Le indagini sono state delegate alla Guardia di Finanza. La Procura di Barcellona ha avviato gli accertamenti investigativi già un anno fa, quando gli inquirenti per ben 12 mesi hanno seguito il fisioterapista nei suoi continui spostamenti nei diversi domicili dei pazienti che doveva assistere per conto dell'Asl 5 di Messina. Durante le indagini gli investigatori si sono appostati prima nelle singole case degli assistiti e poi dinanzi all'ambulatorio privato creato clandestinamente. Sono stati annotati in maniera certosina gli orari di entrata e di uscita di tutte le persone che nella propria abitazione ricevevano – come prassi regolare – la visita del fisioterapista inviato dall'Asl. Successivamente i servizi di controllo e di osservazione si sono spostati su quei pazienti che si recavano – su invito esplicito del tecnico della riabilitazione – allo studio privato per ottenere le prestazioni che avrebbero dovuto essere assicurate gratuitamente al domicilio degli assistiti. Prestazioni pagate ovviamente con fondi pubblici erogati dal Servizio sanitario nazionale. Gli inquirenti, dopo aver acquisito i documenti presso gli uffici del locale presidio sanitario ed averli incrociati e comparati con i dati in possesso e con le testimonianze dei pazienti raggirati, hanno tratto le conclusioni e denunciato l'uomo. Dagli atti dell'inchiesta è emerso con chiarezza che alcuni trattamenti sanitari rivolti a pazienti non deambulanti, avevano durata temporale inferiore a quella prevista ed indicata nei prospetti comprovanti l'avvenuta prestazione.
Secondo gli inquirenti i documenti che dovevano attestare l'avvenuta prestazione sarebbero stati anche manomessi con indicazione di orari falsi che non corrispondevano a quelli accertati durante gli appostamenti. Sarebbe stato lo stesso indagato a falsificare e produrre all'Asl 5 le attestazioni di regolarità della prestazione. L'ente infatti, basandosi su quei documenti che portavano orari e soprattutto tempi diversi da quelli effettivamente svolti dal fisioterapista presso i domicili dei pazienti, erogava le somme. L'uomo incassava così gli emolumenti corrisposti quale dipendente della cooperativa convenzionata con l'Asl e allo stesso tempo in "nero" le somme pagate come parcelle non dovute dai pazienti raggirati.