). Si tratta della strada comunale di congiungimento tra la via Francesco Crispi e la via Falcone e Borsellino.
La cerimonia di intitolazione,in presenza dei familiari, dei cittadini e delle autorità religiose, civili e militari, si terrà alle ore 11,30 e sarà preceduta da una celebrazione liturgica commemorativa, presieduta da Mons. Gaetano Sardella, che avrà luogo nella Parrocchia “Maria SS. di Portosalvo” di Lipari, alle ore 10,30.
L’Amministrazione, aderendo anche alla proposta del Consiglio Direttivo del Rotary Club di Lipari - Arcipelago Eoliano, ha inteso attribuire il giusto riconoscimento che fonda motivazione nel profilo di grande spessore umano e professionale dell’illustre personaggio, connotato di particolari doti umane e meriti che, nel lungo esercizio della sua attività di industriale, ne hanno contraddistinto il proficuo operato sul piano sociale e civile.
La cerimonia di intitolazione,in presenza dei familiari, dei cittadini e delle autorità religiose, civili e militari, si terrà alle ore 11,30 e sarà preceduta da una celebrazione liturgica commemorativa, presieduta da Mons. Gaetano Sardella, che avrà luogo nella Parrocchia “Maria SS. di Portosalvo” di Lipari, alle ore 10,30.
L’Amministrazione, aderendo anche alla proposta del Consiglio Direttivo del Rotary Club di Lipari - Arcipelago Eoliano, ha inteso attribuire il giusto riconoscimento che fonda motivazione nel profilo di grande spessore umano e professionale dell’illustre personaggio, connotato di particolari doti umane e meriti che, nel lungo esercizio della sua attività di industriale, ne hanno contraddistinto il proficuo operato sul piano sociale e civile.
Salina: Soccorso a Monte Fossa delle Felci
Incidente sul Monte Fossa delle Felci a Salina per S. T. un turista tedesco di 46 anni. L'allarme è stato lanciato intorno alle 13 dal resto del gruppo di cui faceva parte il turista tedesco. A prestare i soccorsi sono stati i componenti della postazione isolana del 118 che hanno raggiunto la zona dell'incidente con il supporto di Elio Benenati che ha messo a disposizione il mezzo di servizio in uso alle guardie della riserva, visto che la strada non permette il transito dell'ambulanza.
Il malcapitato, che presumibilmente ha riportato una frattura alla gamba, è stato trasferito presso la sede del 118 dell'isola per i primi necessari interventi.
Il malcapitato, che presumibilmente ha riportato una frattura alla gamba, è stato trasferito presso la sede del 118 dell'isola per i primi necessari interventi.
Vacanza alle Eolie (di Gianfranco Costantini)
(Gianfranco Costantini) Da Stromboli a Panarea sono solo poche miglia. Peccato che si facciano anche queste in gran parte a motore, in mezzo a un traffico di motoscafi, aliscafi e barconi che portano i turisti da un’isola all’altra. In ogni caso, la distanza ci spinge a fermarci per un po’ vicino a uno dei gruppi di scogli a NE di Panarea: Lisca bianca. Ancoriamo su 13 metri di fondo in una piccola rada a sud dello scoglio, abbastanza lontani dalla folla che è a fare il bagno sulla costa Nord Ovest vicino al faraglione. Non è un bagno molto lungo. C’è risacca e l’ancoraggio è scomodo. In compenso è salita un po’ di brezza, così continuiamo a vela fino a Cala Milazzese. Come era immaginabile è affollatissima. Siamo costretti ad ammainare le vele e ad accendere il motore, ma passando tra le altre barche riusciamo comunque a trovare un posticino su un fondo di sabbia e 3 metri di profondità. La maggior parte delle barche nella rada sono più grandi della nostra. Ancora una volta l’essere piccoli si dimostra un vantaggio. Montiamo il tendalino e trascorriamo il pomeriggio inframezzando le letture (io un libro portoghese che racconta di Sao Tomé e Prince; Simonetta, una serie di racconti su brutti episodi nella cultura Pop; i bambini i loro libri e qualche giornalino di enigmistica) a con qualche tuffo. E’ piuttosto tardi quando le barche a motore iniziano ad andarsene, non senza disturbare almeno un’ultima volta riscaldando i motori per una mezz’ora o lasciando l’ormeggio a velocità sostenuta: probabilmente molti non si accorgono del fatto che producono onde. Oppure è diventata una pratica comune quella di non prestare la minima attenzione al disturbo che si può produrre. Non scendiamo a terra neanche la sera. Ormai sono rimaste soltanto poche barche a vela e si sta benissimo e nel silenzio. La mattina ci svegliamo presto. Ancora non ci sono motoscafi. Montiamo il fuoribordo sul gommoncino e andiamo a fare un giro: basta girare attorno a uno scoglio per arrivare in una delle cale più fotografate delle Eolie: Cala Junco. E’ talmente bella che il motorino viene spento e continuiamo a remi. L’ormeggio nella cala è proibito, se non in caso di evacuazione dell’isola. Nonostante questo, un grosso motoscafo è ancorato a qualche metro dalla spiaggia. Non ce ne curiamo e continuiamo il nostro giro, entrando nelle piccole grotte che si aprono nelle pareti di roccia e nuotando dietro gli scogli che chiudono delle vere e proprie piscine. E’ quasi pomeriggio quando torniamo in barca e issiamo l’ancora e apriamo le vele. La nostra prossima meta è Salina: ormai da qualche giorno siamo in rada, l’acqua per lavarsi inizia ad esser poca e così anche il cibo fresco. A Salina forse si potrebbe pensare di trovare un ormeggio in transito. Quando arriviamo ci accorgiamo che non è così: le banchine appaiono quasi tutte vuote, ma appena accenniamo ad avvicinarci ci gridano – non proprio in modo cortese - che sono tutte occupate. Cerchiamo un ancoraggio fuori del porto, ma invano: tutte le aree con un fondale ragionevolmente profondo sono occupate e non ci va di ormeggiare troppo vicini ad altre barche. Riprendiamo il largo e a vela ci dirigiamo verso Lipari, che è solo a poche miglia. La travesata è tranquilla: sembra ci siano poche barche. Anche stavolta non è così. Semplicemente le barche sono tutte sulla costa orientale e da Ovest non si vedono. Quando passiamo il capo ce ne accorgiamo. E’ evidente che anche qui non sarà facile trovare un ormeggio. Ci proviamo comunque, ma sia il porto, sia tutti i pontili galleggianti sono occupati. Di fronte ai due distributori di carburante che sono sulla costa la folla è ancora maggiore. Un po’ scuri in volto, rinunciamo. Proprio mentre stiamo allontanandoci da uno dei pontili un ragazzino ci grida che forse qualche posto si può trovare vicino Marina Corta, dall’altra parte del monastero. Proviamo. Intanto teniamo d’occhio lo scandaglio: i fondali restano sempre sopra i 10 metri, molto spesso sopra i 20. Troppi per le nostre schiene. Marina corta è composta da una specie di T, nello spazio a Nord – praticamente nel centro della città – sono ormeggiati pescherecci, in quello a Sud c’è qualche barca da diporto: ma sembrano di quelle stanziali o di quelle utilizzate per portare i turisti. Ci avviciniamo comunque alla ricerca di qualcuno che sia in grado di darci indicazioni. Apparentemente non c’è nessuno. Ma proprio mentre stiamo per allontanarci nuovamente un ragazzino ci insegue sul molo. Avrà meno di dieci anni, ma comunque riesce a farsi vedere e a chiamarci: c’è un posto per noi, ma dall’altra parte. Lentamente, con prudenza entriamo: non sappiamo quanto sia profondo, le barche ormeggiate sono per lo più gozzi e tutto è pieno di cime. I ragazzini sul molo ci dicono che possiamo stare lì. Costa solo 45 euro. Però, dobbiamo dare fondo alla nostra ancora nel centro del porto per poi arretrare fino alla banchina, tra un gommone e un gozzo. Una volta ormeggiato i ragazzini ci dicono che non è proprio regolare restare lì, ma si può perché c’è posto. Certo se arriva la Guardia costiera si deve andar via. Intanto, loro continuano ad offrire posti alle barche che si avvicinano: un paio di ragazzini fanno da vedetta e una percentuale sulla “mancia” spetta a chi ha avvistato e chiamato la barca che accetta di ormeggiare. In pochi minuti, i 45 euro della richiesta iniziale sono diventati 50, visto che non hanno da cambiare. Ma siamo ancora fortunati. Ai gommoni e ai motoscafi a fianco a noi ne chiedono altrettanti per rimanere un paio d’ore. Pagare i bambini invece di un ormeggiatore con il pontone galleggiante non mi dispiace, tanto più che siamo praticamente al centro del paese, affacciati su una piazza con due chiese medioevali e sotto il convento in cui è ospitato il Museo. Peccato, che dopo un po’ vediamo arrivare un ragazzo più grande, in motorino, che ritira dai bambini i soldi che hanno ottenuto da chi si è fermato. A terra ci aspettano le granite del bar sul porto, poi la spesa (il supermercato che è sulla via principale consegna i prodotti in barca), poi una cena in un piccolo ristorante chiamato la Cambusa. E’ tutto molto buono: tonno, involtini di melanzane, pesce alla griglia, involtini alla messinese, persino il vino della casa. Ciò che è rimasto veramente impresso nelle nostre memorie però sono i cannoli, riempiti sul momento. Un ormeggio tanto centrale non consente una grande privacy e non consente neanche di sottrarsi alla musica dei bar, che continua fino a notte fonda. La musica notturna non disturba però così tanto da non consentirci di visitare, quasi appena svegli, il museo. Sapevamo che era bello, ce ne avevano parlato in tanti. Ma si rivela comunque una sorpresa. Iniziamo visitando la chiesa, che ha all’interno un chiostro dell’XI secolo, poi continuiamo nelle sale, correndo - perché purtroppo sappiamo che dobbiamo al più presto tornare in barca e salpare – tra i resti di necropoli paleolitiche e neolitiche, vasi greci, statuette romane, maschere ellenistiche e gioielli e ceramiche medio-evali: la storia del bacino Mediterraneo è lì racchiusa tra le mura di un monastero.
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