di Michele Giacomantonio
Ieri sera, venerdì 20 gennaio, alle 18.20 ha avuto
inizio nella Chiesa di San Pietro a Lipari il corso di catechesi per adulti
rivolto a tutti, credenti e non credenti, dal titolo “Sulla religione,
LIBERAMENTE”. Il primo incontro era dedicato alla Storia della Salvezza: una
storia infinita che traversa vita terrena e vita eterna.
Ma se la Storia della Salvezza non ha una fine è
però anche difficile darle un inizio. Certo nessuno crea Dio o lo genera: Dio
è. Il Padre genera il Figlio e generandolo emette e quindi genera anche lo
Spirito dando vita così a questa comunità primigenia: la Trinità. E’ già
complicato immaginare quando il Padre genera il Figlio ed emette lo Spirito
perché deve essere stato il suo primo atto. E’ difficile infatti immaginare che
Dio sia rimasto per millenni muto, senza nemmeno respirare.
“Io sono l’alfa e l’omega, il primo e
l’ultimo, il principio e la fine” (Ap 22:13) dice il
Figlio e quindi è eterno come il Padre.
Di questi problemi-misteri la Storia della Salvezza
è ricca e ieri sera, il relatore, il dott. Michele Giacomantonio ne ha indicati
alcuni mentre illustrava la mappa di questo percorso che non ha un inizio e non
ha una fine, e su cui si tornerà nei mesi futuri, una volta al mese, da gennaio
sino a giugno.
Un altro problema-mistero appassionante è quale
consapevolezza Gesù nella storia avesse della propria natura divina. Il
Catechismo della Chiesa Cattolica, approvato in forma definitiva il 15 agosto
19997, non ha dubbi in proposito. In esso si legge della conoscenza” intima e
immediata che il Figlio di Dio fatto uomo ha del Padre suo” (n. 473) e
si prosegue dicendo che “il Figlio di Dio anche nella sua conoscenza umana
mostrava la penetrazione divina che egli aveva dei pensieri segreti del cuore
degli uomini”.
Pio XII nella enciclica Mistici Corporis,
che è del 29 giugno 1943, è ancora più esplicito. Egli sostiene che
Gesù ebbe consapevolezza della propria divinità fin dalla sua nascita “Nel presepio, nella croce, nella
gloria eterna del Padre, Cristo ha presenti a sé tutte le membra della Chiesa
in modo molto più chiaro e più amorevole di quello con cui una madre guarda il
suo figlio e se lo stringe al seno, e con cui un uomo conosce se stesso”
(Mistici Corporis, 76).
Più attenta alle esigenze dell’umanità di Gesù la
riflessione di Giovanni Paolo II. Nella pubblica udienza del 30
novembre 1988 il santo papa osserva: “Sulla
cima del suo spirito Gesù ha netta la visione di Dio e la certezza della unione
col Padre. Ma nelle zone di confine con la sensibilità e quindi più
soggette alle impressioni, emozioni e ripercussioni delle esperienze dolorose
interne ed esterne, l’anima umana di Gesù è ridotta ad un deserto, ed Egli non
sente più la ‘presenza’ del Padre, ma fa la più tragica esperienza della più
completa desolazione”.
Più lungo questa linea che sulle
precedenti la posizione di Giacomantonio che parte dalla teologia ecumenica
della kenosis (spogliazione) legata ai contributi del cattolico, gesuita Hans
Uts von Balthasar ,dell’evangelico Jurgen Moltmann , del prete ortodosso russo Serge
Bulgakov e riflette sul testo di S. Paolo che afferma come Gesù “spogliò sé stesso divenendo simile agli uomini” (Filippesi 2, 5-8). Una spogliazione che
si suppone integrale, fino alla coscienza della divinità, visto che Gesù doveva
dimostrare la grandezza dell’uomo malgrado i molti tradimenti e le forti
delusioni e quindi di meritarsi la vita eterna.
Una consapevolezza che ha una svolta importante nel
battesimo del Giordano e poi lungo i duecento metri della Via Crucis quando lo
scontro con Lucifero – l’Avversario si fa drammatico. Ma a questa conoscenza
perviene pienamente solo sulla croce quando recita il salmo “Dio mio, Dio mio
perché mi hai abbandonato” e infine
affida lo spirito al Padre.
Fin dall’inizio della creazione il Padre ha cercato
nell’uomo un interlocutore libero che corrispondesse con lui da pari a pari e
cooperasse liberamente alla creazione ma, a cominciare da Adamo ed Eva, ricavò
solo delusioni. Quello che Gesù vuole compiere è un tentativo estremo, fattosi
pienamente uomo vuole riscattare l’umanità e riaprire la strada non solo al
paradiso terrestre perduto ma addirittura ad un nuovo Paradiso, il Regno di Dio
popolato dagli uomini che hanno ricevuto la vita eterna costruito anche con i
valori umani e le strutture di solidarietà realizzate dagli uomini (Gaudium et
spes n. 39). Ma sa che il Padre ha un timore: che il fatto della Resurrezione
sia così eclatante da finire con umiliare, cancellandola, la libertà dell’uomo
di credervi. Questo teme Gesù, non sentendo sulla croce, il padre che lo
rassicuri.
Ma il Padre non l’abbandona. La Resurrezione sarà un
evento discreto, nel silenzio di una notte, ma produrrà tutti i suoi effetti e
cioè la grande rivoluzione della Storia della salvezza.