LEGIONE
CARABINIERI “SICILIA”
Comando Provinciale di Messina
__________
Comunicato stampa del 19 gennaio 2017
Operazione
“doppia sponda”
Nella mattinata odierna i Carabinieri del Nucleo
Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Messina, nel territorio di
questa provincia e in quello di Catania, hanno eseguito un’ordinanza di
custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il
Tribunale di Messina su richiesta della competente Direzione Distrettuale
Antimafia e Antiterrorismo, nei confronti di 19 soggetti (13 dei
quali ristretti in carcere, 4
sottoposti agli arresti domiciliari e 2
all’obbligo di presentazione alla p.g.), ritenuti
responsabili – a vario titolo – di associazione finalizzata al traffico di
sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi da fuoco e altro.
Si
tratta di:
1.BARBUSCIA ANTONIO,
nato a Messina il 30.05.1988;
2.CALABRO’ MAURIZIO,
nato a Messina il 22.12.1979;
3.CALABRO’ SANTINO,
nato a Messina il 27.09.1972;
4.CRUPI FRANCESCO,
nato a Messina il 07.07.1992;
5.D’ANGELO MARCO,
nato a Messina il 20.1.1988;
6.DI MENTO SALVATORE,
nato a Messina l’8.7.1979, già detenuto per altra causa;
7.IANNELLI FILIPPO,
nato a Messina il 27.07.1983;
8.LANFRANCHI ROCCO,
nato a Messina il 30.09.1989;
9.MICELI GIANLUCA,
nato a Messina il 15.03.1994;
10.NERONI DOMENICO GIOVANNI,
nato a Messina il 15.12.1988;
11.MICALI SALVATORE,
nato a Messina il 12.10.1994;
12.PANDOLFINO ANTONINO,
nato a Messina il 15.01.1993;
13.PANTO’ PAOLO,
nato a Messina l’11.01.1983, già detenuto per altra causa;
14.RAFFA LADDEA MASSIMO,
nato a Messina l’11.01.1993;
15.SARDO SEBASTIANO,
nato a Catania il 21.04.1986;
16.VALENTE ROCCO,
nato a Messina il 26.03.1964, già detenuto per altra causa;
17. VALENTI GIUSEPPE,
nato a Messina il 16.08.1986.
Al momento i due
irreperibili sono attivamente ricercati dai Carabinieri.
Il provvedimento restrittivo scaturisce da una complessa
attività d’indagine sviluppata sin dal marzo del 2013 dal Nucleo Investigativo
del Comando Provinciale di Messina, i cui esiti hanno permesso di comprovare
l’operatività di due gruppi criminali attivi nel territorio del capoluogo
peloritano e riconducibili a Marco D’ANGELO ed a Maurizio CALABRO’, quest’ultimo
in grado di impartire anche dal carcere le disposizioni per la gestione delle
attività di narcotraffico, facilitate dai suoi stretti collegamenti con
esponenti di vertice di alcuni sodalizi mafiosi catanesi.
In particolare, l’attività investigativa ha consentito di
delineare gli assetti interni delle consorterie indagate e le responsabilità
dei singoli associati in ordine all’approvvigionamento e alla
commercializzazione di ingenti “partite” di cocaina e marijuana, destinate alle
principali “piazze di spaccio” del messinese.
Le indagini hanno preso l’avvio dall’arresto in flagranza
di uno spacciatore messinese l’8 marzo 2013, quando i Carabinieri del Nucleo
Radiomobile lo hanno trovato in possesso di 1,2 kg di marijuana suddivisa in 12
involucri.
La quantità della sostanza rinvenuta era tale (come
accertato dalle successive analisi del R.I.S.. che evidenziarono come dalla
sostanza si sarebbero potute ricavare oltre 5500 dosi) da rendere evidente come
intorno ad essa ruotasse un circuito di spaccio e non certo un singolo
individuo.
Veniva così individuata un’organizzazione criminale che si
muoveva intorno alla figura di CALABRO’ Maurizio - ritenuto l’organizzatore del
gruppo - e di VALENTI Giuseppe divenuto elemento apicale dopo l’arresto del CALABRÒ. Il gruppo operava prevalentemente nello
smercio di marijuana e cocaina provenienti dalle province di Reggio Calabria e
Catania, ma non disdegnava la consumazione di reati contro il patrimonio e in
materia di armi.
Il capo originario era certamente Maurizio CALABRÒ (inteso
“Militto”, soprannome ereditato dal padre Carmelo, nel periodo in cui questi
militava tra le file della criminalità messinese tra gli anni 70 e 90) : era lui a dare ordini, a indicare
ruoli e attività, nonché a curare il reperimento dello stupefacente attraverso
contatti personali con elementi calabresi rimasti ignoti e il catanese SARDO
Sebastiano. Il CALABRÒ era legato da uno strettissimo rapporto di amicizia con
il SARDO, tanto da essersi tatuato su un braccio il nome di battesimo di Sardo,
divenuto - poi - un componente essenziale del gruppo con CUCINOTTA Giuseppe, PANDOLFINO
Antonino, RUSSO Letterio e ZOCCO
Samuele.
Il CALABRÒ è stato poi arrestato il 6 luglio 2013, perché
trovato in possesso di 4, 8 Kg di marijuana. Con l’arresto del CALABRÒ la
direzione della congrega è stata assunta dal VALENTI che come il CALABRÒ si è occupato
di organizzare il trasporto della droga dai luoghi di acquisto (soprattutto Gioia
Tauro e Catania) alla piazza messinese.
Sul finire dell’estate 2013 si è cominciata a delineare
una nuova struttura delinquenziale capeggiata da D’ANGELO Marco, desideroso di
recidere la collaborazione con il VALENTI e di assumere un ruolo da
protagonista sul mercato messinese dello spaccio anche alla luce del fatto che
all’epoca il D’ANGELO era il futuro genero di TRISCHITTA Giuseppe, uno degli
storici reggenti del clan di Mangialupi, con la cui figlia era fidanzato.
Rispetto alla prima associazione, quella del D’ANGELO
aveva mutato il metodo di spaccio, affidandosi per la commercializzazione dello
stupefacente ad un ristretto numero di complici, ai quali era affidato il
compito di vendere la droga e rimettere a lui le somme illecite ricavate. Tra i
più stretti collaboratori del D’ANGELO emergono DI MENTO Salvatore, MICELI
Gianluca. Il D’ANGELO si è sempre attenuto a precise regole nella gestione dei
suoi affari: il luogo degli incontri con i pusher era sempre la sua abitazione,
in orario notturno, adottando e facendo adottare ogni cautela per eludere i possibili
controlli delle forze dell’ordine; il venerdì era il giorno scelto per la
riscossione degli introiti dell’attività di spaccio. Il D’ANGELO, peraltro, provvedeva ad annotare in un registro le somme
che i singoli associati gli dovevano per le partite di droga di volta in volta
consegnate loro. Dal “libro mastro”, sequestrato dagli investigatori, sono
emerse transazioni di importi rilevantissimi, come quando il D’ANGELO ha ceduto
stupefacente a due acquirenti per 23.800 euro.
Anche le comunicazioni avvenivano utilizzando parole di
comodo per indicare lo stupefacente, menzionato come “rose rosse” o “prezzemolo”
Che ci si trovasse innanzi a soggetti estremamente
spregiudicati, trovava conferma il 23 agosto 2013, quando il RUSSO Letterio non
esitava ad incendiare l’auto della fidanzata, di cui aveva scoperto la
relazione parallela con il socio ZOCCO Samuele.
Diversi poi i furti consumati da alcuni del sodali tra
ottobre e novembre 2013, in danno di Smart e di cittadini.
L’organizzazione aveva inoltre la disponibilità di armi.
Durante le indagini, il 26 novembre 2013, i Carabinieri hanno sequestrato un
fucile cal. 12, occultato in un bar di Via La Farina, con il quale alcuni degli
indagati avevano intenzione di commettere reati contro il patrimonio.
Nel corso dell’operazione veniva tratto in arresto, in
flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di droga MICALI Giuseppe,
messinese cl. 1980, fratello di MICALI
Salvatore, in quanto, durante la perquisizione domiciliare veniva trovato in
possesso di sostanze stupefacenti.
11
dei nominati (CALABRO’ MAURIZIO, D’ANGELO MARCO, DI MENTO
SALVATORE, IANNELLI FILIPPO, MICELI GIANLUCA, NERONI DOMENICO
GIOVANNI, PANDOLFINO ANTONINO, PANTO’ PAOLO, RAFFA LADDEA MASSIMO,
SARDO SEBASTIANO e VALENTI GIUSEPPE) sono stati tradotti in
carcere, 4 (BARBUSCIA ANTONIO, CALABRO’ SANTINO, CRUPI
FRANCESCO e VALENTE ROCCO) agli arresti domiciliari, 2 (LANFRANCHI
ROCCO e MICALI SALVATORE) agli obblighi di presentazione alla P.G.
IL VIDEO DIFFUSO DALL'ARMA:
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