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giovedì 17 luglio 2025

L'onda lunga del primo Eolie Pride (di Magazzino Mutuo Soccorso Eolie)

 


COMUNICATO MMS Eolie 

Per una breve premessa a questo comunicato useremo la tecnica narrativa dell’ucronia, ovvero quella tecnica che serve per riscrivere un ipotetico corso della storia a partire da un punto di divergenza, da un evento che si immagina essersi svolto diversamente da come si è svolto nella realtà: Hitler ha vinto la Seconda guerra mondiale, gli aerei che dovevano colpire le Torri Gemelle si sono in realtà schiantati sull’Oceano, e il Pride di Lipari ha provocato devastazioni e saccheggi.


In questa storia alternativa e in questo universo parallelo lasciamo rinchiusi i guardiani del decoro, della morale, dell’etica e del turismo; li lasciamo a camminare tra le macerie di un’isola devastata da fiumane di depravati e pervertiti, da cetrioli giganti, senza più un’economia turistica e con le famiglie rovinate dal peccato; un’isola in cui non è più possibile andare a mangiare fuori o bere un drink perché il corso principale, pieno di vomito e rave party, è sede di orge e attentati all’onore; un’isola in cui ogni giorno approdano crociere provenienti da Sodoma e Gomorra.

Lasciamoli in questo mondo, e noi torniamo alla realtà.

La realtà è che il Pride del 12 luglio è stato bellissimo e partecipatissimo, colorato, e ricco. Ricco di idee, di cultura, di arte, di musica e danza. È stato libero, e foriero di libertà. Libertà per tutte e tutti.
Serviva? Sì. Quanto servisse lo sappiamo dalle storie che abbiamo incrociato in questo percorso: le storie di chi, in una comunità apparentemente moderna, aperta e libera, ancora vive la propria sessualità in modo clandestino, come una anomalia, oppure non la vive affatto.
Lo sappiamo dai tanti messaggi anonimi di chi ci ha raccontato di esperienze drammatiche a scuola, a casa, in strada e sul posto di lavoro.

E, purtroppo, lo abbiamo capito leggendo e ascoltando i commenti dei succitati guardiani del decoro, che si sono spinti anche a promettere che avrebbero messo sotto con la macchina i “ricchioni sbarcati a Lipari” per la parata.

Sì, serviva per reclamare spazio e diritti, per ricordare che ognuna/o sta al mondo come crede, e ama chi meglio crede; che nessuna/o ha bisogno di chiedere il permesso, né di essere “accettata/o” o “tollerata/o”.
Ah, ci è stato detto anche che non ha senso un Pride a Lipari, perché qui molte strutture, bar e spiagge sono “gay friendly”. Ecco, questo ci dice che ancora c’è tantissima strada da fare e tanti altri Pride da organizzare.

Il commentario rabbioso abbiamo deciso di ignorarlo, e continueremo così. Perché non abbiamo tempo da perdere con chi, quando scendiamo in piazza per esprimere solidarietà al popolo palestinese, ci dice che dovremmo pensare all’ospedale, o andare a pulire sentieri e spiagge, o a zappare! Il punto è che noi, noi del Magazzino, facciamo tutte queste cose, in ogni stagione, e non per prendere cuoricini sui social network, ma per rendere leggermente migliore il mondo che abitiamo. In tutte queste attività (manifestazioni, sit-in e flash mob, assemblee pubbliche, occupazioni, ripristino di sentieri abbandonati, raccolta di quintali di plastica da calette e burroni, agricoltura sociale, rimozione di fango, detriti e cenere vulcanica a Stromboli - e potremmo continuare a lungo) noi non abbiamo mai visto loro, i difensori del decoro e della morale pubblica; non li abbiamo mai visti questi signori che, da dietro una tastiera, con un dito insultano, peraltro senza saper nemmeno scrivere, e con l’altro ci dicono che piuttosto che questa cosa dovremmo fare quell’altra. Ma loro non fanno né l’una né l’altra!

Dunque, non ci dilunghiamo oltre. Siamo orgogliose e orgogliosi di aver sostenuto questo Pride, fortemente voluto da associazioni e movimenti, da isolane e isolani; il primo Pride alle Isole Eolie, ma il primo di una lunga serie. Siamo fiere e fieri di avere aiutato ragazze e ragazzi, madri e padri, e famiglie bellissime a scendere in piazza e difendere le loro storie, a difenderle dal giudizio non richiesto di chi invece difende e impone un mondo che non esiste.

E sì, abbiamo fatto una scelta politica. Quando i guardiani del decoro sfottevano gustandosi la parata seduti ai tavolini dei bar, noi portavamo in piazza un popolo che, mentre reclama i diritti della comunità LGBTQI+, rivendica anche orgogliosamente di essere antifascista; mentre supporta la causa palestinese, sa lottare per la sanità pubblica come contro lo scempio del Ponte sullo Stretto. Scegliere da che parte stare, e soprattutto scegliere con chi non stare. Questa per noi è la migliore forma di politica. Ora ci godiamo l’onda lunga del Pride, e su quest’onda costruiamo tutte e tutti insieme il Pride del 2026.

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