Egr. Direttore,
approfitto del suo seguitissimo giornale per fare giungere ai miei concittadini Liparesi poche riflessioni sulla realtà isolana che tutti ci riguarda, abusando della pazienza del lettore.
In questi giorni, se qualcuno si recasse a Canneto, potrebbe assistere ad un “miracolo”: mi riferisco alle “capanne” realizzate da uomini e donne di buona volontà che, organizzati con entusiasmo contagioso da pochi ma decisi ideatori, hanno squarciato il velo di immobilità ed apatia che da molto tempo si era stabilito, mettendo radici, nella frazione.
Al di là del significato simbolico, che può essere più o meno soggettivamente condiviso ed apprezzato, una cosa credo di poter affermare senza timore di smentita: tutti sono entusiasti, oggettivamente, dell’iniziativa.
Un sussulto di vita e di collaborazione vera ha scosso Canneto, facendo lavorare insieme i compaesani per un fine comune.
Facendo quindi appello al senso della comunità che forte usualmente caratterizza le popolazioni isolane – costrette dalla natura a vivere sullo stesso pezzo di terra ed a coalizzarsi per fare fronte alle necessità quotidiane -- mi chiedo e chiedo all’Eoliano per quanto tempo ancora sopporteremo quiscientemente gli oltraggi di cui sono fatte oggetto la nostra Lipari, le nostre frazioni e le nostre isole tutte.
Cui prodest?
A chi fa comodo questa situazione?
A chi fa comodo che l’unica soluzione proposta dai nostri amministratori, come panacea, sia la transenna?
Cade un costone sulla via per Acquacalda, e che si fa?
Si transenna, si riduce la carreggiata e si spera che gli agenti atmosferici non si comportino – come è prevedibile – continuando ad erodere la costa; si spera che il problema passi al pro
ssimo gruppetto di amministratori, perchè quelli attuali hanno cose più importanti a cui badare.
Poi cade la strada poco più avanti (stessa causa: erosione, magari condita da una costruzione non proprio allo stato dell’arte e dal traffico di pesanti camion); che si fa?
Intanto si transenna, si convocano gli esperti, chiacchiere, rassicurazioni, e in pratica, per andare ad Acquacalda, bisogna fare il giro dall’altra parte. Ma tanto chi ha fretta? A chi fa comodo questa situazione?
Tonnellate di pomice e fango si trasferiscono ad ogni pioggia da Lami verso la spiaggia di Canneto, attraverso il torrente Calandra, nonostante i lavori “risolutori” che presupponevano però una manutenzione puntuale.
Chi di dovere, si è ben guardato dal metterla in opera e quando scende il “fiume” si transenna e si passa dall’altra strada.
A chi fa comodo? A chi importa?
Al porto degli aliscafi ci si bagna i piedi se c’è Scirocco e ci si bagna tutti se fa Levante o se piove, salta via quasi ogni grata, ma niente paura, si transenna e si continua a partire ed arrivare.
Al porto delle navi, invece, una di esse ha danneggiato un tratto di banchina: che si fa?
Si transenna e si sposta di un pochino la posizione di ormeggio.
E l’altra nave?
Se ci fosse aspetterebbe in rada.
Già, se ci fosse….
La situazione dei trasporti è sotto gli occhi di tutti.
A chi fa comodo, a chi importa?
Mentre le deficienze di cui ho parlato - e quelle di cui ho taciuto - peggiorano le condizioni di vita degli isolani, i trasporti (ed il turismo ad essi legato) ne pregiudicano l’esistenza!
Ora, lo sport preferito da chi dovrebbe guidare e tutelare la comunità è gridare “crocifiggi” alla Siremar ed alla Tirrenia, come i politici di più alto rango hanno gridato all’Alitalia.
Ma dov’erano i sacerdoti della cosa pubblica quando si doveva giudicare e controllare come venivano spesi i soldi delle sovvenzioni statali per il collegamento delle isole minori? Dov’ erano quando si dovevano decidere gli orari e le tratte? Dov’erano quando si poteva dare un parere sulla qualità del servizio e su tale base determinare le compagnie meritevoli ?
Si sono mai lamentati ed hanno mai cercato di cambiare la frequenza assurda che vede aliscafi e catamarani affollarsi attorno a picchi inutili, lasciando scoperte completamente altre fasce giornaliere ?
Perché le voci grosse di oggi non gridavano quando si poteva soprassedere su qualche corsa in inverno( con risparmio di costi per carburante, lavoro e mezzi) per poi chiederle, anzi pretenderle, alla luce di tale risparmio, nel periodo più utile, tra Pasqua e Ottobre?
Ormai che “la scure è già posta alla radice dell’albero” si fa a gara per proporre la manifestazione più fantasiosa e certamente ormai inutile, ai danni di Tizio e Caio,a Roma o a Palermo, quando invece quelli contro cui dovremmo protestare si trovano tutti i giorni ( festivi esclusi) in via Falcone e Borsellino a Lipari.
A chi giova? A chi fa comodo che quando si parla o si parlava di portualità (Ginostra, Lipari…), nessuno ha pensato di convocare un tavolo tecnico invitando e lasciando potere decisionale a chi in quei porti ci deve lavorare, cioè i comandanti ed i tecnici delle compagnie di navigazione? Si invitano investitori di aziende di varia natura, politici, politicanti e sedicenti ambientalisti, tutti, tranne chi veramente ne capisce qualcosa.
A chi giova? CUI PRODEST?
È questa l’unica domanda che come esseri dotati di dignità ed intelligenza possiamo porci.
Dovrei augurarmi, a malincuore, che il momento tragico che le nostre isole stanno affrontando sia il frutto di una regia occulta per un tornaconto a noi sconosciuto e non di inadeguatezza, o peggio incapacità, della intera classe dirigente - anche perché, stranamente, coloro che amministrano male la cosa pubblica sono spesso eccellenti amministratori di quella privata.
Auguro a quei pochi beneficiari dello status quo ed a noi tutti, vittime o carnefici più o meno consapevoli, che il Natale appena trascorso sia sprone ad un risveglio delle coscienze, tale da farci tornare ad essere una comunità, una “isola felice” in cui si vive e si lavora con onestà, dove non si ha paura di protestare per i propri diritti e per la cosa giusta, un posto dove si vorrebbe abitare non solo per il breve tempo delle vacanze.
Cordiali saluti.
Ruben Piemonte